“Lie to me” e la psicologia delle microespressioni

Isabella Chierici

Il 31 gennaio del 2011 andava in onda l’ultima puntata di una serie tv che rivoluzionò, per un certo periodo, il modo di vedere e comprendere le persone: Lie to Me. La serie parla di un gruppo di psicologi, specializzati principalmente nell’ambito della criminologia, in grado di smascherare i colpevoli grazie alle microespressioni, ossia i movimenti inconsulti del corpo, che essi compiono durante gli interrogatori. Partendo dal lavoro fittizio del Lightman Group, anche nella vita reale si iniziò a utilizzare questo metodo di indagine alternativo. Questo approccio però non è infallibile come ci viene mostrato in Lie to Me, ma può lo stesso dare una base da cui partire per capire le emozioni che provano le persone ed eventualmente comprendere se stanno mentendo o dicendo la verità.

 

1. Lie to Me

2. La psicologia delle emozioni

3. Paul Ekman e la psicologia delle microespressioni

4. Conclusioni

5. Bibliografia e sitografia

 

1. Lie to me

Lie to Me è una serie tv ideata e realizzata dalla Fox, composta da tre stagioni, che ha come protagonista Cal Lightman (Tim Roth), uno psicologo specializzato nella comunicazione non verbale, in particolare in cinesica, in grado di comprendere le emozioni provate dagli interlocutori e soprattutto la loro effettiva sincerità. Per questo motivo, lui e i suoi colleghi del Lightman Group sono spesso coinvolti in casi irrisolvibili dell’FBI o della CIA.

La sua vocazione cominciò da ragazzo, quando per sbaglio vide una pellicola di sua madre, ricoverata in un ospedale psichiatrico, registrata il giorno prima che si suicidasse. Per tutto il video la donna sosteneva di sentirsi meglio, di essere pronta per tornare a casa e riabbracciare finalmente il figlio. Visionando il filmato a rallentatore, il dottor Lightman vide in lei un’espressione mimica di tristezza, sfuggita al medico che stava valutando l’effettiva sanità della donna. Decise di chiamare ciò che aveva appena visto microespressione

Da quel momento volle approfondire il vasto mondo della comunicazione non verbale e mettere a disposizione il suo sapere sia per gli enti dello stato che per i cittadini. Ogni membro del Lightman Group è in grado di lavorare autonomamente, ma in caso di dubbio la decisione finale è sempre di Cal. Gillian, sua amica e co-fondatrice, è specializzata nell’analisi della voce, del linguaggio e del comportamento.Ha a cuore i casi in cui sono coinvolti i bambini, proprio perché anni prima le era stata tolta la custodia di sua figlia adottiva. Loker, invece, ha giurato di non mentire mai, sia per sua etica personale, ma soprattutto perchè nel suo ambiente di lavoro verrebbe scoperto immediatamente. Ria è l’ultima arrivata e antitesi del dottor Lightman: ha un talento naturale nel riconoscere le microespressioni, per questo agisce d’istinto. A differenza sua, Cal ha passato la vita a studiare e a scrivere libri, per questo è in parte invidioso della dote della collega e in parte convinto che serva una buona conoscenza per poter lavorare al meglio. 

Quando la Fox decise di realizzare la serie tv, si mise subito in contatto con l’ideatore di questo metodo innovativo di psicologia, colui che avrebbe dovuto interpretare Tim Roth: Paul Ekman. Il suo contributo fu indispensabile sia per la realizzazione della sceneggiatura che per la successiva messa in scena, in quanto fece fare preventivamente dei test al cast, così da iniziare a comprendere quanto fossero predisposti alla rilevazione delle microespressioni. Tim Roth però si rifiutò di farlo in quanto: 

 

“temeva, avendo appreso cos’era in grado di fare il lavoro del dottor Ekman, che questa nuova abilità avrebbe influenzato i suoi rapporti con la famiglia e gli amici e ha preferito rinunciare ad approfondire più di quanto fosse necessario per interpretare il personaggio”.  

 

Per quanto le prime due stagioni avessero riscontrato grande successo, la terza invece fu un flop, sia per via dei casi ripetitivi sia perché ormai la magia del dottor Lightman era stata ampiamente spiegata. Per questo motivo, la Fox decise di interrompere le riprese, generando malcontenti nei fan rimasti fedeli alla serie. 

Nonostante tutto, Lie to Me è stata in grado di offrire al pubblico una grande e semplice verità: tutti mentono

 

“Ci piaccia o no, le bugie fanno parte della nostra vita. Perché tutti mentono, appunto. Anche noi. Anche i nostri cari. Anche le persone dalle quali ci aspetteremmo sempre e solo sincerità. Mentiamo anche a noi stessi, e mentiamo addirittura sulle menzogne, quando diciamo che sono cose da nulla, o che sono a fin di bene”

 

Ciò che viene mostrato e studiato dal Lightman Group è che, alla base dell’atto di mentire, si nascondono sempre pulsioni che partono dalle emozioni primarie


1. La psicologia delle emozioni

Prima di iniziare a parlare della psicologia delle microespressioni, è opportuno comprendere ciò che le scatenano: le emozioni. Per emozioni si intendono quelle: 

 

“reazioni psicofisiche piacevoli o spiacevoli dell'individuo a eventi esterni e interni rilevanti per i suoi scopi [...]. Sono costituite da un insieme di risposte alla percezione di uno stimolo con il quale l'organismo interagisce: risposte fisiologiche (alterazioni della frequenza respiratoria e cardiaca, della conduttività elettrica della pelle, della pressione sanguigna) [...]; risposte tonico-posturali, come la tensione o il rilassamento corporeo; risposte comportamentali [...]; risposte espressive di tipo mimico-facciale, vocale e gestuale; risposte espressive di tipo linguistico [...], il tutto, naturalmente arricchito poi dall'esperienza soggettiva dei singoli individui”. 

 

I principali studiosi di teorie dell’emozione fino agli anni ‘60 furono James e Cannon, con pensieri in contrapposizione tra loro.James propose nel 1884 una teoria periferica, secondo cui un determinato evento emotigeno scatenerebbe nell’essere umano una serie di cambiamenti neurovegetativi e viscerali, che vengono percepiti da esso come esperienza emotiva. Secondo James in sintesi “non piangiamo perché siamo tristi, ma siamo tristi perché piangiamo”.

Cannon invece nel 1927 ideò una teoria centrale, sostenendo che l’emozione ha origine dalla regione talamica del cervello e che le reazioni fisiologiche si attivino di conseguenza.

Entrambi gli studiosi però non tenevano in considerazione il fattore psicologico. Il primo a parlarne fu Schachter nel 1964, con la teoria cognitivo-attivazionale. Secondo lui, l’attivazione fisiologica era imprescindibile da una componente psicologica derivante da un evento emotigeno. Solo attraverso un ulteriore atto cognitivo l’essere umano poteva essere in grado di “etichettare” l’emozione provata e procedere al suo riconoscimento. 

A partire dagli anni ‘80 vennero ideate nuove teorie, partendo dal concetto di appraisal, ovvero valutando cognitivamente gli stimoli: secondo questi studi le emozioni si manifestano perché scatta nell’individuo una valutazione cognitiva della situazione in cui ci si trova in quel momento. Con queste teorie si mette in risalto anche la soggettività dell’esperienza emotigena, per questo motivo si può dedurre che le emozioni, quelle primarie principalmente, siano innate, geneticamente determinate e automatiche nella loro manifestazione. 

Le emozioni primarie si definiscono così in quanto sono riscontrabili in ogni popolazione, al contrario di quelle secondarie che invece risentono dell’influenza sociale dell’individuo.  Sono sei, cinque delle quali rese particolarmente famose dal cartone Disney Inside Out (2015):

  • Gioia: stato d’animo positivo di chi riesce a soddisfare tutti i suoi desideri;

  • Tristezza: stato d’animo legato a una perdita o a un insuccesso;

  • Rabbia: emozione generata dalla frustrazione, spesso manifestata attraverso aggressività;

  • Disgusto: risposta repulsiva nei confronti di qualcosa;

  • Paura: emozione dominante dell’istinto, ha come obiettivo la nostra sopravvivenza in caso di situazione pericolosa;

  • Sorpresa: ha origine da un evento inaspettato e viene subito sostituita da gioia o paura.

 

2. Paul Ekman e la psicologia delle microespressioni

Già a partire da Darwin, le espressioni facciali sono state oggetto di studio, proprio perché venivano reputate il più potente mezzo di comunicazione tra gli individui. 

Nel 1971 Ekman insieme a Friesen, iniziò a condurre uno studio interculturale, un po’ come il dottor Lightman in Lie to Me, con lo scopo di comprendere se davvero, come sosteneva Darwin, esistessero delle manifestazioni emotive uguali per tutte le specie:

 

“L’espressione delle emozioni avviene tramite l’attivazione di determinati muscoli, negli animali come nell’uomo. Quest’ultimo però possiede una maggiore abilità nell’articolazione delle espressioni facciali, tramite 46 muscoli che risultano il principale vettore di comunicazione emozionale: ognuno di questi è rappresentato da unità d’azione (AU) nel sistema sviluppato da Ekman e Friesen, il Facial Action Coding System (FACS). La contrazione di questi muscoli genera oltre 7000 combinazioni diverse di espressioni [...] che appaiono in un venticinquesimo di secondo per poi svanire” (Nardo, p. 5).

 

Il metodo FACS viene utilizzato come sistema di osservazione e classificazione di tutti i movimenti facciali, per un totale di 58 movimenti differenti, alcuni associati a specifiche emozioni e altri a nessuna in particolare. I cambiamenti sono stati analizzati nel volto umano, quindi questo metodo prende in considerazione il modo in cui ogni muscolo modifica l’espressione facciale. Una limitazione di questo metodo è che vengono considerati solo i movimenti, tralasciando gli effetti quali rossore e sudorazione. Per questo motivo Ekman, così come Cal Lightman, sostiene che si può attribuire scientificamente a una determinata espressione facciale una specifica emozione. La sua scientificità viene dettata dal fatto che condusse i suoi studi anche su una popolazione della Nuova Guinea e ottenne i medesimi risultati, potendo così sostenere che l’espressività e il riconoscimento delle espressioni facciali sono universali. 

A ogni microespressione viene attribuito un numero ed eventualmente una lettera, in questo modo si possono creare dei “pacchetti” che vanno a determinare una specifica emozione. Nella sigla iniziale della serie tv vengono mostrati degli esempi: 12d (rughe “a zampa di gallina”) e 25c (sollevamento degli angoli della bocca, con conseguente apertura) formano assieme il genuine smile (sorriso sincero). Al contrario 4d (abbassare e avvicinare le sopracciglia repentinamente), 6d (sollevare le guance) e 9d (corrugare il naso) danno come risultato finale pain (sofferenza).

Nella serie tv lo psicologo Lightman, riprendendo gli studi di Elkman, spiega nello specifico le microespressioni legate a ogni emozione primaria. La gioia ad esempio è contraddistinta dalla comparsa delle rughe “a zampa di gallina”, dell’innalzamento delle guance e del movimento dei muscoli facciali verso l’alto. La tristezza invece è caratterizzata dalle palpebre superiori cadenti, perdita di focus nello sguardo e un lieve abbassamento degli angoli della bocca. La rabbia invece prevede l’abbassamento di entrambe le sopracciglie, lo sguardo offuscato e il restringimento delle labbra. Il disgusto si riconosce in quanto compaiono delle rughe all'attaccatura del naso e il labbro superiore si solleva distaccandosi da quello inferiore. La paura prevede invece l’innalzamento repentino delle sopracciglia e della palpebra superiore, la tensione della palpebra inferiore e soprattutto l’allungamento orizzontale delle labbra verso le orecchie. Infine la sorpresa è contraddistinta, per al massimo un secondo, dall’innalzamento delle sopracciglia e dall'apertura di occhi e bocca. Così facendo si possono comprendere anche le espressioni nate dall’unione di due emozioni primarie.

In sostanza, secondo Ekman, chi conosce i vari accoppiamenti delle microespressioni è in grado di controllare, ipoteticamente parlando, la verità e soprattutto scoprire che tipo di emozione prova in quel momento il suo interlocutore. 

 

3. Conclusioni

Questi studi hanno contribuito a dare una svolta al mondo della psicologia, soprattutto nell’ambito della comunicazione non verbale. Anche solo la gestualità è in grado di fornire all’osservatore determinate informazioni su una persona, anche solo se si senta o meno a proprio agio guardando la postura che tiene. Per questo motivo il metodo Ekman è ancora accreditato, seppur sottoposto a svariate critiche da parte di psicologi e antropologi.

Le principali contestazioni provengono dalla collega Lisa Feldman Barrett, la quale sostiene che

 

“ogni individuo struttura le proprie emozioni in maniera soggettiva facendo ricorso alle sensazioni interiori, reagendo all’ambiente che ci circonda, al nostro vissuto e all’apprendimento proiettato ad uno sviluppo evolutivo ed infine alle nostre culture”. 

 

Inoltre la sua teoria delle percezioni si basa sul paradosso emotivo, ovvero nella nostra giornata veniamo a contatto con persone che provano delle emozioni e per questo tendiamo a provare le stesse emozioni. Ad esempio, se la nostra vicina di casa sta sgridando il figlio perchè ha rotto un vaso, qualora dovessimo riportare l’accaduto, noi parleremmo a nome della vicina provando lo stesso senso di rabbia

 

“L’autrice dissente da gran parte delle altre teorie sulle emozioni che si basano sul fatto che esse siano geneticamente determinate e non apprese, quindi prodotte da circuiti specializzati nel cervello per cui ne abbiamo uno per la rabbia, uno per la paura e così via. Al contrario, la Barrett ritiene che queste emozioni non sono biologicamente determinate (“emozioni di base”), ma si tratta di fenomeni che si manifestano nella coscienza “nel momento” e sono derivati da elementi più basilari”. 

 

In ogni caso, la serie tv Lie to Me spiega in modo esemplare un argomento di difficile comprensione, facendo sentire in questo modo tutti gli spettatori degli psicologi cinesici alle prime armi. 


4. Bibliografia 

Nardo E., Un approccio bayesano per il riconoscimento di espressioni facciali, 2012.


5. Sitografia

Lie to me, repubblica.it , ultima consultazione: 28/08/2021

Lie to me: 6 cose che non sapevi sulla serie interpretata da Tim Roth, nospoiler.it , ultima consultazione: 28/08/2021

L’emozione, sapere.it, ultima consultazione: 28/08/2021

Un viaggio alla scoperta delle emozioni: la differenza tra quelle primarie e secondarie, stateofmind.it, ultima consultazione: 28/08/2021

Emozioni, stateofmind.it,  ultima consultazione: 28/08/2021

Che cos’è un emozione? Teorie spiegate sulle emozioni e definizione, psicosocial.it, ultima consultazione: 28/08/2021

Le forti critiche alla teoria di Ekman (e la sua personale risposta), igorvitale.org, ultima consultazione: 28/08/2021

 


Foto 1 da repubblica.it 

Foto 2 da wikipedia.org  

Foto 3 da psicosentieri.it