Adrienne Rich

Claudio Ciccotti

Una sensibilità artistica sui generis, una poetessa che ha fatto della sua arte un canale prioritario per veicolare il suo impegno sociale e politico. Adrienne Rich è stata una delle voci della poesia americana del secolo scorso a lasciare la sua impronta in modo indelebile nella lotta per i diritti civili grazie a una vasta produzione poetica e saggistica, acclamata e insignita in più occasioni.

 

1. Biografia
2. Le idee sul femminismo
3. Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence

 

1. Biografia

Adrienne Rich nacque a Baltimora, nel Maryland. Suo padre, ebreo, era un ben noto esperto di patologia della Johns Hopkins Medical School e sua madre, cattolica protestante del Sud, era una compositrice e pianista.

In questo clima religioso e culturale, Adrienne e sua sorella ricevettero una educazione cristiana. L’ambizione del padre, intenzionato a far di lei un prodigio, fu il suo primo motivo di avvicinamento alla letteratura, dapprima tramite la lettura dei libri della libreria paterna dove Adrienne si accostò a Ibsen, Arnold, Blake, Keats, Rossetti, Tennyson, e successivamente attraverso la sua stessa produzione poetica. La sua educazione scolastica, cominciata tra le mura domestiche, continuò presso le scuole pubbliche del paese, con impegno e determinazione per non deludere le ambizioni e aspettative dei suoi genitori.

Non tardarono ad arrivare il diploma e la laurea, in percorsi di studio che hanno visto Adrienne cimentarsi con la definizione di una identità artistica e poetica segnata anche dall’assenza di figure femminili tra i suoi insegnanti nel percorso scolastico.

Questo percorso la portò a pubblicare una prima collezione poetica nel 1951, durante l’ultimo anno al college: A Change of World. La raccolta di poesie venne selezionata per il premio Yale Series of Younger Poets proprio quell’anno dal poeta W. H. Auden, il quale successivamente ne curò l’introduzione, dando alle stampe il volume.

Nel 1953, Adrienne sposò Alfred Haskell Conrad, un professore di economia dell’Università di Harvard incontrato durante il suo periodo di studi. Il matrimonio fu un espediente, forse l’unico dei pochi che Adrienne reputava sufficientemente efficace per riuscire a separarsi dalla sua famiglia. Dalla relazione, nacquero tre figli.

Nel 1955, diede alle stampe la sua seconda raccolta di poesia, The Diamond Cutters, della cui pubblicazione è sempre stata pentita. Nello stesso anno, però, la Poetry Association of America la insignì del Ridgely Torrence Memorial Award. Fu questo il clima che la accompagnò verso il periodo di maggiore cambiamento della sua vita: gli anni Sessanta.

Ad aprire il decennio di trasformazione, nel 1960 le venne conferito uno dei maggiori premi letterari, il National Institute of Arts and Letters Award. Ottenne poi la possibilità di continuare i suoi lavori presso il Netherlands Economic Institute e nel 1963 pubblicò la sua terza raccolta di poesie Snapshots of a Daughter-in-Law, un lavoro che di grande cambiamento contenutistico e stilistico rispetto ai lavori precedenti, in cui esamina nel dettaglio la sua identità femminile, di riflesso alle enormi e nuove tensioni che provava nella vita tanto da moglie quanto da madre negli anni ‘50. 

Il trasferimento a New York nel 1966 fu un altro tassello da aggiungere al mosaico del cambiamento di Adrienne proprio in quegli anni. Fu a New York che venne divenne particolarmente sensibile ai temi della lotta civile contro la guerra e la difesa dei diritti sociali, in particolar modo quelli cari al movimento femminista. La sua produzione poetica in questo periodo divenne lo specchio della sua presa di coscienza politica e sociale: Necessities of Life (1966), Leaflets (1969), e The Will to Change (1971) furono infatti l’esatta affermazione della sua posizione politica radicale.

Furono questi gli anni in cui Adrienne continuò a insegnare e ricevere oneri e plauso per la sua produzione letteraria. A crescere, non era solo la sua fama poetica: dentro Adrienne cresceva la consapevolezza di poter dare con la sua voce un importante contributo a chi quotidianamente era impegnato sul fronte di battaglie sociali continue. Ecco che, sempre più attiva politicamente, Adrienne e il marito cominciarono a ospitare a casa loro gli incontri di raccolta fondi contro la guerra. Nonostante la comunanza di intenti, la tensione tra Adrienne e il marito portò al divorzio. Pochissimo tempo dopo Conrad morì suicida.

Gli anni Settanta la videro ancora attiva sul fronte dell’insegnamento e della produzione letteraria. II suo Diving into the Wreck le valse il National Book Award for Poetry nel 1974, dividendolo in ex aequo con Allen Ginsberg e il suo The Fall of America. Adrienne colse l’occasione del ritiro del premio per lanciare un messaggio: nel ritirare quel premio volle accanto a sé altre poete femministe in lizza per quel riconoscimento, Alice Walker e Audre Lorde. La loro presenza avrebbe rappresentato tutte quelle donne le cui voci sono scomparse o faticano a essere ascoltate sotto il peso incombente del maschilismo patriarcale della società.

Nel 1976, Adrienne pubblicò un lavoro controverso, Of Woman Born: Motherhood as Experience and Institution, in cui a farne da padrona è per la prima volta il lesbismo in quanto tema politico e personale. L’opera segnò decisamente lo scatto identitario di genere dell’artista che da lì in avanti sarebbe stato sempre più manifesto e dichiarato apertamente, con la pubblicazione di saggi e altri scritti che funsero da giro di boa contenutistico (pulsioni sessuali represse fino ad allora, desideri), stilistico e identitario. Finalmente Adrienne entrò in contatto con con il suo io più recondito rendendo il lettore testimone del suo dialogo con un universo di sensazioni, emozioni e sentimenti fino ad allora repressi.

Fu in quello stesso periodo che Adrienne scrisse anche una serie di saggi di natura politico-sociale, tra cui il celebre Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence, uno dei suoi primi scritti a focalizzarsi sulla sua identità di genere, portando a chiedersi e a chiedere a quanti la ascoltassero: 

 

"how and why women's choice of women as passionate comrades, life partners, co-workers, lovers, community, has been crushed, invalidated, forced into hiding". 

 

Fu con lavori di questo spessore che la voce di Adrienne Rich divenne sinonimo di lotta per il riconoscimento dell’uguaglianza tra sessi, reclamando a pieni polmoni una forte consapevolezza identitaria, per troppo tempo taciuta. Gli anni successivi furono scanditi da una intensa attività di insegnamento e produzione artistica sia prosastica sia poetica confluita in volumi che furono acclamati dalla critica e di grande ispirazione per molti per il suo impegno politico e sociale. Il confine tra la produzione artistica e l’impegno sociale di Adrienne Rich era ormai impossibile da tracciare.

Nel 1977 divenne membro del Women’s Institute for Freedom of the Press (WIFP), un’associazione no-profit americana per la stampa, finalizzata ad aumentare la comunicazione tra le donne e connettere il pubblico attraverso l’utilizzo dei media in ottica di genere. 

Nel giugno 1984, Adrienne presentò un discorso al International Conference of Women, Feminist Identity, and Society a Utrecht, intitolato Notes towards a Politics of Location. Qui cui ne fanno da padrone concetti cardine della sua produzione e maturità, tra cui il corpo della donna, la posizione della stessa in uno spazio geografico ben identificabile mediante il concetto di locatedness, e il modo in cui, tramite il potere della parola, si possa giungere all’auto-rappresentazione. Rich vedeva il corpo come il luogo da reclamare e sicuramente il più vicino tra quelli abitati da una donna. 

Nel discorso non mancano le provocazioni al lettore e al pubblico, come quella di formare la loro stessa identità rifiutando di definirsi attraverso i parametri della politica e della religione. Alle donne invece rivolge una chiamata alla presa di coscienza, ipotizzando lo stato di salute del movimento femminista alla fine del XX secolo, incoraggiandole ad aderirvi, per avere un cambiamento e aumentare lo spirito critico al suo interno, perché esistono diversi elementi, voci, linguaggi e azioni possibili.

Negli anni ‘90 Adrienne Rich divenne un membro attivo di molti comitati in difesa dei diritti delle donne, come il Boston Woman’s Fund, il National Writers Union e il Sisterhood in Support of Sisters in South Africa, perché in quanto poeta ebbe modo di esprimersi sul ruolo che rivestiva nella società:

 

“yet it has always been true that poetry can break isolation, show us to ourselves when we are outlawed or made invisible, remind us of beauty where no beauty seems possible, remind us of kinship where all is represented as separation." 

 

Fu per questo che, in qualità di artista, poetessa e donna impegnata in una lotta coerente di ideali ben precisi, nel 1997, rifiutò la National Medal of Arts affermando che non poteva accettare un premio dalla presidenza Clinton, perché amministrazione cinica e insensibile al vero valore dell’arte, dichiarando:

 

"I could not accept such an award from President Clinton or this White House because the very meaning of art, as I understand it, is incompatible with the cynical politics of this administration...[Art] means nothing if it simply decorates the dinner table of the power which holds it hostage".

 

Agli inizi del 2000 il suo impegno sociale e politico confluì nelle proteste contro la guerra in Iraq, sempre cercando di veicolare il suo messaggio attraverso l’arte. Il suo impegno non venne mai meno così come non tardarono mai ad arrivare riconoscimenti per questo: nel 2003 vinse il Yale Bollingen Prize per la poesia “for her honesty at once ferocious, humane, her deep learning, and her continuous poetic exploration and awareness of multiple selves”; nell’ottobre del 2006 invece Equality Forum le dedicò un riconoscimento per la sua produzione artistica come icona per la storia del movimento e della storia LGBT. 

Adrienne Rich aveva 82 anni quando l’artrite reumatoide la spense, circondata dall’affetto della sua compagna, Michelle Cliff, dei figli e dei nipoti, a Santa Cruz. 

 

2. Le idee sul femminismo 

Molta della produzione di Adrienne Rich si è focalizzata sulla questione di genere e in particolare sul ruolo della donna nella società. Fu proprio il suo libro Snapshots of a Daughter-in-Law a essere identificato come uno dei primi libri ad aver affrontato questo argomento. Nel libro, offre un’analisi critica della sua vita considerando i vari ruoli affettivi da lei ricoperti, mostrando molti temi cari alla produzione femminista. Molta sua produzione poetica è famosa per lo stesso motivo. Uno dei componimenti più celebri per questa tematica è Power, ispirato a Marie Curie, una delle donne più importanti del XX secolo per le sue scoperte scientifiche.

Anche molta della produzione saggistica ha affrontato i temi del femminismo. In particolare, Bread and Poetry, contiene il famoso saggio a tema femminista dal titolo Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence.

Rich fu il soggetto principale anche di molte interviste e documentari in cui ebbe modo di esprimere in dettaglio la sua idea sul femminismo e sulla società in generale. Innanzitutto ebbe da ridire sull’uso stesso del termine, che avrebbe preferito sostituire con liberazione della donna, un termine a suo avviso in grado di spronare alla resistenza le donne della generazione successiva, senza rischiare di essere utilizzato come etichetta abusata. La sua visione del femminismo tende comunque a spronare le donne a una lotta comune, come emerge in On Lies, Secrets and Silence:

 

“Women have often felt insane when cleaving to the truth of our experience. Our future depends on the sanity of each of us, and we have a profound stake, beyond the personal, in the project of describing our reality as candidly and fully as we can to each other.” (Sheridan)

 

Date le condizioni del femminismo tra gli anni ‘50 e ‘70, la produzione artistica di Adrienne Rich e i suoi messaggi socio-politici possono essere descritti come rivoluzionari e progressisti, per la sua visione dell’uguaglianza e la sua idea di come le donne dovessero massimizzare il loro potenziale. Infatti, per lei la società era interamente fondata su un sistema patriarcale e come tale limitava i diritti delle donne. Aspirare all’uguaglianza totale tra i sessi significava riconfigurare l’intero assetto di nozioni, preconcetti e strutture sociali, per far spazio alla prospettiva femminile.

 

3. Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence

Di tutta la produzione saggistica di Adrienne Rich, sicuramente merita una riflessione accurata Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence, pubblicato nel 1980 e confluito successivamente anche nella raccolta del 1986 Blood, Bread, and Poetry in linea con il femminismo radicale degli anni ‘70 e ‘80.

Il saggio fu concepito per essere fonte di ispirazione per il cambiamento, dando visibilità maggiore al lesbismo, alla sessualità e al ruolo della critica letteraria in relazione con le tematiche di genere più marcatamente omosessuali.

Adrienne Rich mette in campo delle idee molto chiare: non è vero che l’eterosessualità sia naturale o intrinseca nella natura dell’uomo. Si tratta, per lei, di una imposizione della cultura e della società occidentale che mette le donne in una condizione di subordinazione totale rispetto all’uomo. 

Questo saggio nasce come provocatorio, volendo contrapporsi alla voglia dilagante in molta letteratura del movimento femminista di cancellare la compagine lesbica. Per questo, l’obiettivo della scrittrice era quello di incoraggiare le femministe eterosessuali a esaminare il proprio orientamento di genere e sessuale come una istituzione politica che indebolisce le donne, spronando così a cambiare definitivamente la situazione. 

 A questo proposito, è molto interessante uno spunto di riflessione di Linda Napikoski, nella lettura di questo saggio di Adrienne Rich:

 

“Compulsory means required or obligatory; heterosexuality refers to sexual activity between members of opposite sexes. 

The phrase "compulsory heterosexuality" originally referred to the assumption by male-dominated society that the only normal sexual relationship is between a man and a woman.  Society enforces heterosexuality, branding as deviant any deviance or noncompliance.

The normalcy of heterosexuality and the defiance of that are both political acts.

The phrase carries the implication that heterosexuality is neither inborn nor chosen by the individual, but rather is a product of culture and thus is forced.

Behind the theory of compulsory heterosexuality is the idea that biological sex is determined, that gender is how one behaves, and sexuality is a preference.” 

 

Per Adrienne Rich l’eterosessualità, in quanto violenta imposizione delle istituzioni politiche, allontana le donne eterosessuali femministe da un dialogo propositivo con la componente lesbica, mancando l’occasione di vedere la loro componente omosessuale come una vera e propria estensione del movimento femminista in perfetto accordo con le loro linee di pensiero.

Solo dopo aver compreso a fondo tutto questo le donne potranno estendere i propri orizzonti, arrivando a concepire anche il mondo erotico in termini femminili in un approccio di piena autodeterminazione e auto-rappresentazione dell’io femminile, smettendo di fare riferimento a termini patriarcali.

Perché questo avvicinamento femminile alla sfera fisica, economica ed emozionale possa avvenire, Adrienne Rich fa riferimento a uno schema sviluppato da Kathleen Gough, una antropologa e femminista che ha elencato otto caratteristiche del potere maschile che nella società sbilanciano completamente la parità di genere con le donne, partendo dal fatto che gli uomini si occupano meno di quanto facciano le donne della cura dei propri figli, storicamente:

  1. non riconoscere una propria sessualità alle donne; 

  2. imposizione della sessualità maschile su quella femminile;

  3. controllo e sfruttamento del lavoro femminile per controllarne la produzione, rafforzando il divario tra il valore della forza lavoro femminile e quella maschile;

  4. controllo del padri sui figli;

  5. confino fisico della donna, impedendole la libera mobilità;

  6. Uso della donna come moneta di scambio nelle transazioni tra gli uomini nelle loro trattative e alleanze;

  7. paralisi della creatività femminile;

  8. alle donne viene negato l’accesso a gran parte delle conoscenze culturali e sociali.

 

Queste caratteristiche sono solo alcune di quelle attraverso cui il potere maschile si manifesta e perpetua. Questa ineguaglianza, poi, è sintomatica di un controllo tanto fisico quanto mentale del soggetto femminile.

Le donne, avendo vissuto sulla loro pelle le manifestazioni di questo potere con le caratteristiche di cui sopra, hanno visto nel matrimonio e nella scelta eterosessuale l’unica strada per loro percorribile, nonostante assolutamente lontana dalla propria volontà e da propri desideri. Altri esempi della forza maschile possono essere trovati, per la brutalità fisica nell’uso di strumenti di tortura e pratiche di mutilazione genitale per le donne. A livello di controllo delle coscienze possono essere citati i tentativi di censura nelle arti, nella letteratura e nel sapere in generale dell’amore omosessuale tra donne, se non addirittura classificato come disturbo. A questi si aggiungono la mercificazione della donna, che deve essere in grado di soddisfare gli appetiti erotici dell’uomo, ed è rappresentata dal mercato pornografico come fonte del desiderio maschilista.

Queste caratteristiche del genere maschile nel corso del tempo hanno rafforzato storicamente e culturalmente la poca attenzione verso le donne, portando la società a dimenticare che, per funzionare appropriatamente, è necessario adottare politiche e linguaggi, approcci e costumi, inclusivi sia verso gli uomini sia verso le donne, tanto nella sfera pubblica quanto in quella privata. Parte della scelta di essere lesbica è frutto di un atto di resistenza, nello specifico, un rifiuto del patriarcato e della subordinazione della donna all’uomo, anche se riconosce che spesso le donne attuano dei comportamenti e fanno propri dei costumi tali per cui si auto-sottomettono a questi stigma della società.

Perpetuare la via eterosessuale significa adottare una scelta sociale imposta dagli uomini per continuare a soddisfare i propri bisogni. Solo sperimentando una alternativa e dimenticando che esiste una ideologia principale si può essere davvero in grado di essere le uniche a poter scegliere per la propria vita, senza che lo facciano gli uomini al proprio posto.

Inoltre, ignorare una scelta soggettiva quale quella di una donna verso la propria sessualità ha causato la subordinazione della donna rispetto all’uomo. Come? Per Adrienne Rich questo è avvenuto provando a distruggere dall’immaginario collettivo la figura della donna lesbica nella storia contribuendo a vederla come “altro” da sé. Questo non considera per nulla che una donna lesbica in realtà possa avvertire l’eterosessualità non come una possibilità, una scelta, ma un’imposizione culturale della società. 

Citando il lavoro di Catharine A. MacKinnon, Adrienne Rich riprende la stretta connessione esistente tra la prospettiva eteronormativa e il sistema capitalistico, evidenziando le retribuzioni inferiori delle donne rispetto agli uomini e il loro inquadramento in posizioni ben diverse da quelle di potere. Inoltre, i luoghi di lavoro, per esempio, sono teatro di forzature verso le donne che, caricate di una forte componente sessuale, sono costrette a comportarsi in accordo al binarismo eterosessuale maggioritario: 

 

Thus, women in the workplace are at the mercy of sex-as-power in a vicious circle. Economically disadvantaged, women--whether waitresses or professors--endure sexual harassment to keep their jobs and learn to behave in a complaisantly and ingratiatingly heterosexual manner (...) the woman who too decisively resists sexual overtures in the workplace is accused of being "dried-up" and sexless, or lesbian. (...) her job depends on her pretending to be not merely heterosexual but a heterosexual woman, in terms of dressing and playing the feminine, deferential role required of "real" women.” (Rich, 1980:9)

 

Questo si lega al rifiuto del termine “lesbianism da parte di Adrienne, che lo vede come un termine quasi clinico e pieno di limiti comprensivi. Per questo ricorre a termini diversi, come “lesbian existence” o “lesbian continuum”. 

Riprendendo le parole di Adrienne: 

 

Lesbian existence suggests both the fact of the historical presence of lesbians and our continuing creation of the meaning of that existence [...] Lesbian existence comprises both the breaking of a taboo and the rejection of a compulsory way of life It is also a direct or indirect attack on ~male right of access to women” (Rich, 1980:14) 

 

Altrettanto chiara è la sua idea nell’indicare la scelta del termine “lesbian continuum”:

 

“I mean the term lesbian continuum to include a range--through each woman's life and throughout history--of woman-identified experience; not simply the fact that a woman has had or consciously desired genital sexual experience with another woman. If we expand it to embrace many more forms of primary intensity between and among women (...), we begin to grasp breadths of female history and psychology that have lain out of reach as a consequence of limited, mostly clinical, definitions of ‘lesbianism.’” (Rich, 1980:14)

 

Quando le donne finalmente cominceranno a considerare le lesbiche senza condizionamenti e valutazioni sulla loro sessualità, sarà possibile vedere sorgere nuovi legami tra le donne, intensi e genuini, in una lotta comune in nome della parità di genere.

Le donne lesbiche sono state storicamente private di una propria esistenza, non solo dall’immaginario collettivo ma anche politicamente, nella società. La loro esistenza è stata inclusa nel gruppo degli omosessuali in generale, pur sempre emarginati, quasi come fossero la versione femminile degli omosessuali di genere maschile. Paragonare lesbiche e gay solo perché entrambi sono due tipi i stigma sociali e trattarli parimenti significa rifiutare di riconoscere delle peculiarità dell’uno e dell’altro, quindi delle differenze sia a livello macro, sia a livello specifico, contribuendo quindi a falsificare la nostra storia. 

Certamente, Adrienne riconosce che parte della storia delle lesbiche, mancando per loro una comunità femminista coerente, è stata condivisa con la compagine maschile della comunità omosessuale in accordo con le cause comuni per le quali lottare, ma questo non deve trarre in inganno: valori e differenze, per Adrienne sono ben evidenti e non possono essere ignorati. 

Per lei, l’essere lesbica, così come la maternità, è una esperienza profonda per la donna, carica di oppressione, significati e potenzialità per la donna, che non possono essere comprese a fondo fin quando la scelta dell’esperienza lesbica continuerà a essere vista come approccio meramente sessuale nella relazione tra donne.

Non sono mancate delle prese di posizione molto più radicali di Adrienne Rich a proposito della scelta lesbica, tale per cui ogni donna potenzialmente vive in un lesbian continuum e ne entra ed esce con costanza a seconda delle fasi della propria vita. Questo lo fa soprattutto perché nel termine “lesbica” cerca di vedere qualcosa che vada oltre lo stigma dell’attribuzione di pulsioni sessuali ed erotiche alla donna, vedendo invece un legame molto più forte soprattutto dettato da un coinvolgimento psico-fisico. 

L’eterosessualità obbligatoria non riconosce alle donne la possibilità di vivere la loro sessualità, il loro corpo e quello altrui, contribuendo alla produzione di miti sociali come ad esempio quelli legati all’orgasmo e come solo l’uomo possa soddisfare una donna sessualmente.

A questo punto  Adrienne sottolinea con crudezza un passaggio fondamentale:


“Heterosexuality has been both forcibly and subliminally imposed on women, yet everywhere women have resisted it, often at the cost of physical torture, imprisonment, psychosurgery, social ostracism, and extreme poverty "Compulsory heterosexuality'' was named as one of the "crimes against women by the Brussels Tribunal on Crimes against Women in 1976.” (Rich,1980:17)

 

per poi proseguire e citare due testimonianze di due donne di culture differenti, per indicare come globalmente il lesbismo venga perseguito psicologicamente e fisicamente. 

Rifiutare di riconoscere che tra le donne possano esistere legami quali alleanza, collaborazione, passione, intesa, non è altro se non il tentativo di arginare il potere delle donne da parte delle istituzioni patriarcali eteronormate. L’eterosessualità obbligata che deriva da questa pressione sulle donne non fa che aumentare l’ipocrisia, isteria e la falsità nella società e negli stessi dialoghi tra uomo e donna.

Inevitabilmente, Adrienne Rich arriva a formulare una domanda finale: dovremmo quindi condannare tutte le relazioni eterosessuali della nostra società? Non è una domanda aperta, per quanto comunque sia una estremamente sentita forse da molte donne che sono costrette a vivere l’oppressione sociale delle istituzioni nella falsità e che quindi sono chiamate a dare una propria risposta. 

Rich suggerisce che questa è una domanda di per sé poco corretta, in quanto siamo tutti abituati a vivere le nostre esistenze come in balia di dicotomie verso le quali schierarci, prendendo ora le parti di un estremo, ora di quello opposto, dimenticando il continuum e la possibilità di scegliere di schierarsi al di fuori di queste opposizioni dettate da un patriarcato che le impone come scelte da prendere necessariamente. Non ci sono, quindi, necessariamente opposizioni tra matrimoni giusti e sbagliati, fatti per amore o fatti dietro accordo, intesa sessuale e violenza, sesso libero e prostituzione. 

Esistono dei rapporti più sottili e profondi, da investigare a un livello qualitativo per comprendere pienamente le differenze nelle esistenze che compongono una società, un’istituzione, all’interno delle quali c’è un grave problema: l’assenza della possibilità di scelta per la donna, in particolare. Nel momento stesso in cui riconosciamo questo aspetto, non possiamo che riconoscere storicamente anche un tentativo di resistenza delle donne, una resistenza che però nel corso del tempo non è mai stata pienamente cosciente di se stessa, perché troppo frammentata, troppo taciuta e nascosta dal potere dell’uomo nelle istituzioni. è necessario andare oltre i singoli casi, oltre le vicissitudini dei singoli gruppi per cominciare ad avere una visione a tutto tondo, di un contesto complesso ma visto come una sola massa che si contrappone all’istituzione, portando allo smantellamento del potere degli uomini sulle donne. Un potere che oltre a essere sessuale si manifesta radicalmente come un controllo su più livelli.

Il saggio ricevette molte critiche, motivo per cui Adrienne Rich diede alle stampe nel 1984 "Reflections on Compulsory Heterosexuality" per rispondergli, cogliendo l’occasione per ribadire il suo intento iniziale nella pubblicazione del primo saggio:

 

"I undertook 'Compulsory Heterosexuality' ... to contribute to an issue on sexuality, from any perspective I chose. I thought I was writing an exploratory piece, an essay in the literal sense of 'attempt:' a turning picture –the presumption of female heterosexuality—around to view it from different angles, a hazarding of unasked questions. That it should be read as a manifesto or doctrine never occurred to me. When it began to be reprinted as a pamphlet by small lesbian-feminist presses here and abroad, I was agreeably surprised. When I began to hear that it was being claimed by some separatist lesbians as an argument against heterosexual intercourse altogether, I began to feel acutely and disturbingly the distance between speculative intellectual searching and the need for absolutes in the politics of lesbian feminism." 

 

Bibliografia e Sitografia

Rich Adrienne, Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence. (Summer, 1980)

Sheridan Susan. Adrienne Rich and the Women’s Liberation Movement: A Politics of Reception. (2006)

Adrienne Rich, theguardian.com (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Adrienne Rich, english.illinois.edu (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Adrienne Rich, wikipedia.org (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Adrienne Rich, poets.org (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Adrienne Rich, lgbthistorymonth.com (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Adrienne Rich, thoughtco.com (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Adrienne Rich, muse.jhu.edu (Ultima data di consultazione 28/08/21)

 

Foto 1 da tribpub.com (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Foto 2 da aniobrien.medium.com (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Foto 3 da womenandtheirwork.org (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Foto 4 da smith.edu (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Foto 5 da bostonreview.net (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Foto 6 da poesia2punto0.com (Ultima data di consultazione 28/08/21)

Foto 7 da poetarumsilva.com (Ultima data di consultazione 28/08/21)