“Bottoms”, o il fight club queer di cui c’era bisogno

Giulia Regoli

Giulia Regoli scrive di Bottoms di Emma Seligman su CanadaUsa

Bottoms (2023) è il secondo e ultimo film uscito diretto da Emma Seligman. Dopo il successo irriverente di Shiva Baby (2021), la regista è tornata all’opera insieme all’attrice Rachel Sennott, costruendo una commedia queer sfacciata, sarcastica e - soprattutto - estremamente divertente

Il setting è quello del tipico teen movie americano: le protagoniste sono due ragazze lesbiche adolescenti (PJ e Josie) che sono anche le tipiche emarginate, invisibili agli occhi delle loro compagne di scuola. Dopo che, per pura casualità, si diffonde la falsa voce che le due siano state in riformatorio durante l’estate e abbiano commesso degli atti violenti, le stesse decidono di fondare una sorta di fight club: un raduno pomeridiano nella palestra del liceo in cui le ragazze possano imparare forme di autodifesa fisica sperimentando tra loro in maniera anche abbastanza brutale. Il vero obiettivo di PJ e Josie, però - almeno inizialmente -  è quello di riuscire a parlare con queste ragazze per scopi romantici e/o sessuali. Da qui, la trama si srotola poi toccando quasi tutti i tipici cliché dei drammi adolescenziali americani, ribaltandoli e sfruttandoli per mostrare l’assurdità del mondo reale.

Lo stile registico di Emma Seligman è fortemente permeato da una spiccata ironia e da una grottesca esasperazione delle dinamiche e dei comportamenti dei personaggi - atmosfera che risulta evidente specialmente in Bottoms, dove per esempio i ragazzi sono i padroni della scuola e vengono messi su un piedistallo a prescindere dalle loro azioni, nonostante si comportino come bambini capricciosi ed egoriferiti, volontariamente inconsapevoli del mondo che li circonda. In questo universo, le ragazze provano una rabbia che non sanno nemmeno di avere dentro, e che riescono a riconoscere e a esprimere solo tramite la sorellanza e la solidarietà reciproca. Così, la provocazione del film sta proprio nel mostrare apertamente dinamiche che sottendono alla società contemporanea, e che divertono proprio per questo.

Giulia Regoli scrive di Bottoms di Emma Seligman su CanadaUsa

Uno dei punti focali, poi, è il ribaltamento di questi stessi meccanismi: Bottoms è un film queer non solo per le tematiche che tratta, ma anche per il modo in cui le affronta - percorrendo strade di rappresentazione che deviano dai classici tracciati. Infatti, tra le pellicole che sono state d’ispirazione a Emma Seligman, vengono citati dei teen cult: uno su tutti Mean Girls, uno dei film più famosi degli anni 2000 che contiene delle sequenze satiriche graffianti e una critica sociale abbastanza evidente per il suo genere. Prendendo questa via, e ovviamente incorporando altre istanze femministe che si stanno rendendo sempre più urgenti, Bottoms risulta una commedia non solo estremamente godibile, ma anche di un tipo di comicità allineata a un posizionamento politico ben preciso, e per questo ancora più piacevole. Infatti, mettendo in risalto categorie sociali oppresse - sia sulla base del genere che dell’orientamento sessuale - e riprendendo anche tratti cinematografici da un mondo ingiustamente classificato come frivolo e “femminile” in senso dispregiativo (come si nota, per esempio, dalle musiche scelte), il lungometraggio è creato per essere un’esperienza fruibile e di puro intrattenimento.

Per questi motivi, Bottoms non è un film politico - almeno, non in maniera didascalica - ma contiene in sé una visione del mondo comunque politicizzata: è proprio questo fatto a renderlo divertente senza puntare all’offesa o alla denigrazione. Quella di Emma Seligman è, infatti, una rappresentazione sicuramente esasperata ma non lontana dalla realtà: agli uomini, in quanto appunto uomini, viene fatto passare tutto, mentre donne e persone queer vogliono bruciarlo, questo tutto.

 

Foto 1 da Mubi.

Foto 2 da Movieplayer.

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