Susanna Luppi
Se i Nine Inch Nails sono chiodi/unghie lunghi nove pollici, David Lynch li ha sicuramente usati come arma, per affondare il messaggio e propagarlo tra rivoli di sangue voluttuoso e una battuta demenziale.
Il 28 giugno 2013 i Nine Inch Nails pubblicano il video di "Came Back Haunted", singolo estratto dall'album Hesitation Marks e diretto da David Lynch. Non è la prima volta che i due titani lavorano insieme. La band di Trent Reznor ha inciso su disco la paranoia di Strade Perdute (1997) e si è occupata dell'ottavo episodio di Twin Peaks, stagione 3.
Quella di Strade Perdute è forse la collaborazione più significativa, non in termini qualitativi ma per la condivisione di una poetica.
David Lynch è nato nel 1946 a Missoula, nel Montana. Ha passato una vita pressoché ordinaria, scandita da numerosi traslochi tra uno stato e l'altro dovuti al lavoro del padre. Ha sempre condotto studi artistici, ma il punto di svolta è stato il periodo trascorso a Philadelphia, città ossimoro in cui ha vissuto emozioni contrastanti.
Nonostante abbia iniziato la sua carriera artistica dipingendo quadri, nel 1970 Lynch ottenne una borsa di studio per il Centro di studi cinematografici avanzati dell'American Film Institute di Los Angeles. Il suo primo film d'avanguardia The Eraserhead – La mente che cancella, uscì nel 1977, creò scalpore ma si fece notare tra i circuiti indipendenti. A seguire, The Elephant Man (1980), Dune (1984), Velluto Blu (1986), Cuori Selvaggi (1990) e la serie televisiva I Segreti di Twin Peaks. Dopodiché si hanno Fuoco Cammina con Me (1992), Strade Perdute (1997), Una storia Vera (1999), Mulholland Drive (2001), e Inland Empire (2006).
Il regista definisce dunque il suo stile: ironico, a tratti spassoso e disgustoso allo stesso tempo ma, in tutto e per tutto, sincero. Sembra mancare il compromesso tra le immagini che lo spettatore vede e quello che ci si aspetta voglia vedere. Come un ragazzino ancora privo di malizia e ipocrisia, Lynch si abbuffa di zuccheri (carburante della sua immaginazione) e pensa per immagine riponendo nelle idee la sua carta vincente, e può benissimo trattarsi della matta. Ogni idea equivale a un’immagine, abilmente afferrata ed esplorata dal regista. A questa immagine corrispondono poi suoni e atmosfere. Il concetto di atmosfera potrebbe essere cruciale per Lynch, infatti è solito asserire che all’ambiente corrisponde il personaggio. La casa di Fred e Renee in Strade Perdute, spoglia e minimale, si identifica con la loro relazione ormai al capolinea.
Nei suoi film, Lynch non si accontenta mai delle apparenze, anzi, è sempre alla ricerca dell’oscurità sotto la superficie. In Velluto Blu si vive costantemente di contrasti: Sandy (Laura Dern) è la rappresentazione del bene, della limpida luminosità di una ragazza di provincia sana e misurata. La garanzia di un futuro gioioso e senza macchie. Jeffrey (Kyle Maclachlan) è un ragazzo ordinario, chiaramente attratto da Sandy, ma anche da qualcos’altro, più sotterraneo, oscuro: il candore di un corpo bellissimo in cui si propaga una malattia sottocutanea — figura incarnata da Dorothy Vallens (Isabella Rossellini), cantante alla deriva e succube di un maniaco morboso. Una battaglia tra l'angelico e il demoniaco, dove il primo si identifica con la purezza e la solare ingenuità dietro cui l'uomo si è barricato, persuadendosi che quella è la realtà in cui può assicurarsi una vita serena e gioiosa, un'allegra cartolina traslucida. Ma l'immagine della cartolina occulta l'indicibile, la pulsione malvagia e indomabile che ci ricorda quanto la cartolina sia un'opera costruita, fasulla, e che l'agognata realtà che rappresenta è una menzogna. Ora la terra trema e non si può volare via. Ed è qui che il mondo si rivela e le strade si perdono.
Quando le strade si perdono, in genere si finisce all’inferno. E sembra succedere a Fred in Strade Perdute. Questa discesa assordante e dal ritmo convulso vede Fred intrappolato in un loop in cui è puntualmente artefice del suo declino. Non si tratta di un circolo vizioso, interminabile e ripetitivo, quanto di una spirale.
La spirale è probabilmente l’immagine che ha in testa Lynch quando gira il film, infatti, nell’intervista condotta da Dominic Wells, è lui stesso a dire: "non è tanto un cerchio, quanto una spirale che si avvita su se stessa, in cui ogni giro è un po’ più alto del precedente". Insomma, une saison en enfer.
La trama è tanto semplice quanto laconica: il jazzista Fred (Bill Pullman) vive il muto disfacimento del suo matrimonio con Renee (Patricia Arquette) e riceve ogni mattina un videotape anonimo in cui qualcuno penetra in casa loro. Poi, una netta cesura: Fred si ritrova nel braccio della morte, colpevole dell’assassinio della moglie, e inizia a vivere una crisi psicotica che lo trasforma in Pete (Balthazar Getty), un giovane meccanico. Pete è subito rilasciato dai suoi allibiti carcerieri e, un po’ intontito, ritorna alla sua realtà anni ‘50 in cui Patricia Arquette è ora Alice, la bambola bionda di un gangster che lo trascinerà in una nuova spirale di lussuria e omicidi. Il film termina esattamente come è iniziato, con il protagonista in piena fuga psicogena, sia psicologicamente (identità) che concretamente (sta correndo in macchina).
Sulle note dei Nine Inch Nails, Lynch mostra ciò che non si vede, ciò che si insinua tra una faccia e l'altra dell'essere umano. Lo fa esasperando una banalità e amplificandola con un magnifico impiego del suono, creando così il terrore per l'ignoto. Esemplare è la scena in cui Fred, dopo una serata di sesso andata male e ancora sonnecchiante, guarda il volto della moglie e vede il viso deformato di un uomo ghignante.
L'immaginario di Lynch è la rappresentazione perfetta del perturbante. Questo concetto è stato analizzato da Freud nel saggio Das Unheimliche (1919) e si sviluppa da uno studio congiunto di letteratura, linguistica e casi patologici. Stando a Freud (2013: p.270), "il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare".
In tedesco, il binomio familiare-perturbante è tradotto con i termini heimliche-unheimliche. Peculiarità esclusiva del tedesco è che heimliche, tra le sfumature di significato, corrisponde anche al suo contrario: la parola racchiude le due sfere antitetiche della familiarità e del nascondere e va a riflettersi in unheimliche. Anche Schelling (1990: p.474) si è espresso in merito, definendo unheimliche "tutto ciò che avrebbe dovuto rimanere segreto, nascosto e che invece è affiorato". Come sono affiorati I segreti di Twin Peaks.
Il ponte heimliche-unheimliche si concretizza in Strade Perdute, divenendo un corridoio che sembra condurre all’abisso. In realtà siamo a casa di Fred che, in preda alle più nefaste congetture, lentamente, lo imbocca e gradualmente scompare nell’oscurità. Il Fred familiare non c’è più: è entrato nel suo abisso lasciando affiorare l’unheimliche (lo palesa la sua ombra che si aggira spettrale per le stanze dell’appartamento). Seppur faccia ritorno, Fred ha vissuto la sovrapposizione del perturbante e, ora, deve portarla con sé.
Secondo Freud, l'elemento perturbante sembra ricollegarsi a una concezione del mondo animista, per cui la realtà è popolata da spiriti umani, il pensiero è onnipotente (in grado quindi di attuare concretamente un'intenzione) e sia persone sia cose dispongono di poteri magici. Freud ipotizza che questa fase della percezione sia stata vissuta dall'umanità primitiva e che, attualmente, nessuno l'abbia superata senza portare con sé uno suo strascico. Un residuo di animismo ancora suscettibile di manifestazione cosicché, nel momento in cui è toccato, torna a galla e si manifesta sotto forma di perturbante. E perturbante lo diventa in quanto è qualcosa di rimosso che ritorna, con una nuova patina e in una realtà in cui non è più considerato possibile.
In Lynch, il perturbante è la Loggia Nera in cui si annidano le entità ancestrali di Twin Peaks, la trasformazione quasi psicotica di Fred in Pete in Strade Perdute, la manifestazione del doppio, le realtà sovrapposte di Mulholland Drive, la dimensione della veglia che sfuma piano piano in qualcosa di onirico.
Molti personaggi inquietanti e improbabili di Lynch sembrano essere la trasposizione di emozioni in carne, creature dell'Es evocate dall'inconscio dei protagonisti. Altre forme di sé, in sostanza. O meglio, altre parti di sé. Altre poiché rimosse, ormai lontane e facenti parte della sfera dell'alterità, dunque dell'altro, ma in qualche modo sempre custodito tra le proprie viscere. Contenuto nella cripta descritta da Derrida, per cui vale il binomio di “inclusione clandestina, esclusione intestina” (1992: 51). E quando l'altro riaffiora sotto forma di residuo, ecco il personaggio deformato, amplificato, anamorfico che prende vita e controllo del personaggio da cui deriva, del suo Io.
Ora la partita si gioca tra una persona del XX secolo, nella sua realtà circoscritta dalla scienza e dalla conoscenza, e i suoi demoni primitivi che si rifanno ad altre regole e a un altro campo di gioco. Immancabilmente, la forma primordiale domina quella ponderata, il non visto ora si vede. E fa paura.
“Trovammo un termine psicologico calzante, 'fuga psicogena', che descrive una condizione psicologica in cui la mente si autoinganna per sottrarsi a un evento orribile. Così, in una certa maniera, Strade Perdute parla proprio di questo. E del fatto che la verità viene sempre a galla.” (David Lynch, In acque Profonde)
Tutto iniziò con un suono.
Alla domanda “Come sei finito a lavorare con David Lynch?” Trent Reznor (cuore pulsante dei Nine Inch Nails, ndr.) manifesta subito la sua stima nei confronti del regista, ricordando che, ai concerti, la band era solita farsi attendere per poter vedere l'ultimo episodio di Twin Peaks.
In quel periodo Lynch era alla ricerca di collaboratori per effetti sonori e soundtrack di Strade Perdute e, grazie alla dritta di un amico, si mise in contatto con Reznor.
Come è noto, Lynch è un personaggio di poche ed enigmatiche parole per cui non ci si può stupire davanti allo sbigottimento del leader dei Nine Inch Nails dopo la sua richiesta, formulata così:
"Ecco cosa voglio. Ora, c’è un’auto della polizia che insegue Fred lungo la statale, e voglio che ti immagini questo: C’è una scatola, OK? E da questa scatola escono serpenti; serpenti che ti schizzano in faccia. Dunque, ciò che voglio è il suono all’interno e all’esterno della scatola – ma deve essere come un destino imminente. […] Coraggio, dammi quel suono.”
Il potere immaginativo del regista lascia di sasso: chi si sognerebbe di descrivere un inseguimento automobilistico pensando a una scatola piena di serpenti che ti saltano in faccia?
Dopo qualche perplessità, il musicista si rimboccò le maniche e traspose la sua creativa interiorità in quel suono.
Tutto filò liscio, tanto che Reznor creò anche delle intere tracce che uscirono nella soundtrack ultimata di Strade Perdute (The Perfect Drug, Driver Down). La surreale miscela Lynch-Reznor è stata dunque un successo.
La sintonia di questi due grandi autori sembra andare al di là di una semplice continuità stilistica, dimostrandosi più strutturalmente condivisa: una poetica della dissonanza che affonda le unghie nel profondo del loro animo e che, irradiandosi all'esterno, ne svela le sfumature più fosche.
Come Lynch, Reznor è uno degli artisti che ha contribuito a cambiare la sensibilità mainstream della cultura popolare. Il suo album del 1994, The Downward Spiral, è stato un successo commerciale da vari milioni di dollari nonostante si tratti di uno tra gli assemblaggi sonori più radicali del periodo. Reznor miscela sonorità accattivanti a trame strazianti in cui i picchi di violenza inseguono l’orecchio a martellate.
The Downward Spiral vede Reznor entrare nel corridoio di Fred e uscirne “Mr.Self Destruct”, un alter-ego più instabile e psicotico che ci introduce alla sua stagione all’inferno, trascinandoci giù a una velocità folle. Dalle fantasie di dominazione sessuale alla rabbia più feroce, agli attacchi al sistema e all’intollerabile frustrazione di un’anima che deve fare i conti con la coscienza. Un crescendo in discesa, che culmina in fantasia suicida fino alla catarsi di Hurt, ballata finale. La spirale attraversata da Reznor-“Mr.Self Destruct” sembra la stessa vissuta da Fred-Pete in Strade Perdute.
I demoni di Reznor si scontrano con quelli di Lynch, i primi sono il perfetto soundscape dei secondi, rivelatisi per immagine. Condividono un'interzona, tra il mondo reale e quello simbolico e si esprimono con urla psicotiche e convulsioni; le stesse febbrili manifestazioni di un'America travolta dalla scoperta della sua coscienza sporca (vedi il ritorno di una sensibilità delusa effluita dagli anni '90).
Le febbrili manifestazioni di ciò che l’essere umano tiene sotto terra da secoli, che ha deciso di uscire e trascinarlo nell’abisso della sua vorticosa spirale. Un unheimliche fatto di suoni e pulsioni, senso di colpa e frustrazioni e che, mentre distrugge, strizza l’occhio mangiando una ciambella.
Wells, D., "La strada per l’inferno", in Perdersi è Meraviglioso. Interviste sul cinema, 2017, Minimum Fax
Pizzello, S., "Strade Perdute", in Perdersi è Meraviglioso. Interviste sul cinema, 2017, Minimum Fax
Breskin, D. "David Lynch", in Perdersi è Meraviglioso. Interviste sul cinema, 2017, Minimum Fax
Freud, S., "Das Unheimliche", in Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio, 2013, Bollati Boringhieri
Schelling, F.W.J., Filosofia della mitologia, 1990, Mursia
Derrida, J., "F(U)ORI", in Abraham N., Torok M., Il Verbario dell’Uomo dei Lupi, 1992, Liguori Editore
Lynch, D., In acque profonde. Meditazione e creatività, 2016, Mondadori
David Lynch dirige il nuovo video dei Nine Inch Nails, sentireascoltare.com (data di ultima consultazione: 17/06)
Trent Reznor Lost Highway interview, Rolling Stone March 6, 1997, lynchnet.com (data di ultima consultazione: 17/06)
Nine Inch Nails - Trent Reznor. La fabbrica di Mr. Distruzione, ondarock.it (data di ultima consultazione: 17/06)
Foto 1 da collider.com
Foto 2 da ilcartello.eu
Foto 3 da screenslate.com
Foto 4 da cittadellaspezia.com
Foto 5 da lynchnet.com
Foto 6 da ninlive.com, scatto di Paul Natkin