La carta da parati gialla, il racconto femminista della scrittrice Charlotte Perkins Gilman

Manuela Boccaccio

La carta da parati gialla (The Yellow Wall Paper in lingua originale, 1892) è l’opera più importante e conosciuta della scrittrice. È una sorta di autobiografia che descrive magistralmente l’esperienza che sconvolse la vita dell’autrice stessa.La Perkins contribuì a ridefinire il concetto di femminilità, proponendo una prospettiva nuova sul ruolo della donna nella società americana.

1. La vita tormentata di Charlotte Perkins Gilman

2. L’opera: La carta da parati gialla

3. Lettura femminista

4. Bibliografia

5. Sitografia

 

1. La vita tormentata di Charlotte Perkins Gilman

Charlotte Perkins Gilman è stata un’intellettuale a tutto tondo che, oltre a essersi confrontata con diversi generi letterari (i più rilevanti sono stati il romanzo e la poesia), ha mostrato interesse e partecipazione all’interno di varie organizzazioni impegnate nell’analisi della società umana, prefiggendosi al contempo lo scopo ultimo di trasmettere il proprio pensiero attraverso i suoi scritti.

La scrittrice nacque a Hartford, nel Connecticut, il 3 luglio 1860. La sua vita fu segnata, fin dalla più tenera età, da una serie di eventi drammatici: la perdita di un fratello; la salute cagionevole della madre; l’abbandono da parte del padre. A causa della situazione economica precaria, la famiglia fu costretta a trasferirsi numerose volte, impedendole quindi di coltivare affetti stabili.Anche l’istruzione della giovane Charlotte fu incostante, ma venne fortemente influenzata dall’amore del padre per la lettura, il quale le consigliava i libri più indicati per la sua educazione. Quei testi alimentarono in lei un forte desiderio di indipendenza e una devozione al lavoro.Nel 1882 incontrò Charles Walter Stetson, giovane artista di Rhode Island, che la chiese in moglie e con cui ebbe una bambina dopo appena dieci mesi di matrimonio.

Dopo la nascita della figlia, Katharine, Charlotte fu colpita da una dura depressione post-partum, uno stato depressivo momentaneo che insorge in seguito al parto, in cui la neomamma sperimenta uno stato di ansia e tristezza dovuto alla nuova condizione. La nevrosi e l’insofferenza verso il convenzionale ruolo di moglie e madre la portarono a separarsi dal marito e a trasferirsi a Pasadena, dove si dedicò totalmente alla carriera. In quel periodo, Charlotte si impegnò a sostenere diverse organizzazioni femministe e riformiste tanto che, nel 1893, fu eletta presidentessa della Pacific Coast Women’s Press Association (PCWPA).

L’impegno lavorativo e sociale le impedivano di passare del tempo con la figlia, per cui decise di mandarla a vivere con suo padre. La decisione la rese libera di potersi dedicare interamente all’impegno letterario. Ormai autrice acclamata e portavoce del movimento femminista, iniziò una relazione con un cugino di New York, George Houghton Gilman, con il quale si sposò nel 1900. Nel 1909, fondò il giornale The Forerunner, che diresse fino al 1916: qui diffondeva le sue idee sui diritti delle donne, proponendo una puntuale riforma della casa e del ruolo della donna nella società.

Il marito morì improvvisamente a causa di un’emorragia cerebrale nel 1934, così Charlotte decise di tornare a Pasadena. Nel 1932, le fu diagnosticato un carcinoma mammario incurabile che la portò al suicidio il 17 agosto 1953, la decisione fu il risultato finale del processo di rivendicazione del diritto di poter scegliere in autonomia la propria sorte.

 

2. L’opera: La carta da parati gialla

La carta da parati gialla è un racconto breve che l’autrice scrisse in due giorni, nel 1890, che fu pubblicato inizialmente su The Modern Great American Stories da William Dean Howells nel 1920 e che raggiunse la notorietà solo qualche anno più tardi.

Il racconto si presenta sotto forma di diario di una giovane donna che racconta le vicende di una vacanza estiva, alle prese con quella che il marito medico, definisce una “depressione nervosa temporanea” (Perkins Gilman, 13-2011).La protagonista è costretta dal marito in questa casa signorile per riprendersi da un momento di debolezza; la cura del riposo ricorda quella alla quale fu sottoposta la stessa scrittrice. Il colore acceso e i motivi ricorrenti della carta da parati della camera da letto colpiscono la donna fin dal primo istante. Dopo il rifiuto categorico da parte del marito di rimodernare o cambiare la stanza da letto, la donna inizia a studiare attentamente i motivi di quella carta, nonostante senta di impazzire:

Ma non ci devo pensare, Quella carta da parati mi guarda come se sapesse che cattiva influenza sta avendo su di me! (Perkins Gilman, 25-2011).

Man mano che le settimane passano, la protagonista comincia a intravedere la figura di una donna intrappolata tra quei disegni e che vorrebbe liberarsi. Tuttavia, nessuno in casa sembra crederle, anzi, il marito non vuole nemmeno ascoltarla.

Ci sono cose in quella carta da parati che nessuno conosce oltre a me, e nessun altro mai le saprà. Dietro a quel disegno esterno le figure velate diventano più chiare ogni giorno. È sempre la stessa forma, solo ripetuta più volte. Ed è come una donna che si china e striscia dietro quel disegno. Non mi piace affatto. Vorrei che John mi portasse via da qui! (Perkins Gilman, 37-2011).

Con il passare delle settimane, aumentano anche la follia e la paranoia della protagonista, la quale, non solo avverte un atteggiamento diverso da parte del marito, ma sente crescere dentro di lei il desiderio di liberare quella donna dalla sua prigione, per liberare anche se stessa. Durante gli ultimi giorni di vacanza, diventa sempre più impellente la necessità di liberare la donna intrappolata nella carta da parati e, indirettamente, di rivendicare anche la propria libertà negata. 

3. Lettura femminista

Il racconto è stato scritto come reazione alle difficoltà della Gilman nell’affrontare il matrimonio, la maternità e la propria depressione post-partum. Il suo medico curante individuò nell’attività letteraria una fonte di stress, per cui le prescrisse una cura a base di riposo totale, isolamento e inattività, così come fu richiesto alla protagonista del suo racconto. Tuttavia la Gilman, per mezzo de La carta da parati gialla, suggeriva velatamente una cura del tutto opposta, basata su impegno sociale, comunicazione, possibilità di esprimersi e attivismo. A partire da questa riflessione, il racconto è stato anche un modo per esprimere il proprio pensiero riguardo l’oppressione sociale ed economica della figura femminile in quel periodo storico.

Alla fine dell’Ottocento, infatti, la figura della donna era ancora fortemente dipendente dal codice maschile imposto dalla società. I mariti, dal canto loro, avevano l’autorità di comandare e decidere sulla sorte delle proprie mogli, talvolta vietando, come in questo caso, ogni sorta di attività intellettuali.I limiti infranti dalla protagonista de La carta da parati gialla rompono il silenzio, permettendo alla protagonista e alla stessa scrittrice di riappropriarsi di quella libertà di espressione metaforicamente imprigionate nel muro. La narratrice e la donna nascosta sotto la carta da parati diventano, alla fine del racconto, la stessa donna, capace di svincolarsi dalla norma imposta grattando via insieme quell’etichetta che la indicava come madre e moglie.

Charlotte Perkins Gilman si impegnò per promuovere la liberazione delle donne da un punto di vista sociale, sessuale ed economico. Per questo motivo, nel 1915, fondò la rivista femminista The Forerunner, con la quale propose un nuovo modo di vedere la figura della donna nella società, innalzandola a un essere dotato di ragione, diritti e doveri pari a quelli degli uomini. La nuova femminilità proposta da Gilman è un modo di essere donna che salvaguarda la propria autonomia (anche economica) e la propria libertà.Per la Gilman il problema della visione della figura femminile nella società non si limitava al mero raggiungimento del suffragio universale, ma abbracciava una visione più ampia relativa anche al rapporto diretto tra i sessi.

Secondo la scrittrice il matrimonio non rappresentava una minaccia alla libertà individuale, piuttosto era la percezione sociale che si aveva di questo a essere sbagliata e, ancor di più, il ruolo della donna in quest’ottica. Proponeva, quindi, una visione nuova che superasse le regole imposte dalla società nel rapporto tra moglie e marito, rafforzando la soggettività della figura femminile e considerando la sua attività produttiva ed economica.

La scrittrice spiegò il suo pensiero in particolare nel saggio Women and Economics (1898), esponendo il processo biologico che, con il passare dei secoli, ha portato le donne a diventare delle creature delicate e sottomesse, il cui unico scopo nella vita era quello di essere brave mogli e madri amorevoli. L’obiettivo principale degli scritti della Gilman è quello di rompere questi schemi convenzionali, proponendo alle donne di diventare economicamente indipendenti dagli uomini e libere dai lavori domestici che rubano loro il tempo indispensabile per l’istruzione e il lavoro. Infatti, nella prospettiva della Gilman, la sfera domestica tende a essere separata dalla sfera pubblica. Gilman, oltre ad analizzare la cultura patriarcale del secolo, suggerisce instancabilmente possibili scenari nei quali le donne, di fronte alla concreta presa di coscienza, intravedono soluzioni alternative, che non ostacolino la loro voglia di lavorare, di scrivere e di essere quelle che sono destinate ad essere. Il lavoro della Gilman, nel corso di tutta la sua vita, è stato quello di consentire alle donne di perseguire liberamente il proprio desiderio di autoaffermazione anche al di fuori dei ruoli stereotipati di madre e moglie. 

Nei suoi scritti, oltre l’aspettativa di vedere la realizzazione del superamento dei ruoli stereotipati nella società e il sostegno per la figura femminile, la Gilman lancia un accorato allarme sul possibile declino di quella che considera la civiltà “ariana”, ovvero la razza bianca (cioè quei popoli nordici originariamente immigrati negli Stati Uniti d’America).Il suo discorso si collega direttamente con le argomentazioni femministe dell’epoca, poiché per la Gilman, solo la piena uguaglianza giuridica e sociale della donna avrebbe potuto salvare la nazione e quindi la razza bianca. Secondo il suo pensiero, una donna economicamente indipendente ed emancipata avrebbe favorito il progresso della nazione, principalmente perché avrebbe avuto quella consapevolezza necessaria per agire concretamente nella società, controllando, al contempo, il proprio potere riproduttivo e, quindi, decidendo consapevolmente sull’educazione dei figli, favorendo la realizzazione di una razza sana e giusta. La matrice classista e razzista dell’ideologia della Gilman è stata scoperta a partire dalla fine degli anni ottanta. Nel corso degli anni, le opere della scrittrice hanno esercitato un grande interesse per le nuove generazioni e sono stati portati alla luce non solo gli aspetti positivi del suo pensiero, ma anche le problematicità di un’ideologia basata sul presupposto che la civiltà americana bianca fosse superiore. 

 

4. Bibliografia

Charlotte Perkins Gilman, La carta da parati gialla, La Vita Felice, Milano, 2011

Cynthia J. Davis, Charlotte Perkins Gilman- Biography, Stanford University Press, Stanford, 2010

 

5. Sitografia

Charlotte Perkins Gilmanwikipedia.org (data di ultima consultazione: 27/08/2021)

Gilman,Charlotte Perkins,  treccani.it (data di ultima consultazione: 27/08/2021) 

 

Foto 1 da wikipedia.org (data di ultima consultazione: 27/08/2021)

Foto 2 da nlm.nih.gov (data di ultima consultazione: 27/08/2021)

Foto 3 da missdarcy.it (data di ultima consultazione: 27/08/2021)

Foto 4 da wikipedia.org (data di ultima consultazione: 27/08/2021)