Manuela Boccaccio
Il 19 maggio 1864, esattamente 156 anni fa, veniva a mancare uno dei più importanti narratori statunitensi dell’Ottocento, Nathaniel Hawthorne. Considerato uno dei massimi rappresentanti del Rinascimento Americano, scrisse opere vicine alla cerchia di intellettuali del Trascendentalismo, un movimento filosofico e poetico con il quale si tentava di rispondere al razionalismo. Per farlo, gli esponenti di questa corrente puntavano all’esaltazione dell’individuo riflettendo sul rapporto tra società e natura.
Hawthorne è conosciuto soprattutto per aver descritto e raccontato, nelle sue opere più importanti, il modus vivendi del New England puritano. Su questa scia, in pieno spirito trascendentalista, si colloca la sua opera più conosciuta: La lettera scarlatta (1850).
Nel corso degli anni, sono stati realizzati numerosi adattamenti cinematografici dell’opera più conosciuta dell’autore. Tra questi è interessante la versione per teenagers di Will Gluck, The Easy A (2010), che vede Emma Stone come protagonista.
Nathaniel Hawthorne è nato nel Massachusetts, a Salem, il 4 luglio 1804, da un’antica famiglia Puritana. Perse il padre all’età di quattro anni, così visse con la madre e le sue due sorelle. Si dedicò ben presto alla lettura e allo studio per prepararsi al meglio per il College.
Si dedicò fin da giovane alla scrittura di racconti e romanzi. Nel 1828, pubblicò a sue spese un breve romanzo tratto dalla sua esperienza universitaria. Nel 1842, dopo aver sposato Sophia Peabody, i due si trasferirono a Concord, dove Hawthorne si avvicinò al movimento trascendentalista e fece amicizia con autori come Emerson e Thoreau. In questo periodo si dedicò interamente alla letteratura, esplorando i lati oscuri del XIX secolo.
Nonostante rifiutasse le carriere più ambite, fu costretto a lavorare, seppur per un breve periodo, come impiegato presso gli uffici doganali di Boston e Salem. Nel 1853 venne eletto console a Liverpool, lavorando coscienziosamente. Tornato a Concord nel 1860 si dedicò nuovamente alla letteratura fino alla morte, sopraggiunta qualche anno dopo, il 19 maggio 1864.
Dopo il primo breve romanzo degli anni del College, intessuto di elementi autobiografici, le tematiche caratteristiche della produzione di Hawthorne cominciarono ad affermarsi nelle raccolte di racconti. Il tentativo di analisi dell’animo umano e della relazione con la società, erano affiancati dalle dicotomie di bene e male, ragione e sentimento. In questo scenario si fece strada ben presto, anche la critica verso il rigore puritano, estremamente chiaro nel suo capolavoro La lettera scarlatta.
La produzione letteraria fu saldamente legata alla contingenza storico-politica dell’America puritana. La sua attenzione è concentrata particolarmente su quel New England che fece da scenario alla maggior parte delle sue opere. Inoltre, pur assorbendo elementi della corrente del Romanticismo e pur partecipando all’esperienza trascendentalista, non spostò mai il suo interesse dalla complessità dell’animo umano, impegnandosi sempre nell’analisi introspettiva dei personaggi.
Il capolavoro di Hawthorne narra la storia di due amanti separati del destino, racconta dell’intreccio delle loro forze e delle loro debolezze, dell’interpretazione di quella legge morale delle comunità Puritane dell’America del XVII secolo.
La storia è ambientata nel ‘600, in una vecchia Boston, luogo dove echeggiano parole come severità, punizione e vergogna in uno sfondo pregno del fanatismo religioso dei Puritani. È la rappresentazione di quell’America indifferente e insensibile, piena di ombre, dove la corsa al potere ha preso il posto della spinta vitale positiva e, per non destare sospetti, si nasconde dietro al rigore e al rispetto del volere divino.
La protagonista è Hester Prynne, un nome indicativo, poiché probabilmente rimanda alle origini della Repubblica americana, nata dalla volontà di separarsi dalla lontana e vecchia madrepatria. Come nel 1637 il puritano William Prynne fu dichiarato colpevole di ribellione nei confronti della monarchia inglese e fu marchiato a fuoco sulle guance con le iniziali delle parole Seditious Libeller, così Hester Prynne fu dichiarata colpevole di aver disobbedito alle leggi puritane e fu condannata a portare sul petto l’iniziale della parola Adultera.
La lettera scarlatta cucita sui vestiti di Hester è il marchio della colpa di questa giovane donna che ha dato alla luce una bambina in assenza del marito, rifiutandosi, per giunta, di dire il nome del vero padre.
Fin da subito, Hawthorne si sofferma sui commenti delle comari, sottolineandone l’intento sentenzioso:
Questa donna ha gettato la vergogna sopra di noi e dovrebbe dunque morire. Non vuole così la legge? Tanto il Vangelo che la nostra legge? I magistrati non hanno voluto applicarla, e sarà colpa loro se le loro mogli e le loro figlie andranno in perdizione! (Hawthorne, 1999:35)
Anche dopo il ritorno in città da parte del marito, Hester si rifiuta di svelare il nome del padre della piccola Pearl. Tuttavia, il narratore rivela ben presto che l’amante è niente meno che il reverendo Dimmesdale, uno degli uomini più rispettati della città. Il lettore così comprende pienamente il sacrificio di Hester, che sceglie di scontare la pena per il peccato che hanno commesso entrambi.
Dopo anni in cui Hester tenta di redimersi aiutando la società, nonostante i continui insulti ricevuti da parte dei concittadini, sia la giovane Pearl che il marito della protagonista, che vive in città sotto falso nome di Roger Chillingworth, capiscono chi sia l’amante.
Il segreto di Hester Prynne e del reverendo Dimmesdale sta per essere scoperto, così pensano di scappare per ricominciare una nuova vita. Tuttavia, durante un corteo, Dimmesdale tenta di rivelare ai cittadini il famigerato segreto, ma muore ancor prima di poter aprire bocca. Nonostante tutto, giorni dopo, alcuni sostengono di aver visto sul suo petto nudo una lettera A, come quella di Hester, ignari del suo vero significato, così avanzano delle ipotesi, alle quali seguono diverse interpretazioni.
Il grande successo del romanzo è dato dall’intento primario dello scrittore di creare un netto distacco dalla cultura della madrepatria inglese. Lo stile e il linguaggio, nonché l’interesse a temi del tutto nuovi rispetto al passato, contribuiscono ad accentuare questo allontanamento, del quale Hawthorne, come molti altri scrittori di quegli anni, si fece carico per distruggere i prototipi letterari fino a quel momento imposti.
Il sacrificio di Hester Prynne, i giudizi e gli insulti con cui viene costantemente ricoperta sono la condanna alla quale viene sottoposta dai suoi concittadini, i quali, a prima vista, le impediscono qualsiasi tipo di riscatto. Hester è una donna che si fa carico della responsabilità delle sue azioni, sperando nel perdono, soprattutto quello divino. Lotta contro quella stessa comunità che la collega costantemente al peccato, riducendo la sua personalità a emblema della colpa.
“Hester Prynne conservava quanta calma era possibile per una donna, sotto il peso di quegli sguardi; ma il suo era un intollerabile martirio.” (Hawthorne, 1999:39)
Per cui, con eroico coraggio, si prostra al volere della società per amore del reverendo e, con orgoglio, sfoggia la sua A scarlatta arricchita di ricami, merletti e cuciture d’oro. Hawthorne, in questo scenario, non solo mostra con maestria il percorso di introspezione e pentimento della protagonista, ma descrive accuratamente la sofferenza e il dolore che prova per la pena che le è stata inflitta.
La lettera non è solo il marchio del peccato, ma assume via via un significato diverso e quindi un’interpretazione diversa. Con il passare del tempo, il senso originale della lettera quale di peccato e senso di colpa diventa piuttosto un turbinio di altri significati che il lettore può trovare nel testo, primo fra tutti quello legato al tema della resilienza.
“Ma Hester era preparata a quanto accadeva: non rispondeva mai agli insulti, se non con una vampata di rossore che le saliva alle gote, per ricaderne subito dopo e spegnersi nel sangue del suo povero cuore. Tutto ella sopportava con pazienza di martire; e se non giungeva a pregare per i suoi nemici, era soltanto per il timore che la preghiera di una peccatrice si mutasse in maledizione.” (Hawthorne, 1999:59)
Nonostante tutto, Hester non dimentica mai di aiutare il prossimo, malgrado i pregiudizi e le dicerie che circolano sul suo conto. Ed è proprio con la minuziosa descrizione del suo atteggiamento positivo che Hawthorne critica il fanatismo della società puritana, mostrando anche il modo in cui le donne fossero rese delle vere e proprie vittime della società.
“Era stato anche osservato come quella donna - che non chiedeva al mondo se non il diritto di respirare l’aria che respirano tutti e di guadagnarsi col suo lavoro il pane per sé e per la figlia - si mostrasse poi a ogni occasione animata da sentimenti profondi di fraternità umana. Nessuno più pronto di lei all’elemosina, anche se la perfidia del beneficato a volte ricambiava il dono con un insulto.” (Hawthorne, 1999:115)
Inoltre, la visione positiva della figura di Hester si lega con il tema principale del romanzo: l’intento di un’esaltazione femminista da parte di Hawthorne. Lo scrittore, oltre a proiettare sulla figura femminile un peccato da punire severamente attraverso atti di violenza sociale, ricorda al pubblico che la forza, la determinazione e la resilienza erano una prerogativa soprattutto femminile.
Easy Girl (Easy A in lingua originale), non è un vero e proprio adattamento del libro di Hawthorne, quanto piuttosto un modo per rielaborare quelle tematiche in chiave moderna. Ipocrisia, umiliazione e conformismo sono i temi brucianti che accomunano il romanzo con questo teen movie del 2010 diretto da Will Gluck.
Olive Penderghast (Emma Stone) è un’adolescente come tante altre che, messa alle strette da un’amica insistente, confessa nei bagni della scuola un finto rapporto sessuale avuto con un ragazzo più grande. Casualmente, nello stesso bagno, origlia una compagna di scuola conosciuta da tutti come una fanatica religiosa, la quale provvede subito a trasformare la bugia apparentemente innocente della protagonista in un vero e proprio scandalo.
Olive inizia così una lotta contro i pettegolezzi e i pregiudizi da liceo che la vedono protagonista e, come l’eroina del romanzo di Hawthorne, cuce una "A" scarlatta su molti dei suoi vestiti, suscitando la curiosità e l’attenzione non solo dei compagni di scuola, ma anche dei professori. Ben presto la situazione degenera ed è costretta a fare i conti con le conseguenze delle sue bugie.
Easy Girl è una pellicola che tenta di trattare in modo nuovo i temi del romanzo posto come critica della società puritana del ‘600 e che sono ancora vivi nella contemporaneità. Il regista cerca di affrontare i problemi di bullismo ed emarginazione che gli adolescenti sono costretti ad affrontare a scuola, sdrammatizzando la trama e ricordando al pubblico la freschezza tipica delle pellicole degli anni ’80. Per questo replica e reinterpreta le scene cult del cinema di John Hughes, quali Un compleanno da ricordare-Sixteen Candles (1984), Breakfast Club (1985) e Una pazza giornata di vacanza (1986).
Così come Olive nota dei parallelismi tra la sua situazione e quella vissuta da Hester nel romanzo di Hawthorne, Gluck spiega agli spettatori, specialmente quelli che non conoscono la storia originale de La lettera scarlatta, le numerose similitudini col romanzo e tenta di ricordare magistralmente quanto i classici della letteratura possano essere estremamente attuali. Attraverso qualche licenza creativa, il regista mette a confronto le dicerie e gli sguardi critici dei concittadini di Hester con quelli dei compagni di scuola di Olive, i quali creano ancora più confusione riguardo la situazione creatasi. Gluck evidenzia anche il percorso di rassegnazione di Olive (così come era accaduto ad Hester) la quale accetta la condanna inflitta dai suoi coetanei.
La protagonista evidenza costantemente, anche attraverso il confronto con i genitori, i luoghi comuni tipici delle scuole superiori, alimentati ancor di più dai mass media al giorno d’oggi. Olive decide di vestirsi provocatoriamente per dimostrare a tutti che non è disposta ad assoggettarsi agli stereotipi imposti dalla società e tipicamente associati al ruolo delle donne, proponendo al contempo una nuova visione del sesso e dell’amore.
La pellicola di Gluck fornisce una pungente, quanto puntuale, rappresentazione delle dinamiche da liceo nell’era di Internet, quando qualsiasi cosa, a prescindere dalla propria veridicità, diventa automaticamente vera. Olive, alla fine del film, non riesce ad avere la meglio su quella società ricca di pregiudizi che ci viene brutalmente presentata. Piuttosto riesce a riequilibrare la sua posizione nel gioco sociale imposto, raccontando la verità attraverso un video sul web, e riuscendo, al contempo, a godersi l’amore in un piacevole happy ending.
Nathaniel Hawthorne, La lettera scarlatta, Mondadori, Milano, 1999.
Paul Lauter, The Heath Anthology of American Literature, Vol.1, Third Edition, Houghton Mifflin Company, Boston, 1998.
"Nathaniel Hawthorne", wikipedia.org (ultima consultazione 27/08/2021)
"La Lettera Scarlatta", wikipedia.org (ultima consultazione 27/08/2021)
"Easy Girl", wikipedia.org (ultima consultazione 27/08/2021)
Gluck Will, (2010), Easy A. Olive Bridge Entertainement.
Foto 1 da history.com (ultima consultazione 08/08/2021)
Foto 2 da amazon.com (ultima consultazione 08/08/2021)