Esperienze e comunicazione del Cultural Heritage
Data: 06 DICEMBRE 2022 dalle 10:30 alle 17:30
Luogo: INHA, Salle Vasari, Parigi
I workshop analizzano forme, strumenti e tecniche dello storytelling in favore dei musei e del Cultural Heritage secondo una concezione interdisciplinare e con la partecipazione di storici dell’arte, archeologi, museologi, architetti, giuristi.
Workshop:
26 ottobre DAMSLab (Bologna);
27 ottobre Dipartimento del Design del Politecnico (Milano);
14 novembre Dipartimento delle Arti-Santa Cristina (Bologna);
6 dicembre Université Paris 1 e EPHE all’INHA (Parigi)
Organizzato da: Sandra Costa
In collaborazione con Comitato Scientifico: D.M. Burlot (Paris 1), P. Cordera (Polimi), E. D’Orgeix (EPHE), A. Duplouy (Paris 1), P.C. Marani (Polimi), D. Poulot (Paris 1), A. Rosellini (Unibo).
Nell’ambito dei Beni Culturali e dei musei, lo storytelling, capace di raccontare sollecitando sensibilità e ragione, consente di coinvolgere più facilmente il pubblico proponendo esperienze che possono trasformarsi in patrimonio di memoria personale o collettivo.
Quando lo storytelling si applica al museo o ai beni culturali, il narratore – museologo, architetto, curatore, mediatore, scrittore che sia – si assume un delicato compito di interpretazione della realtà secondo un punto di vista etico oltre che pragmatico.
Questa dimensione narrativa ha assunto nel tempo sempre più spiccate caratteristiche internazionali: basti ricordare il passaggio che ha portato da una concezione del Patrimonio come espressione dell’identità di un popolo alla consapevolezza del suo valore universale secondo le già modernissime intuizioni di Quatremère de Quincy. Nel Novecento poi la Convenzione UNESCO per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale, di cui proprio nel 2022 si celebra il cinquantenario, ha costituito una svolta imprescindibile per l’impulso istituzionale dato ad un diverso modo di concepire, e quindi di raccontare e di valorizzare, il Cultural Heritage.
Lo storytelling può adottare forme e strumenti complessi e talvolta complementari tra loro e il racconto - espositivo, verbale, visivo, digitale – indirizzato ad un singolo o a una intera comunità si può comporre grazie a molteplici elementi ed a tecniche che hanno avuto una loro evoluzione nel tempo. Un sistema narrativo che suscita empatia, eventualmente capace di coinvolgere spazi e corpi in una esperienza immersiva, permette di raggiungere risultati che integrano la tradizionale visita a musei e monumenti creando condivisione o coinvolgimento. In questo modo lo storytelling partecipa alle sfide più attuali del Cultural Heritage riguardo all’inclusione, all’equità e alla sostenibilità, ma anche – secondo una dimensione più specifica – alla conservazione della cultura materiale e immateriale o del paesaggio.
Anche la ricerca tecnologica ha contribuito a dare un nuovo impulso allo storytelling i cui scenari e orizzonti di intervento si sono largamente ampliati grazie agli audiovisivi e al digitale: sempre più spesso musei, siti archeologici o città d’arte raccontano sé stessi, le proprie collezioni, il loro contesto urbano e antropologico anche grazie alla realtà virtuale e alla realtà aumentata, o a soluzioni tecniche ibride. La cultura, materiale o immateriale che sia, diventa così “elemento semioforo” che accompagna le persone verso l’intelligenza e l’interpretazione del dell’arte, o del passato archeologico, o storico e, grazie a queste, alla comprensione di sé e degli altri.
La ricerca internazionale di cui il workshop è l’esito conclusivo ha analizzato forme, strumenti e tecniche dello storytelling in favore dei musei e del Cultural Heritage secondo una concezione interdisciplinare e con la partecipazione di storici dell’arte, archeologi, museologi, architetti, giuristi.