Henry James e la young American woman: genesi di un’icona transatlantica

Francesca Corsetti

Nel 1901, William Dean Howells scrive nell’introduzione alla novella di Henry James, Daisy Miller: A Study (1878), che, se James non è stato l’inventore del romanzo internazionale, è senza ombra di dubbio l’inventore della ragazza americana internazionale

L’international theme, cioè l’esperienza dei giovani americani in Europa per arricchire la loro cultura e scoprirne le differenze con il proprio paese, era una questione di grande interesse per James. In questo contesto, l'autore realizza una serie di ritratti che formano il prototipo della ragazza americana dell’epoca alle prese con il panorama internazionale

 

 

1. Come nasce la young American woman 

2. Daisy Miller e Isabel Archer in un’Europa cosmopolita

3. Fonti

 


1. Come nasce la young American woman

Per capire meglio il contesto storico-culturale, bisogna cominciare da più lontano. La Guerra Civile rappresenta un grande spartiacque nella storia e nella cultura americana: nel periodo precedente alla guerra, le persone aderivano a specifici princìpi educativi e convenzioni sociali; in seguito, vengono abbandonati i valori tradizionali per dare priorità alla libertà personale. Comincia in seguito la cosiddetta fin-de-siècle americana, cioè un periodo in cui aleggia un diffuso sentimento di degenerazione del carattere americano come risultato del processo di civilizzazione moderna. 

L’influenza dell’estetismo e del decadentismo europeo era già consolidata nel panorama americano, sviluppatasi proprio in reazione agli sforzi sul campo di battaglia e alla vita arida e desolante che imponeva il dogma puritano

Questa tendenza si scontrava con alcune personalità come quella del presidente Theodore Roosevelt, che non a caso si faceva spesso ritrarre in sella a un cavallo, a richiamare l’energia, la nostalgia e il romanticismo della frontiera. Infatti, gli Stati Uniti stavano cominciando ad associare l’identità americana a un particolare archetipo di mascolinità virile: una tendenza necessaria per un paese in preparazione a una nuova fase imperialista

Se in Europa il decadentismo si diffondeva maggiormente tra i giovani uomini, negli Stati Uniti trovava un pubblico soprattutto femminile. È lo stesso Howells a dirci in Criticism and Fiction (1891) che il romanzo all’epoca si rivolgeva a un pubblico misto, di cui la maggior parte erano giovani donne. La donna diventa quindi l’oggetto su cui viene proiettato il dibattito sull’estetica, la politica e la cultura nel contesto più ampio della nazione moderna. L’idealizzazione della donna era, in effetti, un tratto comune a entrambe le sponde dell’Atlantico.

In questo panorama, a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, comincia a scrivere Henry James. Come spiegato in Henry James in Context (2010), lo stesso autore era preoccupato per l’espansione del consumismo, del fanatismo nazionalistico e la minaccia della guerra. James cercava di attutire gli effetti dell’audacia imperiale e commerciale proponendo un cosmopolitismo pratico e spesso legato agli ideali di femminilità. Lo faceva nonostante abbia sempre evidenziato nei suoi lavori la mancanza di radici e di un legame con la cultura europea per molti americani sul continente, mostrando i rischi che questo comportava.

Su incoraggiamento di William D. Howells, James si avvicinò presto al tema della young american woman, tanto intrigante quanto ancora inesplorato nel romanzo. Oltre a Daisy Miller nel 1878, arrivò così anche Isabel Archer nel 1881 in The Portrait of a Lady. Nomi meno scontati sono quelli di Milly Theale in The Wings of the Dove (1902) e Maggie Verver in The Golden Bowl (1904). La giovane donna americana ritratta da James diventò a tutti gli effetti un nuovo fenomeno sociale e un nuovo personaggio narrativo, ergendosi come uno spirito libero che incarna al contempo la bellezza e il turbamento dello spirito americano

La ragazza americana viene spesso inserita in un contesto internazionale. Il contrasto tra Vecchio e Nuovo mondo, tra americani ed europei, viene utilizzato dallo scrittore per esaltare l’innocenza americana. L’innocenza non è una qualità positiva, infatti con questo termine si intende l’ignoranza e l’inesperienza nei confronti del continente europeo, ma anche della stessa America. In effetti, per James lo spirito americano rifletteva l’incoerenza e la volatilità dell’infanzia. E proprio con un’innocenza bambinesca, le giovani americane scoprono la differenza tra loro stesse e la realtà europea, con la conseguente accettazione della sua ambiguità. 

Infatti, come spiegato nel Critical Companion to Henry James (2009), mediante l’uso della ragazza americana l’autore vuole trasmettere la difficoltà di proteggere le proprie individualità, integrità e libertà dalle violazioni del mondo. Le donne americane oltreoceano avevano non solo il compito di esibire la propria agiatezza, ma di rappresentare e presentare l’America stessa agli europei. La visione femminile ideale di James ci mostra quindi un intreccio paradossale tra nativismo americano e cosmopolitismo novecentesco. Non solo: per James, le donne avrebbero dovuto prendere il comando nel secolo successivo nei panni di mediatrici delle differenze sociali.

Si trattava dunque di giovani donne rispettabili e conosciute, che tuttavia vengono per certi versi sminuite alla semplicità e all’ingenuità infantile, proprio perché cresciute lontano dai pericoli e dalle tentazioni della più corrotta Europa: è il tema dell’innocence abroad, ossia l’innocenza americana all’estero. L’innocente americana sostiene una morale più rigida e non comprende la rilassatezza europea. Perciò, le eroine Jamesiane, giunte sul continente, non possono preservare il loro candore, dovendo invece confrontarsi con la complessità della realtà. 

 

 

2. Daisy Miller e Isabel Archer in un’Europa cosmopolita

Il termine “cosmopolitismo” in questo contesto indica un senso di contatto e contagio culturale tra le due sponde dell’Atlantico. Come fa notare Tia Byer, l’incontro con l’altro, con ciò che è straniero o estraneo, in termini politici, morali o sessuali è motivo di inquietudine per i personaggi americani. Nello specifico, James colloca i personaggi in un’Europa esotica e allettante sul piano sessuale, che quindi pone a rischio l’innocenza intrinseca dell’identità americana.

In Daisy Miller (1878) è particolarmente evidente come la sessualità femminile sia centrale in quanto simbolo di integrità nazionale, che deve dunque essere protetta da contaminazioni. In questo senso, nonostante le dimostrazioni di forza illustrate sopra, James non fa altro che mettere in luce le fragilità dell’identità americana in questo periodo. 

 

Daisy Miller incarna il personaggio dell’americana espatriata e cosmopolita, il cui soggiorno prolungato all’estero risulta in una confusa mescolanza delle due culture. Daisy impara a vivere in una maniera più rilassata e affine allo stile europeo, probabilmente motivata dall’idea di far parte di un’eredità culturale ritenuta più raffinata, dimenticando la propria identità. L’Europa di fine Ottocento, tra aristocrazia e Cattolicesimo, era effettivamente nota per la sottile arte dell’immoralità.

 

Il racconto è narrato da un punto di vista interno alla storia e naturalmente maschile: quello di Winterbourne. Non solo viene subito riconosciuta come una compatriota, ma come un esemplare particolare e parte di una categoria specifica: la ragazza americana. In quanto tale, Winterbourne immediatamente proietta sulla protagonista tutte le aspettative appartenenti a quello stereotipo, in particolare, un’aura d’innocenza.

Daisy viene descritta mentre flirta con gli abitanti del posto, spesso appartata, o mentre balla con qualcuno, destando stupore sdegno agli occhi di Winterbourne e altri compatrioti (ma meno a quelli della madre). Il comportamento brioso di Daisy viene interpretato da lui e dal lettore come indice di una moralità compromessa e, quindi, anche innocenza e verginità. Senza scomodare l’eugenetica, diventa evidente come alla base di questa inquietudine ci sia non tanto la condotta fine a se stessa, accettata anche in patria, quanto la paura della mescolanza etnica. Le donne non sono soltanto un simbolo dell’ideale e dei valori della cultura americana, ma coloro che determinano la purezza della stessa etnia. Per questo, il carattere americano deve mantenersi ben saldo quando viene a contatto con influenze straniere. 

 

Daisy Miller viene persino esclusa dalla compagnia dei suoi esuli connazionali che, in preda all’ansia per la sicurezza e l’integrità nazionale, attribuiscono a lei le loro stesse mancanze. D’altra parte Daisy, con la sua assimilazione del carattere europeo, dimostra al contrario quanto, nonostante tutto, la cultura e l’identità americana siano estremamente permeabili.

 

Come Daisy Miller, anche Isabel Archer in The Portrait of a Lady (1881) è un’americana giovane e brillante. La sua caratteristica distintiva è soprattutto l’indipendenza, che viene sottolineata più volte nel corso della storia. Isabel ha anche un legame più saldo con il contesto americano. Fin da subito, un narratore attento si dedica a una caratterizzazione scrupolosa della giovane, dipingendola come una donna consapevole e promettente, seppur ancora in cerca della propria realizzazione personale. 

 

Partita alla scoperta dell’Europa, con fare quasi ingenuo, Isabel dichiara ai suoi parenti di voler essere il più felice possibile sul vecchio continente. In effetti, il suo entusiasmo e la sete di conoscenza traspaiono chiaramente nella prima parte del romanzo. Isabel rifiuta persino un matrimonio conveniente allo scopo di preservare la propria libertà e indipendenza, respingendo l’idea di un destino inevitabile. Malgrado ciò, le sue speranze la rendono inconsapevolmente tanto felice quanto vulnerabile.

 

La sua semplicità e l’inesperienza della complessità del vecchio mondo la rendono incapace di scegliere correttamente e, al contempo, la rendono anche vittima dell’ambiguità di chi la circonda. Isabel Archer viene ripetutamente suggestionata dalle persone che incontra, fino a che non diventa oggetto di un vero e proprio inganno machiavellico. Anche lei simbolo di quell’innocenza americana, diversamente da Daisy Miller, matura la capacità di capire e accettare i valori del vecchio mondo e, perché no, di adeguarsi alle conseguenze delle sue scelte spregiudicate.

 

Il fulcro di tutta la storia è proprio lcoscienza della protagonista: qui, Henry James dà spazio a una caratterizzazione del personaggio più profonda ed elaborata dal punto di vista psicologico. Isabel si rende conto delle limitazioni sociali imposte dal contesto europeo solo una volta scoperto l’inganno nascosto dietro il suo matrimonio con Gilbert Osmond. Se dunque questo matrimonio è il risultato dell’imprudenza e dell’inesperienza,  la rassegnazione finale è invece l’emblema del rigore morale e dell’integrità nazionale che tanto si voleva asserire. 



3. Fonti

Foto 1 da theguardian.com (data di ultima consultazione 09/02/2024)

 

Foto 2 da themorgan.org (data di ultima consultazione 13/02/2024)

 

Berman, Jessica. “Feminizing the Nation: Woman as Cultural Icon in Late James” su proquest.com (data di ultima consultazione 11/02/2024)

 

Byer, Tia. “Transatlantic Flirtation and Cultural Insecurity: A Postcolonial Reading of Cosmopolitanism in Henry James’s Daisy Miller” su bcsdjournals.com (data di ultima consultazione 12/02/2024)

 

Falk, R. P. “Henry James and the “Age of Innocence”” su jstor.org (data di ultima consultazione 13/02/2024)

 

Haralson, E. L. Johnson, K. Critical Companion to Henry James: A Literary Reference to His Life and Work. 2009.

 

Howells, W. D. Criticism and Fiction su online-literature.com (data di ultima consultazione 24/02/2024)

 

Hudspeth, R. “The Definition of Innocence: James’s The Ambassadors” su jstor.org (data di ultima consultazione 13/02/2024)

 

Lupu, Diana-Gabriela. “The Innocent American Girl in Henry James’s International Novel” su sciendo.com (data di ultima consultazione 12/02/2024)

 

Weir, David. Decadent Culture in the United States. 2008.