"Broken Flowers": il rosa dell'azione

Maria Cristina Ianiro

Con la nomination alla Palma d’Oro, con la vittoria del Gran Prix nel 2005 al Festival di Cannes e con un incasso al botteghino che ha superato i 47 milioni di dollari, Broken Flowers (2005) è diventato ormai un classico della cinematografia di Jim Jarmusch, famosissimo regista e sceneggiatore indipendente americano. 

 

La trama del film ricalca topoi classici: Don Johnston (Bill Murray), un ex Don Giovanni ormai molto più simile a un Oblomov in tuta da ginnastica, è stato appena lasciato dalla sua ultima amante, Sherry (Julie Delpy). Una rottura che lascia Don in un chiaro stato di rassegnazione: lo vediamo infatti solo e abbandonato, inerte e inetto, incapace di reagire, aggrappato come Oblomov al suo divano, a guardare “Le avventure di Don Giovanni” in tv. La crisi si interrompe, però, all’improvviso. Don dovrà infatti riflettere sul suo passato quando riceve per posta una misteriosa lettera rosa scritta da un'altrettanto misteriosa ex: a quanto pare ha un figlio ormai diciannovenne che è alla sua ricerca. 

 

Se l’istinto è quello di non agire, Don viene esortato a indagare dal suo più caro amico e vicino di casa, Winston (Jeffrey Wright), un investigatore dilettante e padre di famiglia. Esitante, Don si lascia convincere e intraprende così un vero e proprio viaggio attraverso il paese alla ricerca di indizi da quattro ex fiamme (Frances Conroy, Jessica Lange, Sharon Stone e Tilda Swinton). Le visite non annunciate a ognuna di queste donne uniche riservano a Don nuove sorprese, mentre affronta in modo disordinato il suo passato e, di conseguenza, il suo presente.

Broken Flowers recensione maria cristina ianiro

Quando arriva dalle sue ex, Don porta sempre un mazzo di fiori rosa, un simbolo, un  gesto per trovare un punto di incontro dopo tutto il tempo passato. Quattro mazzi di fiori diversi che dividono il film in quattro episodi non collegati tra loro. È proprio il rosa il primo indizio che cerca in tutte le case in cui si reca.

 

Nella sua prima tappa, Don bussa alla porta di una casa alla ricerca di Laura (Sharon Stone).  Viene però accolto da Lolita (Alexis Dziena) (nomen omen), figlia della donna, una ragazzina completamente ignara del suo fascino e del peso del nome che porta, così inconsapevolmente seducente dal rendere la situazione estremamente scomoda e imbarazzante per il protagonista. La reazione di Don, da bravo antieroe, è quella di scappare ma, mentre ci prova,  Laura torna dal lavoro. Scopriamo così che la donna è diventata da poco vedova di un pilota di auto da corsa. Per quanto single, il suo è un  carattere ottimista ed energico. Accoglie Don al meglio delle sue possibilità, lo guarda con affetto, gli racconta di quanto ami il suo lavoro come organizzatrice di armadi. Durante la loro cena, lo spettatore si attende che Don provi a intavolare il discorso, a capire se sia lei la misteriosa autrice della lettera. Eppure non fa domande dirette, non ne è in grado, cerca indizi qua e là e lascia che le cose succedano. Si ritrova, infatti, a passare la notte con lei riprendendo il suo viaggio l’indomani. 

 

La seconda visita lo porta da Dora (Frances Conroy), che vive con il marito in una nuova casa in un complesso residenziale sorto di recente. La conversazione a tavola è artificiale e tesa. Il volto di Dora sembra un fiore secco e appassito, una pallida ombra di quello che era in una vecchia foto. Don sembra non riconoscerla affatto e anche lo spettatore si sente confuso: come può lo stesso uomo essere stato con due donne così diverse? L'unico argomento affrontato a tavola non è proposto né da Dora né da Don, ma dal marito di lei, il cui unico interesse è la sua redditizia attività di prefabbricati. C'è una sensazione di vuoto e di freddo nell'aria, nonostante i bei mobili e i fiori della casa. Don come suo solito indaga, cerca indizi, non fa domande dirette (forse qualcuna in più rispetto all’incontro con Laura), ma è ancora solamente uno spettatore esterno. 

Broken Flowers recensione maria cristina ianiro

La terza tappa di Don è l'ufficio di un'eccentrica donna che di mestiere fa la comunicatrice di animali: Carmen (Jessica Lange). La sua receptionist (Chloe Sevigny) accoglie Don con freddezza e sostiene che Carmen sia molto impegnata. Don, però, è lì per uno scopo e riesce a far in modo di incontrarla. È forse la prima volta in tutto il film che Don inizia concretamente a fare qualcosa in più. Durante la loro chiacchierata, Carmen è interessata solo a vantarsi del suo successo professionale e del suo dono unico di comunicare con gli animali domestici. Quando le viene chiesto cosa le sta dicendo il gatto sulle sue ginocchia riguardo a Don, la sua risposta è: "Hai un piano nascosto!". Senza alcun sentimento, manda via Don con il suo mazzo di fiori.

 

Il suo viaggio diventa ancora più deprimente quando incontra Penny (Tilda Swinton) in uno sfasciacarrozze di un rifugio rurale per motociclisti. Penny sembra un animale selvatico ferito, con occhi pieni di dolore e rabbia. Non vuole assolutamente vederlo, nonostante tutto il tempo passato. Per assicurarsi che lui recepisca il messaggio, uno dei suoi rudi amici motociclisti dà un pugno in faccia a Don. Nella scena in cui lotta per rimettersi in piedi, vediamo i fiori sparsi nella terra, spezzati, esattamente come lui. È qui che Don nota una macchina da scrivere rosa rotta in mezzo a un mucchio di cianfrusaglie. Questa macchina da scrivere potrebbe essere collegata alla lettera anonima? Non lo scopriremo mai, Don non indaga abbastanza per farci capire esattamente cosa sia successo. 

 

La sua ultima visita è al cimitero dove è stata sepolta la quinta candidata a madre di suo figlio. A lei, Don offre un mazzo di rose accuratamente sistemato, sicuramente il più bello di tutto il film. Don rimane in assoluto silenzio tra i morti e le foglie cadute, una figura stoica fino alla fine. Ma nell'ultima tappa del viaggio di ritorno, notiamo una piccola lacrima che gli scende sulla guancia. Una lacrima silenziosa che riassume le emozioni che ha accuratamente nascosto dietro la sua espressione vuota. Non sapremo mai con certezza se la lacrima parli del lutto per la fine delle relazioni, del dolore per i sogni infranti o della delusione per non aver trovato suo figlio, ma possiamo percepire la profondità dei suoi sentimenti. In questo senso Bill Murray offre una performance strepitosa, non parla quasi mai, muove pochissimi muscoli e le sue espressioni laconiche sono perfette per il personaggio di Don.  

Broken Flowers recensione maria cristina ianiro

Verso la fine del viaggio, in una tavola calda, Don si dimostra gentile con  un giovane appena conosciuto, decidendo di offrirgli il pranzo. Parla con lui, cerca quelle conferme che in tutto il viaggio non ha trovato. Questo ragazzo potrebbe essere suo figlio? È proprio dopo questa insinuazione di Don che il ragazzo scappa spaventato. Alla sua fuga, Don prova a inseguirlo: finalmente, fa qualcosa di concreto. Ora è un uomo cambiato: è uscito dalla sua esistenza letargica per perseguire qualcosa con passione e determinazione. 

 

Nell'ultima scena, per la prima volta nella sua vita, Don è pienamente cosciente dei suoni e dei panorami che lo circondano. Bill Murray riesce a trasmettere questa sicurezza in modo chiaro allo spettatore. Con gli occhi spalancati, osserva l'ambiente circostante come un'aquila affamata di prede. La sua apatia è ora inghiottita dalla vita e dall'eccitazione del momento. Risvegliato, accelerato e trasformato, Don è ora connesso con ciò che conta davvero nella vita. Un nuovo scopo si è impossessato di lui. Sente che un nuovo inizio è nell'aria. Cosa spiega la straordinaria trasformazione di Don?

 

Ecco, questa è la domanda a cui ogni spettatore può rispondere per sé. Jarmusch non ha risposte per il suo pubblico ma ognuno può leggere nella fine del film ciò che vuole: forse Don non ha risolto alcun mistero; forse il ragazzino di cui era alla ricerca non era tanto suo figlio ma se stesso. Le quattro ex amanti infatti rappresentano quattro capitoli del passato di Don: Laura, la superficialità dell'irresponsabile edonismo giovanile; Dora, le vuote promesse della ricchezza; Carmen, il totale fallimento delle relazioni umane basate sul soddisfacimento di bisogni egoistici e agende personali; Penny, il fallimento della controcultura degli easy riders. Infine, la tomba di un’amante senza nome sta a rappresentare l'inevitabile destino di tutti i viaggi umani. Alla fine della revisione della sua vita, Don è più castigato che sconfitto, più triste ma più saggio. Rendendosi conto di aver percorso tutti i vicoli ciechi della cultura americana, inizia ad apprezzare la necessità di prendersi cura di qualcuno e di qualcosa che gli sopravviverà.

 

La chiave della trasformazione di Don, personaggio espressamente creato per Bill Murray, è quindi l'azione: intraprendere un viaggio rischioso nel passato, offrire generosamente mazzi di fiori alle sue ex e cercare indizi significativi in ogni posto in cui si reca. 

 

Non è importante quello che prova e quello che pensa, ma le azioni che decide di compiere. Per tutto il tempo, anche verso la fine del viaggio, Don crede che l'idea stessa del viaggio fosse stupida e che non abbia cambiato nulla nella sua vita, ma le sue azioni raccontano una storia diversa. Don è alla ricerca, corre dietro a qualcuno e si ricollega, finalmente, alla vita.

 

Foto 1 da Malesangue

Foto 2 da Cinemacritico

Foto 3 da Salteditions