Cadere Vittime della Disinformazione. Perché Preoccuparsi della Colpevolezza Epistemica?

È colpa nostra se ci facciamo ingannare dalla disinformazione? Seminario di Michel Croce (Università di Genova) e Tommaso Piazza (Università di Pavia)

  • Data: 14 APRILE 2023  dalle 11:30 alle 13:00

  • Luogo: Sala Rossa, Via Azzo Gardino 23, Bologna

Cadere Vittime della Disinformazione

Perché Preoccuparsi della Colpevolezza Epistemica?

Seminario

 

Organizzato da: Filippo Ferrari
Con: Michel Croce (Università di Genova) e Tommaso Piazza (Università di Pavia). 

 

Alcuni degli autori che hanno contribuito alla letteratura filosofica sulla disinformazione si sono chiesti esplicitamente se chi si lascia abbindolare dalle fake news sia in qualche senso criticabile, o biasimevole, sul piano intellettuale (ad es. Rini 2017, Millar 2019, Nguyen 2020 e Piazza&Croce 2022). L'interesse per questa Domanda Normatia (DM) riposa sul presupposto che gli interventi mirati a contrastare la disinformazione “educando” i suoi consumatori siano in qualche senso appropriati, o raccomandabili, solo a condizione che i destinatari di tali interventi commettano errori per i quali possono essere chiamati a rispondere. Rini e Millar rispondono in vario modo negativamente a DM, e pertanto propongono, come preferibili, interventi di natura sistemica. Piazza &Croce difendono invece una risposta affermativa a DM, e difendono gli approcci “educativi”.

Recentemente, il presupposto alla base di questa discussione è però stato esplicitamente contestato da Wornsip (2022). Nella seconda parte di questo talk, rispondiamo a Wornsip identificando due ragioni per le quali rispondere a DM è fondamentale per valutare gli approcci legati alla diffusiione della disnformazione. La prima ragione è che una risposta affermativa a DM, una volta messo a fuoco cosa voglia dire essere criticabili sul pianio intellettuale, fornisce una garanzia della efficacia di almeno qualche possibile intervento "educativo"; la seconda, su cui la letteratura non si è finora soffermata, è che una risposta affermativa sembra costituire una condizione necessaria perché gli interventi educativi non siano epistemicamente oppressivi e in quanto tali criticabili come unfair.