Susanna Luppi
Ray Bradbury è entrato nei nostri sogni ricordandoci di tenere gli occhi aperti con Fahrenheit 451 e Cronache Marziane. Un autore visionario e instancabile, che nella sua lunga carriera ha scritto romanzi, sceneggiature, poesie e tantissimi racconti. Proprio nei racconti, il suo genio alza l’ancora dal conclamato scaffale della fantascienza per remare verso i territori più oscuri della crime fiction. Bradbury ha coltivato questo filone fin dalla giovane età, osservando ossequiosamente gli iconici Ellroy e Chandler suoi contemporanei, ed Edgar Allan Poe che sarà un modello di riferimento per tutta la sua carriera.
Nel 2020, anno in cui si è celebrato il 100° anniversario della sua nascita, è uscita Assassino, torna da me (Killer, come back to me) antologia che raccoglie 20 racconti dall’atmosfera del crime mystery e dall’estetica weird.
Bradbury sfoggia una maestria incredibile nel gestire con facilità diversi sottogeneri in cui l’omicidio è il filo rosso che attraversa ogni racconto, snodandosi in storie dall’impianto gotico fino a quello gangster, passando per il noir e il mystery.
Nell'introduzione redatta da Jonathan Eller (tra i suoi principali biografi) l’autore custodisce una scatola immaginaria da lui definita “scatola parlante” in cui raccoglie le idee e si plasmano ambientazioni, personaggi, sogni e paure. In essa si annida anche una discreta quantità di killer, non per forza crudeli. A volte si tratta di soggetti vittima delle circostanze o di specifiche evoluzioni psicologiche - personaggi che si fanno tutt’uno con l’atmosfera del racconto, elevandosi a topos narrativo.
Nella narrativa poliziesca di Bradbury, si possono individuare alcuni topoi ricorrenti, come il tema del doppio (sviluppato con l’artificio del mirroring e del doppelgänger), il tema delle marionette e quello dell’illusionismo weird – a cui appartengono il circo, gli studios Hollywoodiani e tutto ciò che si serve di una rappresentazione.
Nel primo racconto intitolato “Un tocco di petulanza” si ha indubbiamente a che fare con una sfumatura fantascientifica ridimensionata e contenuta in una struttura complessa, che mette sotto una luce più forte l’aspetto psicologico dei personaggi. Il protagonista Jonathan Hughes incontra il se stesso del futuro che, con una pagina di cronaca nera a suo sostegno, gli rivela che nel 1995 assassinerà la moglie. Ecco il primo “doppio” trasformato in doppelgänger: inserito con lo stratagemma del viaggio nel tempo, questo estraneo apre una finestra su dinamiche di coppia problematiche, probabilmente deteriorate da una difficoltà comunicativa.
Impossibile non riconoscere l’impianto di A Christmas Carol di Dickens (che, peraltro figura tra i modelli di riferimento dell’autore). Questa sorta di Scrooge è inserito in una storia più essenziale rispetto alla controparte dickensiana, ma riesce ugualmente a mettere l’accento sulla presa di coscienza di sé e sulla sottovalutata complessità dei rapporti umani.
In “Assassino torna da me” (quinto racconto che dà il nome all’antologia) si assiste al tema del doppio affrontato attraverso il mirroring. Il mirroring è un meccanismo che riflette fisicamente un'immagine e crea, a livello figurato, parallelismi generati da ripetizioni. Specchi e riflessi richiamano così concetti più astratti, confluendo per esempio in un'allegoria dell'alterità.
In questo caso, il protagonista John Broghman è un ladro incallito di banche che incontra una donna carismatica che lo persuade ad assumere l’identità del defunto marito e boss della mala Ricky Wolfe. John è un personaggio che vive alla giornata, senza pretese e senza futuro, che si trova a costruire una personalità opposta alla propria. Nonostante le pessime premesse, il cambiamento si realizza nel momento in cui uccide per la prima volta un uomo. La sua presa di coscienza avviene proprio grazie a uno specchio.
“Dal passato, sentì la voce di Julie che gli diceva: “Tu non sei un assassino. Non ne ha la faccia, hai gli occhi troppo aperti per uccidere”. Nello specchio, ora, i suoi occhi erano ridotti a due fessure. Forse esisteva più di un modo per assomigliare a Ricky Wolfe. Forse non doveva per forza avere il suo aspetto. Poteva agire come lui. È quello che hai dentro che fa la differenza. E… gli occhi”. (Bradbury:2020, 79-80)
John Broghman inizia a prendere coscienza di sé quando ormai è troppo tardi, poiché ha già ucciso. Superando questo limite, ha ufficialmente accolto una personalità che non ha nulla a che fare con lui e di cui si pente. Questa consapevolezza probabilmente non sarebbe mai giunta se John non si fosse trovato ad assumere un’altra identità. La conclusione della vicenda lo porterà a riconoscere e apprezzare le sue precedenti qualità, nonostante l’epilogo per lui infelice.
Il tema delle marionette ricorre invece in altri racconti, come “La donna nel baule”, “Così morì Riabouchinska”, “Marionette S.p.A.” e “Castigo senza delitto”.
In “Marionette S.p.A.” il titolo parla da sé. Si ha a che fare con personaggi che, per sfuggire alla pesantezza della quotidianità, decidono di farsi costruire un doppione (anche qui, un doppelgänger) che li rimpiazza a comando. Il problema è che anche queste marionette maturano emozioni e timori, proprio come un essere umano e iniziano gradualmente a reclamare un’esistenza di fatto e non da sostituto.
Altra trama interessante è quella di “Così morì Riabouchinska”, in cui il ventriloquo John Fabian non può fare a meno di dare costantemente voce alla sua Riabouchinska, che altro non è che la bambola di Ilyana Riamonova, sua ex assistente da tempo scomparsa in modo sospetto. La morbosa ossessione che John prova per la bambola finisce per svelare il suo coinvolgimento in un doppio omicidio, consegnandolo alla polizia. La confessione avviene per bocca di Riabouchinska ma con la voce di John, che si scorpora da sé creando un altro caso di sdoppiamento.
“«Sono io che le permetto di parlare, giusto? Ma non è vero, la sua personalità non è nella mia voce. è da qualche parte che non conosco, qui o qui».”
Si toccò il petto e la testa”. (Bradbury:2020, 151)
Ora Bradbury sconfina chiaramente nel territorio della psicologia, altro suo grande interesse, mostrando come il ventriloquo sembri miscelare il concetto di rimozione a quello di transfert. La marionetta di Ilyana Riamonova è dunque una voce della verità dell’io profondo, che introduce la dimensione del grottesco riscattando se stesso.
Con il tema dell’illusione weird si ha un setting più colorito in cui il gioco di specchi, come ogni illusione, è di casa, come nell’ambiente del circo con “Il circo dei morti” (racconto dedicato a un uomo di spettacolo) e in quello della finzione con “Ieri ero ancora viva” (in cui una guardia di sicurezza degli Studios di Los Angeles sventa un omicidio ripreso durante il girato di un film).
In “Il circo dei morti”, si riconosce anche il taglio weird, ovvero ciò che è strano, inquietante e spettacolare allo stesso tempo. L’inizio è irruente, poiché il protagonista Raoul sta assistendo alla morte del fratello siamese Roger, situazione che potrebbe condurlo allo stesso destino. E Bradbury, da dietro le quinte, fa l’occhiolino al lettore inanellando fin da subito la questione del mirroring e il suo inquietante fardello psicologico.
Il protagonista sostiene infatti che ”guardarlo era come specchiarsi nella propria morte” (Bradbury:2020:128). Raoul per poter sopravvivere si farà separare dal fratello agonizzante. Se da una parte prova sollievo (Roger era noto per la sua sgradevolezza, ndr), dall’altra si sente perso e vuoto. Mosso da una profonda amarezza, decide di scoprire chi si è macchiato le mani portandogli via la sua metà malvagia, indagando nell’ambiente del circo. Qui, si fa la conoscenza dei tipici personaggi con peculiarità, il più delle volte definiti weird, come la donna cannone, il nano, il mutilato e l’indovino cieco. Un posto d’onore spetta all’uomo tatuato, personaggio ricorrente nella letteratura di Bradbury tanto da divenire protagonista del futuro “L’uomo illustrato” (1951), ispirato a un vero circense incontrato dall’autore da bambino. Dopo una serie di congetture e un'auto analisi, Raoul comprende che il killer ha ucciso per amore: per il suo. Eros e thanatos si combinano come uno ying yang, lasciando il protagonista solo, con una terribile decisione da prendere: denuncerà l’assassino?
Gli altri racconti presenti in questa raccolta possono dirsi alla pari di quelli analizzati. Il lettore troverà intrighi semplici ma ben congegnati, spesso con un colpo di scena in chiusura. Gli spunti di riflessione lasciati da Bradbury toccano la psicologia, la letteratura crime, il gotico, le dinamiche familiari, il surreale e tanto altro. Tutto ciò che rientra tra gli interessi dell’autore si riflette nelle sue storie.
Ray Bradbury può dirsi una biblioteca vivente, luogo in cui si è plasmato e da lui stesso alimentata. Incapace di fare a meno delle biblioteche, fin da giovanissimo l’autore le ha elette a luogo di formazione personale, rifugio e terra dei sogni. Ora sono loro a non potersi privare dei suoi titoli.
E tra un’opera e l’altra, chissà che non compaia una scatola. Una cosa è certa: al suo interno non risiedono solo assassini.
Bradbury, R. Assassino, torna da me, 2022, Mondadori
Killer, come back to me, in hardcasecrime.com (data di ultima consultazione: 10/08/24)
Bradbury noir: the crimes of a science fiction master, su lareviewofbooks.org (data di ultima consultazione: 10/08/24)
Ray Bradbury: its lack that gives us inspiration, su npr.org (data di ultima consultazione: 10/08/24)
Conversations with Ray Bradbury Steven Louis Aggelis, su fantascienza.org (data di ultima consultazione: 10/08/24)
Carpentier, Lisa-Marie The Aesthetics of Mirrors in Ray Bradbury’s Short Crime Story “The Very Gentle Murders”, in
Journal of the Short Story in English, n. 79, Autumn 2022, consultabile in journals.openedition.org (data di ultima consultazione: 10/08/24);
NEA Big read: Meet ray Bradbury, su youtube.com (data di ultima consultazione: 10/08/24);
R. Walton Willems, The Market Is Not the Story: An Interview with Ray Bradbury, (1948) in 2003 Conversations with Ray Bradbury, Steven Louis Aggelis.
Foto 1 in britannica.com
Foto 2, dipinto di Duncan Regehr, in duncanregehr.com
Foto 3 in hub.jhu.edu
Foto 4 in europeana.eu
Foto 5 in elcomercio.pe