Louis Armstrong: il “Mondo Meraviglioso” di uno dei padri del jazz

Maria Antonietta Bertacco

Louis Armstrong fu uno straordinario musicista e cantante ed è considerato uno dei padri del jazz. Divenne una figura chiave nello sviluppo del genere, contribuendo a trasformarlo da fenomeno di nicchia a culto popolare. Infatti, il suo carisma, la sua gentilezza, la sua voce profonda e potente e il suo stile da solista nella tromba hanno avuto un impatto fondamentale nella tradizione popolare americana. La sua musica ha contribuito a diffondere la cultura afroamericana in tutto il mondo e influenzato leggende come Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Miles Davis, Nat King Cole, Frank Sinatra e molti altri, che a loro volta hanno lasciato il segno su diverse generazioni di musicisti a seguire, fino ai giorni nostri.

1. Un inizio difficile

2. La diffusione del jazz e il contributo di Armstrong

3. “Che Mondo Meraviglioso!”

4. Sitografia

 

1. Un inizio difficile

Louis Daniel Armstrong nacque a New Orleans il 4 agosto del 1901, anche se lui ha sempre dichiarato di essere nato il 4 luglio (Independence Day negli Stati Uniti) del 1900, invecchiandosi di un anno e un mese, probabilmente per accedere a qualche ingaggio in più quando era troppo giovane per farlo. 

Armstrong da bambino

I suoi nonni erano stati schiavi e Louis e sua sorella Beatrice vivevano con loro in condizioni di estrema povertà in un sobborgo residenziale chiamato Battlefield, “campo di battaglia”. Suo padre abbandonò la famiglia quando i figli erano molto piccoli e la madre, ancora adolescente, li affidò ai nonni, per poi tornare dopo alcuni anni. Armstrong frequentava la Fisk School per ragazzi e portava a casa qualche soldo raccogliendo carta e trovando resti di cibo, che poi vendeva ai vari ristoranti. Ma ciò non fu abbastanza per allontanare sua madre dalla prostituzione.

Armstrong crebbe nel fondo della scala sociale, in una città dove la segregazione era molto forte, ma era presente anche la passione per quel tipo di musica afroamericana che, ai tempi, veniva chiamato ragtime. Il termine deriva da ragged time, ovvero “tempo stracciato”, in riferimento a quel ritmo particolare che distingueva la musica di origine africana da quella di origine europea, più ordinaria e scandita. Tra l'altro, il jazz come genere che tutti conosciamo doveva ancora nascere. 

Carretto che portava carbone

sette anni cominciò a lavorare suonando il corno per segnalare l’arrivo di un carro che consegnava carbone ai bordelli, assunto da una famiglia di immigrati lituani ebrei, che lo trattò con grande cura. Lui li ricordò per tutta la vita, indossando un ciondolo con una stella di David al collo. Furono loro ad anticipargli i cinque dollari che gli servivano per comprare la sua prima cornetta, uno strumento a quei tempi più popolare della tromba, anche se molto simile.

dodici anni finì in riformatorio per aver sparato un colpo in aria con la pistola rubata del patrigno e ci rimase per un anno e mezzo. Qui, sotto la tutela del professore di musica Peter Davis, imparò a suonare in maniera appropriata la cornetta ed entrò a far parte della band del riformatorio, la Waif’s Home Brass Band.

Armstrong da giovane con band

Fuori dal riformatorio Louis iniziò a suonare alle sfilate nelle feste di paese e ai funerali. Col passare degli anni, incentivato dal lavoro sulle riverboats (i battelli che navigavano sul Mississippi), Armstrong imparò a leggere le partiture, diventando un musicista completo. In questi anni si guadagnò il soprannome di Satchmo da “satch mouth” (bocca a sacco), perché riusciva a gonfiare d’aria le guance in maniera impressionante, mantenendo un suono più stabilelungo e potente

All’epoca, le orchestre di New Orleans erano abituate a esibirsi per le strade a bordo di piccoli camion e, quando due band si incrociavano, iniziavano sfide musicali che si trasformavano in concerti più grandi e interattivi. Fu proprio durante una di queste sfide che venne notato da Joe “King” Oliver, uno dei cornettisti più famosi del tempo. 

2. La diffusione del jazz e il contributo di Armstrong

Nel 1922, Oliver portò con sé Armstrong a Chicago, più o meno in corrispondenza dell’introduzione del proibizionismo. Passata l’epidemia spagnola e la Prima Guerra Mondiale, negli Stati Uniti si diffuse una certa prosperità e una forte voglia di fare festa. E con la messa al bando dell’alcol si moltiplicarono gli speakeasy, i locali clandestini in cui le band jazz avevano enormi possibilità di lavorare. In quegli anni, i termini “ragtime” e “jazz” venivano usati come sinonimi, in riferimento a un genere musicale ancora associato agli strati sociali più poveri, ai quartieri malfamati e di colore, quindi di grado inferiore rispetto alla musica di origine europea.

A Chicago, Louis Armstrong si fece rapidamente un nome come uno dei migliori trombettisti in circolazione. Con Oliver sviluppò uno stile unico di duetti che, pur essendo totalmente improvvisati, sembravano essere stati meticolosamente scritti, data la loro perfetta complementarità

Nei “ruggenti anni ‘20”, sebbene i musicisti di colore fossero ancora relegati al ruolo di intrattenitori, iniziarono a liberarsi dagli stereotipi razzisti dei minstrel show. Questo perché offrivano spettacoli più coinvolgenti e suonavano meglio la musica che tutti volevano ascoltare, per quanto le band bianche provassero goffamente a imitarli. Nonostante ciò, queste ultime facevano una vita assai migliore di quelle composte da neri, che avevano inventato e perfezionato il jazz

Effettivamente, i musicisti afroamericani erano ancora lontani dal ricevere il rispetto artistico che meritavano, ma fu in quegli anni che si verificarono i primi accenni di integrazione in un contesto ancora profondamente razzista e, in alcuni casi, esplicitamente segregazionista. Alcuni solisti di colore innovativi e originali riuscirono persino a guadagnare una fama personale dalla quale, fino ad allora, erano stati esclusi.

Armstrong con band

Tra questi vi era sicuramente Louis Armstrong, che si trasferì a New York nel 1924, proprio quando Duke Ellington stava elevando il jazz a una fase successiva. Il famoso pianista e compositore stava infatti componendo brani che sarebbero poi diventati alcuni degli standard più amati del genere, avvicinando quella che fino ad allora era stata una forma d’arte popolare alla musica orchestrale riconosciuta dalla critica accademica.

Da parte sua, Armstrong ha rivoluzionato il jazz con i suoi concerti assieme alla band di Oliver a New York e soprattutto in seguito, quando tornò a Chicago, con gli Hot Five e gli Hot Seven, le sue band personali. 

Louis introdusse un nuovo modo di pensare e costruire gli assoli, rendendo il jazz una musica per strumenti solisti. Il suo suono era potente e unico e i suoi fraseggi erano costruiti non solo sulla melodia dei brani, ma anche sulla progressione di accordi che costituivano l’armonia dei pezzi, un elemento alla base dell’approccio all’improvvisazione dei decenni successivi.

Armstrong aveva uno stile intenso ed emotivo, radicato nel blues del Mississippi e nella tradizione musicale multiculturale di New Orleans. I suoi assoli suonavano come dei veri e propri discorsi, si dice che sembrasse far parlare la tromba. Introdusse anche una nuova interpretazione del ritmo, frenetico e coinvolgente - tratto diventato poi imprescindibile nello swing, il genere che avrebbe dominato la musica statunitense per i successivi vent’anni. 

I concerti di Louis erano sempre affollati e le sue esibizioni erano diverse ogni volta. Le improvvisazioni erano state praticate da secoli, ma fino a quel momento non c’era stato modo per fissarle nella memoria, se non con gli spartiti. Questo le rendeva musica scritta, non improvvisata. Alla fine degli anni ‘20 invece, le esibizioni di Armstrong e di altri musicisti che contribuirono alla nascita del jazz cominciarono a essere registrate, incise nei dischi e ritrasmesse alla radio. Questo ha contribuito a far conoscere il jazz a un pubblico più ampio e a far cadere alcuni pregiudizi accademici secondo cui le improvvisazioni erano una forma inferiore di musica, diventando poi uno degli elementi centrali del jazz.

Nel 1929, subito prima della Grande Depressione, Armstrong tornò a New York. Negli anni successivi portò forse il suo contributo più grande alla musica statunitense del XX secolo. Non con la tromba, ma con la voce. Prima di Louis, i cantanti americani erano influenzati dalla musica classica, che spesso si rifaceva al belcanto italiano e operistico. Anche nella musica più innovativa e originale, come il country e il folk, i cantanti avevano un approccio molto tradizionale nell’intonazione, nel ritmo e nei testi. 

Louis Armstrong aveva sperimentato nuovi modi di cantare per diversi anni. Nel 1926, mentre era in studio di registrazione, il foglio con il testo che doveva cantare gli scivolò per terra. Sospendere la registrazione e ricominciare avrebbe significato perdere tempo e soldi, quindi gli fu detto di continuare inventandosi qualcosa. Armstrong fece quello che si faceva a New Orleans: si inventò delle parole imitando il suono della tromba. Il risultato fu “Heebie Jeebies”, un brano che rese famoso lo scat, uno stile di improvvisazione cantata che era già apparso in alcune registrazioni precedenti, ma che Louis Armstrong introdusse al grande pubblico.

Ella fitzgerald e louis armstrong

Nel suo modo di cantare, Armstrong ha attinto alla tradizione della musica nera del Sud, dal blues al gospel, che aveva un approccio e una grammatica radicalmente diversi dalla musica bianca. Iniziò a usare la voce come uno strumento e le sue linee melodiche erano come degli assoli, sincopate (cioè con gli accenti ritmici spostati) e imprevedibili. Il suo timbro inconfondibile gli permetteva di produrre suoni diversi, da quelli più melodiosi e caldi a quelli più gutturali e primitivi.

Col suo modo totalmente nuovo di cantare, aprì la strada alla grande generazione di cantanti degli anni ‘30 e ‘40, da Billie Holiday a Ella Fitzgerald. Cantanti che, a loro volta, crearono un canone al quale la musica americana continua ancora oggi a far riferimento.

3. “Che Mondo Meraviglioso!”

Armstrong era una figura benvoluta negli Stati Uniti e nel resto del mondo, grazie al suo enorme carisma e al suo carattere gioviale. Raggiunse una popolarità globale che non era mai stata concessa a un artista nero. Tuttavia, il modo in cui interpretò il ruolo di celebrità afroamericana gli attirò negli anni anche una consistente dose di critiche e scetticismo. Molti musicisti e attivisti neri lo consideravano un intrattenitore addomesticato dal pubblico bianco e il suo atteggiamento bonario sul palco era associato spesso agli stereotipi del personaggio dell'Uncle Tom, lo schiavo buono e innocuo del romanzo del 1852 di Harriet Beecher Stowe.

Louis armstrong con band a colori

Questa interpretazione della figura di Louis Armstrong è stata messa in discussione e rivista nel tempo. Armstrong non usò mai in modo sovversivo la sua popolarità, ma prese in più occasioni posizione contro il razzismo della società e del governo statunitensi. Nel 1957, ad esempio, criticò duramente il presidente Dwight Eisenhower per il suo atteggiamento inizialmente passivo nei confronti della crisi di Little Rock, in Arkansas, dove a nove studenti neri fu impedito di frequentare un liceo nonostante una sentenza della Corte Suprema. In segno di protesta, Armstrong rinunciò a partecipare a un tour in Unione Sovietica promosso dal governo.

Negli anni ‘60, Armstrong fu tra i più attivi e amati ambasciatori della musica e della cultura afroamericana nel mondo. In quegli anni registrò "What a Wonderful World" (1967), che sarebbe diventata la sua canzone più celebre. La canzone fu pubblicata in un periodo di grande tensione e cambiamento nel mondo. La guerra del Vietnam era in corso e le lotte per i diritti civili infuriavano. In questo clima di crisi, la canzone scritta per Armstrong da Bob Thiele e George David Weiss fu un messaggio di speranza e ottimismo.

Il testo della canzone è semplice ma potente. Descrive la bellezza del mondo naturale e la bontà della gente. È un messaggio di speranza e ottimismo, attuale ancora oggi. È un invito a guardare al mondo con occhi nuovi e a vedere la bellezza che ci circonda. È una canzone che ci ricorda che, anche nei momenti più difficili, c'è sempre qualcosa per cui provare a essere felici.

Armstrong e pippo baudo sanremo ‘68

Nel 1968, Louis Armstrong partecipò (arrivando penultimo) al Festival di Sanremo, che quell'anno era condotto per la prima volta da Pippo Baudo. In quegli anni gli artisti stranieri potevano partecipare alla competizione accompagnando un artista italiano. Il presentatore ha raccontato che ci fu qualche incomprensione quando, dopo la prima canzone, Armstrong doveva lasciare il palco, ma sembrò cominciarne una seconda e fu costretto a salire sul palco per interrompere l'esibizione. Secondo alcune testimonianze, gli fu fatto credere che sarebbe stato un concerto come tanti altri e che la sua esibizione sarebbe stata solo l'inizio della serata. Armstrong scoprì la verità solo quando venne accompagnato giù dal palco e riportato in albergo

Nel marzo del 1971 fu ricoverato per un infarto. Nonostante gli acciacchi, continuò a fare concerti quotidianamente. Dopo essersi inizialmente ristabilito, morì nel sonno il 6 luglio, qualche settimana prima di compiere 70 anni. Il suo funerale, tenutosi nel Queens, fu un evento nazionale. Parteciparono alcuni dei più grandi nomi della musica, tra cui Ella Fitzgerald, Dizzie Gillespie, Count Basie, Ed Sullivan, Frank Sinatra e Bing Crosby.

Armstrong sorridente

Fu un vero gigante della musica jazz e la sua morte fu un grande lutto per tutto il mondo. Il suo lascito è immenso: un'eredità artistica che continua ancora oggi a ispirare musicisti di tutto il mondo e la sua storia, un esempio di come la musica può essere usata per cambiare il mondo.

4. Sitografia

Biography - Louis Armstrong, su louisarmstronghouse.org, (ultima lettura: 27/07/2023)

Il capolavoro di Armstrong: “What a Wonderful World”, su freetopix.net, (ultima lettura: 27/07/2023)

Il “Mondo Meraviglioso” di Louis Armstrong, su musicacolta.eu, (ultima lettura: 27/07/2023)

La Cornetta - Famosa quella di Armstrong, su musicacolta.eu, (ultima lettura: 27/07/2023)

Louis Armstrong, 50 anni dalla scomparsa di una leggenda, su cittanuova.it, (ultima lettura: 27/07/2023)

Louis Armstrong, il padre del jazz che arrivò ultimo al festival di Sanremo, su thewalkoffame.it, (ultima lettura: 27/07/2023)

Louis Armstrong: storia di uno dei padri del jazz, su esquire.com, (ultima lettura: 27/07/2023)

Louis Armstrong - Un inizio difficile, su musicacolta.eu, (ultima lettura: 27/07/2023)

Musica Ragtime, su swingfever.it, (ultima lettura: 27/07/2023)

Tutto quello che la musica americana deve a Louis Armstrong, su ilpost.it, (ultima lettura: 27/07/2023)