Come viene rappresentato l'autismo nei media?

Maria Cristina Ianiro

L'industria cinematografica e televisiva degli ultimi anni sta cercando di presentarsi ai consumatori più inclusiva di quanto sia stata finora, provando a dare voce e spazio a minoranze ed espressioni identitarie diverse, finora poco rappresentate o escluse dal piccolo e grande schermo. Tra queste, nei film e nelle serie TV sono in aumento le rappresentazioni di personaggi con disturbo dello spettro autistico (DSA) e/o con tratti autistici. Mettere in scena questi personaggi può contribuire ad aumentare la consapevolezza della loro condizione, ma si può correre anche il rischio di rafforzare alcuni stereotipi. Pertanto, queste rappresentazioni mediatiche sono oggetto di un acceso dibattito tanto all'interno della comunità DSA, quanto nel pubblico in generale. 

 

1. DSA e media: un rapporto complicato

2. I "classici" DSA nel cinema e nella televisione
3. Il caso di As we see it

4. Conclusioni

5. Bibliografia e sitografia



1. DSA e media: un rapporto complicato 

Il disturbo dello spettro autistico (DSA) è un disturbo del neurosviluppo. Le persone con  questa diagnosi presentano difficoltà di comunicazione sociale, interessi limitati e comportamenti ripetitivi. Negli ultimi due decenni si è assistito a un drammatico aumento di persone con DSA: ad oggi negli Stati Uniti a un bambino su 58 viene diagnosticato un tipo di DSA (Lord et al., 2020). 

Forse per l'aumento degli ultimi anni o perché rispetto a qualche tempo fa sono stati compiuti enormi (ma insufficienti) passi in avanti verso le politiche di inclusione, sono aumentate anche le rappresentazioni mediatiche di persone interessate da questi disturbi (Conn & Bhugra, 2012). Questa ondata di nuovi film e spettacoli televisivi presenta personaggi con DSA che sono ora visti come parte della cultura pop (Rohr, 2015). I film e gli spettacoli televisivi sono in grado di estendere la consapevolezza e il dibattito sui DSA raggiungendo un pubblico che supera di gran lunga le riviste accademiche (Garner et al., 2015). Tuttavia, queste rappresentazioni possono essere un'arma a doppio taglio. Da un lato, un pubblico più ampio ha il potenziale di aumentare la consapevolezza sul tema e dare uno slancio conseguente alle politiche di inclusione. Dall’altro lato, però, rappresentazioni imprecise o ristrette possono portare a perpetuare la disinformazione. Per questo motivo è necessaria una ricerca continua per esaminare le rappresentazioni dei DSA, cosa raccontano e cosa migliorare e dismettere per restituire sullo schermo la complessità di esperienze di vita autentiche.

Le persone con disabilità sono un gruppo storicamente emarginato. I modi in cui questa comunità viene rappresentata dai media hanno da sempre contribuito a plasmare le percezioni del pubblico sui gruppi di persone con disabilità. Guardando al campo più ampio della ricerca sugli studi sul tema, le rappresentazioni mediatiche della disabilità hanno perpetuato ipotesi negative e positive sulla disabilità stessa e hanno esteso in modo sproporzionato gli stereotipi sulle sue caratteristiche (Loseke, 2017). 

Le rappresentazioni televisive e cinematografiche dei DSA possono essere utili perché, nonostante l'aumento della prevalenza di casi diagnosticati, molte persone non hanno comunque ancora avuto un contatto diretto significativo con individui con DSA. Infatti, molti si fanno un’idea di questi disturbi sulla base dei personaggi che osservano sullo schermo (Nordahl-Hansen et al., 2017). Le interazioni parasociali (quelle in cui lo spettatore forma cognitivamente una relazione unilaterale con il personaggio sullo schermo, ndr) permettono al pubblico di provare un certo senso di esperienza personale e di connessione con un personaggio fittizio con DSA. Queste relazioni parasociali sono indubbiamente influenzate dal modo in cui il disturbo autistico e tutti gli altri disturbi a esso collegati sono rappresentati sullo schermo e dai modi in cui questi personaggi interagiscono con il loro ambiente. Pertanto, le rappresentazioni dei DSA plasmano la percezione e la conoscenza di questa tematica da parte del pubblico (Dean, Nordahl-Hansen, 2021).

Ci sono state alcune critiche su come finora i DSA sono stati rappresentati (Singer, 2017). Quella più comune riguarda il fatto che i personaggi finora creati con DSA danno voce solo a un ambito ristretto del disturbo e si tratta per la maggior parte dei casi di maschi bianchi tra i 20 e i 30 anni con abilità della sindrome del savant (persone con capacità al di sopra della media oppure particolari talenti che raggiungono livelli eccezionali, ndr). Queste rappresentazioni possono essere meno rappresentative di quelli che sono i vari aspetti dei DSA a un pubblico interculturale che non conosce pienamente l’argomento. Un'altra critica ricorrente è che la sindrome del savant è sovrarappresentata (Nordahl-Hansen et al., 2017), nonostante si verifichi in meno di un individuo su tre con DSA (Howlin et al., 2009). 

Questo porta quindi molti a pensare che le persone con DSA abbiano necessariamente abilità legate alla sindrome del savant, contribuendo a una percezione pubblica distorta, pensieri stereotipati e stigmatizzazione (Draaisma, 2009). 

 

2. I "classici" DSA nel cinema e nella televisione

Chiedere di interpretare personaggi con DSA è una sfida particolare per attori e attrici ma negli ultimi anni molti di loro sono stati in grado di cogliere l'occasione con notevole abilità. Il risultato è ancora più impressionante se si considera che la maggior parte di questi ruoli sono rappresentati da bambini e che gli attori più giovani sono quelli costretti a mettersi in gioco e a creare interpretazioni autentiche e commoventi con personaggi non tradizionali e selvaggiamente estranei all'esperienza del pubblico.

Ecco sette film o programmi televisivi con le rappresentazioni di personaggi con disturbi dello spettro autistico considerati dei classici nel settore (Michelle, Nordahl-Hasen, 2021).

 

2.1 Rain Man

L'interpretazione di Raymond Babbitt da parte di Dustin Hoffman in Rain Man del 1988, con Tom Cruise, è stata quella che ha dato il via alla ricerca di autenticità nella rappresentazione di personaggi con DSA. Hoffman vinse l'Oscar come miglior attore e la pellicola conquistò le statuette per il miglior film, la migliore sceneggiatura e la miglior regia, oltre a una serie di altri premi dell'industria cinematografica.

Per raggiungere questo livello di accuratezza, sia Hoffman che l'autore della sceneggiatura Barry Morrow hanno trascorso del tempo con l'uomo su cui Babbitt si è basato: Kim Peek, autistico con sindrome del savant nella vita reale. Molte delle abilità apparentemente straordinarie di Babbitt sono state prese da talenti autentici che Peek esibiva. Hoffman ha anche imitato l'andatura un po' insolita di Peek e alcuni suoi manierismi per fornire una rappresentazione accurata del personaggio.

Sebbene la sua rappresentazione fosse fedele, il film fu così popolare da avere alcuni effetti collaterali indesiderati per la comunità DSA: molti spettatori arrivarono a credere erroneamente che tutte le persone con autismo fossero anche affette dalla sindrome del savant. 

Tuttavia, il film ha contribuito a umanizzare le persone con DSA e il suo successo commerciale e di critica ha aperto la strada a ulteriori film con personaggi autistici (Ignagni, 2009).

 

2.2 What’s Eating Gilbert Grape

Il giovane Leonardo DiCaprio ha ricevuto la sua prima nomination all'Oscar per la sua interpretazione del fratello minore disabile di Johnny Depp, Gilbert Grape, in questo dramma familiare. Per prepararsi al ruolo, DiCaprio ha visitato una struttura residenziale assistita e ha osservato alcuni adolescenti con DSA e altre disabilità dello sviluppo. Ha gettato le basi per la sua interpretazione grazie a queste osservazioni, incorporando tic e tendenze che erano familiari a molte famiglie di bambini con DSA.

Il film è stato premiato anche per la sua rappresentazione delle sfide per le famiglie di bambini interessati da questi disturbi. La frustrazione e la rabbia mostrate dal personaggio di Depp, spinto nella sgradita posizione di prendersi cura di un fratello che dovrebbe essere abbastanza grande da badare a se stesso, sono anch'esse dinamiche diffuse in in molte famiglie in cui uno o più membri mostra questo disturbo. La rappresentazione che Depp fa di Gilbert, che si sente intrappolato nel suo ruolo di custode, è un'immagine che molti genitori e fratelli di bambini con DSA possono comprendere (Rohr, 2014).

 

2.3 Fly Away

Dopo che la regista Janet Grillo ebbe terminato la produzione del documentario Autism: The Musical (2007), basato su cinque ragazzi con autismo che partecipano a un laboratorio di teatro, si è resa conto che non aveva ancora analizzato tutto ciò che voleva esplorare sui DSA. Essendo madre di un bambino con DSA, Grillo aveva un'ampia esperienza da cui attingere, confluita nel progetto seguente, Fly Away (2011). Il film racconta la storia di una famiglia sconvolta dall'esperienza di avere a che fare con una figlia autistica, interpretata da Ashley Rickards. I suoi genitori sono divorziati e sua madre (Beth Broderick) cerca disperatamente di affrontare le sfide di essere un genitore single con una figlia con DSA. Il suo lavoro, la sua vita privata e le sue relazioni ne risentono, ma il film evita un finale sdolcinato e prevedibile. Rickards ha ricevuto recensioni entusiastiche per la sua convincente rappresentazione.

 

2.4 Atypical

Atypical (2017-2021) è una delle tante nuove serie televisive incentrate su un personaggio interessato da autismo e, come la maggior parte di queste serie, è stata criticata per una rappresentazione a volte insensibile o inetta di questo personaggio (Nordahl-Hansen, 2017). Tuttavia, Atypical si spinge in un luogo in cui molte rappresentazioni fittizie dell'autismo non si spingono, presentando il protagonista per quello che è: un adolescente in preda allo sviluppo ormonale, ai problemi della crescita e ai primi appuntamenti, pur dovendo fare i conti con il DSA.

Sebbene il protagonista dello show, Sam, interpretato da Keir Gilchrist, sia caratterizzato da alcuni comportamenti eccessivamente ridicoli che fanno sgranare gli occhi a molte persone con DSA, le situazioni in cui lui e la sua famiglia si trovano sono spesso più intime e più sottili. Il modo in cui le ossessioni di Sam si ripercuotono sulla sua vita sentimentale sono allo stesso tempo accurate e scomode, proprio come nella vita reale.

 

2.5 Temple Grandin

In questo film del 2010, Claire Danes interpreta con autenticità e accuratezza la dottoressa Temple Grandin, nota professoressa di scienze animali che ha contribuito a rivoluzionare le pratiche di gestione umana del bestiame negli allevamenti e nei macelli.

Danes ha vinto un Emmy come attrice protagonista per questo ruolo. Con lei una nuova generazione di spettatori ha imparato come Grandin abbia lottato e sia riuscita a diventare una professionista rispettata nel suo campo, oltre che un'apprezzata sostenitrice dei diritti dell'autismo.

 

2.6 The Bridge 

The Bridge (2011-2018) è una serie tv scandinava che ha fatto il giro del mondo arrivando anche negli Stati Uniti e in Russia.

In ognuna delle sue versioni, la serie presenta un'indagine congiunta su crimini commessi lungo una linea di confine nazionale, che richiede la cooperazione di due investigatori di paesi diversi. In tutte le sue versioni, la protagonista femminile è interpretata da una persona affetta da autismo ad alto funzionamento. A differenza di quasi tutti gli altri show con un personaggio principale affetto da DSA, la condizione della protagonista non solo non viene messa al centro della trama, ma viene lasciata in sospeso: il disturbo viene mostrato attraverso i tratti e le azioni del personaggio, mostrando il modo in cui si comporta con gli altri e come analizza il caso. 

 

2.7 The Good Doctor

Un’altra serie famosissima il cui protagonista è una persona con DSA è The Good Doctor (2017- in corso). Shaun Murphy (Freddie Highmore), un giovane chirurgo affetto da autismo e sindrome di savant, lascia una tranquilla vita di campagna per entrare a far parte di una prestigiosa unità chirurgica ospedaliera. Solo al mondo e incapace di entrare in contatto con chi lo circonda, Shaun usa le sue straordinarie doti mediche per salvare vite umane e sfidare lo scetticismo dei suoi colleghi. Anche in questo caso, la serie racconta le (dis)avventure di un ragazzo affetto dalla sindrome del savant sulle quali la comunità autistica si è espressa sia positivamente che negativamente, nonostante l’attore protagonista abbia studiato a lungo prima di interpretare quel ruolo.  

 

3. Il caso di As we see it

Nella nuova serie di Amazon As We See It (2022- in corso), Violet, una cassiera venticinquenne della catena americana di fast food Arby's, vuole disperatamente un fidanzato, ma cerca l'amore nei posti sbagliati (cioè da Arby's). 

I bisogni di Violet sono semplici. Vuole qualcuno di carino, con cui uscire e divertirsi. Soprattutto, vuole qualcuno di “normale” che per lei significa "chiunque sia senza disturbi autistici". È un sentimento con cui Sue Ann Pien, l'attrice di Los Angeles che interpreta Violet, può identificarsi. Come Violet, anche Pien è nello spettro autistico. Non è stato un caso, anzi è uno dei motivi per cui l’attrice è stata scelta. "Non sarei stata in grado di interpretare questo ruolo se non fossi stata autistica", ha detto al NY Times. "Non sarei stata in grado di portare la profondità e i colori che ho portato dalle mie esperienze personali".

In un settore in cui è diventato sempre meno possibile per gli attori recitare al di fuori della propria identità etnica, sessuale o di genere, persistono vecchie norme per i personaggi autistici. Nei film e nelle serie recenti, come quelli menzionati sopra, questi ruoli continuano a essere affidati ad attori non autistici, i cui personaggi sono sovente maschi bianchi ed etero.

Tutto ciò rende ancora più notevole una serie come As We See It, una dramedy su tre ventenni che condividono un appartamento a Los Angeles. Per la prima volta in televisione, la serie ha come protagonisti dei personaggi affetti da disturbi autistici, interpretati da attori che lo sono a loro volta.

Questo ha permesso allo show di mettere in luce una serie di esperienze e sfide legate alla vita nello spettro, con estrema veridicità. Oltre all'innamorata ed estroversa Violet, c'è Harrison (Albert Rutecki), che lotta contro lo stress e l'agorafobia, e Jack (Rick Glassman), un bisbetico mago del computer che non ha alcun filtro nel parlare e che preferisce la compagnia dei robot Roomba a quella degli umani.

Le riprese della serie sono iniziate nel 2019. Oltre ai tre protagonisti, il cast comprende Sosie Bacon (Mare of Easttown) nel ruolo di Mandy, un'assistente comportamentale e madre di fatto dei tre coinquilini; Joe Mantegna (House of Games, Criminal Minds) nel ruolo del padre di Jack, che sta morendo di cancro; e Chris Pang (Crazy Rich Asians) nel ruolo di Van, il fratello iperprotettivo di Violet. La produzione ha incluso anche assistenti neurodiversi, sul set e nella stanza degli autori, e attori non protagonisti tra cui Tal Anderson e Naomi Rubin di Atypical.

Tuttavia, mentre As We See It compie indubbiamente dei passi in avanti sulla strada di una rappresentazione più accurata e corretta dei DSA, ci sono alcune scelte che sono state criticate nel senso opposto: per esempio due dei personaggi non protagonisti e non affetti da DSA, Mandy e Van (fratello di Violet), hanno dei propri drammi - e delle vite amorose -, suggerendo che le storie di Harrison, Jack e Violet non siano di per sé sufficienti a mantenere viva l'attenzione dello spettatore. Mandy, inoltre, è stata rifiutata dalle migliori scuole di medicina e questo, se da un lato mina il suo desiderio di diventare una neuroscienziata, dall'altro dimostra che ha altre possibilità per il suo futuro. Può scegliere di rimanere con i ragazzi, ma a differenza loro, lei ha delle alternative tra cui scegliere.

Allo stesso modo, la vita lavorativa intensa di Van e le sue responsabilità verso la sorella Violet (i loro genitori sono morti, ndr.) lo portano ad avere poco tempo per la sua ragazza, che si sente trascurata. Van, però, a differenza della sorella innamorata, ha almeno un po' di intimità fisica nella sua vita così come Mandy. 

Il problema, secondo The Conversation è che As We See It segue un percorso fondamentalmente normativo sia nella sua struttura narrativa che nella rappresentazione di come sostenere le persone autistiche. Altri invece, come Rolling Stones, celebrano come la serie As We See It suggerisca con delicatezza e intelligenza che le vite di Jack, Violet e Harrison e i loro problemi siano disordinati come quelli di tutti gli altri, e che allo stesso tempo sono unici e speciali come quelle di ogni altro essere umano.

 

4. Conclusioni 

 Rappresentare l'autismo e tutti gli altri DSA sullo schermo può essere un vantaggio se sappiamo ricordarci di distinguere la finzione dai casi reali. 

A causa dei diversi tipi di disturbi dello spettro autistico e dei casi limite tra una tipologia e l’altra, vedere un singolo film con un personaggio con DSA non può rendere giustizia alla complessità del tema. Di conseguenza, si potrebbe dire che, se si è visto un film con un personaggio autistico, si è visto solo un film con un personaggio autistico e non si può generalizzare la propria conoscenza sul tema (Nordahl-Hansen, 2017). 

Tuttavia, la visione di una combinazione di film e serie TV ha il potenziale per rispecchiare parte della complessità della condizione, soprattutto se integrata con la guida di esperti competenti (Nordahl-Hansen, 2017). Sebbene queste rappresentazioni non possano avere lo stesso peso di un rapporto interpersonale diretto con persone con DSA, per lo meno, possono provare a rappresentare dei casi esemplari e dei primi approcci al tema

Il pubblico, in generale, può istruirsi, farsi portavoce di gruppi sociali svantaggiati o sottorappresentati, prendere gli stereotipi dei media con le pinze, affidarsi alla ricerca e alla scienza invece che alle opinioni, verificare i fatti e utilizzare i social media per promuovere una rappresentazione accurata delle persone con autismo o nello spettro. 

A prescindere da tutto, ci saranno sempre delle critiche. Tuttavia, chi lavora nel mondo dei media può fare la sua parte assumendosi la responsabilità di ritrarre in modo positivo e accurato quanti più tipi di persone dello spettro, così come ogni altra minoranza. 

 

5. Bibliografia e sitografia

 “Autistic Adults Review The Good Doctor.” Autism Ontario, 2022. 

 

Catsoulis, Jeannette. “‘Fly Away’ Movie Review.” nytimes.com (data di ultima consultazione: 08/06/2022).

 

Conn, Rory, and Dinesh Bhugra, “The Portrayal of Autism in Hollywood Films”, in International Journal of Culture and Mental Health, vol. 5, no. 1, Apr. 2012, pp. 54–62, doi:10.1080/17542863.2011.553369. 

 

Dean, Michelle, and Anders Nordahl-Hansen, “A Review of Research Studying Film and Television Representations of ASD in” Review Journal of Autism and Developmental Disorders, June 2021, doi:10.1007/s40489-021-00273-8.

 

Draaisma, Douwe, “Stereotypes of Autism”, in Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences, vol. 364, no. 1522, May 2009, pp. 1475–80, doi:10.1098/rstb.2008.0324.

 

Garner, Andrea, et al., “Authentic Representations or Stereotyped ‘Outliers’: Using the CARS2 to Assess Film Portrayals of Autism Spectrum Disorders” in International Journal of Culture and Mental Health, vol. 8, no. 4, June 2015, pp. 414–25, doi:10.1080/17542863.2015.1041993.

 

Howlin, Patricia, et al., “Savant Skills in Autism: Psychometric Approaches and Parental Reports”, in Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences, vol. 364, no. 1522, May 2009, pp. 1359–67, doi:10.1098/rstb.2008.0328.

 

Ignagni, Esther. "MEDIA REVIEW: Autism Chic-A New Path to Exclusion?", in Journal on Developmental Disabilities 15.2 (2009): 125-127, da proquest.com (data di ultima consultazione: 08/06/2022). 

 

Ito, Robert. “‘As We See It’ Is Not a Typical Portrayal of Autism” da nytimes.com (data di ultima consultazione: 08/06/2022). 

 

Lord, Catherine, et al., “Autism Spectrum Disorder” in Nature Reviews Disease Primers, vol. 6, no. 1, Jan. 2020, doi:10.1038/s41572-019-0138-4.

 

Loseke, Donileen R., “Disability and Qualitative Inquiry: Methods for Rethinking an Ableist World” in Contemporary Sociology: A Journal of Reviews, vol. 46, no. 1, Jan. 2017, pp. 36–37, doi:10.1177/0094306116681813e.

 

Nordahl-Hansen, Anders., “Atypical: A Typical Portrayal of Autism?” in The Lancet Psychiatry, vol. 4, no. 11, Nov. 2017, pp. 837–38, doi:10.1016/s2215-0366(17)30397-8.

 

Nordahl-Hansen, Anders., “Pros and Cons of Character Portrayals of Autism on TV and Film” in Journal of Autism and Developmental Disorders, vol. 48, no. 2, Nov. 2017, pp. 635–36, doi:10.1007/s10803-017-3390-z.

 

Rohr, Susanne, “Screening Madness in American Culture” in Journal of Medical Humanities, vol. 36, no. 3, June 2014, pp. 231–40, doi:10.1007/s10912-014-9287-3.

 

Sepinwall, Alan, As we see it Offers a Fuller Spectrum of Autism Experiences” in rollingstone.com (data di ultima consultazione: 08/06/2022).

 

Singer, A., “Portrayals of Autism on Television Don’t Showcase Full Spectrum” in Libanswers.Snhu.Edu, 2017.

 

Wood, Rebecca, “As We See It: An Imperfect Step Forward for Representing Autism on Screen” in theconversation.com (data di ultima consultazione: 08/06/2022).