Sarah Orne Jewett: bozzetti di quotidianità

Francesca Corsetti

Sarah Orne Jewett è stata un’autrice americana del XIX secolo nota per le sue opere local color. La sua produzione, che comprende novelle, romanzi e poesie, presenta un ritratto delle comunità rurali del New England, esaltando le peculiarità dei loro abitanti, nonché del territorio circostante, evocando un senso di nostalgia di tempi passati.


1. Cenni biografici

2. Un’autrice “local color”

3. Una narrativa (eco)femminista

4. Fonti


1. Cenni biografici

Theodora Sarah Orne Jewett nacque il 3 settembre 1849 nella cittadina costiera di South Berwick, nel Maine, dove visse gran parte dei suoi giorni. 

Di famiglia agiata, la sua educazione fu tuttavia incostante perché affetta da artrite reumatoide, per la quale il padre, medico di professione, le prescrisse lunghe passeggiate all’aria aperta per alleviare il dolore. Ebbe così modo di esplorare la campagna e di accompagnare il padre nelle visite mediche nelle piccole cittadine – esperienza da cui trasse molto materiale per la sua scrittura.

Nessuno sa dire con certezza quando Jewett cominciò a scrivere le sue storie, ma sappiamo che pubblicò la sua prima novella a diciannove anni: si tratta di “Jenny Garrow’s Lovers”, un approccio alla narrativa romantica più convenzionale, pubblicata sul The Flag of Our Union con lo pseudonimo di A.C. Eliot. 

Nel corso degli anni successivi, Jewett lavorò per trovare la propria voce: cominciò quindi a pubblicare usando il proprio nome e a scrivere i suoi bozzetti sulla vita domestica nel New England, che sarebbero diventati il suo marchio di fabbrica

Uno dei suoi editori, William Dean Howells del The Atlantic Monthly, la incoraggiò nel suo stile ma non senza critiche, anche nella pubblicazione di Deephaven (1877), la sua prima raccolta di racconti slegati, organizzati in ordine cronologico. Howells apprezzava le capacità di osservazione e caratterizzazione dell’autrice mostrati in questi studi, ma si augurava che un giorno potessero essere messe a beneficio di tutti i lettori in una narrativa più estesa. D'altro canto, Jewett giurò di rimanere fedele al suo stile “sketchy” malgrado le obiezioni degli editori, sottolineando l'importanza del metodo di ciascun autore. 

Howells divenne un suo caro amico e questo le permise, una volta trasferitasi a Boston, di conoscere i più eminenti scrittori dei circoli letterari bostoniani, tra cui Henry W. Longfellow, Ralph W. Emerson e Henry James. Conobbe anche i coniugi Annie e James Fields, rispettivamente scrittrice ed editore, che per decenni ebbero una grande influenza nella vita culturale del New England. 

Con la morte di James Fields nel 1881, anno in cui Jewett pubblicò il suo quarto libro, Sarah e Annie divennero intime amiche: secondo Henry James, la Jewett era come una figlia adottiva e le due vissero insieme condividendo la casa dei Fields a Cambridge, Massachusetts. All’epoca questo genere di ménage era conosciuto in New England con il nome di matrimonio bostoniano, cioè una convivenza tra due donne indipendenti dal sostegno economico di un uomo, non necessariamente legate da una relazione passionale, ma spesso per compagnia e supporto. Questo ha naturalmente portato i biografi a interrogarsi sulla sua sessualità, concludendo che non ci sono elementi che indichino espressioni di tipo sessuale, bensì rapporti di amicizia romantica: un amore idealizzato, solido e intenso. 

Jewett, infatti, non solo non si sposò mai, ma rifiutava l’idea tradizionale del matrimonio: in A Country Doctor, Jewett parla di indipendenza e innaturale autosufficienza come quelle qualità per cui, se possedute, sarebbe un errore sposarsi. Queste scelte le hanno permesso di concentrarsi sul proprio mestiere

In effetti, grazie all’amicizia con Annie Fields, Jewett riuscì a mantenere un legame con gli intellettuali europei, viaggiando insieme in Europa, visitando i punti di riferimento dell'arte e della cultura europea. 

Nonostante queste influenze sempre più ampie nella sua vita, l’autrice continuò a scrivere della realtà rurale del Maine. Nel 1891 sua madre morì e in breve tempo seguirono le morti di altri parenti e amici. Il lutto spinse Jewett a dedicarsi ancora di più alla scrittura e in questo periodo completò quello che è considerato il suo capolavoro, The Country of Pointed Firs, pubblicato nel 1896. 

La sua reputazione crebbe negli anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento, fin quando nel 1902, nel giorno del suo cinquantatreesimo compleanno, una rovinosa caduta dalla carrozza le provocò ferite da cui non guarì mai, segnando la fine della sua attività di scrittura. Morì nel 1909 nella sua casa di South Berwick.

 

 

2. Un’autrice “local color”

Sarah Jewett era una cittadina del mondo, ma anche una donna di paese: sono proprio il suo paese e i terreni agricoli che la circondano a dare alle sue storie un carattere unico, riuscendo a mettere il lettore in intimo contatto con una cultura locale che da allora è stata, se non persa, radicalmente cambiata

Nel corso della sua vita, Jewett si è sempre impegnata nella salvaguardia dei valori tradizionali della comunità e della vita di campagna che riteneva stessero scomparendo nella cultura americana contemporanea. In effetti, dopo la Guerra Civile, la vita semplice di campagna stava giungendo al termine, ma lei continuò a scriverne senza mai essere scoraggiata dalle inesorabili forze del cambiamento sociale

“La tranquilla vita di paese, la monotona routine della vita agricola o del mulino, mi ha subito interessato. Mi è stato insegnato a trovare tutto ciò che un bambino creativo può chiedere nelle semplici scene a disposizione. Dico queste cose con entusiasmo, perché desidero trasmettere a ogni ragazzo e ragazza questa verità: che non è l'ambiente che ci circonda che può aiutare od ostacolare, ma è avere uno scopo crescente nella propria vita per trarre il massimo da qualsiasi cosa sia a portata di mano, scrisse nel bozzetto autobiografico “Looking Back on Girlhood” (1892). 

I ritmi della campagna pervadono ogni aspetto del racconto: lo scorrere del tempo procede lento, celebrando la stabilità della comunità. La sua costante ricerca di permanenza nelle sue scene di vita di campagna è suggerita dal modo marcatamente statico e altamente pittorico con cui sono rese le scene: ciò che ci comunica è uno stato d’animo che forse ci è più familiare attraverso l’arte visiva, che attraverso la letteratura. Jewett sembra riprodurre a parole quello che i luministi hanno messo su tela: i modesti paesaggi sono avvolti da una luce soffusa e sembrano emanare una silenziosa tranquillità.

Lo stile della Jewett viene inquadrato nel cosiddetto “local color” o regionalismo letterario nordamericano, un termine che indica la rappresentazione e l’uso di certi elementi caratteristici di una data località. Le due maggiori critiche rivolte a questo tipo di scrittura sono: un pubblico di lettori troppo specifico, poiché chi non conosce il contesto potrebbe non comprendere del tutto la narrazione; la mancanza di creatività, data dall’assenza di cambiamenti straordinari a livello di ambientazione, trama e personaggi. Si tratta di considerazioni che possono scoraggiare la lettura e lo studio di questo genere di scrittura.

In effetti, non ci fu solo Howells, ma altri critici dell’epoca si lamentarono del fatto che i suoi racconti e romanzi spesso mancavano di intrecci avvincenti. E infatti, quando Jewett tentò di oltrepassare i confini del bozzetto nel tentativo di abbracciare una forma più estesa, si trovò di fronte proprio questo problema, che era comune a tutti gli scrittori regionali dell’epoca. È un dato di fatto: nelle cittadine e nei villaggi rurali difficilmente accadono quelle dinamiche travolgenti in grado di sostentare un intero romanzo. 

Quando la realtà e l’autobiografia, le fonti principali per i propri scritti, non offrono più materiale, si ricorre ad altri strumenti, e quello che spesso avviene è l’introduzione di un personaggio estraneo alla realtà locale, stravolgendo l’ordine delle cose. Ma la Jewett stessa riconosceva i suoi limiti, la sua capacità di immaginazione era limitata a livello di trama, ma anche nello sviluppo dei personaggi. Il problema si risolveva grazie alla precisione nell’uso del dialetto, dei gesti e delle descrizioni, in una mescolanza di accurata osservazione ed esperienza personale. Era molto più capace nel catturare il sottile flusso e riflusso delle vite ordinarie, le reti di storia e compassione che legavano gli abitanti delle comunità costiere isolate del Maine. Di conseguenza, era altrettanto consapevole della forma più adatta per raffigurarli.


3. Una narrativa (eco)femminista

Negli ultimi anni, il nome di Sarah Orne Jewett è emerso con forza anche nell’ambito dei women’s studies. Infatti, diversamente dai modelli vittoriani del periodo, le donne nelle opere di Jewett non sono casalinghe accondiscendenti, ma vigorose donne di campagna, indipendenti – e quindi spesso zitelle o vedove – e dedite all’agricoltura. Sono donne che badano alla popolazione locale, madri nel senso più ampio del termine, che si prendono cura dell’intera comunità e ne costituiscono le colonne portanti, un po’ come Mrs. Todd in The Country of the Pointed Firs, l’erborista che con le sue erbe medicinali crea rimedi per tutti. In questo, Sarah Jewett non attinge solo alla sua esperienza, ma al suo essere personalmente autonoma e affermata. Jewett in prima persona non vedeva forte il legame matrimoniale o materno, ma più la propria rete di amicizie, composta principalmente da altre donne altrettanto realizzate

Nel mondo di Sarah Jewett, composto prevalentemente da donne e natura, la novella “A White Heron” (“L’airone bianco”) viene spesso citata come esempio di narrativa ecofemminista, ed è forse per questo che oggi è tra i suoi racconti più conosciuti. 

L’ecofemminismo, termine coniato nel 1974 da Françoise d'Eaubonne, vede una stretta associazione tra donna e natura: da un lato, la natura è femminilizzata, perché possiede la stessa qualità materna del dare e nutrire la vita; dall’altro, entrambe hanno a che vedere con l’oppressione e lo sfruttamento per soddisfare i bisogni degli uomini.

“A White Heron” racconta la storia di Sylvia, una bambina venuta dalla città, che vive adesso con la nonna nella campagna del Maine, in armonia con la natura, che ha imparato a conoscere. Una sera incontra un cacciatore che è alla ricerca di un raro uccello, l’airone bianco, da aggiungere a una già vasta collezione. In cambio di denaro, l’uomo cerca di ottenere informazioni dalla bambina, che lo aveva già avvistato e sapeva dove poterlo trovare. 

L’uomo è visto come distruttore, un conquistatore che si crede legittimo proprietario di quello che lo circonda – che in una terminologia moderna associamo a una visione antropocentrica e specista. L’uomo uccide con soddisfazione per sport, per prestigio o per studio: è una logica completamente estranea e incomprensibile a Sylvia, che, al contrario, rispetta l’ambiente e vive in equilibrio con esso. 

Una notte, nel rivedere l’airone, Sylvia rimane affascinata e, di fronte all’uomo, sceglie il silenzio, guidata dallo stesso spirito dell’autrice di preservare la vita in armonia con la realtà campestre. Da un lato, la resistenza della bambina è forse un altro modo per rappresentare la libera scelta e l’indipendenza femminile – anche economica – dagli uomini; dall’altro si lega alla teoria ecofemminista, secondo cui donne e natura si libereranno dalla loro condizione di subordinazione soltanto insieme. Una novella che, dopotutto, esemplifica perfettamente i valori e lo stile di Sarah Orne Jewett.

 

 

4. Fonti

Blanchard, Paula. Sarah Orne Jewett: her world and her work, su archive.org

Jewett, Sarah Orne su encyclopedia.com (data di ultima consultazione: 02/09/2023)

Eakin, Paul John. “Sarah Orne Jewett and the Meaning of Country Life” su jstor.org (data di ultima consultazione: 21/08/2023)

James, Henry. Mr. And Mrs. James T. Fields su theatlantic.com (data di ultima consultazione: 02/09/2023)

Jewett, Sarah Orne su encyclopedia.com (data di ultima consultazione: 02/09/2023)

Indu, A.S. “Resistance for Existence: An Ecofeminist Reading of Sarah Orne Jewett’s A White Heron” su arcjournals.org (data di ultima consultazione: 07/09/2023)

Immagine 1 da wikipedia.org (data di ultima consultazione: 07/09/2023)

Immagine 2 da brooklynmuseum.org (data di ultima consultazione: 07/09/2023)

Immagine 3 da pinterest.it (data di ultima consultazione: 07/09/2023)