Mostra d’arte contemporanea dell’Associazione Artisti Coreani in Italia, organizzata in collaborazione con il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna e con l'Asia Institute, con il supporto della Academy of Korean Studies.
Data:
Luogo: DAMSLab/Hall (Piazzetta P.P. Pasolini, 5b - Bologna)
Tipo: DAMSLab
Mostra d’arte contemporanea dell’Associazione Artisti Coreani in Italia, organizzata in collaborazione con il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna e con l'Asia Institute, con il supporto della Academy of Korean Studies.
L’esperienza degli artisti coreani in Italia come stranieri ha dato forma al loro lavoro e ha alimentato la loro personalità, influenzando tutt’ora le loro opere e i loro linguaggi visivi.
All’inizio della permanenza in Italia, questi artisti non sapevano parlare la lingua e tale situazione creava una bolla invisibile che li separava dal mondo esterno. Questa particolare condizione, in alcuni casi, è stata causa di solitudine e isolamento nella loro vita sociale.
Imparando a parlare in italiano - seppur con un vocabolario limitato - questi artisti sentivano di ricominciare a camminare come un bambino ai primi passi; questa limitazione linguistica ha modificato sostanzialmente il loro modo di vedere il mondo.
Acquisire i mezzi di comunicazione, sia linguistici che visivi, col tempo ha ampliato il loro orizzonte, creando un’appartenenza simultanea a due mondi diversi. Ma nello stesso tempo, ha cominciato a mettere in discussione la loro “coreanità”.
Quanto sono coreani? Fino a quanto possono (o devono) conservare la propria identità coreana della quale non hanno mai avuto dubbi prima di lasciare il paese natio?
Questo conflitto deriva dal fatto che in Italia, il paese in cui vivono, vengono visti come coreani, mentre in Corea non vengono più percepiti come appartenenti alla loro società, perdendo di fatto parte della propria identità.
Per cercare di non perdere l’appartenenza al proprio popolo si sono riuniti creando un’associazione dove ritrovare i propri valori e condividere le proprie storie. Tale situazione ha contribuito alla formazione dell’ARCOI (Associazione Artisti Coreani in Italia).
Le loro opere hanno assorbito l’atmosfera che li circonda, o meglio l’anima degli artisti è stata in un certo senso "contaminata" dall’ambiente circostante, con un pizzico di solitudine dovuta alla trasformazione della loro identità non più solo coreana ma anche italiana, e quindi ibrida.
Ecco perché le opere degli artisti coreani in Italia vengono percepite come subito comprensibili creando un’empatia naturale con il pubblico italiano.
Non sempre si comunica bene con la lingua che spesso crea malintesi. A volte è più efficace un sorriso, un silenzio, un cenno o uno sguardo di fiducia. L’arte è simile a questo modo di esprimersi.
L’arte visiva è percepita molto più facilmente perché è un linguaggio universale che si "sente" immediatamente, demolisce i pregiudizi e non ha intenzioni ideologiche. L’arte diventa così un modo di liberarsi dai preconcetti e aprire un dialogo vero e sincero con il pubblico in Italia, luogo in cui gli artisti hanno trovato la loro seconda casa.