The Third Day: ossessione e suggestione nell'isola del trauma

Beatrice Bursese

Andata in onda per la prima volta in Italia a ottobre 2020, The Third Day è la miniserie anglo-statunitense diretta da Marc Munden, ideata da Dennis Kelly e Felix Barrett. La serie, coprodotta da HBO e Sky, è un un thriller drammatico con delle sfumature di horror psicologico caratterizzato da due mini cicli narrativi: il primo atto, denominato Summer, vede la storia narrata dal punto di vista di Sam (Jude Law), mentre il secondo, Winter, si concentra sulla figura di Helen (Naomie Harris). Si tratta quindi di un racconto polare in cui i punti di vista dei protagonisti si intrecciano continuamente rendendo la narrazione sempre più intricata.  

La vera protagonista della serie è però l’isola di Osea, un’ambientazione suggestiva e unica al mondo che vive un processo di personificazione nel corso della trama, raffigurando i traumi e le paure più recondite dell’uomo.

1. Summer 

2. Winter

3. Autumn

4. Le origini di Osea

5. Conclusioni

6. Sitografia

1. Summer

Le riprese iniziali, attraverso delle inquadrature spezzate, si concentrano sulla figura di Sam, il protagonista di questo primo filone narrativo. Attraverso delle ambientazioni oniriche e un’atmosfera quasi surreale, Sam viene presentato come un uomo visibilmente angosciato, diretto verso una foresta incontaminata - a tratti fiabesca - in cui la vegetazione sembra voler divorare l’uomo attraverso insetti paranormali e piante esotiche.

La natura lo avvolge, Sam è intento a discutere al telefono di un furto di denaro dall’ufficio, quando all’improvviso, all’interno della foresta, si imbatte in Epona, una ragazzina in pericolo. L’uomo si offre di riaccompagnarla a casa per metterla al sicuro ma Epona vive sull’isola di Osea, una comunità isolana indipendente. Sam si mette così in viaggio verso questo luogo incantato a cui è possibile accedere solo due volte al giorno e a orari ben precisi a causa delle maree che sommergono completamente la strada che permette di arrivarci.

L’impatto con Osea è molto particolare e Sam percepisce subito la stranezza dei suoi abitanti, legati alle tradizioni e diffidenti nei confronti degli estranei. Come se non bastasse, l’uomo si sente intrappolato all’interno dell’isola, quasi come se qualcosa lo tenesse ancorato a quel mondo distante dalla realtà e sabotasse ogni suo tentativo di fuga. Presto vengono a galla i sentimenti più intimi di Sam e si scopre che la sua continua angoscia deriva dalla perdita del figlio, rapito e ucciso all’interno di una foresta. Nell’isola di Osea, le paranoie e le ossessioni di Sam si acutizzano, fino a sfociare in allucinazioni vere e proprie, sotto forma di episodi macabri e incubi a occhi aperti.

 

L’isola si comporta quindi come un polo magnetico nei confronti di Sam, che lo attrae ma che allo stesso tempo lo respinge verso gli angoli più bui della propria mente. Sam intuisce sin da subito che c’è qualcosa che non va in quel posto: il folklore pagano sembra possedere ogni singolo abitante dell’isola e tutti appaiono disposti a mettere in gioco persino la propria vita pur di non infangare le tradizioni millenarie di Osea.

Il confine tra realtà e fantasia narrativa è molto sottile e risulta estremamente difficile capire cosa stia realmente accadendo al protagonista della storia, quasi come se il regista volesse in qualche modo mettere in difficoltà lo spettatore senza rivelare troppi dettagli della trama.

2. Winter

Helen è la protagonista del secondo ciclo narrativo della serie, Winter. Questa seconda parte appare quasi del tutto distaccata dalla prima, scompare completamente la figura di Sam e vengono coinvolti nuovi personaggi e ambientazioni, creando un vero e proprio switch narrativo. 

Il secondo episodio di questo nuovo atto è alquanto rivelatore e aiuta lo spettatore a collegare i vari pezzi del puzzle, mettendo ordine tra gli avvenimenti della storia. Si passa così dal punto di vista di Sam (fondato sul senso di colpa per il lutto del figlio) a quello di Helen, incentrato invece sulla voglia di ricucire i legami familiari un po’ traballanti.

Anche dal punto di vista stilistico e scenico, questa seconda parte appare molto più semplice, si continua a percepire la presenza di elementi onirici ma esiste un distacco maggiore tra lo spettatore e il folklore di Osea. I toni si mantengono sempre cupi ma anche l’atteggiamento dei due protagonisti è diverso: lì dove Sam appariva sempre fragile e spaesato, Helen è invece una leonessa capace di mantenere la propria integrità anche nelle situazioni più complicate.

Helen arriva sull’isola di Osea insieme alle due figlie per festeggiare il compleanno della più grande. Le tre donne, così come era già successo precedentemente a Sam, si ritrovano accolte dalla brutalità degli abitanti dell’isola e dall’atmosfera inquietante che mette Helen subito in guardia. Ciò nonostante, la donna è decisa a voler trascorrere qualche giorno sull’isola insieme alle bambine, innescando dei litigi con alcuni abitanti dell’isola che avevano cercato di farla tornare indietro. Tra strane apparizioni, agnelli sventrati e simboli cristiani utilizzati in modo blasfemo, Helen si rende conto di aver commesso un errore, ma un mistero molto più grande le impedisce di abbandonare l’isola.

3. Autumn

Un capitolo a parte, Autumn rappresenta un’esperienza di narrazione immersiva e un elemento di raccordo tra i due atti narrativi. Diretto dallo stesso Barrett, è stato distribuito in diretta streaming sulla pagina Facebook di HBO il 3 ottobre 2020 e, nonostante l’evento non sia comunque fondamentale ai fini della trama ma utile solo ad approfondire alcuni aspetti dello show, le visualizzazioni non sono state di certo basse. Dalla durata di 12 ore, questo esperimento narrativo rappresenta il primo evento live di una serie. La produzione HBO nasce infatti come un esperimento transmediale  in cui si ha il pieno coinvolgimento degli spettatori che diventano parte integrante del progetto narrativo attraverso la scoperta di alcuni pezzi del puzzle e dello scioglimento di altri misteri collegati alla serie e alla sua misteriosa isola.

The Third Day è quindi una serie transmediale nel vero senso della parola poiché si muove attraverso vari tipi di media e perfeziona l’esperienza del pubblico aggiungendo nuove informazioni all’interno della narrazione. Un esperimento ben riuscito che unisce il teatro alla televisione e porta avanti una rivoluzione mediatica di alto livello facendo la storia del piccolo schermo. 

4. Le origini di Osea

Apparentemente innocua e racchiusa da panorami magici e luoghi mistici, l’isola di Osea è circondata dalle acque del fiume Blackwater, nella regione inglese dell’Essex, e collegata alla terraferma da un’antica strada rialzata di origini romane. Gli antichi culti delle divinità celtiche, infatti, provocano ancora un forte impatto sull’isola e sulle tradizioni dei suoi abitanti. 

Per quanto la posizione geografica possa risultare remota, l’isola è stata protagonista di vari eventi storici nel corso degli anni. Durante la Prima Guerra Mondiale è stata utilizzata come base militare di torpediniere costiere e dimora di  migliaia di marinai. Qualche anno più tardi, grazie a un ricco ereditiere membro della famiglia di birrai Charrington, divenne invece uno dei centri di disintossicazione da droga e alcol più importanti dell’Inghilterra. Dal 2005 al 2010 Osea si è trasformata invece in un centro di riabilitazione, il Causeway Retreat, specializzato in problemi di dipendenza e salute mentale, frequentato anche dalla cantante Amy Winehouse nel 2008. 

Tra basi militari e rituali religiosi, oggi Osea viene adibita per lo più come studio di registrazione e molti artisti vi si rifugiano per trovare l’ispirazione musicale. D’altronde, il magnetismo prodotto dall’isola può rappresentare un valido spunto creativo per chi è alla ricerca di ispirazione artistica e simbolismo pagano. 

5. Conclusioni

The Third Day è un viaggio traumatico all’interno della psiche umana, la rappresentazione definitiva delle ossessioni e delle angosce dell’uomo. Le immagini oniriche e il simbolismo oscuro narrati nella serie rendono la visione a tratti pesante e angosciante. La genialità del prodotto consiste però nell’originalità con cui viene raccontato il dolore degli uomini personificato nell’isola di Osea, l’elemento cardine della storia: “Osea è l’anima del mondo, se è malata, tutto il mondo lo è”.

 

6. Sitografia 

The Third Day, l'incredibile storia dell’isola di Osea, today.it (Data di ultima consultazione 20/12/2021)

The Third Day, il mystery di HBO, serial.everyeye.it (Data di ultima consultazione 20/12/2021)

 

Foto 1 da Wired.it 

Foto 2 da serial.everyeye.it