Fig.4: Veduta di Amatrice (E. Lear, 1844).
Il primo gruppo di ambienti ipogei, chiuso da blocchi trapezoidali in arenaria inseriti all’interno di cornici in blocchi di arenaria, sono stati ristrutturati dopo il terremoto del XVII secolo e utilizzati fino agli inizi del XIX secolo. Si tratta di ambienti rettangolari coperti da volte ribassate in laterizi impostate su muri in pietra. Non è conservato un intonaco di rivestimento, ma l’esplorazione di questi ambienti ha mostrato la presenza di almeno quattro livelli di sepolture sovrapposte l’un l’altra e inseriti in casse lignee ancora ben conservate. La disposizione degli ingressi, dal pavimento in laterizi della chiesa, non è regolare, ma occupa tre linee parallele, più grande quella centrale, mentre più piccole (circa di un terzo rispetto alle centrali) quelle laterali, vicine ai due muri perimetrali dell’edificio religioso. Il crollo delle pareti e del tetto sulla pavimentazione ha però determinato l’apertura di un altro gruppo consistente di ambienti funerari voltati che erano stati già obliterati nel XVII Secolo, dopo il precedente terremoto. La stessa sorte hanno ricevuto un gruppo numeroso di sepolture familiari ‘a cassa’ scavate negli interstizi tra le camere funerarie, individuate anche grazie a indagini geognostiche realizzate prima di queste ricerche archeologiche. Si è scelto di indagare queste aree intermedie, colmate nel XVII secolo, soprattutto nelle aree a ridosso dell’area presbiteriale, rialzata con gradini in arenaria rispetto alla navata della chiesa. E’ stato infatti osservato che queste aree sembravano coperte e obliterate dal presbiterio. La rimozione del pavimento in queste aree, di fronte all’altare della chiesa, hanno ha consentito il rinvenimento di una pavimentazione in laterizi con le stesse caratteristiche formali ma di dimensioni minori e con qualità di produzione molto più elevata, da riferire probabilmente al XIV secolo. Sono state individuate tre diverse sepolture a cassa tagliate dai gradini del presbiterio. Nel riempimento sono stati riconosciuti e scavati numerosi individui, con più riduzioni, sepolti in queste casse in muratura. Si tratta per lo più di sepolture femminili, le cui caratteristiche tafonomiche saranno definite nel corso dei prossimi studi, con molti elementi in lega di rame relativi all’abbigliamento, piccole fibbie o alamari di chiusa per corsetti o altri tipi di abiti tradizionali. Molti sono gli anelli associati agli individui sepolti, con decorazioni caratteristiche della tradizione produttiva bassomedievale e della prima età moderna. Molti sono anche i frammenti delle vetrate policrome e di ceramiche medievali e moderne, monete, medagliette ex-voto, vaghi di collana in vari materiali, utilizzate nel riempimento e nell’obliterazione di queste sepolture effettuato nel XVII secolo con il nuovo assetto dell’area presbiteriale. Nel sottofondo pavimentale sono stati recuperati anche straordinari elementi di epigrafi quattrocentesche relative a tombe di confratelli in lastre di arenaria ben tagliate. Oltre ai numerosi materiali associati all’edificio medievale e post medievale risaltano alcuni frammenti databili alla prima età imperiale, identificati come piccoli contenitori in sigillata italica, frammenti di ceramiche a pareti sottili e alcuni materiali edilizi (mattoni, tegole e tubuli). Uno degli anelli delle sepolture medievali riutilizzava inoltre un castone ritagliato da un piccolo avorio di età antica, così come nello straordinario frammento di avorio lavorato con una rappresentazione di Diana cacciatrice, interpretato nel tardo Quattrocento come immagine mariana e inserito in uno spettacolare porta reliquie per celebrare l’apparizione della Vergine a una pastorella di Amatrice, Chiara Valente, beatificata dopo la sua morte e ricordata nelle testimonianze medievali e post medievali come Caterina di Amatrice. Questa icona si trovava normalmente al di sopra di un altare in legno barocco disposto sul lato sud della chiesa e ogni anno veniva portato in processione attraverso la città, ricordando questo evento miracoloso. Le Delle strutture dell’altare, danneggiato dal terremoto del 2016, si sono conservate sotto le macerie. La pulizia della struttura, al fine di documentarne le caratteristiche costruttive, ha mostrato la presenza di una cassa funeraria inglobata dall’altare barocco. E’ stato quindi effettuato lo scavo del riempimento di questa sepoltura prestigiosa, databile all’ultimo quarto del XV secolo, e sono state riportate alla luce le ossa, sconnesse, di un individuo femminile che riteniamo possano essere riferite alla beata Caterina o Chiara Valente di Amatrice. Lo scavo di questa tomba e l’apertura di alcuni saggi di verifica lungo il perimetro della chiesa ci hanno consentito di stabilire le modalità di costruzione dell’edificio. Impostato direttamente sul terreno, senza fondazioni, sfruttava un taglio profondo sul fronte settentrionale per inserire il muro perimetrale dell’edificio, colmando il dislivello con la costruzione di questo fitto nucleo di camere ipogee, coperte poi dalla pavimentazione della chiesa. Le azioni di sbanco per la costruzione del cantiere della chiesa trecentesca hanno forse intercettato le strutture di un insediamento rurale romano, abbandonato in un momento imprecisato prima della costruzione del villaggio fortificato altomedievale. Molti sono ancora gli interrogativi irrisolti da queste prime indagini sul complesso francescano di Amatrice che potranno essere risolte nelle future prossime campagne di ricerca condotte in collaborazione tra Università, Comune e Soprintendenza.