Il caso #FreeBritney e gli abusi della conservatorship statunitense

Giulia Regoli

Dalla fine del 2008 fino al novembre del 2021, la cantante pop Britney Spears è stata sotto il controllo del padre attraverso lo strumento legale della conservatorship. Moltissime persone le hanno offerto supporto e vicinanza, aiutandola a liberarsi da questa costrizione, e l’hashtag #FreeBritney è spopolato sui vari social. Oggi, si può dire che Britney Spears sia libera, ma ci sono ancora moltissime persone che sono ingiustamente oppresse dalla conservatorship, le cui vicende non raggiungono la stessa risonanza mediatica che ha aiutato la cantante a uscirne.

 

1.       Che cos’è la conservatorship?

2.       Il caso Britney Spears

3.       Il movimento #FreeBritney

4.       Gli abusi della conservatorship  statunitense

5.       Sitografia

 

1. Che cos’è la conservatorship?

La conservatorship è un provvedimento legale deciso da un tribunale per cui si affida la tutela fisica ed economica di una persona adulta a un’altra, spesso legata a lei tramite parentela. Generalmente, è uno strumento a cui si ricorre quando gli individui non sono più capaci di prendere decisioni per se stessi per motivi gravi (soprattutto di salute). Non si dovrebbe quindi abusarne, ma soppesarne attentamente le conseguenze tramite la consultazione di medici, avvocati e consulenti finanziari. La conservatorship può interessare solo alcuni aspetti della vita di una persona – di cui lei stessa non è più capace di prendersi cura – oppure si può trasformare in una tutela completa, affidando al tutore legale le stesse responsabilità che un genitore ha nei confronti del proprio figlio o figlia.

#FreeBritney

Ovviamente, è importante ricordare che l’applicazione di questo provvedimento deve sempre essere fatta nell’interesse di chi lo subisce: il tutore deve sempre agire avendo ben chiare in mente le priorità e i bisogni della persona che accudisce. In questo senso, la stessa conservatorship si può facilmente trasformare in un trattamento abusante, proprio come è successo nel caso di Britney Spears, che per anni ha tentato di ribellarsi al controllo paterno senza però essere ascoltata.

Ci sono vari tipi di conservatorship che dipendono dal tempo e dagli aspetti per cui essa viene applicata. Per esempio, c’è quella a breve termine che non dura più di 90 giorni, quando il soggetto diventa inaspettatamente incapace di provvedere a se stesso; può essere temporanea (limitata cioè nel tempo e ad alcune condizioni) o permanente (che dura per tutta la vita). In quest’ultimo caso, ci si può ribellare al provvedimento, ma bisogna ricorrere a un tribunale che giudichi la persona capace di intendere e di volere per recuperare la propria autonomia. 

Per quanto riguarda, invece, le aree in cui si può applicare, ci sono quattro tipi di conservatorship: finanziaria, quando il tutore gestisce appunto tutte le finanze e c’è bisogno della sua firma per qualsiasi spostamento di denaro; fisica, quando si ha potere su tutte le decisioni che riguardano la salute e la vita dell’individuo, anche in caso di ricovero in strutture specifiche; generale, quando viene applicata a tutte le aree significative della vita; limitata, quando riguarda solamente determinati aspetti che dipendono dalle circostanze in cui ci si trova.

 

2. Il caso Britney Spears

Il caso più famoso di conservatorship e di cui si è discusso molto dell’ultimo anno è indubbiamente quello che riguarda la popstar Britney Spears, posta sotto la tutela del padre Jamie nel 2008. 

La cantante è stata infatti giudicata incapace di intendere e di volere per via dei suoi problemi di salute mentale. Negli ultimi tempi, si è però ribellata a questo provvedimento durato più di 10 anni e, dopo varie battaglie legali, è riuscita a riottenere il controllo sulle sue finanze e sulla sua vita. Questa è una storia che evidenzia molto chiaramente le problematicità e gli abusi a cui può portare questo tipo di modus operandi.

#FreeBritney

Spears diventò famosa nel 1998 con l’uscita del suo singolo …Baby One More Time quando era ancora teenager. Negli anni successivi, è rimasta celebre a livello internazionale, e questo l’ha portata a rimanere sempre al centro dell’attenzione mediatica, il cui peso a volte è diventato insostenibile. Infatti, qualsiasi aspetto riguardasse la vita privata della cantante diventava di dominio pubblico, dalle sue dipendenze ai problemi familiari, come la battaglia per la custodia dei figli col suo marito di allora, Kevin Federline. Questa morbosità nei suoi confronti è stata uno dei fattori che l’ha portata ad avere una grave crisi nel 2007, tanto che fu sottoposta a TSO e ricoverata in vari centri di riabilitazione.

A partire dall’anno seguente, Jamie Spears richiese a un tribunale di averne la conservatorship: all’inizio fu una misura temporanea, ma il genitore riuscì a ottenerla permanente prima della fine del 2008. Insieme all’avvocato Andrew Wallet, Spears fu nominato tutore legale della figlia Britney, diventando gestore di tutte le sue finanze, che arrivavano già a cifre esorbitanti, essendo la cantante una tra le più famose a livello internazionale. 

Il controllo, però, si estendeva anche a importanti aspetti della vita quotidiana della cantante come acquisti, frequentazioni e lavoro, togliendo alla figlia grandissima parte della sua autonomia decisionale. La conservatorship è una misura estrema, che viene teoricamente applicata solamente in casi di impellente necessità: era insolito che una giovane donna come Britney Spears ne avesse effettivamente bisogno. Per questo motivo, unito al fatto che il provvedimento non è mai stato spontaneamente revocato, i suoi fan hanno iniziato a protestare anche attraverso i social con l’hashtag #FreeBritney.

Dopo la sua crisi, la popstar ha comunque continuato la sua carriera proseguendo con dischi, concerti, tournée e apparizioni in programmi televisivi. Il suo patrimonio continuò ad aumentare e – nonostante i problemi del 2007 sembrassero risolti – il padre continuò ad avere completo controllo su ogni aspetto della vita della figlia.

#FreeBritney

Solamente tra il 2019 e il 2020, quando Jamie ebbe gravi problemi di salute e disse di dover temporaneamente abbandonare la conservatorship, Britney annullò la sua residency prevista a Las Vegas e riuscì a parlare – attraverso i suoi avvocati – del fatto che non voleva più che questo provvedimento le impedisse di decidere per sé. Infatti, il suo pubblico aveva già iniziato a essere sospettoso, chiedendosi perché una tutela giuridica destinata a persone che non riescono a provvedere ai propri bisogni fosse ancora riservato a una giovane donna che lavorava nel mondo della musica, che faceva concerti e che non sembrava avere bisogno di assistenza medica.

L’attenzione mediatica verso il caso arrivò in massa nel febbraio 2021, quando uscì il documentario Framing Britney Spears a cura del New York Times; il film parlava della vita della popstar, della conservatorship ma anche di come il trattamento dei media avesse contribuito a farla apparire ciò che non era e a toglierle la propria autonomia. Dopo qualche mese, la stessa Britney parlò pubblicamente degli abusi a cui era stata sottoposta, chiedendo ufficialmente che il padre venisse rimosso dal ruolo di suo tutore legale, complice anche il supporto di tutte le persone sue fan che continuavano a sensibilizzare sul tema tramite il movimento #FreeBritney

Durante il processo per la rimozione della conservatorship, vennero fuori dettagli agghiaccianti: Britney testimoniò di essere stata costretta a lavorare, di essere stata addirittura drogata e che le erano stati imposti dei metodi contraccettivi per impedirle di avere ulteriori figli. La battaglia legale durò mesi, arrivando fino al 12 novembre 2021, quando Britney Spears è stata ufficialmente liberata da questo ingiusto provvedimento dopo quasi 14 anni.

 

3. Il movimento #FreeBritney

Il movimento #FreeBritney è nato tra i fan della popstar per chiedere la fine della conservatorship ai danni di Britney Spears. Oltre alle proteste fisiche, l’hashtag #FreeBritney ha spopolato sui social dimostrando quanto il mondo virtuale abbia il potere di informare, unire e mostrare solidarietà a livello internazionale. 

Le notizie che riguardavano la vita della popstar – specialmente i dettagli più gravosi per la sua persona – si sono diffuse molto in fretta rendendo il #FreeBritney una vera e propria causa umanitaria, evidenziando l’abusività e la violenza che si possono celare dietro l’applicazione di questo provvedimento. Inoltre, moltissime star famose in tutto il mondo hanno condiviso l’appello, contribuendo a far avere al caso un’importante risonanza mediatica che ha sicuramente avuto degli effetti nell’esito della battaglia legale, contribuendo alla liberazione della cantante.

#FreeBritney

Il movimento è nato soprattutto dai fan di Britney Spears, rimasti perplessi dalla lunga durata dell’applicazione dello strumento legale anche dopo anni in cui la giovane donna sembrava condurre una vita indipendente e soddisfacente. Nonostante viaggiasse in tutto il mondo e lavorasse senza problemi, Britney non aveva l’autonomia di guidare, votare, sposarsi o utilizzare i social. Questa discrepanza ha reso sospettosi i suoi fan, che hanno spesso accusato il padre di essere un manipolatore e di non pensare affatto al benessere della figlia. Le testimonianze a favore della conservatorship – come quella del manager Larry Rudolph, che la riteneva un modo per gestire la sua vita al meglio – non convincevano affatto chi voleva Britney libera.

A creare ulteriori sospetti, ci furono anche altri fattori che riguardavano proprio i modi trovati dalla popstar per comunicare col mondo esterno fuori dal controllo impostole: secondo le persone che la seguivano, molti suoi post su Instagram che sembravano a prima vista bizzarri – perché si filmava mentre sfilava con vestiti non eleganti o mentre ballava, oppure condivideva citazioni bibliche – nascondevano in realtà delle richieste di aiuto. La stessa cosa avvenne con la sua musica: alcune canzoni cercavano di raccontare ciò che le stava realmente accadendo, come Overprotected in cui parlava di una protezione eccessiva nei suoi confronti, o Everytime, nel cui video inscenava la sua morte. Molto indicativo è stato anche il caso del suo album mai pubblicato The Original Doll: il suo team ne ha vietato l’uscita soffocandone la ribellione creativa – fatto che ha insospettito, pensando alle verità scomode che in realtà si volevano nascondere.

Attraverso proteste, raccolte firme e post sui social, i sostenitori del #FreeBritney hanno perciò provato a sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di questo abuso di potere, cercando anche di comunicare con la cantante stessa. Per esempio, sotto un suo video di Tik Tok, un suo fan le commentò di indossare una maglia gialla nel caso avesse bisogno di aiuto, cosa che lei fece nel video immediatamente successivo. In tutti questi anni, era evidente che qualcosa non andasse e il fatto che tutte le persone vicine a Britney Spears sostenessero la conservatorship ha spinto ancora di più all’azione chi la voleva aiutare.

La risonanza mediatica che il caso ha avuto e che ha aiutato la popstar a parlarne apertamente e a intraprendere la battaglia legale, è dovuta soprattutto a questo movimento e all’importanza che i social ormai ricoprono nell’ambito dell’informazione e della protesta. Senza il #FreeBritney e tutti i suoi sostenitori, forse la conservatorship non sarebbe mai stata abolita.

 

4. Gli abusi della conservatorship  statunitense

Se sono serviti quasi 14 anni a una persona famosa come Britney Spears per uscire dalla conservatorship a cui era stata ingiustamente sottoposta, è importante ricordare come questa misura riguardi anche altri individui che non godono della stessa fama e che quindi vivono in una situazione estremamente più difficoltosa. 

#FreeBritney

Questo tipo di provvedimento dovrebbe essere messo in atto solamente quando le necessità sono estreme. Invece, negli Stati Uniti, continua a essere una scelta applicata fin troppo  facilmente alle persone con disabilità, affette da disturbi mentali o neuroatipiche, anche quando non dimostrano incapacità di accudire se stesse. Questo è molto indicativo della discriminazione subita – anche a livello legale – da questi gruppi marginalizzati, che si vedono togliere il proprio status di persone senza un motivo indubbiamente valido.

Le difficoltà incontrate nella vita portano i tribunali a decidere di applicare la conservatorship come prima risorsa, invece che considerarla come un provvedimento invadente da usare solo in casi specifici. Negli Stati Uniti, si contano almeno 1.5 milioni di persone che hanno perso il diritto di scegliere delle proprie finanze, della propria salute e, in generale, della propria vita. Questa rimozione dei diritti civili è diventata un caso famoso con Britney Spears, ma sono moltissimi gli individui che non hanno la possibilità di reagire a questo tipo di abuso perché non godono della stessa fama o non hanno i mezzi economici per intraprendere la battaglia legale necessaria per la rimozione del provvedimento.

Il caso #FreeBritney è di vitale importanza per i diritti di tutte le persone con disabilità fisiche o psicologiche, perché il suo privilegio di persona ricca e famosa ha contribuito a portare luce su questa parte di popolazione che subisce una restrizione della propria autodeterminazione, in quanto discriminata. Sarebbe auspicabile che il movimento #FreeBritney non rimanesse solo un momentaneo sprazzo di luce su questo problema, ma che fosse l’inizio di un’indagine più approfondita del tema. 

Come scrive Haley Moss, autrice neuroatipica e advocate sul tema della disabilità: “Everyone should be able to control who has a say in their life, and to make decisions on their own terms. To free Britney is to free all of us.” (“Tutti dovrebbero essere capaci di scegliere chi ha voce in capitolo sulla propria vita, e di prendere decisioni ai propri termini. Liberare Britney significa liberare tutti noi, ndt.).

 

5. Sitografia

“Britney Spears: Singer’s conservatorship case explained”. BBC (data di ultima consultazione: 22/11/2021).

“Il movimento che vuole ‘liberare Britney Spears’”. Il Post (data di ultima consultazione: 22/11/2021).

Brennan-Krohn Zoe, “Conservatorships Should Be a Last Resort, Not the Go-To Option for People with Disabilities”. InsideSources (data di ultima consultazione: 22/11/2021).

Coscarelli Joe e Jacobs Julia, “Judge Ends Conservatorship Overseeing Britney Spear’s Life and Finances”. The New York Times (data di ultima consultazione: 22/11/2021).

Ferrari Filippo, “Cos’è il movimento Free Britney e perché tutti ne stanno parlando”. RollingStone (data di ultima consultazione: 22/11/2021).

Moss Haley, “Britney Spears's Conservatorship Is a Disability Rights Issue That Deserves More Attention”. Teen Vogue (data di ultima consultazione: 22/11/2021).

Reed Eric, “What Is a Conservatorship, and How Does It Work?”. Smartasset (data di ultima consultazione: 22/11/2021).


 

Foto 1 da Radio Bicocca (data di ultima consultazione 01/12/2021).

Foto 2 da Cosmopolitan (data di ultima consultazione 01/12/2021).

Foto 3 da Shockwave Magazine (data di ultima consultazione 01/12/2021).

Foto 4 da VICE (data di ultima consultazione 01/12/2021).

Foto 5 da Spectrum News (data di ultima consultazione 01/12/2021).