Tina Turner, l’icona che visse due volte

Maria Antonietta Bertacco

Tina Turner, una delle più grandi icone musicali di tutti i tempi, ha trascorso la sua vita a rompere gli schemi e a reinventarsi. Emersa come una promettente stella del soul, è poi evoluta in una figura di spicco nel rhythm and blues, in un'innovatrice del funky e, infine, si è affermata negli anni ‘80 come una leggenda del pop e del rock. Con una voce potente, un talento da ballerina autodidatta dal fascino selvaggio e sensuale, ottime doti da compositrice e professionalità affidabile, Tina Turner ha incarnato il ruolo di pioniera nel riscatto femminile. Ha mostrato, così, come si può uscire da situazioni difficili e vivere una vita piena di possibilità inaspettate.

1. Le origini e il rapporto con Ike 

2. La rinascita

3. Gli ultimi successi e l’impatto culturale

4. Sitografia

 

1. Le origini e il rapporto con Ike

Nata Anna Mae Bullock il 26 novembre 1939 a Nutbush, Tennessee, in una modesta famiglia di lavoratori delle piantagioni di cotone, Tina trovò nella musica un rifugio sin da giovane. Cresciuta in un ambiente fortemente influenzato dal gospel, sviluppò un prodigioso talento vocale cantando nei cori della chiesa battista che frequentava con la sua famiglia. 

Little Ann

Dopo la morte della nonna, dalla quale si era trasferita dopo la separazione dei suoi genitori, tornò a vivere con la madre a St. Louis nel 1956. Qui, ancora diciassettenne, iniziò a frequentare i club dove incontrò Ike Turner, idolo locale del Rhythm and Blues sempre sul punto di sfondare nell’industria musicale, senza mai riuscirci. Nel 1957 si unì come corista alla sua band, i Kings of Rhythm, con il nome di Little Ann e, dopo aver avuto un figlio con il sassofonista Raymond Hill, Craig, iniziò una tormentata relazione con Ike

La prima vera svolta arrivò nel 1960 quando, per una fortuita assenza della voce principale della band, Tina interpretò al suo posto "A Fool In Love". Inizialmente Ike intendeva sovraincidere la voce di Little Ann, alla quale aveva permesso di cantare come solista solo per non sprecare una giornata di registrazione già pagata. Nei giorni successivi però, il nastro giunse nelle mani di Juggy Murray, il presidente dell’etichetta r&b Sue Records, che ne restò impressionato e, grazie anche a un sostanzioso anticipo di 20.000 dollari, convinse Ike a mantenere la parte cantata da Little Ann.

Ike e Tina on stage

Il brano divenne il primo grande successo della band e spinse il leader a prendere due decisioni strategiche. Come prima cosa rinominò Little Ann in Tina Turner, mostrando fin da subito il suo lato cinico e affarista. Infatti, se da un lato, la scelta del nome Tina era una sorta di omaggio alla presenza scenica della cantante, simile alla figura di Sheena la regina della giungla, un personaggio popolare dei fumetti, un po’ donna Tarzan un po’ pin up anni ‘50, dall’altro, farle acquisire artisticamente il proprio cognome, Turner, significava assumere il controllo della situazione e imprimere il proprio marchio, per fare di Ann una sorta di sottoposta. La seconda mossa strategica di Ike fu quella di ammettere a se stesso che Tina era una frontwoman nata e, quindi, trasformare i Kings Of Rhythm nella Ike & Tina Turner Revue, condividendo con lei il ruolo di leader della band. Ne seguì un tour promozionale che portò la band a suonare in spazi sempre più grandi e importanti, come l’Apollo Theater di Harlem, a New York, fino alla prima apparizione televisiva, con Tina incinta di 8 mesi. Dopo pochi giorni infatti nacque Ronnie, l’unico figlio legittimo della coppia. 

Il duo guadagnò grande popolarità, soprattutto per l'intensità dei loro spettacoli, paragonabili solo a quelli di James Brown. La presenza scenica delle Ikettes, coriste e ballerine, facevano da cornice al carisma e alla sensualità di Tina che, nel 1967, divenne la prima artista nera e donna sulla copertina di Rolling Stone.

Ike, Tina e le Ikettes

Il lato più iconico di Tina Turner fu sempre supportato e validato dalle sue incredibili abilità musicali. Un esempio tra tutti può essere la registrazione del 1966 di "River Deep – Mountain High", prodotta da Phil Spector. Il produttore, noto per il suo wall of sound, un suono complessivo particolarmente massiccio, ha trovato in Tina una sfida, portandolo a intensificare ancora di più questo effetto nella produzione. Nonostante le difficoltà, Tina dominò completamente la canzone, facendola sua. Spector era inoltre famoso nell’ambiente per il suo comportamento misogino e sadico e costrinse Tina a ripetere la canzone in studio più di cinquecento volte, fino al punto in cui lei dovette cantare in reggiseno a causa del caldo e dello sforzo. Anche se il pezzo riscosse successo in Europa, non andò altrettanto bene negli Stati Uniti, portando Spector a ritirarsi dalle scene musicali per anni. La performance di Tina Turner, con la sua intensa concentrazione e motivazione, aveva messo in ombra un produttore-padrone come Spector.

Negli anni '60, il rapporto tra Ike e Tina andò deteriorandosi a causa delle dipendenze e della violenza di lui. Nonostante ciò, Tina rimase al suo fianco, riconoscendo in Ike la persona che le aveva dato una svolta alla carriera. Si sposarono a Tijuana nel 1962 e si trasferirono a Los Angeles, portando con sé i loro figli. Ma i problemi nella loro relazione non fecero altro che peggiorare e nel 1968 Tina tentò il suicidio, a detta di lei proprio a causa del difficile rapporto con Ike. A conferma di quanto sostenuto dalla cantante, diversi anni dopo, a seguito di alcuni problemi con la giustizia, venne diagnosticata al musicista una forma di bipolarismo.

Ike and Tina

Nonostante tutte le difficoltà personali, nel 1970 Tina Turner ricevette la sua prima nomination ai Grammy Awards come solista per "The Hunter" e, proprio nello stesso anno, anche Ike ottenne una nomination per "A Black Man's Soul". Il duo, ormai una presenza costante nei cartelloni dei maggiori festival musicali, si trovava frequentemente a collaborare con altre celebrità del panorama musicale. Tra queste, ci furono i Rolling Stones, Janis Joplin e Jimi Hendrix, quest’ultimo fu addirittura membro per un periodo della Revue con Ike & Tina prima di raggiungere il suo successo da solista a metà degli anni Sessanta. All'inizio del nuovo decennio il duo registrò diverse cover di successo, tra cui "I Want To Take You Higher" (1969) di Sly & The Family Stone che addirittura superò l'originale in classifica. Tuttavia, la loro interpretazione più celebre fu "Proud Mary" (1968) dei Creedence Clearwater Revival. Trasformata in un mix di spiritual drammatico e rock'n'roll coinvolgente, il brano divenne il loro successo più grande come coppia, vincendo un Grammy nel 1972 per “Best R&B Vocal Performance by a Group”.

In seguito il duo ricevette ulteriori nomination ai Grammy e Ike, da sempre interessato ai processi di registrazione e poco incline a sottomettersi alle labels, realizzò il suo sogno di possedere uno studio di registrazione, i Bolic Sound Studios in California. Gli studi, dotati di strumenti all’avanguardia, diventarono un luogo popolare per molti artisti famosi, come i Rolling StonesGeorge Harrison e Frank Zappa, con la partecipazione delle Ikettes e a volte della stessa Tina come coriste

 

2. La rinascita

Nel 1976, nonostante l'arrivo di nuove offerte e contratti per il duo, Tina decise di porre fine al suo rapporto sempre più travagliato con Ike, segnato da gravi abusi e continui litigi. Chiese il divorzio mentre si trovavano a Dallas, durante una tappa del loro tour e il processo durò più di un anno, concludendosi solo nel 1978. Il divorzio portò a diverse complicazioni finanziarie e Tina, piuttosto che rimanere in quell’inferno, preferì assumersi la responsabilità dei costi dei concerti annullati e delle tasse non pagate, trovandosi in difficoltà economica. Da questa relazione, Tina ne uscì solo con il suo nome d'arte (con il quale era diventata famosa) e molte ferite, senza nulla chiedere a Ike, al quale lasciò anche la sua quota dei Bolic Sound Studios, che furono poi distrutti da un incendio nel 1981.

Dopo il divorzio, Tina cominciò a riprendere le redini della sua vita e della sua carriera. Si avvicinò al buddismo quasi per caso e trovò nella spiritualità una nuova energia che non abbandonò più per tutta la vita. 

Tina Turner e Pippo Baudo

Nel 1978 Tina Turner pubblicò il suo primo album senza l'intervento di Ike, “Rough” ma il disco non ottenne il successo sperato. In questo periodo, la scena funky stava crescendo, ispirandosi anche al suo stile, ma Tina, ormai quasi quarantenne, venne percepita come un'artista in declino. Durante questi anni difficili, Tina continuò a cercare il proprio stile e a mantenere la sua notorietà attraverso concerti e apparizioni televisive. Molto amata in Europa, in particolare in Italia, fu ospite fissa nel 1979 del programma "Luna Park" di Rai 1 condotto da Pippo Baudo, che alla scomparsa della cantante, molti anni dopo, dichiarò

 

Il mondo della musica perde una grande cantante e interprete. Una showgirl totale, venne qui quando era in declino e con noi trovò occasione per rilanciarsi.” 

 

Per Tina Turner, ricominciare da sola dopo il divorzio fu una vera sfida, ma nel 1981 la sua carriera riprese slancio anche nel continente americano grazie all'invito di Rod Stewart e dei Rolling Stones a duettare e aprire alcuni loro concerti negli Stati Uniti. 

Per riconquistare il pubblico, Tina adottò una nuova immagine sotto la guida del manager Roger Davies, puntando a diventare una rockstar. La cantante era nota per la sua eccezionale capacità di adattarsi ai vari generi musicali e comprendeva la musica in modo profondo e intuitivo. La sua esperienza con blues, soul, gospel e country sin dall'infanzia le aveva fornito una vasta conoscenza delle diverse sfumature e ritmi musicali. Quindi, quando arrivò il momento di diventare una rockstar Tina era già pronta, avendo assistito alla nascita del rock proprio dalla commistione dei diversi generi musicali con i quali era cresciuta. Fu in quel periodo che Mick Jagger adottò il suo stile scenico ispirandosi a lei. Anche David Bowie si interessò a lei, approfondendo le radici afroamericane del rock, un'influenza chiave per suoi album come Young Americans (1975) e Let’s Dance (1983). Senza Tina Turner, queste evoluzioni musicali sarebbero state probabilmente diverse.

Mick Jagger, Tina Turner, David Bowie

E proprio David Bowie ebbe un ruolo cruciale nella rinascita artistica di Tina Turner negli anni '80. Infatti la sostenne nel suo processo di reinvenzione, non come manipolatore come diversi uomini del suo passato, ma come amico e ammiratore. L'album Private Dancer del 1984, che segnò il suo trionfale ritorno, è un esempio perfetto di come Tina si sia adattata ai cambiamenti del tempo. La sua storia di riscatto divenne l'iconica favola del decennio e Tina era già preparata per la scena di MTV da tempo, grazie al suo stile unico e alla sua forte personalità.

Private Dancer presentò Tina Turner non come un'artista nostalgica degli anni '60, ma come una pop star moderna degli anni '80, al pari di Madonna e Cyndi Lauper. Nonostante avesse 45 anni, età considerata avanzata per gli standard dell'epoca, Tina competeva agilmente con le stelle più giovani. Nell'album, reinterpretò brani di Bowie e Mark Knopfler, rivisitò i Beatles con una memorabile versione di "Help" e introdusse ai giovani ascoltatori classici del soul come "I Can't Stand the Rain" di Ann Peebles.

Nel 1986, Tina Turner lanciò Break Every Rule, un album che seguiva stilisticamente il suo predecessore, mantenendo lo stesso livello di qualità. Questo lavoro si avvalse della collaborazione di celebrità del calibro di Phil Collins alla batteria, Eric Clapton alla chitarra e Steve Winwood alle tastiere. Sebbene l’album non abbia eguagliato il clamore del suo illustre predecessore, ha venduto un milione di copie negli Stati Uniti, raggiungendo la quarta posizione nelle classifiche, e ha ottenuto un notevole successo anche in Europa.

Gli album successivi non ottennero lo stesso successo commerciale, ma ormai Tina stava dominando la scena musicale (e non solo) con la sua voce e i suoi show sempre coinvolgenti e intensi. Era tornata alla vetta del successo, proprio come cantava con forza nella sua celebre cover di Elton John, “The bitch is back!” (1974)

 

3. Gli ultimi successi e l’impatto culturale

In effetti, verso la fine degli anni ‘80 Tina Turner si affermò come icona a livello mondiale. Dopo la sua partecipazione nel celebre singolo di beneficenza degli artisti USA for Africa "We Are The World" (1985), Tina venne scelta per recitare nel film Mad Max III: Oltre la sfera del tuono (George Miller, 1985) al fianco di Mel Gibson, registrando i brani “We Don’t Need Another Hero” e “One Of The Living”. Quest'ultimo le valse un Grammy Award, consolidando il suo ruolo di artista poliedrica e potente. La sua performance nel film le portò un ulteriore riconoscimento con l'introduzione nella Hollywood Walk Of Fame nel 1986.

Tina on stage

Nel 1989, Tina Turner concluse il suo decennio dorato con l’album Foreign Affair, dimostrando una forma invidiabile nonostante il passare degli anni. Sebbene prodotto quasi interamente da Dan Hartman e caratterizzato da grande qualità e potenziale radiofonico, l’opera non raggiunse i livelli di successo delle precedenti, forse a causa di un repertorio che temperava il suo caratteristico entusiasmo rock (ad eccezione di "Steamy Windows") a favore di sonorità più morbide e raffinate. Il singolo di spicco "The Best", originariamente interpretato da Bonnie Tyler, divenne uno dei pezzi più amati di Tina e trainò l'album con tracce eleganti come la title-track, arricchita dalla chitarra di Mark Knopfler. Foreign Affair raggiunse il primo posto in molte classifiche europee, vendendo oltre sei milioni di copie a livello mondiale, ma ottenne risultati meno impressionanti negli Stati Uniti.

Il culmine della sua popolarità si concretizzò con l'introduzione di Ike e Tina Turner nella Rock’n’Roll Hall Of Fame nel 1991, un evento al quale entrambi furono assenti per motivi diversi. Ike in quei giorni stava scontando una pena detentiva e Tina probabilmente voleva rimuovere quella parte della propria carriera dalla sua immagine e identità. 

La sua decisione di prendere le distanze da quel periodo della sua vita la portò a voler riscrivere la propria storia attraverso una nuova prospettiva artistica, ma soprattutto personale.

Tina

Oggi siamo abituati alle celebrità che parlano apertamente delle sofferenze e degli abusi subiti, ammirando il coraggio di simili gesti, che spesso aiutano persone che si sentono sole nel proprio dolore a ritrovare la forza di rialzarsi. Ma nel 1986, quando Tina Turner pubblicò la sua autobiografia Io, Tina. La storia della mia vita, raccontando anche le violenze subite da Ike durante il loro matrimonio, il pubblico rimase sconvolto dall’artista che rese pubblici determinati momenti bui della propria vita. Bisogna infatti tenere a mente che negli anni ‘80, anche se la società stava cambiando, lo stigma sociale della donna che non doveva ribellarsi al proprio uomo era ancora molto presente. A questo dobbiamo aggiungere poi le difficoltà di una donna di colore, di ormai quasi 50 anni, che tenta di farsi strada nello show business, in una società americana ancora fortemente razzista e maschilista. Riconquistando un successo che sembrava ormai perduto, l’artista ha saputo trasformare la sua personale storia di dolore, disciplina e rinascita, segnata anche dalla conversione al buddismo, in un’opera che ha riscosso un grande successo, diventando prima un bestseller del New York Times, poi un biopic interpretato da Angela Basset e, molti anni dopo, un musical di Broadway. Il rapporto di Tina con le due trasposizioni del libro fu contrastante: pur trovandosi a rivivere momenti difficili della sua vita a causa della violenza subita, scelse comunque di parteciparvi attivamente, fornendo dettagli sulle coreografie e incidendo nuovamente vecchie canzoni

Tina felice con nuovo compagno

Tina è riuscita a trasformare le sue esperienze personali di sofferenza e rinascita in un fenomeno culturale. Dal 1986 fino alla sua morte, Tina Turner si è affermata come un simbolo vivente della propria storia, mostrando un sorriso radioso nonostante le difficoltà, mantenendo una bellezza inalterata nonostante l’età e vivendo in residenze lussuose tra Svizzera e Costa Azzurra, anche questi simboli del suo successo riconquistato.

Nel 2021, Tina è stata finalmente ammessa nella Rock’n’Roll Hall Of Fame come artista solista, ricevendo anche quest’ultimo riconoscimento ufficiale della sua rinascita da una vita di sottomissioni e abusi. 

Tina Turner è venuta a mancare il 24 maggio 2023 a 83 anni nella sua villa sul Lago di Zurigo, nella quale si era trasferita durante gli ultimi anni della sua vita. Attraverso la sua voce potente, le movenze sensuali e selvagge e i suoi show travolgenti ha ispirato innumerevoli artisti sin dagli inizi della sua carriera, ma il suo impatto culturale va ben oltre il palcoscenico e le sue canzoni: è un’eredità di coraggio, resilienza e autenticità che continua a risuonare in tutto il mondo, come la sua musica. 

La vita di Tina Turner, caratterizzata dalla sua indomabile forza di volontà e dalla capacità di rialzarsi di fronte alle avversità, rimane un faro di ispirazione. La sua trasformazione da una storia di dolore e sottomissione a una di trionfo e indipendenza è un potente promemoria della forza dello spirito umano, che insegna il vero significato di tenacia e libertà.

 

4. Sitografia

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