Double Standard: cosa è e perché combatterlo

Maria Cristina Ianiro; Giulia Regoli

di Maria Cristina Ianiro e Giulia Regoli

Il 25 Novembre è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Secondo l’ultima ricerca del ministero dell’Interno, pubblicata lo scorso marzo 2022, nel 2021 ci sono state più di quarantaseimila denunce per atti persecutori, violenze sessuali e maltrattamenti in famiglia subiti da donne. Le vittime di violenza, sempre secondo lo studio, sono al 29% minorenni e i persecutori sono al 91% partner o ex di sesso maschile. Il doppio standard, ovvero la differenza di trattamento che esiste tra uomini e donne, è connesso alla violenza di genere? 

1. Introduzione

2. Double Standard nella Politica

3. Double Standard nei Media

4. Double Standard, Scienza e Premi

5. Double Standard e Stereotipi nel mondo dell’editoria

6. Double Standard Sessuale

7. Conclusioni

 

1. Introduzione

I double standard si verificano quando le aspettative nei confronti dei membri di vari gruppi sono diverse e spesso viene privilegiato un gruppo a scapito di un altro sulla base di pregiudizi culturali.

Un'ampia letteratura documenta il doppio standard applicato alle donne e agli uomini nella nostra cultura (ad esempio, Sontag, 1972; Wolf, 1992). Particolare attenzione è stata rivolta al valore differenziale attribuito all'aspetto di donne e uomini e a come questo influenzi le aspettative sul posto di lavoro, nelle attività domestiche, nella modalità in cui vengono cresciuti i figli, ma anche nella rappresentazione che abbiamo dei due generi nei media, nel mondo politico e in quello culturale. 

In questo articolo si parlerà di double standard applicato soprattutto alle donne, ma è bene ricordare che le soggettività oppresse non vanno viste solamente nell’ottica del binarismo di genere, perché esse esistono anche al di fuori di questa meccanica eterocispatriarcale che le invisibilizza.

2. Double Standard nella Politica

L'ingiustizia di genere in politica è largamente trascurata ed è stata normalizzata al punto che una donna che si appresta a iniziare una carriera in politica diventa costretta ad aspettarsi trattamenti misogini e sessisti.

Maria Cristina Ianiro e Giulia Regoli scrivono del double standard su CanadaUsa

Ad agosto 2022 Sanna Marin, trentaseienne prima ministra finlandese, è stata pesantemente criticata dopo che sono emersi su internet dei video che la ritraevano nella sua vita privata, mentre faceva festa con i suoi amici. In uno di questi, sembra che Marin stesse bevendo alcolici e ballando, mentre in un'altra foto pubblicata successivamente, due influencer venivano mostrate mentre posavano in topless nella sua residenza ufficiale. La donna ha subito un duro contraccolpo e l'opinione pubblica ha definito il suo comportamento "irresponsabile e inappropriato". 

La leader del partito all'opposizione, Riika Purra, ha chiesto a Marin di sottoporsi volontariamente a un test antidroga che, in seguito, è risultato negativo. Marin ha dichiarato: "Non ho nulla da nascondere. Non ho fatto uso di droghe e quindi non ho problemi a sottopormi ai test".

In un mondo in cui le donne faticano a trovare rappresentanza in campi dominati dagli uomini, soprattutto quello politico - che è considerato un club elitario di gentiluomini - la Finlandia sembrava un'utopia femminile, guidata da una giovane Sanna Marin e da un governo di coalizione in cui tutte e cinque leader dei partiti sono donne. Tuttavia, la ministra ha dovuto dimostrare più volte le sue capacità, venendo spesso attaccata per il semplice fatto di avere una vita privata in cui, talvolta, possono esserci feste e drink con amici. 

Non è la prima volta che una donna in una posizione di potere deve fare i conti con un'ingiustificata moral-polizia per il solo fatto di essere sotto gli occhi di tutti. Marin è stata costretta a presentare scuse pubbliche a causa dell'indignazione internazionale. "È una cosa privata, una gioia e una vita", ha detto, "Ma non ho perso nemmeno un giorno di lavoro". Il problema sta proprio nel fatto che ha dovuto scusarsi pubblicamente per difendere il suo diritto alla privacy e produrre prove fondate per dimostrare che è in grado di gestire i suoi doveri di Prima Ministra.

Qual è quindi il più grande crimine concesso alle donne di potere? Quello di divertirsi. 

Il paragone più ovvio è quello con l’ex Primo Ministro britannico Boris Johnson, un uomo che ha continuamente mentito sulla partecipazione a feste durante il lockdown. Quando è stato scoperto, ha fatto spallucce e ha chiesto all'opinione pubblica di "andare avanti" dopo che il rapporto di Sue Gray aveva descritto ogni dettaglio dell'ubriacatura. Se Johnson avesse fatto festa al di fuori di una pandemia globale, non ci sarebbe stata alcuna notizia. L'ira che ha suscitato è dovuta al gaslighting (forma di manipolazione psicologica violenta e subdola) che un'intera nazione ha sopportato quando ha appreso della morte di persone care, impossibilitate a partecipare per non incorrere in multe per l'isolamento. 

Marin non opera in quel clima politico. Sebbene il Covid-19 sia ancora un problema in corso, non ha infranto alcuna regola - né ha mentito al suo Paese - godendosi una serata fuori. Ha ricevuto però critiche probabilmente più forti di quelle che ha ricevuto Johnson, o  di quelle che il nostro attuale vice-presidente del consiglio Matteo Salvini ha subito dopo i commenti sessisti verso la collega Azzolina, oppure  di quelle subite dall’ex premier Silvio Berlusconi, che nel corso degli anni si è distinto per le sue frasi misogine e a sfondo sessuale

Maria Cristina Ianiro e Giulia Regoli scrivono del double standard su CanadaUsa

Purtroppo, il trattamento che è stato riservato a Marin non è una novità. Nonostante siamo nel 2022, un'epoca che sostiene di essere più progressista che mai, la storia della misoginia continua a farsi strada. Le donne sono tenute a raggiungere standard più elevati e a conformarsi a regole che non si applicano agli uomini. Quando gli uomini le infrangono, le conseguenze che devono affrontare sono più lievi e facilmente dimenticate, perché la società è stata condizionata ad accettare che questo è ciò che loro fanno per natura. Sebbene molti di noi non sopportino l'ideologia "boys will be boys" (i maschi saranno maschi, ndt.), essa è ancora prevalente, soprattutto nelle posizioni di potere. 

Nel 2001, quando l'allora vice leader laburista John Prescott prese a pugni un manifestante, non solo si rifiutò di dimettersi, ma anche di chiedere scusa. Si è reso protagonista di una violenza fisica ma gli è stato permesso di mantenere la sua posizione con poche conseguenze. Ancora oggi, 21 anni dopo, si festeggia il suo "anniversario". Per quanto sia una triste verità, ci aspettiamo di meno dagli uomini. Prevediamo le loro indiscrezioni e li ammiriamo mentre fanno il minimo indispensabile. Quando vediamo le donne in una posizione simile, le nostre aspettative cambiano drasticamente: pretendiamo la perfezione. Una richiesta irrealistica che aumenta di gravità quanto più la donna è giovane, come se volesse dire che non si è guadagnata il diritto di essere trattata in modo equo (Parker et al. 2019). 

Le donne di potere sono viste come una minaccia, un pericolo che non si riesce a comprendere. Sono trattate come enigmatiche, quasi imprevedibili, in un'ottica arcaica che risale ai tempi passati, quando erano considerate "troppo isteriche" per fare politica. La società ora riconosce questo mito, ma la paura rimane: l’attenzione è sempre volta verso la loro irrazionalità in qualche modo pensata come congenita, tanto che vengono sempre ritenute responsabili di qualcosa, anche quando non ce n'è bisogno (Brooks, 2011). 

Se alcuni degli uomini più potenti del mondo possono ammettere di "prendere le donne per la figa" e al tempo stesso eludere con successo ogni richiesta di dimissioni e di impeachment, una premier donna che fa festa non dovrebbe nemmeno essere registrata sui nostri radar.

3. Double Standard nei Media

Nel film Il Club Delle Prime Mogli (1996), il personaggio di Goldie Hawn si lamenta: "A Hollywood ci sono solo tre età: bambola, procuratore legale e "a spasso con Daisy"”. (Schroeder, Swerdlow, & Wilson, 1996). Questa frase riassume la sfortunata alchimia che genere ed età evocano per le donne nel cinema. I ricercatori che hanno esaminato la rappresentazione dell'età e del genere nei media hanno scoperto che gli uomini godono di una vita sullo schermo più lunga rispetto alle donne. Il double standard che ne deriva permette a un numero sostanziale di personaggi maschili di invecchiare almeno fino ai 40 anni, mentre molti personaggi femminili rimangono per sempre congelati nei loro 20-30 anni. Inoltre, quando invecchiano, subiscono conseguenze più sostanziali rispetto alle loro controparti maschili, tra cui una diminuzione delle capacità mentali e fisiche (Bazzini, McIntosh, Smith, Cook, & Harris, 1997). 

Maria Cristina Ianiro e Giulia Regoli scrivono del double standard su CanadaUsa

Altre ricerche hanno notato come i doppi standard culturali espressi nelle rappresentazioni mediatiche riguardino anche i luoghi di lavoro: i personaggi femminili hanno una gamma più limitata di occupazioni, ricoprono posizioni di status inferiore ed esercitano meno potere rispetto agli uomini. È stato anche notato che quando esercitano il loro potere, le donne rischiano di perdere la loro femminilità o il loro status di donne "vere" (Berg & Streckfuss, 1992). Spesso i personaggi femminili di successo appaiono frammentati, dislocati, senza integrazione tra maschile e femminile, testa e cuore, casa e lavoro. Il messaggio di fondo rimane: se sei una vera donna non puoi fare un vero lavoro; se lavori davvero, non puoi essere una vera donna (Japp, 1991), biforcazione che non esiste per gli uomini.

Il valore dei personaggi dei vari generi e gruppi di età è simbolicamente comunicato dalla loro presenza o abbondanza sullo schermo e dalla qualità delle loro rappresentazioni. La maggior parte delle ricerche sui media riguardanti il genere e l'età si è concentrata sulla visione televisiva in prima serata. Solo pochi studi hanno preso in considerazione queste variabili demografiche nei film, molto probabilmente a causa dei maggiori costi di risorse per condurre analisi di contenuto sui film rispetto alla televisione. Tuttavia, gli studi sia televisivi che cinematografici hanno mostrato una costante non-rappresentazione e una rappresentazione errata degli individui più anziani, in particolare delle donne (Lauzen, Dozier, 2005).

In generale, i personaggi femminili in prima serata sono più giovani di quelli maschili (Davis, 1990). Uno studio ha dimostrato che i personaggi femminili dominano nella fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni, mentre i personaggi maschili in quella compresa tra i 35 e i 49 anni (Davis, 1990). Tuttavia, nella categoria dei 50 anni e oltre è stata rilevata solo una piccola differenza di genere (14,8% uomini, 12,1% donne). Davis ha sottolineato che le donne della televisione apparentemente perdono la loro utilità dopo i 35 anni, ma ricompaiono in proporzione uguale agli uomini nella categoria dei 50 anni e oltre, quando vengono scritturate come attrici o personaggi iconici. In uno studio sulla programmazione di prima serata andata in onda sulle reti americane dal 1967 al 1998, Signorielli e Bacue (1999) hanno riscontrato pochi cambiamenti nella rappresentazione del genere e dell'età nei tre decenni inclusi nel loro studio. In generale, i personaggi femminili erano rappresentati come più giovani di circa 4 anni rispetto ai personaggi maschili. In un altro studio sui 100 film di maggior incasso usciti dagli anni '40 agli anni '80, Bazzini et al. (1997) hanno riscontrato che i personaggi maschili superano quelli femminili di quasi 2 a 1. Hanno inoltre scoperto che i personaggi maschili erano più anziani di quelli femminili. Secondo gli autori infatti il 38% dei personaggi centrali maschili aveva più di 35 anni, mentre solo l'8% dei personaggi femminili era presente nella stessa fascia di età

Nello studio del 2005 di Lauzen e Dozier, concentrato sul double standard presente nei film che hanno incassato di più nel 2002, è stato esaminato anche il grado di propositività attribuito a personaggi di genere ed età diversi. La propositività è stata valutata esaminando il potere occupazionale dei personaggi, lo status di leader, i suoi obiettivi e l'efficacia nel raggiungerli. Per i personaggi maschili, al contrario di quelli femminili, la percentuale di ruoli di leadership è aumentata in modo lineare in funzione dell'età.  I personaggi maschili di 40, 50 e 60 anni hanno svolto ruoli di leadership significativamente più spesso di quelli femminili nelle stesse categorie di età. Per quanto riguarda il potere occupazionale, la percentuale di personaggi maschili e femminili è aumentata in modo lineare in funzione dell'età. Per quanto riguarda gli obiettivi, i personaggi maschili di tutte le categorie di età avevano degli obiettivi. 

Al contrario, per i personaggi femminili, invece, il perseguimento degli obiettivi è diminuito in modo significativo e lineare in funzione dell'età. La preservazione degli obiettivi per i personaggi femminili è diminuita da un massimo del 70% delle adolescenti al 44% per le cinquantenni e al 49% per i personaggi femminili sessantenni e oltre. I personaggi femminili di 20, 40 e 50 anni avevano una probabilità significativamente inferiore rispetto ai personaggi maschili della stessa età di avere degli obiettivi. (Lauzen, Dozier, 2005). 

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Tutti questi dati sono importanti perché i media svolgono un ruolo importante nella società. Riportano gli eventi attuali, forniscono quadri interpretativi, mobilitano i cittadini, riproducono la cultura e la società dominante, e intrattengono (Llanos e Nina, 2011). In quanto tali, i media possono essere un agente importante nella promozione dell'uguaglianza di genere, sia all'interno dell'ambiente di lavoro (in termini di impiego e promozione del personale femminile a tutti i livelli) sia nella rappresentazione di donne e uomini (in termini di rappresentazione equa del genere e di uso di un linguaggio neutrale e non specifico per il genere).

Alcuni studi hanno rilevato che, sebbene il numero di donne che lavorano nei media sia aumentato a livello globale, le posizioni di vertice (produttori, dirigenti, capo redattori ed editori) sono ancora dominate dagli uomini (White, 2009). 

Il Global Media Monitoring Project (GMMP) riporta che in tutto il mondo le giornaliste hanno maggiori probabilità di essere assegnate ad argomenti soft come la famiglia, lo stile di vita, la moda e l'arte. Le notizie considerate serie e dure, quali la politica e l'economia, hanno molte meno probabilità di essere scritte o trattate da donne.

Il livello di partecipazione e di influenza delle donne nei media ha implicazioni anche per i contenuti: è più probabile che le professioniste dei media riflettano le esigenze e le prospettive delle altre donne rispetto ai loro colleghi uomini. Tuttavia, non tutte le donne che lavorano nei media sono consapevoli delle questioni di genere e inclini a considerare i particolari bisogni e le prospettive delle donne. Una recente ricerca condotta in 18 Paesi diversi mostra che gli atteggiamenti dei giornalisti uomini e donne non differiscono in modo significativo (Hanitzsch & Hanusch, 2019). Nonostante ciò, la presenza di donne alla radio, in televisione e sulla carta stampata ha maggiori probabilità di fornire modelli di ruolo positivi per le donne e le ragazze, di guadagnare la fiducia delle donne come fonti e intervistate e di attrarre un pubblico femminile.

Un'equa rappresentazione di genere nei media, dove le donne non subiscono degli standard diversi da quelli maschili,  dovrebbe essere un'aspirazione professionale ed etica sulla base del rispetto per l'accuratezza, la correttezza e l'onestà (White, 2009). Eppure, la rappresentazione sbilanciata dei generi è molto diffusa. Il Global Media Monitoring Project rileva che le donne hanno più probabilità degli uomini di essere presentate come vittime nelle storie di cronaca e di essere identificate in base allo status familiare. Le donne hanno anche molte meno probabilità degli uomini di apparire nei titoli dei giornali di tutto il mondo e di essere considerate "portavoce" o "esperte". Alcune categorie di donne, come quelle povere, anziane o appartenenti a minoranze etniche, sono ancora meno visibili. Tutto questo influenza la nostra quotidianità, il modo in cui trattiamo le donne e il peso che diamo alle loro parole e opinioni. 

4. Double Standard, Scienza e Premi

Nel campo delle materie STEM (sigla composta dalle iniziali di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica in inglese), la discriminazione di genere è evidente a livello strutturale. 

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Secondo una ricerca di Save the Children, infatti, le donne sono sottorappresentate sia nei percorsi di studio che nelle posizioni lavorative che si avvicinano di più all’ambito scientifico. Le cause sono da ricercare nell’educazione culturale che le bambine subiscono, e anche poi nelle stesse strutture in cui andranno a lavorare: lo stereotipo - che ancora sopravvive - delle persone di sesso femminile come meno adatte a questo tipo di professioni perché logiche e razionali (capacità di tipico stampo maschile) fa sì che vengano educate a perseguire altri tipi di percorsi, sottraendo loro l’opportunità di esplorare anche questo campo. Infatti, se fin dal principio le donne vengono scoraggiate a perseguire carriere accademiche nel campo delle STEM, va da sé che poi - analizzando i gradi lavorativi e di ricerca più alti - esse siano non completamente assenti ma quasi. 

Alcune discipline sono più problematiche di altre, come la matematica, la fisica e l’ingegneria. Quando si parla di biologia e scienze sociali, il gap si riduce, ma il solo fatto che esso esista indica che ci sia un nodo da sciogliere che risale a delle credenze particolarmente radicate che fanno presa sul modo in cui i bambini e le bambine vengono educati e cresciuti.

Allo stesso tempo, l’ambiente lavorativo scientifico è particolarmente ostile alle donne, proprio sulla base del pregiudizio che le vuole più affini all’irrazionalità e ai sentimenti, mentre giudica gli uomini portatori di ragione e oggettività. Questa teoria impedisce l’accesso delle giovani ai percorsi STEM e, conseguentemente, essendo loro sottorappresentate, contribuisce ad aumentare la disparità di genere in questo campo.

Gli esempi più eclatanti di questo double standard si possono ritrovare in varie storie di donne che sono state parte fondamentale - se non addirittura esse stesse colonna portante - nelle scoperte scientifiche che hanno poi portato alla vincita di premi Nobel. Il loro nome, però, è rimasto inconsiderato e molto spesso l’Accademia di Svezia ha preferito assegnare il riconoscimento a loro colleghi o personalità affini di sesso maschile. 

La vicenda di Rosalin Franklin è forse la più famosa: scattò la foto che raffigurava la struttura a doppia elica del DNA ma la scoperta venne poi rubata da James Watson e Francis Crick, che nel 1962 vinsero il Nobel per la medicina. Oppure, la vicenda di Jocelyn Bell, che osservò per la prima volta le stelle pulsar e meritò effettivamente il riconoscimento nel 1974, che invece venne assegnato al suo supervisor Anthony Hewish e a un altro radioastronomo. O ancora, spostandoci in Cina, è celebre la storia di Wu Jianxiong che, col suo esperimento di fisica nucleare, dimostrò un principio teorizzato da Tsung Dao Lee e Chen Ning Yang. Il Nobel venne però vinto solo da questi ultimi, cancellando completamente il nome della scienziata dalla scoperta.

5. Double Standard e stereotipi nel mondo dell’editoria

Il business editoriale non è esente da queste dinamiche sessiste, sia per quanto riguarda la pubblicazione dei libri e che messaggio portano al loro interno, sia per quanto riguarda il divario tra lavoratrici e lavoratori, scrittrici e scrittori. 

Maria Cristina Ianiro e Giulia Regoli scrivono del double standard su CanadaUsa

A partire dai libri per l’infanzia e per la scuola, infatti, molto spesso nei cataloghi delle case editrici si trovano libri che replicano gli stereotipi di genere, specialmente nell’ambito familiare tradizionale: la mamma è quella che fa le faccende di casa, mentre il papà lavora o si dedica ad attività meno pratiche, come la lettura e la musica. I ruoli vengono così cristallizzati e le nuove generazioni continuano a essere immesse in questo circolo vizioso per cui non c’è possibilità di rompere i paradigmi socioculturali sessisti che si formano.

Esplorando invece il mondo della scrittura, nel cosiddetto genere della Women’s Fiction (chiamata anche chick lit in maniera più infantilizzante) è evidente la discriminazione che colpisce le scrittrici e il proprio pubblico: le donne scrivono solo per le donne, di argomenti leggeri e spesso considerati frivoli, di storie d’amore estremamente romanticizzate e dei loro sentimenti. Questo tipo di libri non viene pensato come fruibile anche dagli uomini, che invece nella lettura ricercherebbero un più alto grado di intellettualità. 

Anche in questo caso, il double standard relega le scrittrici a una dimensione più bassa e più ristretta rispetto ai loro corrispettivi maschili, come similmente accade nel campo già visto relativo alla rappresentazione delle donne e alla partecipazione attiva delle donne nei media. Questo è anche il motivo per cui moltissime autrici con alto potenziale non vengono lette da uomini, in un atto misogino di svalutazione e disconoscimento

Perciò, è chiaro come la discriminazione parta sia dal mondo editoriale che in primis pubblica libri che replicano le dinamiche sessiste della società, invece che andare a contrastarle (specialmente nel campo dell’educazione), sia dai consumatori, che preferiscono leggere testi scritti da uomini. Così, per le scrittrici diventa difficile pubblicare e vendere i propri lavori. Spesso, infatti, il problema non è ciò che scrivono ma la loro identità di genere, come dimostra la storia di Catherine Nicols che, utilizzando uno pseudonimo maschile, ha ricevuto una quantità otto volte superiore di risposte all’invio della sua opera rispetto a quelle avute con il suo vero nome.

6. Double standard sessuale

Il double standard sessuale (SDS) suggerisce che le donne sono valutate negativamente e gli uomini positivamente per aver messo in atto comportamenti sessuali simili (Zaikman et al. 2016). Secondo la teoria dei ruoli sociali, l'SDS esiste a causa delle strutture dei ruoli di genere. Oltre alle violazioni del ruolo di genere nel comportamento sessuale, esistono altre due violazioni dei ruoli di genere: le norme di orientamento sessuale eterosessuale e le caratteristiche del ruolo di genere. 

Maria Cristina Ianiro e Giulia Regoli scrivono del double standard su CanadaUsa

In uno studio del 2021 condotto da Joyce J. Endendijk e i suoi colleghi, viene sottolineato che esistono differenze individuali nella misura in cui le persone approvano questi doppi standard. I ricercatori hanno cercato di esplorare i fattori che potrebbero influenzare lo sviluppo di norme di comportamento sessuale, in particolare durante l'adolescenza. Poiché i coetanei, i genitori e i media sono le principali fonti di socializzazione per gli adolescenti, i ricercatori hanno studiato come la rappresentazione dei doppi standard sessuali da parte di ciascuna di queste fonti possa influenzare le aspettative degli adolescenti sul comportamento sessuale maschile e femminile. I risultati suggeriscono che i coetanei e i media esercitano un'influenza importante sulle aspettative degli adolescenti riguardo al comportamento sessuale maschile e femminile. Gli adolescenti che hanno percepito doppi standard sessuali più tradizionali trasmessi dai media e dai coetanei hanno approvato loro stessi norme SDS più tradizionali, replicando quindi un sistema patriarcale e misogino. 

Il doppio standard sessuale ha ricevuto molta attenzione da parte dei critici contemporanei della cultura occidentale (Lamb, 2002). Per esempio, lo studio di Lamb ha documentato le molestie e l'angoscia vissute dalle ragazze adolescenti che sono state bollate con termini sessuali dispregiativi dai loro coetanei. Altri autori hanno criticato il modo in cui i media contribuiscono a creare e a rafforzare gli stereotipi negativi sulle donne sessualmente attive (Waggett, 1989) e come questi stereotipi possano contribuire alla violenza contro le donne (Malamuth & Check, 1981). Data la potenza del doppio standard sessuale nel discorso contemporaneo, si potrebbe supporre che gli scienziati comportamentali abbiano documentato ampiamente il doppio standard e abbiano identificato molti dei meccanismi che lo generano e lo sostengono. Nonostante le numerose ricerche sistematiche, tuttavia, non è semplice per gli scienziati capire cosa genera il meccanismo del SDS

Nello studio di Zaikman, il campione testato ha dovuto analizzare situazioni e comportamenti maschili e femminili prima in gruppo, con gli altri partecipanti allo studio, e poi singolarmente. È stato notato che, nel primo caso, il campione ha mostrato un doppio standard nei campi della dominanza, del successo e dell'intelligenza. Nello specifico, le valutazioni degli obiettivi maschili sono positivamente correlate all'esperienza sessuale, mentre le valutazioni degli obiettivi femminili non sono correlate all'esperienza sessuale. Questo effetto contrasta totalmente con il risultato ottenuto nei test individuali in cui le valutazioni dei target maschili e femminili non erano correlate all'esperienza sessuale. Questo risultato può essere legato a norme di genere pervasive. Ci si aspetta che gli uomini siano assertivi, controllanti e potenti, mentre dalle donne non ci si aspetta che si comportino in questo modo (Cejka & Eagly, 1999). Nella condizione di gruppo, questi stereotipi di genere potrebbero essere diventati più salienti, facendo emergere una relazione positiva tra l'esperienza sessuale e la dominanza per gli obiettivi maschili.

Aldilà di quelle che sono le percezioni che la società ha sull’attività sessuale maschile contro quella femminile, un altro problema, forse ben più grave, legato al doppio standard sessuale è il tema della violenza

Secondo un recente studio di Kim et. al. (2019), che si proponeva di esaminare l'associazione tra doppio standard sessuale, riconoscimento della violenza sessuale e assertività sessuale tra gli studenti universitari coreani, il fenomeno del SDS ha delle conseguenze terribili sulla vita delle donne. Dallo studio, infatti vengono confermati una serie di risultati già riscontrati in altre ricerche, come ad esempio che il sesso rappresenta per glli studenti universitari maschi la massima realizzazione mentre per le studentesse è spesso legato a uno stato di confusione (Cho B., 2015). Ciò è un’ulteriore conferma del fatto che anche gli studenti universitari hanno doppi standard sessuali incompatibili

In un altro studio, è stato dimostrato che il doppio standard sessuale esercita una relazione significativa sull'identità sessuale e sulle situazioni sessuali (Res D, 2014). Secondo Danube et al. (2016), le giovani donne con un doppio standard sessuale conservatore tendono a essere riluttanti a rifiutare le situazioni sessuali e finiscono spesso in situazioni sessuali non sicure, perché poco informate sul tema e meno capaci di difendersi.

Tramite una serie di analisi, lo studio di Kim et al. è riuscito a dimostrare che i punteggi relativi ai doppi standard sessuali, al riconoscimento della violenza sessuale e all'assertività sessuale delle studentesse erano tutti superiori a quelli degli studenti maschi, questo vuol altresì dire che per le donne determinate scelte e atteggiamenti hanno un valore diverso dagli uomini

I dati indicano infatti che i doppi standard sui ruoli sociali e sui ruoli sessuali attesi da uomini e donne sono diventati meno estremi rispetto al passato. È un cambiamento positivo che il riconoscimento delle donne sia diventato più aperto e che la loro assertività sessuale sia migliorata, tuttavia è necessario puntualizzare come la consapevolezza che le donne hanno rispetto al concetto di violenza non è pari, in alcun modo, rispetto a quello che hanno gli uomini. 

Molte ragazze intervistate hanno dichiarato di aver dovuto imporsi più volte prima che un uomo si fermasse dal procedere con un rapporto sessuale.  Infatti, la valutazione differenziata del comportamento sessuale delle donne e degli uomini ha un impatto importante sulla vita delle donne, non solo perché fisicamente più deboli ma perché in ogni aspetto del loro vivere quotidiano sono negativamente influenzate dagli uomini

Per quanto non sia semplice trovare un collegamento diretto tra doppio standard sessuale - ma non solo -  e violenza sulle donne, è importante rendersi conto di quanto sovente certi stereotipi e certe idee si generino automaticamente nel nostro cervello, soprattutto in determinati contesti sociali. Per questo motivo, secondo gli autori (sia Kim et al che Zaikman), è necessario approfondire la ricerca su come i doppi standard sessuali influenzino le donne dal punto di vista emotivo e comportamentale, affrontando i problemi dei metodi di ricerca esistenti. 

Inoltre, è necessario sviluppare programmi educativi pratici e sistematici per promuovere pratiche sessuali sane e l'educazione tra gli studenti universitari.

7. Conclusioni

Nella Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, è importante ricordare che la violenza, l’odio e la misoginia nascono da preconcetti e comportamenti che vengono assimilati automaticamente, che non vengono dubitati e messi in prospettiva. Il doppio standard, in ogni suo aspetto, da quello politico a quello sessuale, influenza il pensiero di tutti noi ed è proprio per questo che è importante riconoscerlo, perché è parte della piramide di violenza psicologica che poi sfocia in fisica, causando le molestie, gli abusi e i femminicidi che fino ad oggi ci sono stati. 

8. Fonti

Archive, I. (2022). 2001: John Prescott punches protestor [Video]. In YouTube. https://www.youtube.com/watch?v=4Kyi6G9l_CU 

Axenderrie, G. (n.d.). Twitter. Retrieved November 20, 2022, from https://twitter.com/gaxenderrie/status/1526221076933623811?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1526221076933623811%7Ctwgr%5E27d6d41d806472052ad86a609414e4b4e2e8f7f2%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.indy100.com%2Fpolitics%2Fjohn-prescott-punched-protester-21-years-ago 

Bazzini, D. G., McIntosh, W. D., Smith, S. M., Cook, S., & Harris, C. (1997). “The aging woman in popular film: Underrepresented, unattractive, unfriendly, and unintelligent.” Sex Roles, 36(7–8), 531–543. https://doi.org/10.1007/bf02766689 

Berg, L. R. V., & Streckfuss, D. (1992). “Profile:Prime‐time Television’s portrayal of women and the world of work: A demographic profile”. Journal of Broadcasting & Electronic Media, 36(2), 195–208. https://doi.org/10.1080/08838159209364167  

Brooks, D. J. (2011). “Testing the double standard for candidate emotionality: Voter reactions to the tears and anger of male and female politicians.” The Journal of Politics, 73(2), 597–615. https://doi.org/10.1017/s0022381611000053 

Burcu, Y. (2022, August 18). Finnish prime minister sparks controversy after video leaks of partygoers shouting ‘cocaine.’ https://www.aa.com.tr/en/europe/finnish-prime-minister-sparks-controversy-after-video-leaks-of-partygoers-shouting-cocaine-/2664126 

Cejka, M. A., & Eagly, A. H. (1999).” Gender-Stereotypic images of occupations correspond to the sex segregation of employment.” Personality and Social Psychology Bulletin, 25(4), 413–423. https://doi.org/10.1177/0146167299025004002 

Choo, B. (2015). “A qualitative analysis of college students’ sexual script: Maintenance of and cracks in the double standard.” Forum For Youth Culture, 42, 129. https://doi.org/10.17854/ffyc.2015.04.42.129 

Clips, S. (2022). ‘I am human’: Finnish Prime Minister Marin address party incident [Video]. In YouTube. https://www.youtube.com/watch?v=CPVvDQ06cIY&themeRefresh=1 

Danube, C. L., Norris, J., Stappenbeck, C. A., Cue Davis, K., George, W. H., Zawacki, T., Morrison, D. M., & Abdallah, D. A. (2015). “Partner type, sexual double standard endorsement, and ambivalence predict abdication and unprotected sex intentions in a community sample of young women.” The Journal of Sex Research, 53(4–5), 601–613. https://doi.org/10.1080/00224499.2015.1061631 

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Foto 1 da La Chirico.

Foto 2 da What Politics Means.

Foto 3 da Sporcle.

Foto 4 da Film Birmingham.

foto 5 da Times Higher Education.