L’algebra del bisogno: manipolazione e controllo sociale in Pasto nudo di William S. Burroughs

Alberto Luppino

Scrittore controverso e visionario, William S. Burroughs fu una figura di spicco della Beat Generation, anche se il suo stile innovativo lo colloca oltre i confini di qualsiasi movimento letterario.

Con la pubblicazione di Pasto nudo nel 1959, Burroughs sconcertò l’opinione pubblica dell’epoca. Il romanzo, con la sua narrativa frammentata e un linguaggio spesso disturbante, esplora temi come le dipendenze e la sete di controllo, offrendo una rappresentazione cruda e provocatoria della società americana di metà Novecento.

 

1. Oltre i limiti: il viaggio letterario di William S. Burroughs
2. Pasto nudo: un banchetto allucinante di parole e carne
3. Il “biocontrollo”: quando il bisogno diventa un’arma
4. L’attualità profetica di Pasto nudo
5. Fonti

 

1. Oltre i limiti: il viaggio letterario di William S. Burroughs

Cresciuto in una famiglia agiata, William S. Burroughs era nipote dell’omonimo inventore della prima addizionatrice scrivente. Dopo aver conseguito la laurea ad Harvard, abbandonò presto il mondo accademico per svolgere diversi mestieri, tra cui quello di disinfestatore.

william-s-burroughs-pasto-nudo-algebra-del-bisogno-controllo-sociale-manipolazione-albertoluppino-canadausa

Figura emblematica della controcultura statunitense di metà Novecento, collaborò con numerosi artisti, si cimentò anche in arti come la pittura e la fotografia e strinse legami significativi con personalità come Andy Warhol e Brion Gysin. Proprio con Gysin condivise una proficua relazione artistica, decisiva per la pubblicazione di Pasto nudo, opera segnata anche dal suo interesse di vecchia data per l’occulto e la magia.

Nel 1943, Burroughs si trasferì a New York. Qui strinse una duratura amicizia con Jack Kerouac e Allen Ginsberg. Nacque così la cerchia di artisti anticonformisti noti con il nome di Beat Generation e, proprio in questo periodo, iniziò a dedicarsi alla scrittura. Due anni più tardi, Lucien Carr, anche lui membro del gruppo, uccise David Kammerer per delle avance indesiderate. Prima di consegnarsi alla polizia, Carr confessò l’omicidio a Burroughs e Kerouac che, scegliendo di non denunciare il crimine alle autorità, furono a loro volta arrestati con l’accusa di complicità. L’episodio ispirò il romanzo E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche, scritto a quattro mani da Burroughs e Kerouac nel 1945, ma pubblicato postumo nel 2008.

Qualche anno più tardi, Burroughs decise di trasferirsi in Messico con sua moglie Joan Vollmer. Nel 1951, però, durante un gioco da ubriachi, la uccise con un colpo di pistola giudicato accidentale. Questo tragico evento lasciò un segno indelebile. Burroughs intraprese una lotta contro una profonda angoscia interiore che lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita. Forse proprio da quel momento, iniziò a sentire la necessità di doversi liberare della parte peggiore di sé: il suo Ugly Spirit (lo Spirito Brutto, ndt).

Una volta lasciato il Messico, lo scrittore intraprese un viaggio per il Sudamerica, alla ricerca dello yage, una pianta ben nota per i suoi poteri allucinogeni. Qui, iniziò una corrispondenza con Ginsberg, che sarebbe stata pubblicata qualche anno più tardi con il titolo Le lettere dello yage (1963).

Burroughs trascorse diversi anni esplorando nuove città. Dopo un periodo a Tangeri, che ispirò la composizione di Pasto nudo, si trasferì a Parigi e poi a Londra, prima di fare ritorno negli Stati Uniti nel 1974.

burroughs-ginsberg-corso-beat-generation-pasto-nudo-algebra-del-bisogno-manipolazione-controllo-sociale-albertoluppino-canadausa

I suoi continui spostamenti rappresentano, in parte e in piccolo, la forte poliedricità dell’autore e una personalità complessa anche della sua produzione. Infatti, nonostante il suo nome sia legato agli iniziatori della Beat Generation, il suo stile è stato spesso associato alla letteratura postmoderna, che si distingue proprio per tecniche come il cut-up e il narratore inaffidabile di cui lui era fautore e maestro. La verità è che Burroughs è sinonimo di sfida all’idea tradizionale della narrativa. Questo rende difficile circoscriverlo all'interno di un solo movimento letterario.

La sua produzione letteraria consiste in diciotto romanzi, sei raccolte di racconti e quattro di saggi, oltre a diverse pubblicazioni riguardanti interviste e carteggi.

Già dai primi scritti, Junky (1953) e Queer (1985), la prosa di Burroughs si caratterizzò da uno stile innovativo e da una franchezza sconvolgente su temi come l’abuso di droga e l’omosessualità, che scandirono la sua esistenza. Tuttavia, la sua opera più celebre rimane Pasto nudo, un viaggio psichedelico nella società distopica dell’Interzona che sconcertò l'opinione pubblica statunitense degli anni Sessanta per il suo contenuto sessuale e per un linguaggio crudo ed esplicito su argomenti spinosi quali la tossicodipendenza e il controllo politico.

 

2. Pasto nudo: un banchetto allucinante di parole e carne

Pasto nudo nacque da una serie di annotazioni surreali scambiate in lettere con l’amico Allen Ginsberg. Grazie alla collaborazione con quest’ultimo, Jack Kerouac e Alan Ansen, Burroughs riuscì a organizzare il suo Word Hoard (letteralmente, “tesoro di parole”), una raccolta di circa mille pagine dattiloscritte prodotta tra il 1954 e il 1958. Partendo da questi testi frammentari e grazie a tecniche sperimentali come il cut-up (ritagliare testi o parole e riorganizzarli per formarne uno nuovo, ndr.) e il fold-in (combinare pagine diverse per formare nuovi testi, ndr.), Burroughs creò mosaici di immagini che avrebbero dato vita a opere come La macchina morbida (1961), Il biglietto che esplose (1962) e Nova Express (1964).

william-s-burroughs-portrait-pasto-nudo-algebra-del-bisogno-manipolazione-controllo-sociale-alberto-luppino-canadausa

Frutto di un pensiero frammentato e di una narrazione innovativa, Pasto nudo non presenta una trama vera e propria, ma segue le visioni allucinogene e le esperienze surreali di William Lee, alter ego dell’autore, in una società pervasa da droga, sesso, violenza e sperimentazione medica. Burroughs è anche un maestro nel delineare narratori inaffidabili, il che rende difficile per il lettore distinguere la verità dalla finzione, le esperienze reali dai deliri dei protagonisti.

Il mondo letterario di Pasto nudo, caotico e segmentato, è il risultato delle molteplici esperienze dell’autore con le droghe, che hanno avuto un ruolo determinante nella sua vita. Non a caso, Burroughs affronta il tema della tossicodipendenza in modo significativo nel romanzo, completato proprio durante la fase finale di una disintossicazione da oppiacei.

Il titolo stesso, Naked Lunch nella versione originale, riflette la visione della vita aleatoria e allucinante presentata nel romanzo. Nato da un’idea di Jack Kerouac dopo un errore di lettura di Allen Ginsberg, il sintagma “pasto nudo” – apparentemente privo di senso – fu trovato da Burroughs decisamente appropriato per un’opera che, secondo lui, aveva lo scopo di documentare e smascherare la realtà nella sua cruda verità.

La prorompente denuncia del lato oscuro dell’America attirò anche l’attenzione degli intellettuali anticonformisti dell’epoca. Tra questi spicca Anthony Burgess, scrittore e critico letterario, che in una recensione per il Guardian lodò il coraggio di Burroughs nel portare alla luce le zone d’ombra della società americana:

 

L’oscenità non è opera del signor Burroughs: è là fuori, nel mondo esterno. Siamo tutti seduti sorridendo a un pasto spaventoso che lui improvvisamente ci mostra essere cannibalistico. La carne alla fine di ogni forchetta si rivela essere le interiora e il sangue dei nostri simili. È una rivelazione che non piacerà a nessuno e potrebbe rovinare qualche appetito, ma deve essere fatta, sebbene pochi abbiano il coraggio di farla. Il signor Burroughs si unisce a un piccolo gruppo di scrittori disposti a guardare l’inferno e a riferire ciò che vedono”.

 

Pasto nudo è un’esposizione forzata del lato più intimo e inquietante dell’uomo. Con la sua narrativa sperimentale che incorpora elementi realistici, finzione, surrealismo e satira, Burroughs costringe il lettore a confrontarsi con la brutalità dell’essere umano e a riflettere sulla sua posizione di individuo nella società. Definito da Terry Southern come “una presa in giro assolutamente devastante di tutto ciò che è falso, primitivo e vizioso nella vita americana attuale”, Burroughs scava nei più oscuri impulsi ipocriti e autodistruttivi della società statunitense, mettendone a nudo il degrado e le contraddizioni.

Lo scenario di questa critica feroce è un’ambientazione vaga e contorta, che spazia elasticamente da New York al Messico, fino ad arrivare alla magnetica Interzona. Qui, Burroughs ci descrive un territorio abitato da figure inquietanti e grottesche, un luogo dove prolifera ogni tipo di vizio. I resoconti in prima persona del protagonista, William Lee, rendono Pasto nudo una sorta di diario di viaggio verso la depravazione, la crudeltà e un crescente senso di disagio, elementi che risuonano nel lettore con una strana, quasi spaventosa familiarità.

burroughs-naked-lunch-beat-generation-tangier-algebra-del-bisogno-manipolazione-controllo-sociale-alberto-luppino-canadausa

Per caratterizzare la sua Interzona, Burroughs si ispirò alla Zona Internazionale di Tangeri, dove visse per alcuni anni. Prima dell’indipendenza del Marocco nel 1956, Tangeri, governata da una commissione internazionale, era nota come una terra promessa delle libertà individuali, un luogo caotico e talvolta pericoloso, ma tollerante verso la diversità. Per questa reputazione, attrasse diversi intellettuali, tra cui Allen Ginsberg, Peter Orlovsky, Gregory Corso, John Bowles e Truman Capote, oltre a omosessuali, criminali, uomini d’affari e persone in cerca di avventura che trovarono nella città marocchina un rifugio dal mondo moderno. Burroughs decise di partire in un esilio autoimposto, spinto dai racconti dell’amico John Bowles, che in Il tè nel deserto (1949) invitava il viaggiatore a perdersi in una città di eccessi e sregolatezza.

Qui, descrisse un mondo dissoluto in cui si può avere tutto, ma al contempo tutto perde di significato. Nell’Interzona di Pasto nudo, i personaggi sono marionette mosse dall’incessante desiderio di controllo e di assuefazione. Privi di una volontà vera e propria, sono guidati da istinti primordiali e intrappolati in un vortice di visioni grottesche, pulsioni sessuali e macchinazioni politiche dove vivono paradossalmente in uno stato di profonda alienazione. D’altronde, sono i figli del mondo moderno.

La raffigurazione inquietante dell’Interzona è amplificata dal linguaggio utilizzato da William S. Burroughs, tanto crudo ed esplicito da avere un impatto disturbante sul lettore. Le vivide descrizioni delle iniezioni di potenti droghe non solo riflettono la brutalità e la disumanizzazione degli atti in sé, ma assumono un valore ben più profondo, perché simboleggiano la decadenza morale e sociale che permea il mondo narrato:

 

Cinque chili persi in dieci minuti con la siringa in una mano, reggendosi i calzoni con l’altra, mentre la carne abdica e brucia in un freddo alone giallo, in una camera d’albergo di New York… sul comodino scatole di caramelle, tre portacenere che rigurgitano mozziconi, un mosaico di notti insonni e gli improvvisi bisogni di cibo del tossico scalciante che nutre la propria carne neonata…” (Burroughs, 1959:20)


Tuttavia, l’aspetto che suscitò maggiore scalpore in Pasto nudo è la rappresentazione dettagliata del sesso sadomasochista, in particolare quello omosessuale, che viene rappresentato in modo grottesco e impietoso. Probabilmente, l’audacia di Burroughs nel raffigurare tali pratiche supera persino quella della sua controparte eterosessuale, Henry Miller, che con il suo romanzo Tropico del Cancro (1934) aveva già scosso la morale dell’epoca.

Alla luce di ciò, non sorprende che Pasto nudo finì nel mirino dell’opinione pubblica nell’America post-maccartista. Non a caso, la prima pubblicazione dell’opera non avvenne negli Stati Uniti, bensì in Francia, grazie alla casa editrice parigina Olympia Press di Maurice Girodias, che qualche anno prima aveva già fatto scalpore pubblicando la prima edizione di Lolita di Vladimir Nabokov (1955). Solo nel 1962, la Grove Press acquisì i diritti e pubblicò il romanzo negli Stati Uniti.

Non passò molto prima che Pasto nudo fosse processato a Boston con l’accusa di oscenità. Durante il processo, difesero Burroughs grandi intellettuali, tra cui Allen Ginsberg, Norman Mailer e John Ciardi, che accostarono il romanzo a opere come l’Inferno di Dante, gli scritti satirici di Jonathan Swift e i dipinti religiosi di Hieronymus Bosch. Tuttavia, a Boston, Pasto nudo fu dichiarato osceno. Riuscì a tornare nelle librerie americane solo nel 1966, quando la Corte del Massachusetts ne autorizzò la diffusione.

 

3. Il “biocontrollo”: quando il bisogno diventa un’arma

Il filo conduttore di Pasto nudo è, senza dubbio, la tossicodipendenza o, meglio, l’algebra del bisogno. Burroughs rivela un mondo in cui la ricerca disperata della droga, come anche di altre ossessioni distruttive, è dettata da un incessante, seppur effimero, bisogno di assuefazione. Il tossicodipendente emerge, così, come l’emblema dell’individuo alienato, una marionetta di forze esterne.

Burroughs, però, va oltre gli effetti nocivi delle droghe sulla salute. Per lui, il vero problema del “virus della droga” riguarda soprattutto l’isteria mediatica e le politiche antidroga, che demonizzano le sostanze stupefacenti e reprimono le libertà individuali (Burroughs, 1959:252-253).

william-s-burroughs-pasto-nudo-algebra-del-bisogno-manipolazione-controllo-sociale-albertoluppino-canadausa

Pasto nudo è un monito sull’effettivo libero arbitrio degli individui. Attraverso la rappresentazione della società distopica dell’Interzona, popolata da partiti politici che si contendono il controllo assoluto tramite diverse tecniche di manipolazione, Burroughs mette in guardia il lettore contro le insidie del potere e della dipendenza da esso. Infatti, le diverse fazioni che si contendono il dominio sull’Interzona rappresentano le molteplici facce del controllo sociale esercitato dalle principali ideologie politiche: i Liquefazionisti puntano a inglobare il maggior numero possibile di persone; i Trasmettitori cercano di controllare le menti attraverso la tecnologia; i Divisionisti, invece, mirano a dominare il mondo attraverso la replicazione incontrollata dei propri membri.

Nonostante le loro diverse modalità operative, i gruppi condividono un obiettivo comune: il controllo assoluto e l’eliminazione del dissenso. Tuttavia, al loro interno sono presenti conflitti di potere: non c’è vera unità e i leader manipolano le masse solo per i propri scopi personali, rivelando l’ipocrisia e l’autodistruzione insite in tali sistemi di dominio.

Una particolare attenzione viene prestata ai Trasmettitori, che Burroughs definisce come “gli uomini più pericolosi e crudeli sulla faccia della terra” (Burroughs, 1959:168). Questi individui utilizzano il “biocontrollo”, uno strumento tecnologico di trasmissione telepatica unidirezionale che induce bisogni fittizi e sensazioni continue, per assoggettare le persone al loro volere. In questo modo, le dipendenze – che si tratti di droghe, sesso, potere o denaro – diventano meri mezzi di controllo della coscienza sociale e del comportamento umano. Inoltre, il Trasmettitore leader viene periodicamente destituito dalla classe lavoratrice, la quale, a sua volta, ne elegge un altro, instaurando un ciclo perpetuo che potrebbe culminare nel dominio globale di un unico Trasmettitore.

L’alternativa proposta dall’autore è il movimento anarchico dei Fattualisti, di cui fa parte anche William Lee, protagonista del romanzo. I Fattualisti promuovono le libertà individuali e si oppongono a qualsiasi tipo di coercizione, ma soprattutto contestano con forza l’utilizzo immorale della tecnologia:

 

Ci opponiamo, come ci opponiamo alla guerra atomica, all’impiego di un simile sapere per controllare, costringere, degradare, sfruttare o annichilire l’individualità di un’altra creatura vivente. [...] deve essere considerato un male assoluto.” (Burroughs, 1959:173)

 

Il “male assoluto”, secondo Burroughs, è la forma di controllo per antonomasia: la pena di morte. Infatti, si scaglia con ferocia contro un atto brutale e incivile, che rappresenta l’emblema di un mondo insensato e fuori controllo. Lo chiarisce nell’appendice Deposizione: testimonianza di una malattia, in cui risponde alle critiche verso i contenuti sessualmente espliciti del suo romanzo, che spesso culminano in scene di impiccagione. Questi passaggi accusati di pornografia sono in realtà concepiti come un trattato contro la pena di morte, ispirato da Una modesta proposta (1729) di Jonathan Swift. L’intenzione di Burroughs è quella di denunciare l’esecuzione capitale come un anacronismo osceno, barbaro e ripugnante, più conforme ai riti pagani di sangue e vittime sacrificali che a ciò che dovrebbe determinare una società civile.

Riprendendo il titolo del romanzo, l’autore chiarisce anche il fine ultimo dell’opera: l’uomo ha il diritto di vedere con chiarezza, senza il filtro dei media, ciò che vi è alla “punta del cucchiaio” e, quindi, di essere consapevole della natura della civiltà occidentale. Le descrizioni sessuali esplicite e le consecutive esecuzioni non sono mai gratuite, in quanto costituiscono per Burroughs elementi essenziali per rappresentare in modo crudo e realistico il degrado della società (Burroughs, 1959:246-247).

 

4. L’attualità profetica di Pasto nudo

Oggi, William S. Burroughs continua a sconvolgere e ispirare generazioni a distanza di decenni dalla sua scomparsa.

william-s-burroughs-david-bowie-pasto-nudo-algebra-del-bisogno-manipolazione-controllo-sociale-albertoluppino-canadausa

Il suo essere eclettico e visionario gli ha permesso di contaminare la scrittura con tecniche appartenenti ad altri campi. Ha influenzato scrittori come J. G. Ballard e Kathy Acker e ha definito tratti distintivi del genere fantascientifico. Il suo impatto si è esteso persino al mondo della musica: fu lui a coniare il termine heavy metal (usato per la prima volta per introdurre un personaggio del romanzo La macchina morbida, Uranian Willy, “il ragazzo di metallo pesante”, ndr.) e collaborò o fu citato da artisti come David Bowie, Kurt Cobain e i Soft Machine, che prendono il nome dal suo omonimo romanzo.

In particolare, però, è difficile non notare analogie tra il mondo descritto da Burroughs in Pasto nudo e le dinamiche sociali attuali. L’algebra del bisogno è più diffusa che mai nel nostro mondo occidentale, ormai saturo di ossessioni e intrattenimento. In effetti, a differenza di altri libri della Beat Generation, come Sulla strada (1957) o Urlo (1956), che pur essendo classici descrivono mondi che non esistono più, gran parte di Pasto nudo sembra scritta ieri

Burroughs ci offre un monito profetico sulle derive della società contemporanea: le critiche al potere, alla conformità e alla repressione individuale risuonano con forza in un’epoca di crescente controllo sociale, omogeneizzazione culturale e individualismo sfrenato. Il messaggio è dirompente, nudo, ma allo stesso tempo necessario per contrastare la passività che caratterizza il mondo odierno.

 

6. Fonti

Burroughs, William S., Pasto nudo, Adelphi, 2006

Beat and dust: Tangier's tang of history, su theguardian.com (data di ultima consultazione: 08/07/2024)

Naked Lunch is still fresh, su theguardian.com (data di ultima consultazione: 13/07/2024)

Political Parties in Naked Lunch, su litkicks.com (data di ultima consultazione: 08/07/2024)

The Boston Trial of Naked Lunch, su realitystudio.org (data di ultima consultazione: 13/07/2024)

The Naked Lunch by William Burroughs demands to be read, su theguardian.com (data di ultima consultazione: 08/07/2024)

The ugly spirit, su theguardian.com (data di ultima consultazione: 12/07/2024)

Welcome to Interzone: On William S. Burroughs' Centennial, su lareviewofbooks.org (data di ultima consultazione: 08/07/2024)

William S. Burroughs, su britannica.com (data di ultima consultazione: 08/07/2024)

William S. Burroughs, Outlaw and Beat, su newyorker.com (data di ultima consultazione: 08/07/2024)

Foto 1 da ilgiornale.it

Foto 7 da philomag.com