Il panorama americano secondo John Steinbeck

Sara Fabbri

Il 14 aprile 1939 veniva pubblicato Furore (titolo originale The Grapes of Wrath) di John Steinbeck, segnando profondamente la storia della letteratura americana. Il romanzo, ambientato negli anni più bui della Grande Depressione, racconta la drammatica odissea della famiglia Joad, costretta a lasciare la propria terra per dirigersi in California, nella speranza di un futuro migliore. Arricchita da potenti simbolismi, la narrazione descrive un viaggio che si configura come una lotta contro l’oppressione sociale e la precarietà economica dell’America di quegli anni. Un anno dopo, nel 1940, il regista John Ford tradusse questa storia in immagini, offrendo una trasposizione cinematografica altrettanto evocativa del capolavoro di Steinbeck.

 

1. La Grande Depressione secondo John Steinbeck

2. L’adattamento cinematografico di John Ford

3. L’eredità del viaggio di Steinbeck

4. Fonti 

 

 

1. La Grande Depressione secondo John Steinbeck

Romanzo più celebre dello scrittore, Furore non è solo il resoconto di un viaggio, ma un ritratto impietoso delle condizioni di vita dei lavoratori migranti negli anni ’30. Il libro subì aspre critiche per il suo contenuto, specialmente nella descrizione dei conflitti tra lavoratori stagionali e proprietari terrieri. Nonostante le polemiche, l'opera venne insignita del Premio Pulitzer nel 1940.

Uno dei simboli più potenti utilizzati da Steinbeck nel libro è l’automobile, in particolare la Hudson Super Six del 1926, usata dalla famiglia Joad. Questo veicolo, inizialmente emblema di modernità e progresso, si trasforma in un mezzo di sopravvivenza, una casa mobile che riflette la decadenza del sogno americano. Nel corso del viaggio, l'auto diventa metafora della transizione dall'America rurale a quella industriale e consumistica.

Un altro elemento chiave è il paesaggio, che assume una valenza simbolica centrale. Le tempeste di sabbia del Dust Bowl, da cui i protagonisti fuggono e che attraversano nel loro viaggio, rappresentano una natura ostile e implacabile, quasi una manifestazione divina delle ingiustizie sociali. Steinbeck descrive questi eventi come forze inarrestabili che distruggono tutto ciò che incontrano, costringendo i personaggi a mettersi in cammino, moderni pellegrini in cerca di una terra promessa.

Steinbeck è in grado di intrecciare abilmente la dimensione individuale con quella collettiva, trasformando il viaggio dei Joad in una cronaca universale della sofferenza e della resistenza umana. Il suo linguaggio semplice e diretto, arricchito da immagini evocative e simbolismi potenti, permette al lettore di percepire la profondità del dolore dei protagonisti. Ogni tappa del viaggio rappresenta una discesa ulteriore nella spirale della miseria, ma anche una presa di coscienza collettiva. Il romanzo non si limita a descrivere la povertà: la denuncia apertamente. I capitoli che raccontano gli scontri tra i migranti e i grandi proprietari terrieri mostrano con brutale chiarezza il volto spietato del capitalismo, facendo di Furore un'opera apertamente politica. L'intero viaggio dei Joad si stabilisce così come una moderna parabola sulla ricerca della giustizia sociale e sulla necessità di solidarietà umana.

 

2. L’adattamento cinematografico di John Ford

Nel 1940, il celebre regista John Ford portò sul grande schermo l'adattamento di Furore, rimanendo fedele ai temi principali del romanzo. Henry Fonda, nel ruolo di Tom Joad, ci offre un'interpretazione memorabile, incarnando alla perfezione la lotta contro l'oppressione rappresentata da Steinbeck. 

Uno degli elementi più celebrati del film è la fotografia di Gregg Toland, caratterizzata da un forte contrasto tra luci e ombre che enfatizza la drammaticità delle situazioni, richiamando lo stile del cinema espressionista. Le lunghe ombre e i paesaggi desolati sottolineano la precarietà dei personaggi, mentre le scene più luminose offrono rari momenti di speranza.

Ford utilizza inquadrature che evidenziano il contrasto tra l'immensità del paesaggio e la fragilità umana, trasformando gli spazi aperti in una sorta di prigione senza sbarre. La macchina da presa spesso indugia sui volti segnati dalla fatica, dando voce anche ai personaggi secondari che nel romanzo rimangono più in ombra. Questo espediente non solo accresce il realismo della narrazione, ma rafforza l'idea di una comunità unita nella sofferenza.

Il simbolismo delle ombre, così caro a Toland, viene dunque utilizzato per rappresentare la lotta tra speranza e disperazione. Nelle scene finali, le ombre allungate sui volti dei protagonisti simboleggiano l'incertezza del futuro, mentre la luce che filtra tra gli alberi suggerisce una possibile redenzione, per quanto fragile e lontana.

La colonna sonora, composta da brani folk, scritta da Alfred Newman, contribuisce ulteriormente a rafforzare l'atmosfera nostalgica e malinconica del film, legando il passato al presente e sottolineando le radici culturali dell'America rurale.

 

3. L’eredità del viaggio di Steinbeck 

Nel 1962 fu conferito a John Steinbeck il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione

Per le sue scritture realistiche ed immaginative, che uniscono l'umore sensibile e la percezione sociale acuta. 

Considerato uno dei più importanti scrittori americani del Novecento, ricevette anche la Medaglia Presidenziale della Libertà dal Presidente Lyndon B. Johnson nel 1964.

Ma a essere premiato fu molto più che il viaggio dei Joad: Furore è diventato simbolo della ricerca di un significato più profondo, del bisogno di appartenenza e stabilità che trascende le difficoltà materiali. Questa dimensione esistenziale rende il romanzo e il film ancora attuali, in un mondo in cui milioni di persone continuano a migrare in cerca di una vita migliore.

Le ingiustizie affrontate dai Joad sembrano riflettere le battaglie sociali di ogni epoca. La denuncia di Steinbeck contro le disuguaglianze economiche e il suo appello alla solidarietà umana risuonano ancora oggi con forza. L'eredità di Furore va oltre le pagine del romanzo e le immagini del film: il viaggio dei Joad è diventato un simbolo universale della ricerca di dignità e giustizia sociale.

L'opera ha ispirato movimenti politici e sociali, diventando un punto di riferimento per coloro che lottano contro le disuguaglianze. Le parole di Tom Joad – Sarò ovunque ci sia qualcuno che lotta per avere un pasto (2013:344) – continuano a risuonare come un manifesto di resistenza e speranza.

Oltre alla denuncia delle disuguaglianze economiche, Steinbeck esplora anche il concetto di comunità e resistenza collettiva. I personaggi non affrontano solo difficoltà materiali, ma anche la sfida di rimanere uniti di fronte all'avversità. Il legame tra i membri della famiglia Joad e i migranti stessi diventa una forma di resistenza contro un sistema che li sfrutta e li divide. Questo senso di appartenenza e solidarietà rappresenta un elemento chiave della narrazione, suggerendo che la speranza risiede nella capacità delle persone di sostenersi a vicenda.

Oltre alla letteratura e al cinema, Furore ha influenzato la musica e l'arte visiva, dall’album di Bruce Sprinsgteen intitolato The Ghost of Tom Joad al brano Sorrow dei Pink Floyd. Numerosi artisti hanno tratto ispirazione dal romanzo per raccontare le proprie storie di emarginazione e riscatto, confermando la straordinaria capacità di Steinbeck di parlare a generazioni diverse e di restare sempre attuale.

 

4. Fonti

Cingoli, Francesca (2023). “Perché (ri)leggere oggi ‘Uomini e topi’ di John Steinbeck” su illibraio.it 

Fontenrose, Joseph. John Steinbeck: An Introduction and Interpretation. New York: Holt, 1963.

Dalmaso, Renata Lucena. “Modern Monsters: Old Habits—Nature, Humans, and Technology in John Steinbeck's The Grapes of Wrath.” The Steinbeck Review, vol. 12, no. 1, 2015, pp. 26–38. Penn State University Press su jstor.org 

Napier, Elizabeth. “The Grapes of Wrath: Steinbeck's Pilgrim's Progress.” The Steinbeck Review, vol. 7, no. 1, Spring 2010, pp. 50–56. Penn State University Press su jstor.org 

DeLucia, Laura. “Positioning Steinbeck's Automobiles: Class and Cars in The Grapes of Wrath.” The Steinbeck Review, vol. 11, no. 2, 2014, pp. 138–154. Penn State University Press su jstor.org 

Kazin, Alfred. La nuova terra. Storia della letteratura americana, vol. III, Milano, Longanesi, 1974, p. 44.

Steinbeck, John (2013). Furore. Milano, Bompiani. 

 

Foto

Foto 1 da https://en.wikipedia.org/wiki/The_Grapes_of_Wrath 

Foto 2 da https://www.imdb.com/title/tt0032551/ 

Foto 3 da https://www.biography.com/authors-writers/john-steinbeck