Isabella Chierici
Cosa faresti se scoprissi che tuo marito ha appena aperto il terzo mutuo per coprire i debiti della sua attività? Che il tuo ex ti sta facendo causa per avere l’affidamento esclusivo? O che per curare il rene di tua figlia ti servono almeno 80.000 dollari? Per Beth (Christina Hendricks), Annie (Mae Whitman) e Ruby (Retta) la risposta è stata ovvia: rapinare un supermercato. È con questa decisione che si apre Good Girls, serie tv Netflix andata in onda dal 26 febbraio 2018 al 22 luglio 2021.
Un prodotto della mente di Jenna Bans, screenwriter conosciuta per aver lavorato a successi come Grey’s Anatomy e Desperate Housewives. La serie non si discosta perciò troppo dalle altre creazioni della sceneggiatrice. Le protagoniste vivono, infatti, in un mondo che richiama il drama delle serie precedenti, ma con una nota distintiva: Beth, Annie e Ruby sono donne e madri desiderose di indipendenza e di prendere in mano le redini della loro vita. Un sogno nato dalla consapevolezza che a essere persone brave e corrette, non sempre si viene adeguatamente ripagate
Nella prima puntata di Good Girls vediamo le tre amiche studiare il piano perfetto per fare quello che doveva essere un unico colpo al supermercato. Con dei passamontagna cuciti a mano da Beth e pistole d’acqua che riescono a intimorire tutto il personale, la rapina va, miracolosamente, a buon fine. Arrivate a casa, si rendono presto conto che i soldi presenti nella cassaforte erano molti di più di quelli che si erano immaginate. Un colpo di fortuna? Purtroppo no.
Dopo pochi giorni, infatti, bussa alla porta di Beth Rio (Manny Montana), un gangster della zona che aveva lasciato in custodia i suoi soldi al supermercato e che ora li rivuole indietro. È da quella piccola e innocua rapina che le tre protagoniste di Good Girls si trovano a dover ripagare il loro debito e a lavorare per la malavita di Detroit. Inizia così il loro giro di riciclaggio di soldi falsi. Un passatempo che, poco alla volta, diventa per loro un intrattenimento piacevole che riesce a far sentire Beth, Annie e Ruby tre donne volenterose e indipendenti.
Il loro punto di forza? Essere delle mamme. Un fattore che le rende all’inizio insospettabili e che consente loro di passare indisturbate davanti alle guardie di sicurezza. Un vantaggio che, però, poco alla volta, finisce per essere anche una loro condanna. Con testimoni oculari, indizi che le collegano a rapine e omicidi, e le richieste di Rio sempre più pressanti, il loro profilo anonimo diventa ben presto riconoscibile. I soldi che guadagnano da questo lavoro extra non sono più abbastanza. È così che, nel corso delle puntate di Good Girls, le tre protagoniste decidono di alzare la posta in gioco e aprire un loro giro di affari.
“Colpisci dove fa male” è una frase che spesso viene citata durante la serie ed è proprio ciò che decidono di fare Beth, Annie e Ruby. Colpire Rio dove fa male, annientarlo e prendere in mano il controllo della gang. Un piano che, inizialmente, le vede arrivare al successo: Beth riesce a chiudere tutti i debiti e a diventare la nuova proprietaria della concessionaria del marito; Annie apre un negozio di alimentari tutto suo; Ruby riesce ad acquistare le medicine per sua figlia e a lavorare come nail artist. Tutto va per il meglio.
Ma come ogni buon drama che si rispetti, anche Good Girls è ricca di colpi di scena. Le tre donne non avranno mai pace finché non decideranno di chiudere una volta per tutte questa collaborazione. Con aiuti improbabili, scelte da prendere e love story che ci lasciano con il fiato sospeso, la serie viene però cancellata nel momento in cui le tre protagoniste stavano per sciogliere tutti i nodi.
Tra le note a favore di Good Girls spicca sicuramente l’intenzione di creare un racconto per le donne. Le protagoniste, infatti, sono tre donne, mamme e mogli che si arrabattano per far vivere al meglio la loro famiglia. Nonostante la loro dote come gangster, restano persone senza troppi fronzoli che riescono a far immedesimare un pubblico molto elevato. Beth, Annie e Ruby hanno paure e insicurezze come tutti, ma decidono di farsi forza e di diventare le fautrici del loro destino. Chiunque può, perciò, prendere in mano la sua vita e cambiarla in meglio.
In una puntata, ad esempio, Ruby litiga con il marito Stan (Reno Wilson) perché l’accusa di essere una cattiva persona dato che lavora per un gangster. Lei però gli rammenta che è solo grazie a questo se loro figlia ora è viva e con un rene funzionante. Una scelta che avrebbe fatto di nuovo e che fa lo stesso di lei una buona madre, oltre che una brava moglie e una donna rispettabile.
Good Girls si meritava sicuramente una conclusione differente. Il finale proposto ha lasciato, infatti, l’amaro in bocca a molti spettatori, proprio per il suo senso di incompiuto e di sospeso. Una narrazione che si è trovata negli ultimi minuti della 45° puntata, a dover dare un senso all’intera storia. Nonostante tutto, però, è una serie tv che è riuscita a proporre un nuovo tipo di narrazione, in cui tematiche forti come la malattia, la violenza fisica, l’accettazione dell’altro, vengono alternate a momenti più leggeri e ilari.
E proprio come accade ai protagonisti della serie, togliendoci il lieto fine, gli sceneggiatori hanno deciso di offrirci una storia a metà, la cui amputazione ci “colpisce dove fa male”.
Foto 1: tvguide.com
Foto 2: hallofseries.com
Foto 3: viaggi.corriere.it