“The Help”: tra discriminazione razziale e rappresentazione femminile

Milena Fumagalli

The Help è un film del 2011 diretto da Tate Taylor e tratto dall’omonimo romanzo di Kathryn Stockett, pubblicato nel 2009. La storia è ambientata all’inizio degli anni ’60 in una città del Mississippi, nel pieno del periodo delle lotte per i diritti civili degli afroamericani negli Stati Uniti.

 

1 Una storia di razzismo dalla prospettiva femminile

2 Critiche e controversie

3 Fonti

 

1 Una storia di razzismo dalla prospettiva femminile

Gli anni ’60 fanno da sfondo a una trama che si concentra sulla vita quotidiana di donne bianche e afroamericane, il cui rapporto è segnato dalla discriminazione (ancora legale ai tempi) e dai pregiudizi razziali. Infatti, mentre le donne bianche sembrano trascorrere le loro esistenze senza preoccupazioni, tra futili conversazioni, party e giochi di carte, le donne afroamericane si prendono cura dei loro figli e dei lavori domestici.

In questo modo, nei ruoli di cameriere e tate, le afroamericane vengono forzate a portare un doppio fardello: da un lato devono lavorare per mantenere le proprie famiglie, ma dall’altro sono costrette a trascurare quelle stesse famiglie in quanto troppo occupate a badare alle case e ai figli dei bianchi. Figli che, una volta cresciuti, si comporteranno esattamente come i loro genitori. Anche per questo motivo, la domestica Aibileen, uno dei personaggi principali, accudisce i bambini delle famiglie bianche solamente finché questi non cominciano a diventare grandi, poi passa subito a un’altra famiglia.

the help il film

Tutto ciò è emblema del razzismo che queste donne subiscono ogni giorno, perché parte di quello che la società in quel periodo considera la normalità. Solo chi ha vissuto al di fuori di un simile ordine sociale può comprenderne l’ingiustizia. È qui, infatti, che entra in gioco Skeeter, una giovane donna bianca che ha studiato a New York ed è tornata nella sua casa in Mississippi con l’obiettivo di cercare lavoro come giornalista e cominciare a costruire la sua carriera e indipendenza. I suoi valori moderni, però, si contrastano chiaramente con quelli tradizionali delle sue coetanee che non hanno mai lasciato la città natale, si sono sposate con uomini benestanti e sono diventate madri.
Skeeter è una delle poche persone bianche che riesce a rendersi conto della situazione delle domestiche afroamericane e pensa di poterle aiutare scrivendo un libro per raccontare le loro storie. Tuttavia, rompere il silenzio non è facile, perché parlare significa uscire allo scoperto per andare contro un sistema controllato dai bianchi e le conseguenze possono essere terribili. Questa paura, che impedisce alle donne afroamericane di aprirsi al racconto, non è subito compresa da Skeeter, beneficiaria di privilegi sociali fin dalla nascita solo perché bianca. Solo dopo alcuni drammatici eventi, Aibileen e altre domestiche sono disposte a partecipare al progetto del libro.

 

2 Critiche e controversie

Per quanto sia il libro che il film abbiano riscontrato un grande successo, non sono mancate le critiche, soprattutto rispetto alla rappresentazione degli afroamericani e della perpetuazione di alcuni stereotipi.
Uno degli elementi che in entrambe le versioni della storia è stato criticato di più è l’uso del dialetto afroamericano, che purtroppo si perde facilmente nelle traduzioni italiane. Infatti, il modo in cui i personaggi afroamericani parlano viene utilizzato proprio per marcare la loro identità, ma allo stesso tempo non rispecchia in modo autentico il linguaggio delle persone ed è piuttosto incostante (Ruzich & Blake, 2015: 536-537). Al contrario, la parlata dei personaggi bianchi è molto raramente marcata da un accetto o altre indicazioni dialettali, nonostante essi provengano da una specifica zona del sud degli Stati Uniti, dove ci si potrebbe aspettare di trovare un modo di parlare diverso dallo standard.

the help il film aibileen e il dialetto afroamericano

Un altro aspetto problematico è la figura stereotipata della “Mammy”, ovvero della tata afroamericana che amorevolmente si prende cura dei bambini bianchi, mentre la madre biologica è assente. Il personaggio simbolo di questo stereotipo è Constantine, la vecchia tata di Skeeter, che rimane fedele alla sua famiglia praticamente fino alla fine, come una sorta di dipendente perfetta, finché la madre di Skeeter non la licenzia. Anche Aibileen, in parte, è ricollegabile a questo stereotipo (Jones, 2014: 19).

Oltre a questo, ci sono stati vari commenti che hanno giudicato troppo morbida la maniera in cui viene trattato il razzismo nella storia - il che ha portato a oscurare anche gli avvenimenti storici di quel momento, come le azioni orribili del Ku Klux Klan (Jones, 2014: 12). In più, la versione cinematografica è stata criticata per via dei colori allegri e sgargianti usati per i vestiti e per l’intera scenografia, che sembrano stonare con i temi gravi e seri di cui si parla.

L’altra questione piuttosto controversa che ha riguardato direttamente la Stockett è la causa legale intentata da Ablene Cooper, la domestica del fratello, che ha accusato la scrittrice di aver rubato la sua storia e il suo nome (Jones, 2014: 11). Il caso, però, alla fine è stato respinto e l’autrice ha dichiarato di essersi ispirata a diverse persone per scrivere il suo libro, tra cui proprio l’attrice Octavia Spencer che ha poi interpretato uno dei personaggi nel film, ma che per il resto la storia era completamente di sua invenzione.

the help copertina libro

In generale, sembra comunque che i pareri riguardo al libro e al film siano abbastanza contrastanti. Da una parte, infatti, c’è chi pensa che questa storia venga raccontata dal punto di vista dei bianchi per un pubblico di bianchi e che non riesca ad andare a fondo di quello che erano il razzismo e la violenza razziale all’epoca. Dall’altra parte, però, diverse persone afroamericane hanno affermato di aver riconosciuto nei personaggi delle domestiche i racconti delle loro madri o nonne che avevano vissuto simili esperienze sulla loro pelle.

In effetti, la trama non si propone di esplorare i lati più atroci e disumani della discriminazione razziale, ma si concentra piuttosto su un contesto ben specifico e un po’ più nascosto di questa discriminazione sistematica e che riguarda appunto l’esperienza femminile. Prendendo atto di tutte le critiche legittime che possono essere fatte, è importante considerare un messaggio significativo in questo tipo di storie: al di là del grado di crudeltà e violenza, il razzismo è sempre razzismo e perciò deve essere denunciato e combattuto in qualsiasi caso.

 

3 Fonti

Jones, Suzanne W. 2014. “The Divided Reception of The Help”. Southern Cultures, 20:1: 7–25.

Ruzich, C. and Blake, J. 2015. “Ain't Nothing Like the Real Thing: Dialect, Race, and Identity in Stockett's novel The Help”. J Pop Cult, 48: 534–547.

Stockett, Kathryn. The Help. Penguin Books, 2009.

 

Foto di copertina da  rai.it (data di ultima consultazione: 14/04/2023).

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