Città inclusive e resilienti

L'ambiente urbano come patrimonio collettivo

Con l’espressione “diritto alla città”, utilizzata per la prima volta dal sociologo urbano Henri Lefebvre nel 1967, si fa riferimento alla possibilità di abitare e di costruire collettivamente l’ambiente urbano in cui viviamo. Oggi possiamo guardare a questo diritto come a uno standard di qualità della vita, in cui rientrano il diritto al lavoro, all’abitare, alla salute, ad avere delle relazioni significative, a prendere parte attiva ai processi che impattano direttamente sulle nostre vite. 

Il diritto alla città non è universale – le condizioni economiche, lo status giuridico o le capacità fisiche di alcune persone impediscono loro di accedere a spazi, servizi, processi: ciò avviene perché i fattori sottesi a questo diritto sono assenti insufficienti nei processi che danno forma agli spazi della città, o perché le dinamiche dello sviluppo urbano favoriscono la segregazione e la marginalizzazione di fasce già vulnerabili della popolazione: la crescita non regolamentata degli affitti di breve periodo ha privato molte persone del diritto all’abitare, la presenza ridotta di spazi verdi in aree densamente urbanizzate impedisce alla cittadinanza di trovare rifugio dalle ondate di calore, che il cambiamento climatico sta rendendo sempre più intense e frequenti (è su questo piano che convergono la giustizia climatica e il diritto alla città). 

Le politiche urbane e la progettazione di spazi, infrastrutture ed edifici pubblici devono muovere dalla comprensione dei fattori intersezionali che influiscono sul diritto alla città, per garantire che tutte e tutti possano avere una vita degna. 


Benefici attesi - impatto sociale

È con questo approccio che ci muoviamo con il gruppo di ricerca TRACE del Dipartimento di Architettura, coordinato dalla professoressa Danila Longo. Molti dei nostri progetti sono informati dal concetto di diritto alla città: è il caso del progetto europeo GRETA, che ha coinvolto i cittadini e le cittadine del distretto Pilastro Roveri in azioni di co-ricerca sui fattori che influenzano la cittadinanza energetica, che possono mitigare la povertà energetica e condurre alla nascita delle comunità energetiche rinnovabili; e del nuovo progetto europeo Houseinc, che mira a indagare la disuguaglianza abitativa in Europa, col fine di mappare la condizione abitativa, soprattutto dei gruppi più vulnerabili, così da presentare proposte politiche e soluzioni concrete basate su dati reali alle diverse scale, da quella locale a quella europea. 

Nel nostro approccio al progetto di architettura, tecnologico e urbano, la rigenerazione sostenibile e la transizione giusta di spazi, edifici, quartieri sono guidati dalla consapevolezza della responsabilità che il progettista e il ricercatore hanno nella definizione dei futuri possibili per le nostre città e del ruolo che una governance innovativa della città riveste nei processi stessi di transizione guidati da obiettivi ambiziosi. Questo si traduce anche nei nostri corsi universitari, come il laboratorio integrato Preserving Heritage and Shaping New Urban Features della magistrale internazionale in Architecture and Creative Practices in Cities and Landscape, in soluzioni concrete per contesti reali. 

 

Collaborano ai progetti del gruppo TRACE team
Andrea BOERI, Danila LONGO, Beatrice TURILLAZZI, Ernesto ANTONINI, Jacopo GASPARI, Valentina ORIOLI, Saveria O.M. BOULANGER, Martina MASSARI, Francesca SABATINI, Serena ORLANDI, Rossella ROVERSI, Serena PAGLIULA, Martino PIETROPOLI, Federica LECCI, Lia MARCHI, Riccardo MERCURI, Kristian FABBRI, Marco MARI

 

5X1000 ALL'UNIVERSITÀ DI BOLOGNA: CODICE FISCALE 80007010376