Nell'ambito del ciclo di mostre "Tecnocene" dedicato all’avvento delle tecnologie digitali e alla loro applicazione su larga scala nella società, opere di Silvio Lorusso, Guido Segni e WUXU.
Data:
Luogo: DAMSLab (Piazzetta P.P. Pasolini, 5b - Bologna)
Tipo: La Soffitta
Mostra a cura di: Into the Black Box
In collaborazione con: Bianca Cavuti
Con opere di: Silvio Lorusso, Guido Segni, WUXU
Grafica: Dario Sanna
Assistenza alla produzione: Articolture
Nell'ambito di: Tecnocene - arti visive / tecnologie digitali / mondi possibili
Nell'ambito del progetto Soffitta 2022-24: Bologna crocevia di culture
INGRESSO GRATUITO
Orari: sabato e domenica ore 17-20; lunedì, martedì, mercoledì, giovedì ore 9-18
Presentazione del progetto Tecnocene + performance: sabato 19 marzo, dalle ore 17
Visite guidate: domenica 20 marzo, su prenotazione a tecnocene@intotheblackbox.com
Per partecipare sono obbligatori il possesso della Certificazione verde Covid-19 (Green Pass Rafforzato) e l’utilizzo della mascherina FFP2.
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Prende il via a marzo il ciclo di mostre dal titolo Tecnocene, la cui intenzione è quella di proporre una chiave di lettura dell’attuale momento storico che metta in risalto i cambiamenti apportati dall’avvento delle tecnologie digitali e dalla loro applicazione su larga scala nella società. Dopo l’Antropocene e il Capitalocene, il Tecnocene è appunto l’epoca delle piattaforme, dell’intelligenza artificiale, dei big data e dell’industria 4.0. Una tappa precisa dell’evoluzione del capitalismo che porta al superamento del concetto stesso di umano verso orizzonti ibridi quali il cyborg o il post-umano.
In questa cornice teorica si inserisce la mostra Lavorare stanca, che inaugurerà il 19 marzo 2022 presso gli spazi del DAMSLab.
Qual è il rapporto tra capitalismo e tempo, in un mondo in cui il confine tra vita privata e vita lavorativa si va sempre più assottigliando, e in cui ci si sta arrendendo ad una condizione perversa quanto apparentemente inevitabile, quella di una vita attiva senza pause? C’è chi ipotizza, come Jonathan Crary, che il capitalismo digitale si stia preparando a colonizzare l’ultimo baluardo biologico della nostra umanità: il sonno, e chi invece sostiene, sulla scia delle teorie accelerazioniste, che proprio la tecnologia e l’automazione siano in grado di liberare l’uomo da questa situazione ed emanciparlo da quella “strana follia” di cui parlava Paul Lafargue nel 1880, indicando con questa espressione l’ossessione tutta contemporanea per il lavoro.
È nei meandri di queste domande che si muovono gli artisti in mostra. Con uno sguardo ironico quanto perturbante, Silvio Lorusso ci catapulta all’interno di una riflessione sul rapporto problematico tra il tempo dedicato al lavoro e quello delle pause e dei momenti di distrazione, mentre Guido Segni mette in atto un affascinante esperimento in cui esseri umani e macchine collaborano in maniera creativa; WUXU propone invece un focus sul fenomeno del tangping, ragionando in questo modo sul tema del rifiuto del lavoro.
Lavorare stanca pone domande indubbiamente scomode per un’epoca come la nostra, problematizzando le contemporanee dinamiche lavorative e proponendo soluzioni creative per riconquistare il tempo perduto.
DAMSLab (piazzetta P.P. Pasolini 5b - Bologna)