Betty Davis: l’orgoglio del funk e della sensualità

Maria Antonietta Bertacco

Autrice, produttrice e leader delle sue band, Betty Davis è stata una musicista trasversale, in grado di passare dal funk al rock e al rap senza troppi sforzi. Anche se per molti era nota solo per essere stata la seconda moglie di Miles Davis, per gli appassionati del genere è sempre stata e sempre rimarrà la Regina del Funk. I suoi album non le diedero il successo commerciale che si meritava a causa dei suoi testi carichi di sessualità, decisamente troppo audaci per la società così bigotta e maschilista degli inizi degli anni ‘70. Col passare del tempo, però, il suo atteggiamento schietto e liberatorio divenne fonte di ispirazione e aprì la strada nel decennio successivo ad artisti ribelli e orgogliosi, come ad esempio Prince e Madonna.

1. Le origini

2. La donna che inventò la fusion

3. Una breve carriera musicale per un’immensa eredità

4. Il ritiro dalle scene e i meritati riconoscimenti

5. Sitografia

 

1. Le origini

Nata il 26 luglio del 1945 a Durham, nella Carolina del Nord, con il nome di Betty Mabry, passò l’infanzia in una famiglia tranquilla, con i suoi genitori e sua nonna, che le trasmisero la passione per la musica, ascoltando il blues di Jimmy Reed, Muddy Waters, BB King, Big Mama Thornton e Koko Taylor.

Quando era appena adolescente, suo padre trovò lavoro in una delle acciaierie di Pittsburgh, in Pennsylvania, dove si trasferì con la famiglia. Betty dimostrò fin da bambina di avere una mente molto creativa, infatti cominciò a scrivere musica quando aveva solo 12 anni. La sua prima canzone in assoluto, “I’m Gonna Bake That Cake of Love” suscitò dai vicini di casa critiche e lamentele, le prime di una lunga serie in tutta la sua carriera, probabilmente per un testo troppo audace e ribelle per la sua età.

Model Betty

A 16 anni lasciò questa cittadina ottusa e discriminante e si trasferì a New York per frequentare il Fashion Institute of Technology. Qui ebbe la possibilità di lavorare come modella per pagarsi gli studi, occupazione che le dava anche una certa gratificazione, dato che la metteva in contatto con tante e diverse personalità artistiche e le permetteva di viaggiare molto. Ebbe anche un discreto successo in questo settore, finendo sulle copertine delle riviste Seventeen, Ebony e Glamour. Dopo qualche anno si stancò dei set fotografici e li abbandonò per dedicarsi alla musica. Frequentava molto il Greenwich Village, dove stava fiorendo una scena artistica, culturale e musicale multietnica, libera e stimolante. Lì riuscì persino a ottenere in gestione un club, The Cellar, dove dava sfogo alla sua creatività facendo la deejay. Mise a frutto anche il suo talento di compositrice, scrivendo per i Chambers Brothers una piccola hit come “Uptown to Harlem”, nel 1967, e registrando una serie di sfortunati 45 giri soul. Scriveva di amore ma in un’accezione libera, dove la sessualità era l’elemento prevalente e non erano concepiti ostacoli o limiti.

Miles e Betty

Conobbe e divenne amica di personaggi come Eric Clapton, Jimi Hendrix e Sly Stone che ne influenzarono la direzione artistica e le scelte di vita. Nello stesso anno incontrò Miles Davis, trombettista jazz di fama mondiale, e si sposarono poco dopo (da questo momento divenne per sempre la signora Davis). Fu un matrimonio violento, estremo e destinato a concludersi solo un anno dopo, con Miles che l’accusò di tradimento con Jimi Hendrix, accusa smentita dai due interessati. Betty e Miles però continuarono a vedersi e a frequentarsi, legati da una profonda amicizia e da una magica connessione musicale e, col passare del tempo, anche il grande trombettista divenne amico di Jimi.

 

2. La donna che inventò la fusion

Per quanto sia stata breve la sua carriera musicale, non si può negare che Betty Davis fosse un’artista intelligente, creativa, sicura di sé, acculturata e cosciente delle varie correnti artistiche e sociopolitiche dei suoi tempi. 

Young Betty

Per molti è stata solo una musicista marginale, ma il suo ruolo è stato indispensabile per la creazione e diffusione della fusion, un genere musicale che combina elementi del jazz, rock e funk. Infatti era lei l’anello di congiunzione di geni musicali molto diversi tra loro, come Jimi Hendrix, Sly Stone e Miles Davis. Mentre il loro matrimonio è durato solo un anno (1968-1969), l'impatto di Betty sull'immortale trombettista jazz è stato enorme. I suoi gusti musicali all'avanguardia e l'incomparabile inclinazione stilistica travolsero Miles. Quando si conobbero, lei era una modella fiera e indipendente di 22 anni e lui era il principe incoronato del jazz, molto legato al progressive, alla musica classica e avverso al pop, che a 41 anni stava scomparendo dai primi posti nelle classifiche, per lasciare ormai il posto a un rigido ricordo di sé. Il ruolo di Betty nella carriera di Miles Davis fu fondamentale. Lo introdusse alle nuove sonorità del rock psichedelico di Jimi Hendrix e del funk sperimentale di Sly Stone, stilisticamente lontanissimi dal rigore del jazz, ma soprattutto gli cambiò l’estetica.

Betty pose on motorcycle

Addio ai rigidi abiti gessati, cravatte e camicie stirate: era la fine degli anni '60, la rivoluzione culturale era nell'aria e gli abiti erano le uniformi dell'establishment. Spazio a giubbotti di pelle e foulard, spesso disegnati da lei, con un aspetto più trasandato di marchio sempre più etnico e colorato, in linea con i tempi. Tutti questi rinnovamenti portarono il jazzista a pubblicare l’album Bitches Brew (titolo scelto da Betty) nel 1970: un album all’avanguardia, emblema della metamorfosi di Miles, manifesto dell’emancipazione black e pietra miliare della fusion. Nel mentre il trombettista aveva ricambiato questo enorme contributo di Betty, volendo la sua faccia sulla copertina dell’immortale Filles of Kilimanjaro del 1969 (nel quale c’è un brano esplicitamente dedicato a lei, “Mademoiselle Mabry”) ma soprattutto spingendola a mettersi in gioco, a cantare, comporre e salire su un palco

Miles la portò in studio facendola accompagnare dai migliori strumentisti in circolazione, come Herbie Hancock, Larry Young, John McLaughlin e la sezione ritmica che aveva accompagnato Hendrix nella sua ultima fase (Billy Cox e Mitch Mitchell). I risultati, pur molto interessanti, videro la luce solo qualche decennio dopo, quando venne pubblicata l’antologia The Columbia Years 1968-69 (Light in the Attic, 2016).

 

3. Una breve carriera musicale per un’immensa eredità

Mentre le registrazioni che Betty fece con la band di Miles durante il loro matrimonio furono accantonate all'epoca, finalmente nel 1973 pubblicò il suo album d’esordio, omonimo, per la Just Sunshine Records. 

Davis reclutò il produttore della Sly & the Family Stone, Greg Errico, e un gruppo di grandi musicisti della West Coast come Larry Graham e Merl Saunders, accompagnata dai quali sfornò otto brani autografi di una potenza inaudita.

They say I’m Different Cover

Componeva tutto, registrava le idee su una cassetta, cantava la linea melodica e poi la consegnava ai suoi musicisti, incitandoli a essere il più rozzi possibile. Il timbro della sua voce era sporco, quasi volgare. I testi sfidavano il comune senso del pudore e provocavano deliberatamente. I ritmi erano funk, ma le chitarre tendevano all’hard rock e gli arrangiamenti erano crudi ed essenziali. L’approccio era aggressivo e la sessualità esplicitamente esibita nei testi. 

Senza dubbio Betty Davis aveva uno scopo preciso: ammaliare e distruggere; canzoni come "If I'm In Luck I Might Get Picked Up", "Ooh Yeah" e "Game is My Middle Name" sono crude e spietate nelle loro intenzioni seduttive. 

Il discreto successo di questo primo album la portò ad autoprodurre il suo secondo, They say I’m Different (1974), leggermente più elegante rispetto al suo predecessore, ma non per questo meno fiero, feroce e potente

Il suo terzo album Nasty Gal del 1975 uscì per una grande etichetta, la Island, e conteneva un brano, “You And I”, scritto in coppia con Miles Davis (che suonava la tromba nella canzone), arrangiato dal genio Gil Evans, in cui constatava malinconicamente l’impossibilità di riconciliazione con l’ex marito. Un saluto conclusivo

Nessuno dei tre album ebbe particolare successo. Troppo estrema la proposta, tanto quanto la presenza sul palco, altrettanto aggressiva ed eccessivamente sensuale per i parametri dell’epoca.

Betty in concert a colori

La pettinatura afro, bikini striminziti, posizioni che lasciavano poco all’immaginazione ne fecero, non di rado, per i critici, una sorta di esibizionista, offuscando il contenuto sonoro e la proposta artistica. Inoltre, in un momento in cui la comunità nera era ancora costantemente attaccata dalla politica e dalla società, lei si presentava da sola su un palco, in modo audace, senza paura, libera, lontana da stereotipi e compromessi, dimostrando di poter fare ciò che voleva. Trovò molte opposizioni e boicottaggi, sia da parte delle istituzioni che della comunità nera, che non le perdonò un approccio così personale e individuale. 

A questo bisogna aggiungere che fu sempre provocatoria ma estremamente lucida anche nella sua personale rivendicazione dei diritti per le donne. Infatti, seppur nella difficile situazione della lotta civile afroamericana, la comunità nera rimaneva ancorata a una visione della donna non diversa da quella della società bianca dei tempi. Una donna remissiva, pura, sottomessa, dedita alla casa e alla famiglia. L’esatto contrario dell’immagine della Davis, una delle più intelligenti e infiammate ribelli dell'epoca, che esaltava la sua indipendenza e pretendeva la propria libertà. Restando lontana da ogni tipo di eccesso e abuso, Betty era una salutista rigorosa: il suo corpo era uno dei mezzi che più le permetteva di esprimere se stessa e non voleva fare nulla che potesse danneggiarlo. Il suo obiettivo era chiaro e lucido: proporre una musica nuova, oltre gli schemi, accompagnandola da un live act originale e senza filtri.

 

4. Il ritiro dalle scene e i meritati riconoscimenti

Ciò che assolutamente non si può negare su Betty Davis è che era una donna in largo anticipo sui tempi

Sexy Betty Bianco e Nero

Nel nostro mondo contemporaneo, questo potrebbe non essere così evidente come lo era all’epoca perché viviamo in un periodo che è stato profondamente cambiato dall'ostentazione piena di vita e orgoglio della sessualità femminile: Madonna e Lil’ Kim sono solo due dei tanti esempi più recenti. Eppure, nel 1973, quando Betty Davis si presentò per la prima volta con i suoi stivali argentati, il sorriso smagliante e la pettinatura afro imponente, a chi avremmo potuto paragonarla? 

Dopo i tre album pubblicati a metà degli anni ‘70 e dopo essersi vista negare l’uscita del quarto disco da parte dell’etichetta, Davis se ne andólò per un anno in Giappone, dove suonò ancora in qualche club con un gruppo locale, scoprendo una nuova spiritualità. Si avvicinò così a una comunità di monaci e abbandonò per sempre ogni idea di tornare alla musica

Betty scomparve dalla circolazione. “Quando mi è stato detto che era finita, l’ho accettato. E d’altra parte nessuno è più venuto a bussare alla mia porta”, ha detto al New York Times in una rara intervista nel 2018. 

Tornò a Pittsburgh, distrutta da anni troppo intensi, trascorsi sotto ai riflettori, a fianco di alcuni tra i più grandi geni della musica e dell’arte, spesso colpita e ferita da critiche e ostilità. Tuttavia, nei decenni che seguirono, la musica di Davis guadagnò sempre più successo e ammirazione, ispirando una generazione di artisti come Erykah Badu e Janelle Monae. 

Il rinnovato interesse per il lavoro di Betty ha portato a una serie di ristampe dall'etichetta d'archivio Light in the Attic, inclusa la prima stampa in assoluto del suo quarto LP inedito del 1976, Is it Love or Desire? (2016), che hanno celebrato la sua eredità e le hanno finalmente portato i diritti d’autore che non aveva mai ricevuto dalle precedenti pubblicazioni.

Betty in concert Black and White

Nel 2017 il regista Phil Cox le ha dedicato il documentario Betty:They Say I’m Different. Ci ha messo quattro anni per raggiungere Betty Davis, isolata nella sua volontaria reclusione a Pittsburgh. Con molta fatica è riuscito a parlarle telefonicamente e a registrarne alcune dichiarazioni. Ne ha ricavato un’ora di documentario in cui le rare parole di Betty si intersecano con immagini d’epoca, testimonianze dei compagni della band che la chiamano al telefono ma dopo qualche secondo di cordialità, vengono candidamente respinti. 

Betty ha pubblicato la sua prima nuova canzone in oltre 40 anni, "A Little Bit Hot Tonight", nel 2019 e l'ha fatta cantare per suo conto dalla cara amica Danielle Maggio, confermando la sua volontà di rimanere lontana dai riflettori

Betty Davis è morta a 77 anni, il 9 febbraio 2022 ed è seducente la voglia di domandarsi dove sarebbe arrivata se avesse scelto o se avesse avuto il supporto necessario per continuare la sua carriera. In ogni caso, quello che ha lasciato, nonostante la sua breve attività, è un’eredità immensa e a noi non resta altro che goderne, ascoltando la sua musica, e lasciarci ispirare da questa donna, orgogliosamente sexy, provocatoria e leader controcorrente.   

 

5. Sitografia

Addio a Betty Davis, la regina del funk: è la donna che inventò la "fusion", su rainews.it, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

Betty Davis, su bandcamp.com, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

Betty Davis: Betty Davis, su allaboutjazz.com, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

Betty Davis: Betty Davis/They say I’m Different, su pitchform.com, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

Betty Davis, Boundary-Smashing Funk Singer, Dead at 77, su billboard.com, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

Betty Davis, l’urlo del funk, su ilmanifesto.it, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

Betty Davis: Nasty Gal, su pitchform.com, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

Betty Davis: The Columbia Years 1968-69, su pitchform.com, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

Betty Davis, Trailblazing Queen of Funk, Dead at 77, su rollingstone.com, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

Betty Davis Was a Raw Funk Pioneer. Her Decades of Silence Are Over, su nytimes.com, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

È morta Betty Davis, la regina incompresa del funk anni ’70, su rollingstone.it, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

Miles Davis: The muse who changed him, and the heady Brew that rewrote jazz, su theguardian.com, (data ultima consultazione: 19/07/2022)

The Sound of Young America: Betty Davis, su maximumfun.org, (data ultima consultazione: 19/07/2022)