“Anne with an E”: un manifesto femminista

Beatrice Bursese

Incentrato sul racconto per ragazzi Anne of Green Gables dell’autrice canadese Lucy Laud Montgomery, Anne with an E (2017) è una serie che ha riscosso parecchio successo su Netflix. La storia, che vede la sua prima uscita editoriale nel 1908, ha avuto molteplici rivisitazioni e adattamenti cinematografici e animati. Rispetto al racconto originale, Anne with an E (Chiamatemi Anna nella versione italiana) rappresenta l’adattamento più recente e meno fedele, ma che ha saputo cogliere al meglio le tematiche dell’epoca adattandole alle circostanze contemporanee.

La serie, così come il libro, è un prodotto canadese, realizzata dalla CBC Television e distribuita da Netflix dal 12 maggio 2017. L’ideatrice Moira Walley-Beckett ha cercato di mantenere il personaggio di Anne Shirley (interpretata da Amybeth McNulty) così come descritto dalla Montgomery, inserendolo però in un contesto molto più accattivante per le nuove generazioni di telespettatori.

La natura selvatica dell’Isola del Principe Edward, in Nuova Scozia, fa da cornice all’intera storia. Le scene iniziali della prima stagione vedono infatti Anne, una ragazzina orfana dai capelli rosso carota, intenta a fantasticare sul mondo e sulla natura che la circonda attraverso delle chiacchierate infinite che la aiutano a fuggire dalla sua triste realtà. Anne è una sognatrice, un’anima pura che, dopo tanti anni di peripezie e sfruttamenti di vario tipo in famiglie affidatarie e orfanotrofi, si lascia alle spalle l’infanzia infelice ed entra a far parte della famiglia Cuthbert.

I due fratelli, Matthew e Marilla Cuthbert, erano infatti alla ricerca di un garzone in grado di aiutarli a gestire la fattoria, ma si ritrovano senza preavviso a dover diventare i genitori adottivi di un’allegra tredicenne. Matthew, un uomo mite e taciturno, dimostra fin da subito il suo affetto nei confronti di Anne, mentre Marilla, molto più pragmatica e severa, appare inizialmente in difficoltà. 

Come se non bastasse, Anne deve farsi accettare dai compagni di scuola e dall’intera comunità di Avonlea, riluttante all’inizio nell’accogliere una ragazza orfana. Tuttavia, il carattere molto spigliato della protagonista e la voglia di approvazione che la caratterizzano facilitano la sua integrazione all’interno della comunità.

La vita di Anne sarà poi costellata da vari personaggi più o meno importanti, tra questi: Diana Barry, una giovane di buona famiglia e coetanea di Anne che diventa presto la sua amica del cuore; Gilbert Blythe, un ragazzo infatuato di Anne nonché il suo più grande rivale nello studio; la ricca signora Josephine, prozia di Diana, con la quale Anne instaura un forte legame di complicità. 

Le stagioni successive alla prima vedono Anne crescere sia come donna che come studentessa, senza mai abbandonare il lato da sognatrice che la contraddistingue. Tra un racconto horror e una chiacchierata col ciliegio di Green Gables, Anne si ritroverà spesso a dover mettere da parte la fantasia per affrontare le crisi economiche dei Cuthbert e i turbamenti adolescenziali. 

A partire dalla seconda stagione, la storia inizia a discostarsi dal racconto originale attraverso l’aggiunta di eventi e personaggi inediti. La partenza di Gilbert e il suo lavoro all’interno di una galea, ad esempio, è una situazione aggiuntiva della sceneggiatrice Walley-Beckett, utilizzata per introdurre il personaggio di Sebastian, detto “Bash”. La sua presenza è di notevole importanza poiché le sue origini caraibiche (Sebastian è originario di Trinidad, ndr.) e il colore della sua pelle permettono di affrontare il tema del razzismo all’interno della serie. 

Nella terza stagione si fa invece riferimento alla straziante situazione dei bambini indiani rinchiusi in scuole cattoliche rieducative. Attraverso questi espedienti narrativi, la sceneggiatrice si è voluta focalizzare sulla questione dell’intolleranza nei confronti delle minoranze nel periodo di fine Ottocento, a dimostrazione del fatto che 100 anni fa la situazione non era poi così diversa da oggi (facendo un riferimento velato alle politiche anti-migratorie di Trump). 

Inoltre, viene affrontato il tema dell’omosessualità attraverso il personaggio di Cole, compagno di scuola di Anne continuamente deriso e bullizzato dagli amici maschi, e quello della zia Josephine, afflitta per la morte della donna che aveva amato per molti anni. Anche il diritto di parola e la censura della stampa, così come le divergenze tra classi sociali, trovano posto tra gli episodi della serie.

La tematica che più di tutti riecheggia all’interno della storia è quella del femminismo. La naturale schiettezza e il senso di giustizia spingono Anne sin da subito a porsi degli interrogativi sul ruolo della donna all’interno della società. Nel corso della serie, la protagonista deve scontrarsi ripetutamente con l’arretratezza sociale dell’epoca che poneva la donna su un gradino molto più basso rispetto all’uomo, relegandola al ruolo di madre e casalinga.

Il sistema patriarcale molto spesso escludeva le donne dal sistema educativo e per questo motivo nascono alcune associazioni femminili per la lotta all’istruzione delle donne, come il Circolo del Cucito Madri Progressiste che compare all’interno della serie. A scatenare il femminismo della protagonista sarà un evento della prima stagione. Il parroco del paese, dopo aver appreso dell’arrivo della ragazzina, consiglia a Matthew e Marilla di evitare l’educazione scolastica e di impartire ad Anne tutte le doti da buona moglie al fine di trovarle un marito. 

Questo evento porta Anne a una lunga riflessione sull’essere donna e sulle convenzioni della società, dando vita a una lotta cocciuta contro gli stereotipi di genere che soffocano la libertà individuale. Il femminismo, parola scottante nell’epoca in cui la storia è ambientata, prende piede all’interno della serie sotto tantissime sfaccettature e attraverso gli occhi di Anne, le cui idee si ispirano a grandi donne della letteratura del calibro di Charlotte Brontë e George Eliot.

La seconda stagione ha invece inizio con l’arrivo della nuova insegnante, la signorina Muriel Stacy, una donna emancipata simbolo della libertà femminile. Dopo il suo arrivo ad Avonlea, l’insegnante deve lottare contro i pregiudizi della comunità originati da alcuni comportamenti della donna considerati poco femminili, come il fatto di non indossare un corsetto, di spostarsi utilizzando un ciclomotore o di indossare i pantaloni al posto della gonna. 

Le abitudini della giovane maestra sembrano dunque spaventare la comunità di Avonlea che in un primo momento reagisce con il licenziamento dell’insegnante. Donna forte e indipendente, la signorina Stacy sarà idolatrata da Anne diventando il suo punto di riferimento. La figura della signorina Stacy porta così un cambiamento all’interno della società patriarcale fungendo da ispirazione per gli altri personaggi femminili.

Il manifesto femminista di Anne prende vita nella terza stagione dopo un episodio di violenza che vede come protagonista Josie, compagna di classe di Anne. Durante la fiera del paese, Josie si ritrova a dover fuggire da Billy Andrews, suo promesso sposo, che aveva cercato di costringerla a fare un qualcosa che lei non desiderava. 

Dopo il rifiuto, Billy passa il resto della serata a far circolare delle voci su Josie Pye con lo scopo di deriderla e renderla vulnerabile. Anne è infervorata dalla situazione e decide di denunciare il gesto di Billy e di mettere in risalto il tema della libertà e del corpo femminile attraverso un articolo sul giornale del paese

La macchina da stampa presente all’interno della scuola diventa quindi il mezzo con il quale Anne denuncia il patriarcato dell’epoca esaltando i diritti delle donne e dando vita al suo personale manifesto femminista.

Un passo dell’articolo di Anne recitava:

 

"Le donne contano anche da sole, non in relazione a un uomo. Tutte meritiamo il diritto all’autonomia fisica e di essere trattate con rispetto e dignità. Di dire basta ed essere ascoltate invece di venire costrette, derise e convinte che gli uomini sappiano più dei nostri desideri di noi. Non sono gli uomini che completano le donne, le donne sono già complete nel momento in cui vengono alla luce” (Anne with an E, ep. 7, st. 3).

 

Sfortunatamente, il piccolo paesino di Avonlea non è ancora pronto ad affrontare un argomento del genere e le parole di Anne vengono presto fraintese. La ragazza si ritrova così a dover spiegare il femminismo alle sue coetanee che, accecate dalla società maschilista, non riescono a dare il giusto peso all’azione di Billy, tramutando un gesto violento in normalità. 

La denuncia è destinata anche all’intera comunità che converte l’oppressore in vittima e dipinge l’autrice dell’articolo come il vero colpevole. Attraverso il suo articolo, Anne ha espresso un vero atto di coraggio parlando a nome di tutte le donne umiliate o impossibilitate a esprimere la propria opinione.

Ogni episodio di Anne with an E è un atto celebrativo della libertà declinata in ogni sua forma. La forza di questa serie, rispetto al libro, è racchiusa nelle molteplici tematiche narrate in ogni episodio e trattate con delicatezza dalla sceneggiatrice. 

Il punto della storia è far capire che, nonostante tutto, molte cose non sono ancora cambiate e che la lotta femminista affrontata da Anne è più attuale che mai, così come le altre denunce sociali quali l’omofobia, il razzismo e la censura. Una storia che vuole provocare e allo stesso momento far riflettere, impartendo valori e insegnamenti non così lontani nel tempo. Un manifesto sulla vita, quella di ieri e quella di oggi.

 

Sitografia

Chiamatemi Anna, di Moira Walley-Beckett, sentieriselvaggi.it (ultima consultazione: 04/05/2021). 

Dal razzismo al sesso: in cosa Chiamatemi Anna è diversa dal libro di fine 900 a cui è ispirata, fanpage.it/ (ultima consultazione: 04/05/2021).

Non mi è permesso avere un’opinione?, hallofseries.com  (ultima consultazione: 04/05/2021). 

 

Anne of Green Gables, anneofgreengables.fandom.com (ultima consultazione: 24/08/2021).