Tra mito e orrore: H.P. Lovecraft e la nascita della weird fiction

Isabella Chierici

Considerato tra gli autori più controversi del suo tempo, Howard Phillips Lovecraft, meglio conosciuto come H.P. Lovecraft, diede vita ad un nuovo genere letterario prendendo spunto da racconti fantasy, horror e fantascientifici. Il risultato fu da lui stesso definito “strano” ed è per questo motivo che gli venne attribuito l’appellativo weird fiction. Alcuni dei suoi pezzi più famosi non riscontrarono ai suoi tempi grande successo, anzi, furono proprio considerati strazianti e alcune volte impubblicabili e questo comportò all’autore una cattiva fama. Fu solo dopo la sua morte che diversi artisti cominciarono a prendere spunto dalle sue opere e a rendere omaggio ai suoi lavori, permettendo così al pensiero e all’estro lovecraftiani di essere resi noti. 

 
1. La vita di H.P. Lovecraft 
2. I temi letterari
3. Le opere di weird fiction
4. I Miti di Cthulhu e i Grandi Antichi
5. Lovecraft nella cultura di massa
6. Conclusioni
7. Bibliografia e sitografia 

1. La vita di H.P. Lovecraft

 

H.P. Lovecraft nacque il 20 agosto 1890 a Providence, cittadina a lui molto cara. Quando compì tre anni, il padre cominciò a manifestare i primi sintomi di una psicosi che lo costrinse a restare per i successivi cinque anni in ospedale. La malattia e la conseguente morte del padre scioccarono molto il giovane Howard, il quale cercò il sostituto della figura paterna nel nonno materno.

Fu grazie a lui che Lovecraft si avvicinò al mondo della letteratura, specialmente a quella gotica, da cui prese spunto per i suoi successivi racconti. La passione per l’astronomia, invece, gli fu trasmessa dalla nonna, la quale morì quando l’autore aveva solo sei anni. Questo avvenimento provocò nel piccolo Howard la comparsa dei primi incubi notturni, costituiti da demoni da lui stesso definiti Night-Gaunts.

 

Queste apparizioni senza volto, con ali di pipistrello, lo avrebbero portato a scene bizzarre di torreggianti cime di montagne. [...] E fu durante tali esperienze notturne che molte delle sue più potenti immagini ebbero origine – spesso trasferite alla carta in una maniera virtualmente identica a quella della “scrittura automatica””. 

 

All’età di dieci anni arrivarono i primi esaurimenti nervosi mentre in età adolescenziale subentrarono anche problemi fisici che gli impedirono di concludere i suoi studi liceali. 

A partire dal 1906 iniziò a essere pubblicato sui giornali locali, scrivendo principalmente lettere su temi riguardanti l’astronomia - una di queste accreditava la teoria che oltre a Nettuno esistesse un altro pianeta, Plutone. Fu solo sei anni dopo che alcune delle sue poesie cominciarono a essere rese note e fu grazie a queste che iniziò a ottenere un minimo di fama tra i suoi “colleghi”, i quali lo contattavano per chiedergli di revisionare i loro manoscritti. Questo fu l’unico vero lavoro continuativo e redditizio che ebbe per tutta la sua vita e che lo portò a trasferirsi a New York. 

Nel 1922 Lovecraft cominciò a esporsi maggiormente nella vita mondana, partecipando a conferenze e leggendo le sue opere in pubblico e fu grazie a questa apertura verso la società che si fece notare da Edwin E. Baird, il direttore della rivista Weird Tales il quale fu il primo a dargli fiducia e a pubblicare regolarmente le sue opere. Successivamente, persone di spicco come l’illusionista Houdini cominciarono a rivolgersi all’autore per commissionargli dei racconti, in seguito pubblicati sulla rivista di Baird. Nel 1924 gli fu offerto il ruolo di direttore della rivista, che rifiutò in quanto si sarebbe dovuto spostare a Chicago.

Questo rifiuto non fu ben accettato dai collaboratori di Weird Tales, infatti da quel momento cominciarono sempre più spesso a rifiutare le sue opere o a pubblicargliele con mesi, se non anni, di ritardo. Per questo motivo, a partire dal 1927, iniziò ad avvicinarsi alla rivista fantascientifica Amazing Stories, la quale sembrava più favorevole alla pubblicazione dei suoi testi. 

Il suo periodo d’oro fu legato al ritorno a Providence, ovvero negli ultimi undici anni della sua vita, durante i quali scrisse le opere e i racconti ad oggi più conosciuti tra cui La maschera di Innsmouth. Nel 1935 Weird Tales rifiutò l'ennesimo racconto, spingendo Lovecraft a ritenersi un incapace e di conseguenza a smettere di scrivere romanzi autonomi e a dedicarsi esclusivamente alla revisione di bozze e al ruolo di ghostwriter.

L’autore si spense all’età di 46 anni a causa di un tumore diagnosticatogli a marzo ‘37. Un’altra teoria sostiene che l’autore fosse a conoscenza della malattia già dall’anno precedente e per questo iniziò a scrivere un diario di taglio scientifico in cui riportava dettagliatamente le sue condizioni fisiche. Questo diario fu in seguito pubblicato con il nome Diario di Morte

Nel 1977 un gruppo di fan raccolse i fondi necessari per realizzare una lapide commemorativa sulla quale furono fatti incidere il nome, la data di nascita e di morte e la frase I AM PROVIDENCE.

Visto il suo carattere misantropo e soprattutto il difficile rapporto che instaurava con la società, molti suoi contemporanei definirono Lovecraft affetto da disturbo schizoide di personalità o, in altri casi, affetto da sindrome di Asperger



2. I temi letterari

 

Uno dei principali temi ricorrenti nelle opere di H.P. Lovecraft è quello della conoscenza proibita, tanto che alcuni critici letterari sostengono che questo tema sia legato al disprezzo che l’autore provava nei confronti del mondo circostante. In Il richiamo di Cthulhu (1928), una delle sue opere più famose, scrisse

 

 «Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che finora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno arrecato troppo danno: ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura.»

 

 La ricerca della conoscenza viene spesso concepita come eroica ma al contempo disperata: una volta raggiunta la conoscenza,la sanità mentale dei personaggi viene compromessa proprio perché una volta conosciute le manifestazioni dell’impossibile, l’essere umano può solo impazzire. 

Un altro tema ricorrente è quello del destino legato al pessimismo cosmico. Il protagonista delle opere di Lovecraft spesso è rassegnato sul suo destino, non lotta per ottenere quello che più brama in quanto non ha completo controllo sulle sue azioni. Spesso questa impossibilità è legata a esseri malevoli che inibiscono le capacità raziocinanti del personaggio. Questa sorte è spesso comune all’intera società: nessuna fuga è possibile e si può solo soccombere al potere dei grandi dei:

 

 «Oltre i confini della vita vi sono orrori impensabili, orrori che, ogni tanto, la rapacità del male richiama entro la sfera percettiva dell’uomo.»

 

Secondo la sua concezione definita cosmicismo, gli esseri umani nel quadro generale dell’universo, non sono altro che pedine sacrificabili ed è per questo che per Lovecraft non può esistere il lieto fine:

 

Nelle sue storie i protagonisti sono spesso antieroi che vanno incontro a una fine tragica o appaiono solo come spettatori di vicende terrificanti, il cui esito non sono assolutamente in grado di modificare”.

Il tema della civiltà si manifesta nelle opere di Lovecraft attraverso una costante lotta, spesso di tipo culturale: i protagonisti dei suoi romanzi sono uomini acculturati che vengono sempre più corrotti da influenze malvagie. Altre volte invece i suoi racconti descrivono una civiltà gradualmente minata da esseri inumani. Gli esseri umani sono spesso inquadrati come meri servitori terrestri dei grandi Miti, i quali sono troppo potenti per essere sconfitti. Nel romanzo La maschera di Innsmouth (1936), Lovecraft descrive la sensazione che prova il protagonista dopo aver visto degli esseri demoniaci che lo volevano rapire. Nulla di quello che aveva mai potuto immaginare, nemmeno nei suoi peggiori incubi, si poteva avvicinare a ciò che aveva osservato. I mutanti che lo avevano rapito assomigliavano a personaggi mitici, presenti nelle leggende o nel folklore, troppo distanti da qualsiasi cosa la Terra avesse mai ospitato.

Il tema della religione viene spesso trattato dall’ateo autore sotto forma di misoteismo, ovvero l’odio nei confronti delle divinità. Nei suoi scenari sono presenti pantheon di divinità disinteressate, se non ostili, all’essere umano. I suoi protagonisti sono uomini di scienza che preferiscono le letture fisiche rispetto alle sacre scritture. Oltre al tema della religione è presente anche il tema del sogno, visto come mezzo per collegarsi ai Miti, per avere visioni spesso di tipo angosciante e collettivo. Quest’ultima tematica è molto importante per lo scrittore, proprio perché i suoi sogni venivano usati come punto di partenza per la stesura di una nuova opera. 

 

3. Le opere di weird fiction 

 

A partire dal 1897, Lovecraft si dedicò alla scrittura di poesie, romanzi e racconti. A causa della sua vita travagliata, molte delle sue opere non vennero mai pubblicate o restarono addirittura incompiute, causando in questo modo complicazioni nell’attribuzione dell’anno di stesura. Dopo la sua morte, lo scrittore August Derleth decise di rendere omaggio a Lovecraft cercando di concludere alcuni suoi pezzi, accompagnando la sua firma a quella dell’autore. Questo però suscitò grossi subbugli tra i lettori, proprio perché si iniziò a pensare che i testi rimasti incompiuti fossero molti di più di quelli in realtà esistenti. Derleth dovette ammettere di averne scritto lui una buona parte, prendendo semplicemente spunto dal periodo di corrispondenza che aveva avuto in passato con Lovecraft. 

Risulta perciò complicato redigere una lista delle opere migliori, proprio perché ognuna di esse può essere o meno apprezzata in base alla soggettività del lettore. Ne esistono alcune che mettono però d’accordo buona parte dei fan, in quanto reputate indispensabili e in grado di fornire un quadro generale di quello che era il pensiero dell’autore. 

La prima citata sia da Nicola Gambetti di Libri Pulp che dal blog di Discovery è Il richiamo di Cthulhu (The Call of Cthulhu), pubblicato nel 1928 da Weird Tales

Il racconto narra come Francis Wayland Thurston abbia rinvenuto vecchi diari e manoscritti del prozio deceduto in circostanze sospette. La storia viene divisa in tre parti. Nella prima si parla del ritrovamento di un bassorilievo con “geroglifici sconosciuti e raffigura[nte] un mostro antropomorfo con ali da drago e la testa che sembra una piovra”. Nella seconda viene invece spiegato un evento accaduto in Louisiana in cui furono uccisi e arrestati dei cultisti che stavano sacrificando donne e bambini a una statuetta, con le stesse sembianze del bassorilievo. La polizia scoprì che la setta era dedita alla venerazione dei Grandi Antichi e in particolare attendeva il ritorno di Cthulhu. Infine, nella terza parte vengono illustrate le vicende di un marinaio norvegese, unico superstite dopo l’approdo della sua nave a un’isola misteriosa. I suoi scritti sostenevano di essere attraccato con il resto del suo equipaggio

 

"su un'isola affiorata dal nulla, dove i superstiti avevano rinvenuto la spaventosa città morta di R'lyeh, cercando poi di comprendere la geometria non euclidea della città. Tuttavia, risvegliarono accidentalmente Cthulhu, sacerdote dei Grandi Antichi, il quale uccise l'equipaggio tranne, appunto, Johansen”. 

 

Questo racconto fu fondamentale per la nascita del Ciclo di Cthulhu, ovvero il ciclo inerente alla parte più importante della produzione di Lovecraft. 

La seconda opera è un romanzo scritto nel 1931 ma pubblicato solo nel 1936 da Weird Tales, con il titolo di La maschera di Innsmouth (The shadow over Innsmouth). La trama tratta di un giovane ragazzo, interessato a visitare i posti più caratteristici del Massachussets, che arriva alla cittadina portuale di Innsmouth. Un vecchio ubriacone gli racconta di come in passato gli abitanti avessero stipulato un patto con delle creature demoniache provenienti dal mare. Durante la notte il protagonista rischia di essere catturato da dei mutanti, orribili incroci tra esseri umani e creature marine. Una volta rientrato a casa, scopre però che lui stesso discende da quella gente e che quindi il suo volto è caratterizzato dalla “maschera di Innsmouth”.

L’ultima opera fondamentale per comprendere il pensiero lovecraftiano è il Necronomicon, uno pseudobiblium, ovvero un libro inventato ma citato come se esistesse veramente. Il mito che aleggia su questo grimorio è tuttora presente, tanto che molti fan dell’autore sostengono che non sia stato scritto da lui ma bensì che sia sempre esistito. Il Necronomicon, in arabo Al Azif,

 

sarebbe un testo di magia nera redatto dall'arabo pazzo Abdul Alhazred, vissuto nello Yemen nell’VIII secolo e morto in circostanze misteriose. Il nome Alhazred sarebbe un raffinato gioco di parole costruito sul significato nascosto dell’inglese “all has read”, ovvero “tutto egli ha letto“”.

 

Grazie a questo testo, Lovecraft era in grado di fornire una verosimiglianza ai suoi racconti. Il grimorio conterrebbe un racconto mitologico legato ai Grandi Antichi e al metodo per invocarli. Il libro cominciò a uscire dalla finzione nel 1941, grazie a un antiquario di New York che lo citò in uno dei suoi cataloghi. Negli anni ‘70 fu ipotizzato che Lovecraft avesse dovuto mentire sull’origine del Necronomicon, in quanto avuto in eredità dal padre, un massone egizio e ultimo possessore del libro di magia.

 

4. I Miti di Cthulhu e i Grandi Antichi  

 

Il  Ciclo di Cthulhu è maggiormente conosciuto con il nome Miti di Cthulhu (Cthulhu Mythos), termine coniato da August Derleth. Secondo il ricercatore Robert Price, i Miti di Cthulhu sono divisi in due fasi: la prima riguarda le opere realmente scritte da Lovecraft, mentre la seconda racchiude i testi scritti o pubblicati da Derleth. 

La prima fase vede come protagonisti i Grandi Antichi (Great Old Ones), un pantheon di divinità che un tempo governava la Terra ma che ora è caduto in un sonno profondo simile alla morte. In generale, secondo Price è possibile raggruppare tutte le opere sotto tre temi o cicli ricorrenti: Dunsanian (riferendosi allo stile di Lord Dunsany), Arkham e Cthulhu.

La seconda fase invece ha come tema ricorrente la perenne lotta tra bene e male e il tentativo da parte di Derleth di collegare ogni mito a un elemento naturale. Ad esempio una divinità legata all’aria è Nyarlathotep, menzionata per la prima volta nell’omonimo poema; una divinità legata alla terra è invece Shub-Niggurath, spesso accompagnata dalla frase "The Black Goat of the Woods with a Thousand Young". (Joshi, S.T.; Schultz, David E., An H.P. Lovecraft Encyclopedia, Hippocampus Press. pp. 296–298, data di pubblicazione marzo 2004.). Il principale dio legato al fuoco è invece Cthugha, creato da Derleth mentre quello legato all’acqua è Cthulhu

Alcuni fan sostengono che sia necessario identificare anche una terza fase, la quale comprende tutti i testi redatti da diversi autori che rendono omaggio al lavoro di Lovecraft, continuando a portare avanti le sue idee e alimentando la passione per i Miti. 

I Grandi Antichi sono solo una parte del pantheon creato dall’autore di Providence, infatti secondo alcuni è necessario distinguerli dagli Dei Esterni, molto più potenti dei primi. I Grandi Antichi sono creature semidivine ritiratesi nella città sottomarina di R’lyeh a seguito di una mutazione cosmica. Per potersi svegliare hanno però bisogno di un aiuto esterno, per questo cercano di comunicare con gli umani, manipolando la loro labile mente e influenzandoli con sogni e poteri infiniti. Ogni Grande Antico ha un nome e un epiteto che lo contraddistingue: Cthulhu è definito “Master of R'lyeh, The Great Dreamer“, Yug-Siturath invece porta l’appellativo di “The All-Consuming Fog”. Gli Dei Esterni invece hanno come unico obiettivo quello di arrivare sulla Terra per portare morte e distruzione. Il più potente è Azathoth, il “Signore del Cosmo”:

 

esso siede sul suo trono al centro dell'universo, sul quale danza al suono di flauti blasfemi, circondato da tutti gli altri Dei Esterni: tutte insieme, queste divinità compongono la cosiddetta Corte di Azathoth. È interessante notare che, coerentemente con la visione cinica e pessimista di Lovecraft, Azathoth, [...] viene descritto come "cieco e idiota", intento a "gorgogliare blasfemità" mentre si contorce al suono dei flauti. [...] Descritto anche come "mostruoso caos nucleare", nelle rare occasioni in cui per errore viene evocato o comunque distratto dalla musica che lo rapisce Azathoth è capace di portare distruzione su pianeti o interi cosmi”. 

 


5. Lovecraft nella cultura di massa 

 

Dopo la sua morte, alcuni scenari e personaggi, soprattutto quelli appartenenti ai Miti, sono stati riutilizzati da vari scrittori, sceneggiatori e musicisti. Lo stesso Stephen King viene influenzato dall’autore di Providence, così come alcune serie televisive (South Park, Doctor Who) rimandano in alcuni loro episodi a ciò che è scritto nel Ciclo di Cthulhu. In ambito musicale, principalmente artisti heavy metal vengono influenzati dallo scrittore, ma anche programmatori e game designer. Soprattutto nell’ultimo periodo giochi da tavolo (Le Case della Follia), videogiochi (Lovecraft’s Untold Stories), giochi di ruolo (The Call of Cthulhu, spesso abbreviato in CoC) stanno mano a mano diventando sempre più conosciuti e non più un settore di nicchia come poteva essere all’inizio; alcuni cercano di trattare le tematiche anche in chiave più ironica e leggera (Il richiamo di Gatthulhu). 

Alcuni fan non hanno potuto fare a meno di notare una certa somiglianza tra H.P Lovecraft e il  maghetto creato da J.K Rowling, che tra l’altro porta le sue stesse iniziali - Harry Potter. Altri dettagli come la pietra filosofale e lo stesso Lord Voldemort, possono essere stati ideati, in modo più o meno consapevole, partendo dagli scritti lovecraftiani. Questa teoria non viene accreditata dalla scrittrice, la quale non ha mai menzionato Lovecraft tra gli autori che l’hanno influenzata nella stesura di Harry Potter. 



6. Conclusioni 

 

Sempre più spesso i riferimenti a H.P. Lovecraft stanno diventando parte del quotidiano, anche solo il gioco Cat Game ha al suo interno un piano dedicato ai Miti, così come quando si vede una maglietta tentacolosa, ci si domanda “ma quello è il famoso Cthulhu?”. Il mondo creato dall’autore di Providence è tetro e cupo ma allo stesso tempo riesce a coinvolgere e a far stare unite le persone nell’affrontarlo. Dal momento che il risveglio dei Grandi Antichi è ormai prossimo, forse converrebbe prepararsi leggendo le sue opere o giocando a qualsiasi intrattenimento ludico che ci permetta di arrivare un po’ più preparati all’inevitabile evento. Poi, se sei la dolce vecchietta Agatha Crane, è matematico trovare una revolver nascosta in un vaso nella magione di Innsmouth. Lei farà tana per tutti. 

 

7. Bibliografia e sitografia 

 

Gary Myers et al., Lovecraft's Syndrome: An Asperger's Appraisal of the Writer's Life, CreateSpace Independent Publishing Platform, data di pubblicazione giugno 2015.

H.P. Lovecraft, Lovecraft. Tutti i Romanzi e i Racconti, Newton Compton Editori, data di pubblicazione gennaio 2011.

Joshi, S.T.; Schultz, David E., An H.P. Lovecraft Encyclopedia, Hippocampus Press. pp. 296–298, data di pubblicazione marzo 2004.

 

La cosa sulla soglia, Citazionidailibri.com (data di ultima consultazione 30/08/2021)

Quotes, Goodredrs.com (data di ultima consultazione 30/08/2021)

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Writings, HpLovecraft.com (data di ultima consultazione 30/08/2021)

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Cthulhu_Mythos, lovecraft.fandom.com (data di ultima consultazione 30/08/2021)

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Life After Death: l’intervista allo scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft, oubliettemagazine.com (data di ultima consultazione 30/08/2021)

“Necronomicon” di Howard Phillips Lovecraft: chi lo legge è perduto, oubliettemagazine.com (data di ultima consultazione 30/08/2021)

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