La Rivoluzione Tranquilla e il nazionalismo del Québec

Milena Fumagalli

Ogni anno, il 24 di giugno, il Québec celebra la propria festa nazionale: il Saint-Jean-Baptiste Day, in onore del santo patrono dei franco-canadesi. Si tratta però di un tipo di celebrazione che contrasta con l’immagine spesso diffusa di un Canada aperto, inclusivo e multiculturale. Infatti, nel corso della storia, il Paese non è stato estraneo a movimenti nazionalisti e addirittura separatisti, come ha dimostrato la storia stessa del Québec.

 

1. Legami e contrasti storici

2. La Rivoluzione Tranquilla

3. Dal nazionalismo al separatismo

4. Bibliografia e sitografia

 

1. Legami e contrasti storici

I francesi furono tra i primi europei a esplorare il Canada ma i territori che arrivarono a controllare furono ceduti alla Gran Bretagna in seguito alla guerra dei Sette Anni, nel 1763. Circa un secolo più tardi, nacque la Confederazione canadese con un proprio governo e un proprio Primo Ministro ma fu necessario aspettare ancora diversi anni prima che il Canada raggiungesse la sua indipendenza dal Regno Unito, precisamente l’11 dicembre 1931.

Tuttavia, i legami con il Paese che molti canadesi consideravano di fatto la loro madrepatria rimasero stretti. Il governo di Ottawa non mancò di dimostrare a Londra il suo supporto durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, così come in altre occasioni, spesso attirando le proteste dei franco-canadesi, che si concentravano per la maggior parte nel territorio del Québec.

 

2. La Rivoluzione Tranquilla

È appunto in Québec che, nel secondo dopoguerra, cominciò a crescere l’esigenza di un cambiamento, prima di tutto dal punto di vista politico. Infatti, dal 1936 (a parte una breve parentesi), la Provincia era stata governata dall’Union Nationale di Maurice Duplessis, la cui visione conservatrice era diventata ormai anacronistica.

nazionalismo del Québec, di Milena Fumagalli, Canadausa

Nel 1950, l’allora futuro Primo Ministro del Canada Pierre Trudeau fondò la rivista Cité libre, insieme ad altri giovani intellettuali che volevano dar voce all’opposizione contro il governo. Contemporaneamente alla critica verso l’immobilismo politico, il periodico esprimeva la necessità di una modernizzazione della società quebecchese. Anche molti artisti cominciarono a muoversi in questa direzione, come il pittore Paul-Émile Borduas. Egli viene ricordato soprattutto per il suo manifesto scritto nel 1948, in cui criticava pesantemente la società dell’epoca e si poneva a difesa della libertà dell’arte, dell’immaginazione e del pensiero. 

In particolare, uno degli aspetti presi di mira da Borduas era il potere clericale, stretto alleato del partito conservatore. La gerarchia cattolica, infatti, si era fatta orgogliosa portatrice della tradizione in Québec ma, verso la fine degli anni ’50, cominciò anch’essa ad avvertire l’esigenza di riforme. Proprio in quel periodo, venne pubblicata la lettera di un frate, Jean-Paul Desbiens, che attaccava il controllo quasi esclusivo esercitato dalla Chiesa Cattolica sull’intero sistema scolastico quebecchese.

Tutti questi segnali di cambiamento sfociarono in quel periodo conosciuto come la Rivoluzione Tranquilla (Quiet Revolution, o Révolution Tranquille), definizione utilizzata per la prima volta dal giornale The Globe and Mail. Ufficialmente, questa nuova fase si aprì con le elezioni provinciali del 1960, vinte dal Partito Liberale guidato da Jean Lesage. In termini di seggi la differenza fu minima ma la sconfitta dell’Union Nationale ebbe un significato simbolico molto forte, che si rifletteva nello slogan usato proprio dai liberali per quelle stesse elezioni: “C’est le temps que ça change!” (“È ora di cambiare!”, ndt.).

Sotto l’egida del nuovo governo, una prima svolta si verificò nel campo dell’istruzione in cui il ruolo della Chiesa venne di gran lunga ridimensionato sulla scia del processo di laicizzazione di tutta la Provincia. Anche nel settore economico si avviarono importanti riforme, in particolare la nazionalizzazione dell’industria elettrica. In questo caso, gli sforzi del governo si concentrarono sulla società pubblica Hydro-Québec, che presto divenne un vero e proprio simbolo di sviluppo a contrasto con il pregiudizio sull’arretratezza del Québec. Si trattò di un cambiamento decisivo per l’intera popolazione della Provincia, tanto da rappresentare l’inizio di una decolonizzazione rispetto al mondo anglofono. Infatti, come spiegano Luca Codignola e Luigi Bruti Liberati nel loro esaustivo manuale sulla storia canadese: 

primo ministro del Québec, Milena Fumagalli, Canadausa

per la prima volta grandi impianti industriali vennero progettati e gestiti da personale tecnico quebecchese che adoperava la lingua francese, e lo stereotipo che identificava l’inglese con il progresso tecnologico venne finalmente messo in discussione.” (Codignola, Bruti Liberati, 2018: 329).

La questione della lingua si poneva come tema identitario centrale nell’universo culturale del Québec. Un contributo fondamentale in questo senso si ebbe sotto forma di traduzioni e ritraduzioni di varie opere teatrali in francese quebecchese. Vari scrittori, poeti e studiosi lavorarono per far in modo di togliere la propria lingua da una posizione di subordinazione rispetto al primato dell’inglese, ma anche del francese di Parigi (considerato lo standard).

Tutte queste iniziative finirono con l’aumentare l’esigenza di autonomia dal governo federale. I liberali di Lesage si trovarono in una posizione sempre più difficile, mentre l’opposizione cominciò a dar voce alle critiche che arrivavano dai settori insoddisfatti delle politiche del governo provinciale. La Rivoluzione Tranquilla aveva ormai fatto emergere i sentimenti nazionalisti e le idee separatiste della popolazione. Anche Ottawa non poté più permettersi di ignorare ciò che stava accadendo in Québec, ma la costante ricerca di compromesso con la Provincia francofona non fu sufficiente ad addolcire gli animi. Un primo chiaro segnale di separatismo si ebbe quando la regina Elisabetta II visitò il capoluogo del Québec nel 1964 e molti studenti riempirono le strade in protesta, gridando “Viva Elizabeth... Taylor”.

 

3. Dal nazionalismo al separatismo

Come purtroppo accade, non è raro che da movimenti nazionalistici nascano delle frange estremiste. Nel caso del Québec, esse si manifestarono in una serie di attacchi terroristici da parte del Front de Libération du Québec (FLQ), che puntava a costituire un Québec indipendente e socialista. 

Gli attacchi culminarono in quella che venne chiamata la crisi di ottobre del 1970, quando alcuni membri di questa organizzazione sequestrarono un diplomatico inglese a Montréal e, successivamente, anche un ministro del governo provinciale, avanzando pesanti richieste di riscatto.

mappa del Québec, Milena Fumagalli, Canadausa

Il leader del governo di allora, Robert Bourassa, si trovò in una posizione estremamente critica: alcuni politici premevano per trattare con i terroristi e dimostrare così l’autonomia del Québec nel gestire la situazione, ma nel frattempo si svolsero anche delle manifestazioni a sostegno del FLQ. Alla fine, Bourassa decise di chiedere aiuto a Ottawa e il governo federale fece intervenire l’esercito. Era la prima volta che il Canada ricorreva alla legge marziale (War Measures Act, o Loi sur les mesures de guerre) in tempo di pace. Ciò permise tutta una serie di operazioni, tra cui molti arresti che in seguito furono criticati e considerati del tutto ingiustificati. Considerando come di fatto non ci volle molto per contrastare il FLQ e i suoi membri poco numerosi, le misure adottate vennero ritenute sproporzionate, eppure il governo di Ottawa andò ancora oltre. Iniziarono, infatti, varie indagini con l’obiettivo di individuare tutte le attività separatiste del Québec e farle giudicare da una commissione d’inchiesta.

Ciononostante, i moti innescati dalla Rivoluzione Tranquilla non si fermarono. Buona parte dei quebecchesi continuava a sostenere la causa indipendentista, come si constatò dalle elezioni del 1976, vinte dal Parti Québécois di Lévesque, che aveva fatto della sovranità della Provincia una sua priorità. Seppur con molta prudenza, Lévesque fu il primo a organizzare il referendum che avrebbe potuto portare a una svolta radicale nella storia del Québec. Si trattava di decidere se il governo provinciale avesse dovuto intraprendere delle trattative con Ottawa per poter raggiungere, se non ancora una vera e propria indipendenza, almeno una maggiore autonomia. Tuttavia, la proposta finì in un nulla di fatto, “dimostrando che la maggioranza della popolazione della provincia conservava ancora una forte affezione per il Canada e non era pronta a drastici cambiamenti” (Codignola, Bruti Liberati, 2018: 343-344).

Così, anche se il legame tra Québec e governo federale non si spezzò mai del tutto, si creò comunque una frattura nei loro rapporti che ha segnato per sempre la storia non solo della Provincia, ma dell’intero Canada. Ancora oggi, lo spettro del separatismo non si è del tutto dissolto e questioni legate alla sovranità della Provincia rimangono presenti nelle agende politiche di alcuni partiti quebecchesi, come il Blocco del Québec (Bloc Québécois, BQ).

 

4. Bibliografia e sitografia

Fête Nationale du Québec, britannica.com (data di ultima consultazione: 06/05/2022)

La resurrezione del partito separatista in Quebec scuote le elezioni canadesi e, spoglia il premier Trudeau della maggioranza, lesenfantsterribles.org (data di ultima consultazione: 31/05/2022)

L. Codignola, L. Bruti Liberati, Storia del Canada, Milano, Bompiani, 2018.

L. Venuti, “Retranslations: The creation of value” in Translation Changes Everything, London, Routledge, 2012.

Quiet Revolution, thecanadianencyclopedia.ca (data di ultima consultazione: 06/05/2022)

Refus global, conseildesarts.org (data di ultima consultazione: 06/05/2022)