Bottazzi et al., Attorno al Monte Titano (739 m s.l.m.). Ricerche archeologiche e paleoambientali in Repubblica di San Marino

Gianluca Bottazzi, Paola Bigi (Istituti Culturali, Musei di Stato - RSM)

Figura 1 - Monte Titano (739 m s.l.m.), il fondovalle del Marecchia e, in primo piano, il centro protostorico e medievale di Verucchio (RN) (foto: Daniel Pedini).

Il territorio della Repubblica di San Marino ha un’estensione di 61 kmq e si incentra sull’acroterio di Monte Titano (739 m s.l.m.). Ad Ovest una serie di rilievi calcarenitici minori si dispone a semicerchio intorno ad esso, mentre tra i bacini idrografici del Marecchia e dei torrenti Ausa e Marano un rilevante crinale displuviale costituisce una percorrenza naturale utilizzata fin dall’antichità quale collegamento tra la costa, la pianura, il colle di Covignano presso Rimini, l’area di Verucchio e Monte Titano-San Marino, per procedere poi verso i passi transappenninici al di là dei monti di Carpegna e dell’Alpe della Luna. 

In assenza di una normativa di tutela confrontabile con quella italiana, la ricerca archeologica sistematica è stata avviata in Repubblica di San Marino negli anni Novanta del Novecento ad opera dei Musei di Stato (oggi Istituti Culturali, Musei di Stato). Risultavano disponibili all'esplorazione archeologica 40 kmq di territorio, in quanto liberi da aree urbanizzate e da erosioni calanchive o non fortemente acclivi.  

Ricognizioni di superficie, anche con l’ausilio dell’analisi aerofotografica, sono state avviate nel 1997 a partire dai terreni interessati da pratiche agricole, nei quali era in atto una rapida urbanizzazione. Nelle aree collinari è stata seguita l’impostazione metodologica sviluppata in Comune e Provincia di Modena a partire dagli anni Ottanta del Novecento. Per quanto attiene invece ai siti d’altura si è fatto riferimento alle esperienze maturate in particolare dall’Istituto di Storia della Cultura Materiale (ISCUM) di Genova.

Le ricerche hanno portato all’identificazione e al riscontro di 81 Unità Topografiche, tra siti ed aree di affioramento: 10 di età pre-protostorica, 2 di età protostorica e romana, 44 di età romana e tardoantica e 25 di età medievale e postmedievale, con una densità di circa 1,5 presenze per kmq di superficie complessiva.

Figura 2 - Siti e aree di affioramento (Unità Topografiche) nel territorio della Repubblica di San Marino. Sono indicati con quadratino pieno i siti con analisi paleobotaniche e/o archeozoologiche edite e con quadratino vuoto i siti con analisi paleobotaniche e/o archeozoologiche inedite o in corso (elaborazione grafica: Lorenzo Emiliani U.P.T.E.-RSM).

Significativi sono due siti dell’età del Bronzo Finale (XII-X secolo a.C.) che si inquadrano nell’aspetto “protovillanoviano”: Monte Titano, Seconda Torre e San Marino, Poggio Castellano.

Negli anni 2003-2004 sono state condotte due campagne di scavo a Sud-Ovest delle fortificazioni della Seconda Torre (735 m s.l.m.), che hanno consentito il recupero di numerosi materiali, dislocati in età medievale e rinascimentale. L’area di affioramento è di grande estensione e costituisce il riflesso di un cospicuo insediamento, meritevole di ulteriori indagini.

A San Marino, Poggio Castellano (513 m s.l.m.) è stata indagata nel 1997 in uno scavo di emergenza la porzione di una struttura abitativa e alcune strutture e stratificazioni minori. Il sito è posto a circa 1 km in linea d’aria a Nord-Ovest di Monte Titano, Seconda Torre ed in fregio ad un ampio pianoro dotato di sorgenti e interessato da una percorrenza di aggiramento a mezza costa del Monte.

Analisi paleobotaniche di campioni prelevati nelle UU.SS. della porzione di capanna sono state condotte, come le altre riportate in queste sede, dal Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia con il coordinamento della prof.ssa Anna Maria Mercuri. I risultati delle analisi polliniche indicano che la capanna era inserita in un ambiente assai aperto, con boschi di latifoglie e nuclei di conifere che circondavano l’insediamento ad una certa distanza. È confermata la vicinanza di aree umide. L’antropizzazione del paesaggio è evidenziata dalla diffusione di aree dedicate al pascolo e da campi di cereali (gruppo avena-grano, orzo e panìco).  Le analisi microantracologiche confermano la presenza di fuochi in situ e di incendi a distanza. Lo studio dei reperti archeozoologici, condotto come in altri siti sammarinesi dalla dott.ssa Patrizia Farello (SAER), ha documentato una netta preminenza dei bovini, utilizzati sia come forza lavoro che per gli usi alimentari, situazione riscontrata anche in altri siti in aree a rilievo del Bronzo Finale italiano. Sono presenti gli ovini, mentre bassa è la percentuale dei suini che viene collegata ai paesaggi aperti e alla distanza dai querceti. Attestata l’attività venatoria, soprattutto del cinghiale, e la lavorazione dell’osso e del corno, in particolare di cervo.

Alla età del Ferro data l’insediamento di Ca’ Rigo (410 m s.l.m.), posto 1 km a levante di Monte Titano, e lungo un crinale che si proietta verso la vallata del torrente Marano, una dorsale con ampi pianori particolarmente favorevoli alle pratiche agricole. A Ca’ Rigo è stata indagata nel 2002 la porzione marginale di un villaggio databile dalla fine del VII all’inizio del IV secolo a.C., dove sono stati evidenziati lembi di stratificazioni antropiche e strutture negative. Tra esse sono risultate di particolare interesse una fornacetta ed alcune strutture incise rivestite di pietre. Queste ultime possono essere interpretate come tombe violate in età romana e poi, dopo la sottrazione di eventuali oggetti di metallo, parzialmente riempite con materiali del corredo ceramico. Non è tuttavia possibile escludere una loro funzione extrafuneraria non determinabile.

Per quanto attiene al paesaggio culturale, gli spettri pollinici di Ca’ Rigo sono caratterizzati da una bassa copertura di legnose e un’alta presenza di indicatori di attività antropiche. Il paesaggio vegetale è infatti caratterizzato da una distesa di prati-pascoli, con qualche ambiente umido e rarefatti querceti caducifogli, mentre nei versanti più soleggiati erano presenti lecci e olivi. Tra le coltivazioni di cereali presentano valori di una certa consistenza l’orzo (gruppo-Hordeum) e l’avena-grano (gruppo-Avena/Triticum).

I non abbondanti reperti faunistici indicano una gestione del bestiame simile a quella di Poggio Castellano, tranne che per una maggiore percentuale di suini.

Per quanto attiene all’età romana e tardoantica le presenze insediative sono numerose. Particolare attenzione è stata rivolta alla conca di Domagnano, nella quale, a fine Ottocento, venne rinvenuto fortuitamente il noto complesso di oreficerie del “tesoro di Domagnano” (fine V-inizi VI secolo d.C.).

Negli anni 1998-2000 è stato scavato pressoché integralmente l’insediamento rustico di Domagnano- Paradiso (235 m s.l.m.), impiantato agli inizi del II secolo a.C. e oggetto di una rilevante ristrutturazione nella prima età imperiale. Il ritrovamento in giacitura secondaria di elementi accessori di lusso attesta la presenza di un settore residenziale non conservato. Dopo un parziale abbandono (fine II-IV secolo d.C.), in età tardoantica l’insediamento è stato oggetto di una nuova fase edilizia. L’edificio tardoantico era costituito da due file di ambienti, con pavimentazioni in terra battuta e focolari utilizzati per riscaldare e cucinare. A monte si apriva un’area cortilizia. L’edificio, che ha restituito monetazione ostrogota, fu abbandonato durante la guerra greco-gotica.

A Domagnano-Paradiso sono stati prelevati campioni pollinici delle diverse fasi dell’insediamento, e sono state eseguite analisi carpologiche e xilologiche.

In età romana repubblicana il paesaggio di Domagnano era caratterizzato da prati-pascoli e campi coltivati a cereali: grano, orzo, panìco. Il bosco rimaneva sullo sfondo, con querce e carpini comuni, mentre più in quota si trovavano faggi, pini e abeti rossi e bianchi. Attorno alla fattoria crescevano olivi, viti, noci e castagni. Nella prima età imperiale aumenta d’importanza la coltura dell’olivo, mentre i campi a cereali diminuiscono e si estendono i prati-pascoli. La elevata produzione di vino nell’entroterra di Ariminum è confermata anche a Domagnano-Paradiso, dove è stata rinvenuta una vasca vinaria ed è ben attestata la coltivazione della vite. Attorno al sito erano presenti alberi da frutto e piante ornamentali (bosso e tasso). I boschi rimanevano sullo sfondo e non mancavano siepi arbustate e alberi di confine.

In età tardo antica (fine V-prima metà VI secolo d.C.) le colture appaiono in continuità, ed anzi in aumento e diversificate. I campi di cereali si estendono, mentre si contraggono i prati-pascoli. Si aggiungono colture di legumi (fava) e resta significativa la presenza dell’olivo e della vite. La vinificazione e l’estrazione dell’olio avvenivano per torchiatura: in un pozzo sono stati recuperati vinaccioli ed endocarpi di olive frammentari ed anche una porzione della vite del torchio. Presenti numerosi alberi da frutto: fico, noce, pero, melo, susino damasceno, ciliegio e pino da pinoli. Nell’orto erano coltivate verdure e piante aromatiche-condimentarie. 

Figura 3 - Disegno ricostruttivo dell’edificio rustico di età tardoantica di Domagnano-Paradiso (elaborazione sulla base dei dati di scavo e disegno: arch. Riccardo Merlo, 2015).

Una probabile attività tintoria è indicata dai numerosi pollini di camomilla per tintori e reseda biondella, utilizzate per impartire una colorazione giallo dorata.

Lo studio dei resti faunistici mostra una continuità dell’economia di allevamento del periodo romano. I suini fornivano il maggior apporto proteico; presenti bovini, utilizzati come forza lavoro, i capro-ovini e pollame. Non vi sono attestazioni di selvaggina.

Sulla cresta di Monte Titano è inoltre posta l'area di culto della “Tanaccia" (660 m s.l.m.). Impostata già in età preromana essa ha restituito offerte votive che ne attestano la frequentazione principalmente in età repubblicana e fino alla prima età imperiale.

Già eseguite, ma non ancora edite, sono le analisi paleobotaniche in altri due siti di età romana e tardoantica: Domagnano-Paderna (180 m s.l.m.; sondaggi anno 2011) e San Marino, Ara Vecchia (430 m s.l.m; sondaggi anno 2013).  Campionature sono state eseguite nel sito medievale di Castellaro di Casole (445 m s.l.m.), databile al X-XIV secolo, oggetto di sondaggi negli anni 2020 e 2022.

Le ricerche sulla occupazione umana e i dati paleoambientali nel territorio della Repubblica di San Marino hanno evidenziato una rilevante antropizzazione in tutti i periodi finora documentati e costituiscono un caso di studio analitico in un transetto territoriale che va dalla bassa collina retrocostiera al comparto di Monte Titano, segnalandone la rilevanza nelle comunicazioni tra i due versanti dell’Appennino.

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