Maria Antonietta Bertacco
Poche artiste nella storia della musica hanno avuto l’impatto e l’energia di Etta James. La sua voce, ricca di sfumature e intrisa di emozioni, è stata capace di attraversare generi, epoche e generazioni, lasciando un segno indelebile nel panorama musicale. Ma dietro il successo, la gloria e le iconiche interpretazioni, si nasconde una vita complessa, segnata da lotte personali e da un’epoca di grandi cambiamenti sociali. Etta James non era solo una cantante: era una forza della natura, un simbolo di resistenza e autenticità.
Etta James, nata Jamesetta Hawkins nel 1938 a Los Angeles, crebbe in un’America profondamente segregata. Gli anni ’40, segnati dalla discriminazione razziale, vedevano gli artisti afroamericani relegati a circuiti separati, come i club e le radio black-only. In questo contesto difficile, il talento di Etta James emerse presto: già da bambina, cantava i gospel nelle chiese locali, conquistando tutti con una voce potente e intensa.
Nonostante il dono naturale, la sua infanzia fu tutt’altro che semplice. Sua madre, Dorothy Hawkins, era un’adolescente instabile e incapace di prendersi cura di lei, mentre la figura del padre assente rimase un mistero. Etta crebbe per lo più con estranei, convivendo con un costante senso di abbandono e solitudine. Queste difficoltà segnarono il suo carattere, portandola a sviluppare una personalità ribelle e determinata, qualità che avrebbero definito non solo la sua vita, ma anche il suo stile musicale.
La solitudine e le ferite dell’infanzia si rifletterono nel suo canto, che portava con sé un senso di urgenza emotiva e vulnerabilità. Come lei stessa disse: “Molte persone pensano che il blues sia deprimente, ma non è quello che io canto. Quando canto il blues, io canto la vita”. La sua musica, infatti, non era solo intrattenimento: rappresentava una forma di resistenza culturale e un modo per esprimere le difficoltà di una vita ai margini.
Intorno ai 12 anni, Etta James si trasferì a San Francisco con la madre biologica e formò un gruppo femminile di doo-wop, iniziando così il suo viaggio nella musica. Fu in questo periodo che incontrò Johnny Otis, noto come il “Padrino del Rhythm and Blues”, che riconobbe immediatamente il suo talento e la guidò verso una carriera musicale. Il suo debutto avvenne con “Roll with Me, Henry”, una risposta al brano di Hank Ballard, “Work With Me, Annie” (1954).
Pubblicata nel 1955, la canzone, in seguito ribattezzata “The Wallflower” per attenuare le sue allusioni implicite, raggiunse il primo posto nelle classifiche R&B, consacrando a soli 17 anni Etta James come una delle voci emergenti più promettenti dell’epoca. Con il suo ritmo coinvolgente, il brano evidenziava già l’abilità unica di Etta nel mescolare blues e R&B, dando vita a un suono fresco e innovativo. Tuttavia, il successo non la protesse dalle difficoltà di una giovane donna afroamericana nell’industria musicale degli anni ’50. Il razzismo sistemico limitava le sue opportunità, mentre produttori senza scrupoli spesso sfruttavano i diritti sulle sue canzoni.
Nonostante questi ostacoli, Etta continuò la sua scalata al successo guidata dal suo indiscutibile talento e dalla determinazione a trovare il proprio posto nel mondo, diventando un esempio di resilienza e libertà per chi, come lei, era ai margini della società.
La carriera di Etta James raggiunse nuove vette negli anni ’60 grazie alla Chess Records, l’etichetta che lanciò molti dei più grandi artisti del blues e del soul. Fu sotto la guida dei fratelli Chess che Etta incise i brani che l’avrebbero resa immortale, definendo non solo la sua carriera, ma anche un’intera epoca musicale.
Tra i suoi capolavori, At Last occupa un posto speciale. Scritta nel 1941 da Mack Gordon e Harry Warren, la canzone era già stata interpretata da altri artisti, ma fu Etta James a trasformarla in un capolavoro senza tempo. Pubblicata nel 1960, la sua versione catturò il cuore di milioni di ascoltatori grazie a una combinazione perfetta tra archi eleganti e la sua voce vellutata, capace di trasmettere un’intimità unica.
Nel 1968, con I’d Rather Go Blind, Etta raggiunse un altro vertice emotivo e artistico. Questa ballata blues, caratterizzata da una produzione minimalista, lascia spazio alla sua voce potente per raccontare una storia di amore e perdita con una sincerità straziante. Ogni parola e ogni nota sembrano portare il peso delle sue esperienze personali, rendendo il brano uno dei più intensi e amati del suo repertorio.
Sempre nel 1968, Tell Mama segnò una svolta verso un sound più energetico e moderno, mostrando la sua capacità di reinventarsi. Registrata con i leggendari musicisti della Muscle Shoals Rhythm Section, la canzone celebra il potere femminile e la resilienza, temi centrali per la musica di Etta. Qui la sua voce esplode con una forza inarrestabile, dimostrando la sua versatilità e il suo dominio del soul.
Questi brani iconici non furono solo tappe fondamentali della carriera di Etta James, ma riflessi di un’epoca in fermento. Negli anni ’60, mentre l’America attraversava i grandi cambiamenti sociali e culturali legati ai movimenti per i diritti civili, la sua musica incarnava temi di libertà, speranza e dolore, risuonando con la lotta per l’uguaglianza e la dignità umana.
Tuttavia, dietro il successo, Etta affrontava i suoi demoni personali. La dipendenza dall’eroina, iniziata da giovanissima, la portò a numerosi arresti e a lunghi periodi di riabilitazione. Queste difficoltà, spesso sul punto di distruggere la sua carriera, non riuscirono mai a spegnere, però, la passione per la musica. La sua forza artistica e personale, come la sua voce, rimase indomabile, anche in questi momenti più bui.
Nonostante le difficoltà personali, Etta James continuò a registrare e a esibirsi fino agli ultimi anni della sua vita. Nel 1994, il suo album Mystery Lady: Songs of Billie Holiday le valse un Grammy Award, un riconoscimento che confermava come il suo talento fosse ancora al culmine. Questo tributo a Billie Holiday, una delle sue principali ispirazioni, mostrava la profondità artistica di Etta, capace di reinterpretare il passato con uno stile unico e moderno.
Per lungo tempo, la sua voce inconfondibile rimase un marchio di fabbrica, capace di commuovere e incantare chiunque l’ascoltasse. Tuttavia, gli ultimi anni furono segnati da problemi di salute significativi: nel 2011 le fu diagnosticata la leucemia e si spense il 20 gennaio 2012, a 73 anni, lasciando un vuoto immenso nel mondo della musica.
La sua personalità ribelle, mai incline a compromessi, la accompagnò fino alla fine. Nel 2009, Etta James fece scalpore criticando pubblicamente Beyoncé per aver cantato “At Last” all’insediamento del Presidente Barack Obama, sottolineando quanto fosse protettiva nei confronti della sua eredità artistica. Ma il suo dissenso nei confronti di Beyoncé non si fermò lì: inizialmente, la cantante non era d’accordo con la scelta della popstar per interpretarla nel film Cadillac Records, ritenendo che non fosse in grado di catturare appieno la sua complessa personalità.
“Lei è come una modella, è una borghese, io no. A scuola fumavo in bagno ed ero arrogante,” aveva dichiarato James, aggiungendo che la sua voce era più blues e profondamente religiosa. Tuttavia, i suoi dubbi iniziarono a svanire dopo aver visto Beyoncé duettare con Tina Turner ai Grammy Awards. Questo le diede fiducia nel potenziale della giovane artista e la convinse che, con il giusto lavoro, avrebbe potuto rendere giustizia al ruolo. James desiderava però collaborare con la cantante per aiutarla a perfezionare il timbro vocale, avvicinandolo di più al suo contralto blues. Questo episodio mise in evidenza non solo il carattere passionale della veterana del soul, ma anche il suo desiderio di preservare l’autenticità del proprio retaggio musicale.
L’impatto di Etta James si estende ben oltre il blues e il soul. Artisti contemporanei come Adele, la stessa Beyoncé e Christina Aguilera l’hanno citata come una delle loro principali fonti di ispirazione. La sua capacità di attraversare generi musicali, passando dal jazz al rock, dal R&B al soul, ha aperto la strada a nuove generazioni di cantanti.
Etta James non era solo una cantante: era una sopravvissuta. Nonostante le difficoltà personali, la discriminazione e le sfide interiori, ha saputo trasformare il dolore in arte. La sua musica va oltre l’ascolto: è sentita, vissuta e condivisa. Etta James ha lasciato un segno indelebile, costruendo un’eredità che continua a ispirare chiunque ami la musica.
Etta James: Album Highlights and Legacy, su allmusic.com (ultima visualizzazione: 18/12/2024)
Etta James: Awards and Recognition, su grammy.com (ultima visualizzazione: 18/12/2024)
Etta James Biography, su biography.com (ultima visualizzazione: 18/12/2024)
Etta James: datemi Beyoncé, a lei ci penso io, su rockol.it (ultima visualizzazione: 02/01/2025)
Etta James Songs: 14 of the Legend’s Most Impressive Classics, su womansworld.com (ultima visualizzazione: 02/01/2025)
Etta James: The Timeless Voice of Soul, su theguardian.com (ultima visualizzazione: 18/12/2024)
Etta James: The Ultimate Soul Survivor, su rollingstone.com (ultima visualizzazione: 18/12/2024)
Frasi celebri di Etta James, su rockol.it (ultima visualizzazione: 18/12/2024)