Maria Cristina Ianiro
Avere o non avere figli è un diritto umano che tutti dovrebbero poter esercitare senza giudizi o critiche. Alcune persone non possono avere figli biologici e altre scelgono di non averne per motivi sociali, economici, ambientali o di altro tipo. Molti adulti e coppie che non hanno figli vivono una vita molto soddisfacente. Tuttavia, nella società c'è ancora uno stigma legato all'essere senza figli, in particolare nel caso delle donne che non diventano madri. Il 1° agosto è la Giornata internazionale Childfree, nata per rivendicare a gran voce la libertà di coloro che scelgono di non avere figli. Questa giornata di riconoscimento aiuta a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'intenzione di non avere figli e a sostenere coloro che fanno questa scelta.
Quando si parla di persone che non hanno figli, ci sono alcune definizioni importanti da sottolineare prima di poter continuare a parlare dell’argomento.
In inglese, al contrario che in italiano, esistono due parole che possono essere utilizzate: childless e childfree. La prima si riferisce a persone che desiderano avere figli ma non li hanno; la seconda - oppure espressioni come intentionally childless, voluntary childless - si riferiscono a persone che hanno scelto di non avere figli. Childfree è quindi la parola che enfatizza al meglio l’intenzionalità e la volontà di non avere figli ed è il termine che riconosce davvero quanto le persone childfree non siano “meno” (less) di altre. (Varian, 2021)
In italiano è molto difficile dare questa sfumatura di significato, proprio per questo motivo nell’articolo verranno utilizzate le due parole inglesi per cercare di spiegare al meglio le motivazioni sulla scelta delle persone childfree.
Inoltre, proprio perché la terminologia italiana “senza figli” non specifica l’intenzionalità di scelta, è stato deciso di utilizzare riferimenti statistici statunitensi essendo effettivamente più chiari ed esplicativi sulla percentuale di persone childfree e quella di persone childless.
Da quando negli anni '60 si è diffusa la disponibilità e l'uso della pillola anticoncezionale, le donne hanno avuto un maggiore controllo sulle loro scelte riproduttive, tra cui quella di non avere figli. Tra il 2006 e il 2010, si stima che negli Stati Uniti il 6,0% delle donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni fosse childfree (Martinez G. et al 2012). Questa cifra è aumentata al 7,4% tra il 2011-2015 e poi al 7,6% tra il 2015-2017, con l'aspettativa di continuare questo costante aumento in futuro (National Survey of Family Growth. 2019.).
Nonostante sia importantissimo studiare e analizzare la percentuale di donne childfree, statistiche simili non sono state pubblicate dallo stesso National Survey of Family Growth per quanto riguarda gli uomini. Secondo la Dottoressa Varian, psicologa presso il Parkview Behavioral Health Institute, l’assenza di studi specifici su uomini childfree è dovuta al fatto che nella società occidentale, la scelta di non avere figli da parte di maschi è considerata normalissima: su di loro non viene applicato lo stesso stigma che subiscono le donne, tanto da non venire nemmeno citati negli studi. (Varian, 2021). Sono proprio le donne che hanno iniziato ad agire e ad attivarsi su questo tema.
Nel 1972, infatti, le attiviste childfree Ellen Peck e Shirley Radl fondarono la National Organization for Non-Parents (NON), la prima organizzazione dedicata alla difesa dei diritti dei "senza figli per scelta". Nata al confine tra politica identitaria e attivismo ambientale, NON ha promosso la vita senza figli come scelta riproduttiva socialmente rispettabile e politicamente responsabile. Al di là delle argomentazioni sull'urgenza del controllo demografico, NON ha offerto negli anni una critica sofisticata dell'emarginazione dei cittadini senza figli (childless e childfree) in una società intensamente pronatalista. Gli attivisti childfree hanno affrontato una feroce opposizione da parte di coloro che ritenevano che la riproduzione e la genitorialità fossero caratteristiche distintive della famiglia americana e, quindi, dei valori occidentali. Abbracciando il linguaggio della scelta riproduttiva, NON è stata in grado di attenuare alcune delle controversie che circondano la sua crociata childfree e di portare l'assenza volontaria di figli nel mainstream del pensiero americano (Healey, 2016).
La battaglia iniziata ufficialmente negli anni ‘70 si concentra proprio sul combattere tutti quegli stereotipi che le persone childfree sono costrette a subire. Queste etichette possono dipingere coloro che scelgono di vivere senza figli come egoisti, innaturali, anormali (Doyle, J., et al 2012), o insoddisfatti e infelici (Veevers, J. E., 1973). Tuttavia, nessuno di questi presupposti è necessariamente vero. Inoltre, alcuni studi hanno rilevato che le donne childfree hanno semplicemente valori e atteggiamenti diversi rispetto alle madri o alle donne che desiderano avere figli (DeVellis et al, 1984). Si ritiene poi che le coppie childfree abbiano una soddisfazione coniugale inferiore a quella dei genitori (LaMastro, 2001), il che non è automaticamente vero, dato che i genitori in età fertile hanno una soddisfazione coniugale significativamente inferiore a quella dei non genitori (Twenge, Campbell & Foster, 2003). Tra l'altro, il fatto che le persone childfree non abbiano figli propri non significa che non amino del tutto i bambini. Molti trovano altri modi per investire nella prossima generazione come diventare insegnanti, impegnarsi a fare da padrini e zii, formarsi per lavorare come professionisti dell'infanzia o psicologi.
Per sommi capi, gli studi hanno individuato molte ragioni per cui una persona può scegliere di non avere figli. Tra questi, il desiderio generale di libertà, la volontà di concentrarsi sugli obiettivi di carriera, le preoccupazioni per l'ambiente e la sovrappopolazione, la presenza di tratti della personalità incompatibili con la genitorialità o la sensazione generale di non essere un buon genitore (Keiser, Dykstra, & Jansen, 2008). Negli studi emerge come molte persone childfree hanno riflettuto a lungo su questa scelta e riconoscono quanto sia difficile essere genitore. Si tratta di un impegno che dura tutta la vita, si tratta di far diventare un bambino un adulto responsabile, ed è per questo che è giusto scegliere una vita diversa se non lo si vuole fare.
Ci sono diversi percorsi che gli adulti possono intraprendere per decidere consapevolmente di rimanere childfree. Per quanto riguarda la questione del come, alcuni adulti scelgono precocemente di non avere o allevare figli e mantengono questa decisione per tutto il corso della vita. Altri possono rimandare la decisione di avere figli per un periodo di tempo tale che alla fine la riproduzione biologica non è più un'opzione. Altri ancora possono avere l'intenzione di avere o allevare figli, ma non lo fanno mai. Chi appartiene a queste due ultime categorie, nonostante possa apparire come persona childless, può arrivare a identificarsi come childfree, insieme a chi sapeva già da tempo che non avrebbe avuto figli.
Nel loro studio sui modelli di maternità in un campione rappresentativo a livello nazionale, Heaton et al. (1999) hanno scoperto che mentre alcuni adulti sono rimasti "coerentemente childfree" nel tempo, altri che inizialmente intendevano avere figli hanno poi cambiato idea e deciso di non farlo. La maggior parte delle indagini quantitative in questo settore non distingue tra chi è volontariamente e involontariamente senza figli e questo a volte è intenzionale (Keizer et al. 2008).
Tuttavia questi studi sono comunque istruttivi per i ricercatori interessati al childfree. Un modello trovato nei percorsi verso l’“assenza di figli”, sia essa una scelta o no, è che questo processo può differire per genere. Il livello di istruzione aumenta la probabilità di rimanere senza figli solo tra le donne. Invece, una carriera stabile aumenta la probabilità di rimanere senza figli tra le donne, mentre aumenta la probabilità di diventare padre per gli uomini.
Gli anni senza partner sono associati positivamente alla mancanza di figli sia tra le donne che tra gli uomini. Non aver avuto una relazione di coppia e aver avuto più relazioni di coppia sono forti determinanti della mancanza di figli, soprattutto tra gli uomini (Keizer et al. 2008).
Le indagini quantitative hanno anche rilevato che le differenze nelle transizioni verso l'età adulta possono giocare un ruolo nei percorsi verso la genitorialità e la non genitorialità. Concentrandosi in generale sulla mancanza di figli, nella condizione childless, piuttosto che su quella volontaria, Hagestad e Call (2007) hanno rilevato che due transizioni in particolare - l'abbandono della casa dei genitori e il matrimonio - hanno avuto un ruolo nella scelta di diventare o meno genitori. Infatti, rispetto a quelli dei genitori, i percorsi delle persone senza figli erano più spesso caratterizzati da inizi tardivi nella vita indipendente, nell'istruzione e nel matrimonio. Le persone senza figli tendono inoltre ad avere tempi di transizione dispersivi, mentre i genitori hanno più probabilità di avere modelli compressi, ovvero di negoziare diverse transizioni all'inizio dell'età adulta in un arco limitato di anni. L'ingresso tardivo nel matrimonio, o la fine precoce del matrimonio, sono elementi che hanno ridotto le possibili seconde opportunità di diventare genitori dopo essersi risposati.
I risultati quantitativi, pur essendo generalmente incentrati su chi è childless e su chi ha figli involontariamente, suggeriscono che gli adulti childfree non raggiungono universalmente la decisione di rimanere tali nella stessa fase della vita o nello stesso modo. Sebbene gli studi qualitativi siano adatti a esaminare processi quali il modo in cui gli individui arrivano a identificarsi come childfree, sono poche le indagini qualitative che si concentrano specificamente sui percorsi che portano all'identità childfree. Tali studi hanno il potenziale per illuminare i modelli quantitativi descritti negli studi sopra citati.
Gran parte della letteratura esamina non come gli adulti si identificano come childfree, ma perché lo fanno (Agrillo e Nelini, 2008). Quando si esamina il motivo per cui alcuni adulti rimangono volontariamente senza figli, le spiegazioni vanno dall'impatto di forze macrosociali, come la crescente partecipazione delle donne alla forza lavoro, a motivazioni di livello micro, come l'autonomia e la libertà. In prevalenza, le spiegazioni dell'aumento dei tassi di persone childfree si concentrano sui principali cambiamenti sociali, come il movimento femminista degli anni ‘70, l'aumento della scelta riproduttiva, la crescente partecipazione delle donne alla forza lavoro, l’attivismo ambientale e le scelte dovute alla sovrappopolazione (Gillespie 2003).
Una parte della letteratura in questo campo ha spostato l'attenzione da questi cambiamenti sociali di macrolivello a processi più micro. Ad esempio, Houseknecht (1987) ha riscontrato che la ragione più comunemente citata per non avere figli è quella legata al desiderio di non rinunciare mai alla propria libertà di realizzazione personale. Nella ricerca di Gillespie (2003), i temi emersi in relazione alla scelta di non avere figli includono per l'appunto la libertà personale ma anche la possibilità di sviluppare relazioni con altri adulti. In uno studio qualitativo, Carmichael e Whittaker (2007) hanno riscontrato anche altri motivi tra cui l'avversione per i cambiamenti di stile di vita che comporta la genitorialità, l'esplicito rifiuto del ruolo materno e il sentirsi inadeguati o abili ma non disposti ad assumere il ruolo di genitori.
In sintesi, la comparazione dei risultati delle indagini quantitative sui percorsi verso l'astinenza volontaria da figli con l'esame qualitativo delle ragioni che gli stessi individui childfree adducono per la loro decisione potrebbe portare a una comprensione ancora maggiore del come e del perché dietro lo status di childfree delle persone childfree.
Questi studi quantitativi e qualitativi sono sicuramente degli ottimi strumenti per comprendere meglio chi sono le persone childfree, perché ci sono, quali stigma subiscono. Questi aspetti sono esplorati e visibili quotidianamente anche sui i social media. Hashtag come #childfreetok, #childfreebychoice e #nothavingkids sono presenti su TikTok da un po' di tempo, ma hanno guadagnato molta più popolarità e trazione nell'ultimo anno. Tutte queste sottocategorie rientrano nell’hashtag #childfree, un trend di TikTok in continua espansione che ha superato i 360 milioni di visualizzazioni.
È proprio su TikTok che la differenza tra i termini childless e childfree è diventata conosciuta ai più. Diversi attivisti ne parlano e, tra i tanti, un filone femminista segue le idee della poetessa e attivista Adrienne Rich. Secondo lei, l'idea di eterosessualità obbligatoria o "comphet" - termine che si riferisce al fatto che l'eterosessualità non è un desiderio naturale nelle donne ma viene appreso - è uno dei motivi per i quali molte donne si convincono di volere figli. Secondo Rich, questo fa sì che le donne adempiano a ruoli di genere che le mettono al servizio degli uomini, sia dal punto di vista sessuale che domestico o emotivo. Ad esempio, in alcune culture è radicata l'idea che la maternità deve avvenire e questo presupposto può essere difficile da combattere.
Seguendo questa teoria, arriviamo quindi a un punto fondamentale: la scelta delle donne di non avere figli è di per sé un argomento stratificato. Sicuramente ciò è diverso dalla decisione di essere genitori single per scelta o di avere figli attraverso la fecondazione in vitro o i surrogati. Come hanno sottolineato diverse TikTokers, molte di loro hanno una relazione ma semplicemente non vogliono avere figli. Le ragioni, sono diverse, talvolta sono incredibilmente personali e complicate.
Alcuni sostengono che la pandemia di Coronavirus abbia favorito il fenomeno del childfree perché ha svelato due cose: ha dato alle persone il tempo di riflettere e riconsiderare le loro preferenze personali e ha anche rivelato la realtà dei sistemi sanitari di tutto il mondo.
Uno studio del Guttmacher Institute (2020) ha rilevato che la pandemia ha cambiato i piani di fertilità delle donne, con un cambiamento nell'accesso alla contraccezione e nell'atteggiamento verso di essa. Ad esempio, un terzo delle donne che hanno partecipato allo studio ha dichiarato di essere diventata più attenta all'uso della contraccezione nel corso della pandemia. Lo studio ha anche collegato alla pandemia all'esacerbazione delle disuguaglianze sociali, che ha colpito in modo sproporzionato le donne ispaniche, nere, queer e di estrazione socioeconomica inferiore. Queste ultime, ad esempio, hanno segnalato barriere che impediscono loro di ricevere cure tempestive.
Le donne nere e ispaniche hanno riferito di avere maggiori intenzioni di usare la contraccezione a causa della pandemia e delle preoccupazioni interconnesse all'accesso all'assistenza sanitaria e alle considerazioni finanziarie. Nel maggio 2021, i dati raccolti per oltre un anno dall'inizio della pandemia, hanno indicato che c'è stato un significativo calo della fertilità sia negli Stati Uniti che nel mondo (Barroso, 2021). Secondo il Pew Research Center, questo crollo è in diretta correlazione con la pandemia. Negli Stati Uniti, il tasso di natalità era già sceso del 4% nel 2020. Prendiamo la California, lo Stato più popolato degli USA: nel dicembre 2020 è stato registrato un calo del 10,2% del tasso di natalità rispetto all'anno precedente. La maternità richiede un immenso sistema di sostegno, come ha sottolineato anche il Guttmacher Institute, che al momento non c’è: migliaia di genitori che lavorano affermano che il loro governo non ha fornito un sostegno adeguato e a prezzi vantaggiosi alle famiglie. Anche il sostegno sociale da parte di amici e familiari è fondamentale per un'esperienza positiva della maternità. Uno studio del 2017 di Science Daily ha rilevato che una rete di sostegno sociale continua a essere importante per le madri di figli adolescenti, non solo durante l’infanzia.
Un rapporto della CNN di agosto 2021 citava vari altri fattori che contribuiscono alla decisione delle donne di non avere figli, tra cui l'insicurezza economica, l'incertezza politica, il cambiamento delle norme di genere e la diminuzione dello stigma. Ma quest'ultimo continua a prevalere: le donne e le persone di altri generi che scelgono di non avere figli affrontano vari gradi di stigmatizzazione quando esprimono il loro desiderio di essere childfree. È qui che probabilmente entra in gioco TikTok, per combattere l'inevitabile afflusso di voci esterne. Le TikTokers che si esprimono sull'argomento cercano di normalizzare le loro ragioni personali per cui non vogliono figli.
Abigail Coughlan e Megan Grace-Hughes gestiscono un podcast, The Dick Effect, che si propone di decodificare e analizzare il linguaggio usato dalla società. Pubblicano regolarmente i loro contenuti su TikTok. In una serie di video, le due TikToker hanno parlato delle varie connotazioni della scelta di essere childfree ed esaminato la pericolosa retorica che circonda le donne senza figli, come l'essere etichettate come "egoiste". Un’altra attivista famosa su TikTok è Samantha Osbourne. I suoi post esplorano diversi aspetti dell’essere childfree. Principalmente lei esprime la sua frustrazione per la reazione opprimente della società nei confronti di chi è senza figli per scelta. Le reazioni che ha dovuto affrontare per la sua stessa decisione l'hanno spinta a parlarne. In un video dichiara che per lei è importante far sapere alle donne che hanno delle scelte, anche se la società spinge tutte a essere madri:
“Ho 33 anni e non ho avuto figli di proposito, ma quando il medico mi ha chiesto se ero sicura di volere un'isterectomia - invece di farmi rimuovere un fibroma per poter avere potenzialmente dei figli in futuro - gli ho risposto: <Per favore, mi faccia l'isterectomia!>. Era scioccato e mi ha chiesto se ero sicura. Perché è così scioccante che una donna non voglia essere madre? Queste reazioni sono il motivo per cui parlo di questo argomento più di altri".
I membri di TikTok che si radunano sotto l'hashtag #childfree sottolineano l’importanza della possibilità di avere una scelta e una libertà, e soprattutto di prendere certe decisioni senza dover subire il giudizio della società.
La decisione di avere o meno un figlio è privata ma avviene, almeno in gran parte del mondo, in una cultura che spesso equipara la femminilità (intesa come l’essere donna) alla maternità. Aumentare quindi il dibattito sulla possibilità di distruggere questa equazione è fondamentale affinché ogni individuo si senta libero di scegliere. Le ragioni per cui le persone childfree sono in costante crescita, come si è visto, sono tante ed evidenti. Lo scopo della giornata internazionale childfree è quindi proprio quello di accettarle e legittimarle, così da rendere tutti più liberi.
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Immagine 1, ClioMakeUp, consultato 31/07/22
Immagine 2, My so called selfish life, consultato 31/07/22
Immagine 3, ChildFreeDoodles, consultato 31/07/22