Maria Antonietta Bertacco
Prince Rogers Nelson, in arte Prince, è stato uno dei più talentuosi, prolifici e ingovernabili artisti della musica mondiale. Cantante, musicista, attore, regista e produttore, il Principe di Minneapolis sin dalla fine degli anni Settanta ha frequentato e sapientemente mixato i più svariati generi musicali. Dal soul al funk, passando con disinvoltura al jazz, al pop e al rock psichedelico, ha conquistato una folta schiera di fedelissimi fan. Un artista eclettico, che ha fatto del superamento delle barriere culturali una missione, da portare avanti con la sua musica e con lo spettacolo.
Prince Rogers Nelson nacque a Minneapolis il 7 giugno 1958, figlio di John L. Nelson, un musicista noto con il nome d'arte di Prince Rogers, e di Mattie Della Shaw, una cantante jazz che si era esibita più volte con la Prince Rogers Band. I suoi genitori si separarono nel 1965 e sua madre si risposò due anni dopo.
Fin da piccolo, Prince rivelò il suo carattere particolare: molto timido e riservato, ribelle e stravagante, testardo e ostinato. Figlio di musicisti afroamericani originari della Louisiana, nato e cresciuto nel Minnesota dei bianchi: non è difficile capire come fosse complesso per il Prince bambino sentirsi accettato, condizione che lo portò a chiudersi in se stesso e nella sua eccentricità. Forse è anche per questa ragione che cambiò spesso identità artistica nel corso della sua vita, ogni volta che ne sentiva il bisogno.
Entrambi i genitori gli trasmisero la passione per la musica così come fece il suo patrigno, che lo accompagnò a un concerto di James Brown quando aveva 10 anni. In quell’occasione si sentì finalmente a casa. Una casa, la musica, nella quale poteva rifugiarsi. Prince imparò da solo a suonare pianoforte, chitarra, sassofono e batteria prima dei 14 anni. Nonostante questo, la famiglia di Prince era un po’ tumultuosa. Infatti, da adolescente spesso passava dalla casa della madre a quella del padre (e viceversa) in seguito a continui litigi. Alla fine scappò, vivendo per un po' nel seminterrato di un vicino, il cui figlio André era suo amico.
Prince era sempre stato un ragazzo estremamente timido e riservato, spesso preso in giro per la sua minutezza. Alle feste rimaneva sempre in disparte: non beveva, non fumava e non ballava. D’altra canto, però, ha sempre avuto un look molto stravagante: pantaloni a zampa, camicia ben stirata, capelli afro, cappellino alla Sly Stone e zeppe alte. A scuola sbalordì tutti quando si esibì per un progetto scolastico, mostrando il suo talento. Decise, allora, assieme al suo amico André, di formare una band con il nome Champagne, esibendosi in cover degli Ohio Players, popolare band funk degli anni ‘70, e con altri brani originali, attirando sempre di più l’attenzione di fan e musicisti locali.
Era ancora adolescente quando firmò con la Warner Bros Records, aiutato da produttori del Minnesota rimasti impressionati dall’incredibile talento del ragazzo. Prince rifiutò di essere affiancato da altri musicisti più esperti dell’etichetta: voleva creare la sua arte da solo, suonandone ogni strumento e cantando ogni parte vocale. Dapprima, la Warner accettò, ma poi mandò diversi produttori musicali travestiti da addetti alle pulizie a controllare il suo investimento. Tutti i produttori alla fine concordarono che Prince poteva avere pieno controllo creativo sulla sua musica perché, a detta loro, era un genio.
Il suo primo album, For You (1978), ottenne solo una modesta attenzione, ma segnalava già i primi tentativi di Prince di uscire dagli schemi musicali convenzionali del soulman afroamericano. Il suo secondo album, Prince (1979), che iniziava con "I Wanna Be Your Lover”, fu un successo R&B che raggiunse l'undicesimo posto nelle classifiche pop degli Stati Uniti.
Con il suo terzo album, il provocatoriamente intitolato Dirty Mind (1980), Prince passò da tipiche ballad R&B a scenari più audaci e grafici. Nella foto di copertina, posò su uno sfondo di molle da letto, e aggiunse più chitarra rock alla sua musica. Era un chiaro segnale che non avrebbe permesso a etichette o categorie di confinarlo. In Controversy (1981) Prince provocava i perbenisti: "Sono nero o bianco?/ Sono etero o gay?", presentando al suo interno diversi brani di denuncia sociale. Il suo pubblico si stava ampliando e i Rolling Stones lo scelsero come artista di apertura per parte del loro tour di quell'anno.
Prince vide crescere il suo successo e divenne sempre più prolifico. Il suo album successivo, 1999 (del 1982), gli permise di superare le divisioni, al tempo nette, tra musica nera e musica bianca, diventando uno dei massimi esponenti del rock. Il video di uno dei singoli di successo dell’album, "Little Red Corvette", fu uno dei primi brani di un musicista afroamericano trasmesso in Heavy Rotation (riproduzione dei video musicali più commerciali, ndr) su MTV.
Due anni più tardi, Prince tornò nei negozi di musica e al cinema con Purple Rain che consacrò il cantante a livello globale. Il film musical vinse infatti l’Oscar come miglior colonna sonora e l’album associato rimase in vetta alle classifiche per ventiquattro settimane consecutive. Nel film, parzialmente autobiografico, Prince interpretava Kid, un ragazzo che sfuggiva a una famiglia abusiva per inseguire il successo nel rock.
Questo grande successo ha anche suscitato alcune opposizioni. "Darling Nikki", una canzone dell'album che fa riferimento a una ragazza che si masturba, scioccò Tipper Gore, la moglie di Al Gore, allora senatore degli Stati Uniti, quando la sentì ascoltare dalla figlia, contribuendo alla formazione del Parents’ Music Resource Center, che alla fine mise pressione sulle case discografiche affinché etichettassero gli album per avvertire dei contenuti espliciti. Da questa associazione nacque la famosissima “Parental Advisory Label”, l’etichetta bianca e nera molto diffusa anche per il suo uso sarcastico da parte di alcuni rapper nei primi anni 2000.
Prince non cercò di ripetere il successo clamoroso di "Purple Rain" e per un periodo si ritirò dalle esibizioni per costruire il suo complesso di studi di registrazione, Paisley Park, a metà degli anni '80.
Nel corso degli anni '90, crebbero le tensioni tra Prince e la sua casa discografica, la Warner Bros, riguardo alla quantità di musica che voleva pubblicare. Sign O’ the Times, un album monumentale del 1987 che trattava di politica e religione, ma anche di romanticismo, inizialmente concepito in tre dischi, venne pubblicato come un doppio LP.
Verso la metà degli anni '90, in aperta battaglia con l’etichetta, decise di pubblicare il più rapidamente possibile gli album previsti per concludere il suo contratto: la qualità ne risentì e anche le vendite calarono. Si presentava alle conferenze stampa vistosamente poco felice del rapporto con la major, lamentandosi dei termini del suo contratto. Nel 1993 cambiò il suo nome d'arte in un simbolo impronunciabile.
Questo cambio nome non fu l'unico: lo fece altre volte, sia per ragioni artistiche che per motivi legali per rivendicare la libertà di scelta creativa e per fare un dispetto alla sua casa discografica, che lo aveva messo a contratto come “Prince”. Nel mezzo della disputa giudiziaria si fece chiamare, in ordine, Joey Coco, Jamie Starr, Alexander Nevermind, Cristopher, TAFKAP - The Artist Formerly Known as Prince (letteralmente, “L’Artista Precedentemente Conosciuto Come Prince”, ndt) e poi semplicemente The Artist. Per poi tornare a chiamarsi Prince nel 1996 dopo la fine del contratto con la Warner.
Nelle due decadi successive, Prince pubblicò tantissime registrazioni. L'ascesa dell'hip-hop nell’R&B significò che veniva trasmesso molto meno spesso alla radio: il suo ultimo successo nella Top 10 fu "The Most Beautiful Girl in the World", nel 1994. Quindi, sperimentò inizialmente con la vendita e distribuzione online della sua musica, ma alla fine si oppose a quello che vedeva come lo sfruttamento delle case tecnologiche nei confronti dei musicisti. Allora provò altre forme di distribuzione, come regalare in edicola il suo album del 2007 Planet Earth insieme a copie del Daily Mail in Gran Bretagna, attirando non poche critiche da parte dei maggiori distributori discografici.
Ma Prince riusciva sempre ad attirare e a soddisfare il pubblico dal vivo e i concerti sostenevano facilmente la sua carriera più tarda. Era un interprete instancabile: posava, ballava, suonava ogni strumento, stuzzicava il pubblico e poi lo incantava.
Il talentuoso artista è venuto a mancare a 57 anni il 21 aprile 2016, trovato inconsciente nell’ascensore di Paisley Park, sua dimora e studio di registrazione, e dichiarato morto poco dopo. Nel suo sangue sono state trovate dosi elevate di oppioidi, che ne hanno causato l’arresto cardiaco.
L’eredità culturale e artistica lasciata al mondo da Prince è di un valore inestimabile: ha fuso in uno stile unico funky, jazz, blues e rock; ha sfondato barriere razziali attraverso la musica, rifiutando di essere ridotto all'ennesimo stereotipo afroamericano; ha sfidato perbenismi e ignoranza diventando un simbolo della fluidità di genere; ha lottato per l’indipendenza artistica dei musicisti dalle case discografiche.
Il suo contributo in tutte queste battaglie culturali e sociali è stato fondamentale ed è importante ricordarlo ancora oggi, per aprirci sempre di più alle diversità e alle particolarità, senza farsi limitare dalle etichette sociali.
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