James Purdy: quel fiume sotterraneo che attraversa l'America

Claudio Ciccotti

Scrittore, poeta e commediografo. La sua dark fiction ha anticipato per molti aspetti Desperate Housewives e David Lynch: James Purdy fu un artista prolifico per la letteratura statunitense del ‘900, ma se sperate di trovare il suo nome nelle classifiche degli autori più venduti e degli autori più celebri nel suo tempo, potreste restare interdetti. Stile ben apprezzato anche dai palati più fini, tra cui Abercrombie, Vidal e la selettivissima Sitwell, James Purdy si mosse in sordina o, per ripetere la definizione di un illustre critico che lui ha sempre citato: “an underground river which is flowing often undetected through the American landscape”. 

 

1. James Purdy: quel fiume sotterraneo che attraversa l’America

2. James Purdy a Chicago: Gertrude Abercrombie e la cultura afro-americana

3. Tra ostilità, amici ed Edith Sitwell

4. Il ritorno alle origini e la fine di uno stigma

5. Bibliografia

 

1. James Purdy a Chicago: Gertrude Abercrombie e la cultura afro-americana

James Purdy nacque il 17 luglio del 1914 in Ohio. I genitori si separarono durante la sua adolescenza a causa di una forte tracollo dovuto soprattutto agli investimenti sbagliati del padre. Allontanatosi da casa, trasformata nel frattempo dalla madre in un piccolo albergo per sopravvivere agli stenti economici, andò a studiare presso l’università pubblica di Bowling Green e ottenne un baccalaureato in lingua francese. 

Proseguì studiando lingue e insegnando inglese e francese per guadagnarsi da vivere a Chicago. Nella città dell’Illinois ebbe inizio la sua carriera di scrittore. Cominciò a pubblicare alcuni suoi pezzi su riviste quali Evergreen. Da solo e senza molto di cui vivere, nella metà degli anni ‘50, a Chicago strinse amicizia con la pittrice Gertrude Abercrombie, considerata dai più come la “regina degli artisti bohemienne”.

Purdy visse presso la casa della Abercrombie per diverso tempo durante la sua permanenza a Chicago, immerso in una conoscenza a tutto tondo della cultura bohemienne del tempo. Proprio nel circolo artistico della Abercrombie, partecipò a molte serate in cui conobbe di persona molti dei musicisti e delle personalità più influenti di quegli anni nel panorama della musica jazz e bebop. Charlie Parker, Dizzie Gillespie, Max Roach e Miles Davies furono alcune di queste. Presso la stessa dimora trovavano appoggio anche di altri artisti di origine umilissima, come nel caso del Modern Jazz Quartet, il celebre complesso musicale di musica jazz, e fu lì che conobbe la cantante di colore Billie Holiday

Purdy si lasciò ispirare dalla storie di sacrificio e impegno di questi artisti, trovando in se stesso la forza di non mollare la sua attività di scrittore. E così fece, lasciando che la musica e l’arte dei realisti magici, impregnasse direttamente i suoi lavori.

Fin dalla sua prima raccolta di racconti, The color of darkness (1957), dalla sua penna nacquero molti personaggi di colore diversi per estrazione sociale, genere, cultura, origine e orientamento sessuale. Nessuno escluso, quindi: a differenza di molti scrittori americani a lui contemporanei, Purdy non ignora quella parte della popolazione di origine africana trapiantata in suolo americano, anzi la coinvolge e travolge, facendola diventare un insieme di storie da conoscere e di identità da scoprire. Uomini, donne, artisti, servi, africani e afroamericani, bambini, giovani e vecchi, omosessuali ed eterosessuali: i suoi personaggi di colore sono l’uomo qualunque in una società che sempre più spesso però non gli concede spazio a sufficienza. Con lui, invece, il New Negro trova terreno fertile. 

2. Tra ostilità, amici ed Edith Sitwell

Il jazz, il rinascimento di Harlem, le suggestioni pittoriche del circolo della Abercrombie: tutto è pienamente visibile tra le righe e nelle righe delle storie di Purdy. L’occhio scorre da una frase all’altra, accompagnato dal jazz e dal bebop che il weekend animavano la casa della Abercrombie in spettacoli che lei stessa conduceva al pianoforte accompagnando gli artisti del suo circolo. Le sue storie danno grande spazio a quella cultura, rappresentata per di più da persone di colore, di qualsiasi estrazione sociale, culturale, genere e orientamento sessuale

In modo molto più ampio, possiamo identificare una propensione smisurata alla narrazione delle storie che hanno per protagonisti degli outsider, anche senza fare riferimento esplicito alla blackness del personaggio. Eppure nelle sue produzioni si avverte tutto il peso e carico della black experience: descrizioni di una vita umile e degradata; povertà di linguaggio, basso e vernacolare. Questa è la cifra stilistica e contenutistica che come un filo rosso attraversa tutta la produzione di Purdy, dagli esordi all’esperienza newyorkese con Van Vechten che lo introdusse nel suo circolo di artisti neri, boxers, e attivisti.

Il suo impegno dovette fare i conti con molte ostilità: i suoi racconti inviati a diverse case editrici e molte riviste non erano ben accolti. Lo stile narrativo, i dialoghi che risentono dei suoi primi approcci alla letteratura con commedie e dialoghi ispirati alla tradizione classica greca, la narrazione che comincia media res: tutto questo rendeva difficile poter apprezzare Purdy rispetto alla produzione più in voga tra i suoi contemporanei. 

Non mancavano i complimenti tra i palati più raffinati. Uno di questi, Gore Vidal, individuò anni dopo un altro ostacolo non da poco per Purdy, nella critica e nella società americana: la sua produzione letteraria non poteva essere iscritta in un solo registro stilistico e non poteva essere etichettata e accantonata in modo semplicistico come un insieme di racconti di un autore omosessuale, come sarebbe convenuto ai più conservatori.

L’unica eccezione nei suoi esordi fu Andreas Osborn che si rivelò un grande sostegno per lo scrittore sia affettivo sia economico: non solo Osborn sovvenzionò la stampa di Don’t Call Me by My Right Name (1956), ma lo incoraggiò a inviare le copie dei suoi racconti anche ad altri, per far conoscere la sua produzione. 

Tra questi ci fu Edith Sitwell. La poetessa e saggista inglese era convinta di aver scoperto un vero e proprio talento e ne promosse la pubblicazione presso le case editrici britanniche, con le sue prefazioni. Riservò allo scrittore complimenti e recensioni positivi, aprendogli le porte a conoscenze che di lì a poco si sarebbero tramutate in veri e propri sostenitori: 

 

I have read it twice, already. What a wonderful book! It is a masterpiece from every point of view. There can't be the slightest doubt that you are a really great writer, and I can only say that I am quite overcome. What anguish, what heartbreaking truth! And what utter simplicity. The knife is turned and turned in one's heart ... You are truly a writer of genius. (JamesPurdy.org)

 

Questo fu il commento entusiasta di Sitwell, allora in Italia, leggendo il racconto 63: Dream Palace (1956), appena pubblicato privatamente sempre con il sovvenzionamento dei suoi amici. Entusiasta anche di questa opera, Sitwell consigliò la pubblicazione all’editore britannico Victor Gollancz. 

La versione inglese di questo libro, che trae il suo nome dalla 63esima strada, culla della tradizione jazz di Chicago, venne fortemente rimaneggiata perché ritenuta scabrosa per temi e termini utilizzati. Negli Stati Uniti la raccolta venne data alle stampe nel 1957 col titolo The color of darkness e accolta positivamente dalla critica letteraria statunitense. In quegli stessi anni, Purdy si trasferì a Brooklyn.

Da Don’t Call Me By My Right Name, passando per 63: Dream Palace e il romanzo The Nephew (1961) anche un’altra eco sembra accompagnarci tra una storia e l’altra: quel ragazzo che lascia la sua casa per non farvi ritorno. È quello che anche Purdy in fin dei conti fece: dall’Ohio si spostò diverse volte per varie città, quasi come se il mito del viaggio come ricerca, esplorazione e definizione dell’identità fosse esattamente incarnato da lui e vivesse attraverso le sue opere come specchio della sua anima.

Poco dopo, trasferitosi  a New York, incontrò lo scrittore e fotografo Carl Van Vechten che fu di grande aiuto per Purdy: lo incoraggiò nella prosecuzione della sua carriera, lo introdusse nel suo circolo e gli presentò proprio lì quello che divenne uno dei suoi migliori amici di sempre, Paul Bowles, e la scrittrice Dorothy Parker, che su di lui scrisse entusiasta la recensione del suo primo romanzo, Malcolm (1959): the most prodigiously funny book to streak across these heavy-hanging times.” 

Questa recensione segnò la sua carriera in modo definitivo, ricevendo non solo il riconoscimento che meritava ma soprattutto in termini di notorietà al pubblico. Il libro fu accolto positivamente anche a livello internazionale, a punto tale da essere tradotto in quindici lingue e il drammaturgo statunitense Edward Albee scrisse l'omonimo adattamento teatrale che debuttò a Broadway nel 1966.

La sua produzione letteraria crebbe nel corso del tempo e venne apprezzata e tradotta in più lingue, ma la magia di quegli anni fu destinata a interrompersi.

 

3. Il ritorno alle origini e la fine di uno stigma

Tra il 1965 e il 1967 la sua vita subì una forte scossa emotiva e finanziaria.

Molti dei suoi amici più cari, nonché sovvenzionatori, morirono. Senza alcuno sprone o supporto economico a proseguire con la scrittura e pubblicazione delle sue opere, Purdy trovò consolazione nel guardare alle sue origini, in particolare, ai racconti che da piccolo ascoltava dalla sua nonna di origini indigene americane. 

Storie con protagonisti outsider e soprattutto grandi figure femminili, esempio di lotta ma anche marginalizzazione. Questo nuovo impulso alla lotta lo portò nel 1968 alla scrittura di opere interconnesse, aventi per soggetti principali proprio questi grandi personaggi a cui sua nonna l’aveva fatto affezionare da bambino e che ora presentava come un popolo mitico, abitante di un’America diversa e mai scoperta. 

Nel 1997 pubblicò il suo ultimo romanzo, Gertrude of Stony Island Avenue, e insieme a questo arrivò finalmente una critica del New York Times pronta a debellare la sua produzione da quello stigma che fino ad allora non aveva permesso di riconoscere il vero valore di Purdy. Autore molto apprezzato all’estero e non in America; autore che con quell’opera sembrava tornare il Purdy del terzo romanzo, The nephew, sia per stile sia per tematica; l’angoscia che prende piede nel contesto famigliare; la morte che aiuta a capire come in realtà non si sappia nulla l’un dell’altro, a volte, perché c’è chi vive a pieno la vita e chi non lo fa del tutto. 

Tutto questo rivela quanto per Purdy in fin dei conti "ogni cuore sia una roccia e ogni uomo un'isola". Spetta al linguaggio gettare luce sul mistero che avvolge il contatto tra due vite. Lo fa utilizzando un vocabolario però antiquato e freddo, quasi a voler comunicare l’artificialità della società e dei sentimenti di cui è intrisa. L’invito è quello di focalizzarci su quanto ci circonda, entrando in reale connessione con tutti questi elementi, piuttosto che relazionarci con loro secondo i dettami sociali. La recensione della testata sancisce una volta per tutte quello che era sotto la luce del sole per molti e da molto:

 

Purdy is a powerful writer whose work deserves a far wider readership in his own country than it has enjoyed in recent years. To be sure, his insistence on setting his fiction on ever-shifting ground, his combination of compassion and ardor with an absolute rejection of any sentimental impulse, and his consistent refusal to tie up the loose ends can prove frustrating even to highly sophisticated readers. But most people with lively minds will find the rewards of Purdy's art to be worth the effort. It is to be hoped that the publication of ''Gertrude of Stony Island Avenue'' will draw more such readers to this singular American visionary. 

 

A partire dal 2005 e con una rivalutazione di una delle sue prime opere, Eustace Chisholm and the Works (che gli valse il Clifton Fadiman Award alla Mercantile Library), buona parte di tutta la sua produzione venne finalmente riportata all’attenzione della critica. Alcuni titoli vennero nuovamente stampati, dando avvio a una rinascita del profilo artistico dello scrittore in madrepatria agli inizi del 2000.

Purdy morì all’età di 94 anni dopo alcuni anni di problemi di salute e una frattura al bacino.

In una recentissima intervista con Martin Goodman del 2004 è perfettamente riassunto il pensiero realista dell’artista, umile e completamente assolto nel valore dell’arte:

 

Is there a role for writing as an act of resistance?

Well everything I’ve written is that. It’s revolutionary. But since no-one reads it,” and he breaks again into one of his frequent laughs, “no. I’m free because they weren’t reading it. They can’t read.

Old age is a mental construct for Purdy, almost a denial of responsibility. 

No matter how old you are you’re still trying to betray yourself and writing about what you think you know. Which is a lie of course. Sometimes when I’m writing a book I find myself thinking, ‘Well I wonder if people will like this?’ Then I think, ‘Quit wondering. They’re not going to like it anyhow.’

Has he enjoyed his life?

I don’t know about enjoy. I’d hate to live it over. Now there’s all these problems with my health and no real money coming in. But I don’t really care about that. I don’t care that I’m not a money maker. I don’t think I’d like it if people liked me. I’d think that something had gone wrong.

 

4. Bibliografia

Michael E. Snyder, Mixedblood Metaphors: Allegories of Native America in the Fiction of James Purdy, 2009

J.T. Skerrett Jr., James Purdy and the Black Mask of Humanity, in MELUS, vol. 6, n.2, 1979, 

 

5. Sitografia

A Conversation with James Purdy, web.archive.org (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

È morto James Purdy autore del “Nipote”, ricerca.gelocal.it (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

Genius in Exile, vice.com (data di ultima consultazione: 08/08/2021) 

Gertrude Abercrombie, archive.is (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

James Purdy, theguardian.com (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

James Purdy, a Literary Outsider With a Piercing Vision, Is Dead at 94 nytimes.com (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

James Purdy’s Malcom, identitytheory.com (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

Malcom, A Comic Novel, books.google.it (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

New York Mercantile Library, en.wikipedia.com (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

The New Negro Renaissance, exhibition.nypl.org (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

The Sensuous Woman, nytimes.com (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

Who is James Purdy? Edward Albee Tells, archive.nytimes.com (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

 

Foto 1, baumanrarebooks.com (data di ultima consultazione: 08/08/2021)

Foto2, lareviewofbooks.com (data di ultima consultazione: 08/08/2021)