Della corporeità: teatro, fragilità, creazione

La giornata di studi esplora i processi creativi nelle arti dal vivo attraverso il concetto di fragilità, indagando le diverse forme espressive del corpo e le sue peculiarità.

  • Data: 13 DICEMBRE 2024  dalle 10:00 alle 18:00

  • Luogo: DAMSLab/Teatro (Piazzetta P.P. Pasolini, 5b - Bologna)

  • Tipo: DAMSLab

Organizzato da: Enrico Pitozzi
In collaborazione con: ERT, Emilia-Romagna Teatro nell’ambito del progetto speciale" Verso una comunità danzante. Indagine tra teatro e fragilità".
Con: Bernard Andrieu (Université Paris-Descartes); Gaia Clotilde Chernetich (Dramaturg); Erin Manning (Concordia University); Stefano Tomassini (IUAV Università di Venezia); Caterina Piccione (Università di Bologna); Luk Van Den Dries (University of Antwerp)

 

Questa giornata di studi – realizzata in collaborazione con ERT, Emilia-Romagna Teatro nell’ambito del progetto speciale Verso una comunità danzante. Indagine tra teatro e fragilità e sostenuta dalla Fondazione Carisbo – intende esplorare i processi creativi nell’ambito delle arti dal vivo alla luce della nozione di fragilità, così da indagare il corpo e le sue peculiari forme d’espressione.
D’altronde le tecniche corporee elaborate nel corso del Novecento – dal Feldenkrais alla tecnica Alexander, passando per il Rolfing o le altre esperienze somatiche – sono pratiche che eccedono la cornice dell’arte, per mostrare la radicalità del loro impatto metapolitico nell’offrire agli esseri umani, proprio a partire dalla specificità delle loro condizioni psicofisiche, gli strumenti per esplorare le proprie potenzialità creative, oltre ogni imposizione di una “norma”. È qui che i processi artistici permettono di inquadrare in modo nuovo il tema e introdurre così una seconda nozione, quella di “cura” intesa come arte di vivere, un vero e proprio esercizio spirituale attraverso il quale esprimere il proprio potenziale di vita, prima ed oltre ogni stereotipo socio-culturale. Per plasmare la nostra esistenza dobbiamo dunque prenderci cura di noi stessi, degli altri e del mondo circostante. La “cura”, dunque, intesa come pratica quotidiana, come nuovo stile di vita da porre al centro dell’esperienza umana e, in quanto tale, artistica. È qui che la tecnica – quella scenica in senso stretto – diviene un modo per interrogare il proprio stare nel mondo, esprimendo in movimento il proprio mondo interiore.