“Il corpo che vuoi” di Alexandra Kleeman: una vita dai labili confini

Giulia Regoli

Alexandra Kleeman e il suo romanzo Il corpo che vuoi di Giulia Regoli su Canadausa

Il romanzo di Alexandra Kleeman, Il corpo che vuoi (pubblicato nel 2015 e tradotto in Italia nel 2017), è una storia narrata dal punto di vista di A: una protagonista anonima che vive un profondo conflitto riguardo al suo corpo e alla sua identità, che ragiona sui propri legami e disseziona costantemente ogni aspetto della sua vita. Tutto il libro si presenta come una ripetuta sfida ai confini del proprio io - cos’è che ci definisce in quanto persone? Cosa ci differenzia davvero dagli altri? In che modo possiamo definirci sia fisicamente che personalmente?

Sono queste le domande che perseguitano A e tutte le relazioni che intesse con gli altri, specialmente con B e C, rispettivamente la sua coinquilina e il suo fidanzato. B è una ragazza dolce e fragile, che si identifica sempre più con A e arriva a rubare tutto ciò che lei ha di più intimo cercando di assomigliarle in ogni aspetto. Il rapporto con C, invece, spinge A a interrogarsi sulla vicinanza, a chiedersi se l’accoppiamento sia solo frutto del caso e le cose vengano mandate avanti per inerzia e paura della solitudine. In questo universo grottesco, dove corpi e menti diventano quasi interscambiabili e niente viene sentito più come personale, Kleeman ci spinge ad analizzare cos’è che rende le persone uniche e le fa sentire in connessione con se stesse:

 

Parlo degli organi vitali, lo stomaco, il cuore, i polmoni, il fegato, della loro posizione e del loro funzionamento, del fatto che un chirurgo mentre effettua un’incisione non pensa al mio corpo in particolare, ma a un corpo generico, riprodotto in sezione su una pagina qualunque di un testo scolastico. Il cuore potrebbe essere tolto dal mio corpo e messo nel tuo, e quella parte di me che avevo incubato fino ad allora continuerebbe a vivere, pompando sangue estraneo in canali estranei.” (p. 13)

Alexandra Kleeman e il suo romanzo Il corpo che vuoi di Giulia Regoli su Canadausa

Se dentro tutte le persone sono uguali, allora dev’essere l’involucro esterno a differenziarle: qualcosa di così fragile che sembra carta velina, di effimero e perituro, che non permette di aggrapparsi saldamente a esso per definire la propria identità. È così che A vede il proprio corpo: estremamente importante ma, allo stesso tempo, estremamente fragile. Nel libro, le apparenze vengono esasperate in tutti i sensi, tanto che la rappresentazione diventa più importante dell’essenza: la televisione e la pubblicità influenzano a tal punto il mondo reale da far sembrare ogni interazione finta e vana, priva di senso e di contenuto. A fa tutto ciò che dovrebbe fare, eppure è costantemente tormentata da una mancanza quasi insostenibile:

 

Ci comportiamo esattamente come farebbe chiunque altro, non noto niente di sbagliato, eppure per qualche ragione non sento l’assenza di solitudine che si dovrebbe provare in compagnia di qualcun altro.” (p. 46)

 

Kleeman esagera le caratteristiche della società contemporanea - inserendosi nella tradizione del postmodernismo nella produzione culturale statunitense - offrendo però un nuovo punto di vista che riguarda la femminilità. A è una donna e, in quanto tale, nella ricerca della sua identità incontra numerosi ostacoli, specialmente sul tema del corpo, che non sente mai come interamente suo. Attraverso le sue parole, si nota come la fisicità sia sempre appartenuta ad altre persone: ai suoi genitori, agli uomini, a chi lo guardava e se ne appropriava. Quando A aveva l’occasione di esplorarsi e possedere davvero il suo corpo - come dice - non sapeva cosa farsene.

Alexandra Kleeman e il suo romanzo Il corpo che vuoi di Giulia Regoli su Canadausa

Oltre alla difficoltà di guardarsi dentro in un mondo dedito all’apparenza, infatti, A vive anche il conflitto dell’essere donna: si concentra sul suo corpo, sul cibo, sulla sua fame - tutte cose che, quando si parla di femminilità, subiscono sorveglianza continua dall’esterno. Ciò porta a un’ulteriore alienazione da parte sua, che emerge nella volontà di rinunciare alla sua identità fisica e scomparire, più e più volte. Proprio per questo motivo, A si unirà a una particolare setta in cui i membri girano coperti da teli come fossero fantasmi e cercano di dimenticare completamente ciò che erano, nella speranza di illuminarsi di Luce e far sparire l’Ombra.

I lunghi e dettagliati racconti della protagonista, interrotti e arricchiti dalle sue riflessioni, sono scomodi e alienanti: la relazione con C che è ambiguamente amore o la sua ombra; la paura di rivedersi troppo in B e di perdersi; l’ossessione per le pubblicità delle merendine insipide Kandy Kane; la continua ricerca di qualcosa in mezzo al vuoto esistenziale che sembra essere la sua vita. Rinunciare e sparire sembra la soluzione più naturale, ma la consapevolezza che ciò non è possibile e che la vita è qualcosa di doloroso ma inevitabile, aiutano paradossalmente A a iniziare ad accettare il suo destino.

Perciò, Kleeman porta a galla delle tematiche fondamentali rispetto al concetto di identità - soprattutto femminile - nel mondo contemporaneo: soppesando l’importanza di involucro e interiorità, A non riesce a vedersi unica e intera in se stessa nemmeno in uno dei due aspetti. La continua tensione a voler scomparire, a rinunciare a trovarsi - tipica delle donne che vengono fatte sentire colpevoli per occupare e reclamare spazio - raggiunge il suo culmine quando A farà di tutto per diventare la sua Ombra e “de-ricordare” tutto ciò che la rende lei. Proprio in questa situazione estrema, però, si renderà conto che l’anonimato (influenzato dalla produzione in serie della società di massa) non è una soluzione, bensì un punto di partenza per costruirsi un proprio modo di vivere - per quanto si possa.

 

Foto 1 da The New Yorker.

Foto 2 da Apple Books.

Foto 3 da Visitant Lit.