Mass Shooting: una lobby della paura?

Susanna Luppi

Nell'ottobre del 2003 esce nelle sale Elephant, pluripremiato film di Gus Van Sant che affronta una tragedia del tutto made in USA, il mass shooting alla Columbine High School (1999, Littleton, Colorado). Un anno prima, lo stesso massacro è stato riportato e approfondito da Michael Moore, nel celeberrimo documentario Bowling for Columbine.

Purtroppo, i mass shooting nelle scuole americane non sono cessati così come non è stata limitata la circolazione delle armi in modo cospicuo.

1. Mass shooting, l’elefante che non si vede

2. Potere ai media, paranoia della media

3. Diritto di difesa o diritto d'attacco?

 

1. Mass shooting, l’elefante che non si vede

La parola mass shooting indica un crimine violento in cui un aggressore colpisce una o più persone con un'arma da fuoco. Questa sconcertante violenza è purtroppo una costante su suolo americano, tanto che dal 2014 nasce il Gun Violence Archive, organizzazione no-profit volta a monitorare gli episodi di violenza armata negli USA.

Quello alla Columbine High School è stato il primo di una serie a essere mediatizzato. Si ha un caso precedente, ma bisogna spingersi fino al 1927 in cui l'esplosione di tre bombe tolse la vita a 45 persone e ne ferì 58 alla Bath School, Michigan.

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La Columbine High School il 20 aprile 1999 ha perso 12 studenti e un insegnante per mano di due ragazzi, Eric Harris e Dylan Klebold

Entrambi erano considerati “diversi”, spesso bullizzati dai ragazzi “normali” di una scuola “normale”. Segnali di disagio psicologico e comportamentale erano già evidenti da un paio di anni: Harris riversava un odio folle su un sito web fornendo, al contempo, guide amatoriali sulla produzione di bombe e munizioni; Klebold teneva un diario in cui collera e depressione si alternavano. Poco prima del giorno fatidico, diversi video amatoriali li ritraggono fare sfoggio del loro arsenale. Il 20 aprile 1999 - giorno in cui l’esercito americano ha sganciato il suo record di bombe in Kosovo - Harris e Klebold hanno messo a punto il massacro, suicidandosi infine in biblioteca.

Dopo l'episodio violento, un'ondata mediatica si è espansa a macchia d'olio: se da un lato si è messo in dubbio il libero possesso di armi puntando il dito al carente apparato legislativo che lo regola, dall'altro si è rafforzata una cultura della paura che vede nelle armi una garanzia di difesa.

La portata del fatto è talmente grande che Gus Van Sant gira Elephant (2003), film che ne ricalca gli eventi. Il titolo allude all’espressione “elephant in the room”, metafora che indica una verità tanto appariscente quanto ignorata. Con delicatezza quasi impalpabile, Elephant mostra la vita di un giorno come tanti in una realtà scolastica americana.

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Ciò che ha colto il regista è l’alienazione del tessuto sociale scolastico: gli spazi sono immensi, quasi impersonali e i contatti tra studenti sono fugaci e dimenticabili. I personaggi principali si vedono quasi sempre di spalle, mentre camminano soli. Ogni tanto le loro linee si intersecano brevemente, per poi tornare alla loro traiettoria isolata e in silenzio. Nei dialoghi, tutti si chiamano per nome, definendo le proprie identità e riconoscendosi tra loro. Eccetto Erick e Alex, i futuri assaltatori. Se non fossero introdotti da un fermo immagine che reca il loro nome, non si saprebbe come chiamarli. Forse, “gli strambi". Eppure, tutti i personaggi di Van Sant hanno dei tratti peculiari: alcuni soffrono di DSA altri hanno problemi a casa. Sono semplicemente adolescenti, tutti in grado di acquistare legalmente armi e riceverle a casa firmando per i genitori. 

Van Sant si sofferma sulla mancanza di comunicazione e di affettività, sull’alienazione condivisa e sui contorni sbiaditi della realtà scolastica americana. In altre parole, sul contesto. Quanto sia facile essere sopraffatti dal contesto e risolvere il problema ricorrendo alle armi, sta allo spettatore capirlo.

 

2. Potere ai media, paranoia della media

Dal 2000 al 2023 nelle scuole degli Stati Uniti si sono verificati altri quattro mass shooting, tutti con un numero di vittime superiore a quello avvenuto alla Columbine: alla Virginia Tech (2007), alla Sandy Hook Elementary School (2012), alla Marjory Stoneman Duglas Highschool (2018) e alla Robb Elementary School (2022).

Ci sono vari aspetti ricorrenti. Il massacro alla Columbine sembra aver fatto da precedente a un comportamento disperatamente violento di ragazzi violentemente disperati. Tutti i carnefici sono ragazzi in qualche modo emarginati. Tutti hanno subito atti di bullismo, in precedenza. Tutti si sono immortalati in foto e/o video mentre imbracciano fucili automatici, in atteggiamenti gradassi e puntandoli alle proprie tempie. Tutti hanno compiuto un massacro impietoso e generalizzato. Tutti, tranne uno, si sono suicidati.

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Altro fattore ricorrente (eccetto il caso Columbine) è l'omicidio di un parente stretto poco prima del massacro e un trasloco alle porte (cambio di routine considerato fattore scatenante).

L’esplosione di violenza che culmina in suicidio è ancora più agghiacciante se si mette in relazione alle aspettative mediatiche dei soggetti. Emerge il bisogno di essere visti e riconosciuti dai media, di diventare plateali ed essere ricordati per i massacri compiuti: Harris e Klebold lo hanno confermato in uno dei loro video amatoriali; Salvador Rolando Ramos (Robb Elementary) ha informato dell’imminente sparatoria una ragazza tedesca via Facebook; Adam Lanza (Sandy Hook Elementary School) comunicava solo con una cyber-comunità legata a videogiochi, non nascondendo il suo interesse per la violenza armata; Nikolas Cruz (Marjory Stoneman Duglas Highschool) caricava video estremisti su Youtube; Cho Seung-hui (Virginia Tech) ha addirittura inviato un pacco alla NBC News contenente 47 foto, 27 video e un manifesto intitolato “You forced me into a corner” - una straziante quanto delirante riflessione sul come è stato esasperato da persone ricche e insensibili. Il riconoscimento mediatico in negativo, sembra una strategia per colmare la mancanza di un riconoscimento sociale in positivo.

In tutti i casi, ciò che i media hanno estratto dalla complessità delle vicende è l'immagine dell'assaltatore, che sembra uscire da un canovaccio: un ragazzo solitario, emarginato, bullizzato e appartenente a una famiglia potenzialmente disfunzionale. Aggiungiamo un pizzico di autismo e libero accesso alle armi et voilà, il criminale perfetto. Ma di ragazzi emarginati  è pieno il mondo. Potrebbe trattarsi del vicino di banco. Del vicino di casa. Da qui, la paura.

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Come fa notare Michael Moore nel suo documentario Bowling for Columbine (2002), la paura e la conseguente necessità di sentirsi difesi è il filo narrativo privilegiato dai media statunitensi. In una nazione in cui le armi si possono acquistare al supermercato, tutto gira intorno alla parola “protect”. E i media si assicurano di ricordarlo.

Dopo la strage alla Columbine, la paura di un nemico invisibile ma potenzialmente tangibile si è riversata sul cittadino medio americano. 

Le scuole hanno adottato zero tolerance policies”, sospendendo o espellendo studenti per ogni tipo di comportamento considerato insubordinato o premonitore di attacchi violenti. Parallelamente, i notiziari prediligevano (e prediligono) trasmettere notizie di aggressioni armate, malavitosi irruenti e tragedie di varia natura, prontamente gestite dalle forze dell'ordine. Erano trasmessi, inoltre, reality come Cops, che seguiva con regolarità le attività delle pattuglie di polizia mandando in onda preferibilmente i fatti più crudi e gli scontri diretti.

In questo clima paranoide, la ricerca delle cause sociali che hanno portato al mass shooting della Columbine è scivolata troppo rapidamente nella pista della corsa al colpevole

L'opinione pubblica aveva bisogno di capri espiatori immediati, altamente digeribili e altrettanto intangibili. Il dito si sposta da South Park ai videogiochi, dai film violenti ai gruppi Rock ed Heavy Metal. Marilyn Manson, in particolare, si è trovato nell'occhio del ciclone. La sua musica insieme alla sua immagine controversa avrebbero traviato generazioni di giovani indifesi. Manson, dal canto suo, rilascia una lucida intervista condotta da Moore e inserita nel suo documentario. Significativo è il punto di vista del cantante per cui la campagna della paura” adottata dal sistema mediatico (ed estensibile alla società americana) si rivela un'ottima strategia di consumo:

keep everyone afraid and they'll consume” (mantieni tutti nella paura, e consumeranno). 

E cosa si può consumare? Dal gel anti-brufoli all'abito alla moda, da prodotti per avere un corpo perfetto fino alle armi. Tutto ciò che coinvolge il bisogno di essere adeguati e la paura di non esserlo. La paura di essere attaccati e la necessità di difendersi. La parola chiave resta sempre quella: protect.

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I mass shooting statunitensi purtroppo non si estinguono con i massacri scolastici.

Secondo il Gun Violence Archive – che definisce mass shooting ogni atto violento in cui almeno quattro persone sono uccise da un'arma da fuoco (tiratore escluso) – il 2021 è l'anno con il più alto tasso di mass shooting mai registrato negli States: si parla di 692 sparatorie di massa.

E si è in piena allerta da Covid-19.

 

3. Diritto di difesa o diritto d'attacco?

Il diritto dei cittadini americani di possedere armi da fuoco è sancito dal Secondo Emendamento della Costituzione, che recita: 

 

Una milizia ben organizzata è necessaria alla sicurezza di uno Stato libero e dunque il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non può essere violato".

 

Pur non soffermandosi sul binomio paradossale per cui si può garantire sicurezza a uno stato “libero” solo con le armi, il punto clamoroso è che siamo nella sfera della Costituzione di un paese, dunque ciò che ha plasmato l'ossatura del suo corpo.

Facciamo un passo indietro. La Costituzione degli Stati Uniti fa capolino nel 1787 per entrare in vigore a pieno titolo nel 1789. Prevedendo una nazione solida e duratura, la Costituzione è stata predisposta alle modifiche, per poter adattarne la struttura al cambiare dei tempi. Già nel 1791, per sopperire alle carenze segnalate dagli antifederalisti (prima della Guerra di Secessione) sono stati aggiunti i primi dieci emendamenti che, sotto il nome di United States Bills of Rights, sono ratificati come aggiunte supplementari al corpo della Costituzione. Una sorta di appendice che ha il compito di garantire ai cittadini libertà e diritti personali specifici arginando il potere del governo. Ad oggi, tra i più discussi, c'è il Secondo Emendamento.

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Fare appello al Secondo Emendamento è la prima mossa che un libero cittadino può adottare, se rientra tra i sostenitori del possesso di armi senza una rigida regolamentazione di supporto.

Esistono, inoltre, altre forme di appoggio per i gun-friendly, generalmente incarnate da organizzazioni di armaioli e lobby legate al commercio di armi, come la NRA.

Fondata nel 1871 per promuovere l'abilità di tiro con i fucili la National Rifle Association (NRA) è una potente lobby che difende il diritto alle armi. L'organizzazione è tra i gruppi di difesa più influenti nella politica statunitense: nel tempo, ha condizionato la legislazione; partecipato o avviato azioni legali; appoggiato o contrastato vari candidati a livello locale, statale e federale (si pensi all'appoggio dato a Donald Trump in campagna elettorale).

Inoltre, la NRA e altre lobby come Safari Club International, Gun Owners of America e National Association for Gun Rights, ricevono soldi dall'industria delle armi.

Richiedere una legge che limiti il possesso e l'utilizzo di armi significa scontrarsi con questi colossi e il Secondo Emendamento. La questione è estremamente controversa e si è trovata più volte arenata tra le pieghe dei partiti politici.

A gennaio 2023, uno studio riportato da Everytown for Gun Safety, organizzazione no-profit contro la violenza armata, mette in luce una correlazione diretta tra Stati con leggi deboli sulle armi da fuoco e un maggior numero di morti dovuto ad esse.

Purtroppo, nel 2021 e 2022 la lancetta dei mass shooting si è impennata, mostrando un cospicuo aumento della violenza armata negli Stati Uniti. Dopo l’ennesima strage scolastica – quella alla Robb Elementary School di Ulve – si è fatto necessario un intervento diretto da parte dei legislatori.

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Il 25 giugno 2023 il presidente Joe Biden ha convertito in legge il Bipartisan Safer Communities Act, che si basa su un accordo tra democratici e repubblicani volto a limitare la violenza armata. La misura non è riuscita a vietare alcuna arma, ma si avvale di una serie di controlli dall’alto. Il pacchetto prevede infatti una supervisione psicologica e penale più serrata sugli acquirenti di armi di età compresa tra i 18 e i 21 anni – di fatto, incoraggiando gli Stati a includere i precedenti minorili nel sistema nazionale. Oltre a ciò, sono previsti diversi finanziamenti federali per la sicurezza scolastica, programmi di salute mentale e prevenzione del suicidio. Qualche concessione in più, in via facoltativa, è lasciata ai singoli Stati, incoraggiati ad avvalersi delle leggi red flag – la possibilità per famiglie e polizia di richiedere al tribunale statale la confisca temporanea di armi a persone potenzialmente pericolose. 

Nei fatti, però, le armi non hanno subito particolari restrizioni. Salta subito all’occhio un processo di transfert: il problema è stato traslato dal facile accesso alle armi in una cultura della violenza a una negligenza per i disturbi psicologici, conditi da una sicurezza scolastica non all’altezza. L’attenzione generale è stata spostata dal tronco a una sua ramificazione. Il caso particolare vince sul problema generale. Probabile risultato della mediazione con la parte repubblicana, numericamente necessaria per approvare la legge in fase di voto.

In tutti i casi, un timido primo passo è avvenuto. Ma la strada è ancora lunga e il Secondo Emendamento supervisiona rapace, come un’ombra dall’alto. 

 

4. Filmografia e sitografia

Michael Moore, Bowling for Columbine, 2002

 

Gus Van Sant, Elephant, 2003

 

11 cose che (forse) non sapevi sulle armi da fuoco negli Stati Uniti in focus.it (ultima consultazione: 14/10/23)

 

Mass shootings in 2023 in gunvioncearchive.org (ultima consultazione: 14/10/23)

 

National Rifle Association of America - United States organization in britannica.com (ultima consultazione: 14/10/23)

 

How many US mass shootings have there been in 2023? in bbc.com (ultima consultazione: 14/10/23) 

 

Where does US gun control go from here? in bbc.com (ultima consultazione: 14/10/23)

 

Biden signs bipartisan gun safety bill into law: ‘God willing, it’s going to save a lot of lives’ in cnn.com (ultima consultazione: 14/10/23)

 

Qualche controllo extra, nulla di più. Accordo minimo bipartisan sulle armi al Senato Usa in huffingtonpost.it (ultima consultazione: 14/10/23)

 

Amendments to the Constitution of the United States of America in govinfo.gov (ultima consultazione: 14/10/23)

 

Gun Safety Policies Save Lives in everytownresearch.org (ultima consultazione: 14/10/23)

 

Foto 1, columbinehighschoolshooting.htm

Foto 2, laultimapelicula.com

Foto 3, huffpost.com

Foto 4, documentary.org

Foto 5, nuovocinemalocatelli.com

Foto 6, filmsforaction.org

Foto 7, bbc.com