Cirelli et al., Insediamenti di altura nell’Appennino Romagnolo e Toscano nel medioevo

Enrico Cirelli, Debora Ferreri, Marika Delli Pizzi, Ilaria Sommariva AMS-Università di Bologna

Fig. 1 – L’area sommitale del castello di Rontana. Sono visibili le fosse del cimitero altomedievale tagliate dalle strutture del castello di XIII secolo. Foto D. Ferreri.

Negli ultimi anni sono state condotte diverse campagne di ricerca archeologica nei comprensori vallivi appenninici della Romagna e della Toscana orientale, nel versante ‘adriatico’, con l’obiettivo di analizzare le trasformazioni dei paesaggi e lo sviluppo rurale nel periodo di passaggio dall’antichità al medioevo. Il territorio preso in esame si estende dalla provincia di Forlì, fino all’area metropolitana di Bologna a nord e verso ovest nella provincia di Firenze (Marradi, Palazzuolo sul Senio). Le pendici appenniniche, in questo territorio, sono attraversate da fiumi e da assi viari che hanno determinato la formazione di un insieme complesso di vari sistemi insediativi. I comprensori vallivi si raccordano con la via Emilia, sul fondovalle e da lì raggiungono gli insediamenti urbani di Forlì, Faenza e Imola, e una volta attraversate si dirigono verso le sponde adriatiche. In questo programma di ricerca stiamo cercando di analizzare la distribuzione e l’intensità del popolamento di altura nel corso della tarda Antichità, ancora poco visibile, ma fortemente caratterizzato nel corso del Medioevo dalla presenza di castelli abbandonati i cui ruderi sono ancora oggi parzialmente conservati. Le alture principali sono state esplorate sistematicamente rilevando e documentando le evidenze superstiti e selezionando alcuni dei principali insediamenti per lo scavo archeologico. Molti sono inoltre i siti sottoposti a rilievo degli alzati e delle strutture murarie affioranti, per valutarne il potenziale investigativo e orientare futuri programmi di ricerca. Si tratta di un paesaggio dominato da rilievi collinari non estremamente elevati, nelle propaggini della pianura padana (Monte Mauro, il più alto, 515 slm; Monte Rontana, 484 slm; Baccagnano, 124 slm; Monte Ceparano, 374 slm), con vette isolate che formano un contrasto discreto con i calanchi posti immediatamente più a valle. Più consistenti sono invece le alture a ridosso dei valichi appenninici toscani con siti posizionati anche oltre i 1000 metri. Su alcuni di essi sono state individuate attestazioni tardoantiche o altomedievali, grazie alla distribuzione di materiali ceramici sulla superficie. I più caratterizzati sono a questo proposito i siti di Oriolo ai Fichi, Pietra Mora, Ceparano, Baccagnano, S. Martino in Gattara, Rontana, Monte Mauro, Tossignano e Le Ari. Sulle altre superfici dei siti dove sono presenti insediamenti medievali con strutture murarie spesso ben conservate in alzato o appena nascoste dalla fitta vegetazione affiorante, non sono state individuate tracce materiali più antiche, anche se occorre dire che spesso la visibilità è molto scarsa. Nel complesso delle dinamiche che abbiamo potuto osservare si nota una sovrapposizione con insediamenti romani quasi del tutto nulla.

Fig. 2 – Vista degli insediamenti di altura presa dalle pendici del castello di Ceparano. Disegno di Romolo Liverani.

Solo nel caso di Oriolo ai Fichi possiamo dire che vi sia una evoluzione di un insediamento rurale tardo repubblicano e della prima età imperiale verso un villaggio fortificato altomedievale, con straordinarie trasformazioni anche in età moderna. Negli altri casi il sito rurale antico o tardoantico si trova in una posizione diversa rispetto all’insediamento medievale. In genere spostato di qualche centinaio di metri più in basso rispetto alle aree sommitali o a mezza costa. È il caso del sito rurale di Pietramora, posto tra le due colline su cui si sviluppa il castello di IX-X secolo. Sul taglio artificiale, per il recupero di materiale calcarenitico, nel versante occidentale, sono visibili alcune strutture murarie in laterizi e sepolture. Sull’altura più a nord, nel versante opposto della vallata del Crete, sono ancora visibili le strutture in alzato e le molte murature databili a partire dal X-XI secolo fino al XIII-XV secolo del castello di Ceparano, emerse anche in seguito agli scavi condotti dal Dipartimento di Storia Cultura Civiltà dell’Università di Bologna, a partire dal 2018, grazie a una concessione ministeriale. L’insediamento medievale si trova al di sopra di un gruppo molto numeroso di cave per l’estrazione e la lavorazione di blocchi per macine in calcarenite, estremamente diffuse nel territorio delle vallate circostanti. Un sito rurale di età medio imperiale è stato individuato sulle pendici settentrionali del castello, a poca distanza dal percorso viario di mezza costa che risale il colle dal Marzeno. Sono visibili, nella fitta boscaglia, materiali edilizi e ceramiche di II-III secolo, fuori dal circuito murario del castello e a poche decine di metri da una cava di calcarenite, dove sono visibili diversi semilavorati di macine ancora in situ. Ancora più distante dal circuito murario del castello sono i ruderi di un insediamento rurale individuato in superficie sulle pendici meridionali del castello di San Martino in Gattara, nella vallata del Lamone. In questo caso sono visibili solo materiali edilizi e frammenti ceramici, anche se negli scavi del secolo scorso, in occasione del rinvenimento della vasta area funeraria di età protostorica, sono state trovate evidenze di una fase funeraria di III sec. d.C. L’insediamento occupa una posizione di mezzacosta, poco distante dalla viabilità principale a fianco del corso fluviale, poco prima del suo attraversamento. Il sostrato geologico su cui nasce e si sviluppa il popolamento è questa volta in arenaria e con questo materiale viene interamente costruito il castello medievale, sull’altura del colle che controlla la viabilità e il territorio circostante, a partire dall’XI secolo. Dinamiche molto simili sono state riscontrate nel territorio di Palazzuolo sul Senio, sullo stesso tipo di affioramento geologico. Scavi di emergenza hanno consentito il ritrovamento di una vasta villa romana a poca distanza dal monastero altomedievale di Susinana, in una località denominata ‘Le Ari’, secondo quanto ipotizzato da Edoardo Manarini, forse derivato dal toponimo ‘domus Valerii’, documentato già nel secolo VIII, tra le proprietà della principessa Ängelrada di Ravenna. Poche centinaia di metri più a sud si trovano le strutture di un imponente castello di proprietà della famiglia Ubaldini, documentato dal X secolo in avanti e di proprietà di Maghinardo Pagani, sul finire del XIII. Il castello è stato di recente oggetto di varie ricognizioni e rilievi topografici. 

Fig. 3 – Strutture del castello di Susinana, nel territorio di Palazzuolo sul Senio. Foto di E. Cirelli.

Sono anche stati studiati i materiali raccolti dal gruppo archeologico del Mugello in precedenti occasioni, conservate oggi nel Palazzo dei Capitani di Palazzuolo. Lo studio di questi reperti ha consentito l’individuazione di una frequentazione del sito forse già nel secolo VIII, prima quindi della nascita del villaggio fortificato, ma solo gli scavi programmati per le prossime stagioni potranno confermare tali ipotesi. Evidenze di un insediamento romano, con una frequentazione tardoantica sono state recuperate anche molto più a est, agli inizi della vallata del Santerno, alle pendici di un altro sito di altura, di estrema importanza e attestato dalle fonti documentarie nell’VIII secolo. Si tratta del castello di Tossignano, che sfrutta le potenzialità straordinarie dell’affioramento gessoso. Il sito altomedievale e la sua rocca tardoduecentesca, si trovano su uno sperone di roccia selenitica e lo sfruttamento del gesso risulta una risorsa essenziale per questa comunità rurale, come tutte quelle che si insediano, nel corso del medioevo sulle alture della Vena del Gesso Romagnola. Imponenti, anche per lo stato di conservazione delle strutture, sono i due castelli di Monte Mauro e Rontana, poderose costruzioni altomedievali, potenziate ulteriormente nel corso del XII e XIII secolo, caratteristico di una nuova stagione di manifestazione del potere signorile rurale che ha cambiato radicalmente il paesaggio di gran parte dell’Europa.

La Vena del Gesso segna anche un primo sbarramento naturale rispetto alla Pianura Padana, che secondo alcuni studiosi ha costituito anche un confine tra le proprietà dell’esarcato e dei territori longobardi, tra VII e prima metà dell’VIII secolo. Le fonti documentarie a questo proposito non sono molto chiare e indicano la nascita di questi insediamenti soprattutto a partire dalla metà del X secolo, nonostante vi siano indizi nel Liber Pontificalis di Roma, soprattutto per quel che riguarda il castrum Tiberiaci (Monte Mauro). Gli scavi condotti a Monte Mauro dalla Soprintendenza non hanno ancora riportato alla luce fasi di questo periodo. Diverso è il caso di Rontana, oggetto di scavi in estensione a partire dal 2007. Sotto le strutture del castello di X secolo e tagliate dal cimitero di VIII e IX secolo, sono state individuate alcune strutture murarie e diversi materiali databili agli inizi del VII secolo, come frammenti di ceramiche tunisine, vasellame di produzione egea, anfore dalla Cilicia e dalla Palestina, da attribuire allo stanziamento di un presidio militare voluto dall’amministrazione romano/bizantina per controllare i passaggi vallivi  sul Lamone e sul Sintria, a protezione della città di Faenza e del territorio esarcale. Oltre a queste dinamiche di trasformazione del paesaggio rurale tra antichità e medioevo, gli scavi hanno dimostrato sia a Rontana sia a Ceparano, che la scelta insediativa di queste comunità sui territori di altura è molto simile a quella attuata in età protostorica. Materiali che si datano al IX-VIII secolo a.C. sono stati recuperati, in posizione residuale, sia negli strati del castello di Rontana sia in quello di Ceparano. Stessa sovrapposizione è stata osservata più a ovest nella vallata del Marzeno nel sito di S. Maria in Castello, nel territorio di Tredozio e la stessa caratteristica è stata documentata in diversi insediamenti fortificati di altre regioni italiane, per esempio nel Lazio, nei castelli di Toubert, soprattutto quelli di nuova fondazione. A questo proposito sono numerose le evidenze raccolte sui siti di nuova fondazione nel paesaggio appenninico medievale, dove si riscontrano villaggi fortificati a controllo della viabilità principale, come quello di San Cassiano, nel territorio di Brisighella e sulla vallata del Lamone, o come quello di Fornazzano, distante dai percorsi viari più importanti e dalle vallate con valico appenninico, ma fondamentali per il controllo agrario e del popolamento rurale delle aree più interne, documentati dal secolo XI e abbandonati sul finire del medioevo.