Alberto Luppino
Con la sua testa rasata e la barba appuntita, Anton Szandor LaVey incarnava l’immagine del Sommo Sacerdote di una controcultura che ha sconvolto le convenzioni. Il suo aspetto distintivo, caratterizzato da abiti neri e una presenza magnetica, lo rese una figura iconica e controversa nella cultura popolare. Fondatore della Chiesa di Satana, LaVey non era solo un leader religioso, ma anche un maestro nel creare un’aura di mistero e potere intorno a sé, divenendo un’immagine che ha affascinato e disturbato intere generazioni.
Molti dettagli della vita di LaVey prima della fondazione della Chiesa di Satana rimangono oggetto di dibattito. Alcuni studiosi sostengono che esistano due sue biografie: una leggendaria e una storica, molto più prosaica rispetto all’immagine costruita per i media (Lewis, 2002:5).
Anton LaVey nacque nel 1930 a Chicago come Howard Stanton Levey, ma la sua famiglia si trasferì presto in California, inseguendo il sogno americano.
San Francisco divenne il suo palcoscenico, permettendogli di evolversi nell’eccentrica e misteriosa figura che oggi conosciamo come il padre del satanismo moderno (Granholm, 2009:91). Influenzato fin da piccolo dai racconti della nonna, originaria dell’Europa dell’Est, LaVey entrò in contatto con le storie del terrore legate a Dracula e Frankenstein. La sua passione per le riviste pulp, specialmente quelle dedicate all’horror e alla fantascienza, plasmò ulteriormente il suo immaginario.
Amante della musica classica, LaVey mostrò una predilezione per gli strumenti a tastiera, per i quali possedeva un talento che gli consentì di guadagnarsi da vivere suonando per diversi anni. La leggenda narra che abbia suonato l’oboe per la San Francisco Ballet Orchestra e che all’età di 17 anni abbia lasciato la scuola per unirsi al Clyde Beatty Circus come domatore di leoni. Inoltre, dichiarò di aver lavorato successivamente nei carnevali con la sua calliope e come organista in diversi locali. Un altro aneddoto controverso parla di una breve relazione con una giovane Marilyn Monroe, allora sconosciuta, che si esibiva in un teatro di burlesque a Los Angeles. Tuttavia, il racconto fu contestato da coloro che conoscevano l’attrice in quel periodo e dal locale stesso, che negò che Monroe vi avesse mai lavorato.
LaVey svolse anche attività insolite come fotografo per il Dipartimento di Polizia e investigatore psichico. Furono proprio queste esperienze che lo portarono a comprendere quanto fosse comune cercare spiegazioni sovrannaturali per eventi che avevano, in realtà, cause del tutto ordinarie. Poiché le sue risposte logiche spesso deludevano chi cercava aiuto, LaVey iniziò a inventare spiegazioni più fantasiose per soddisfare le aspettative dei suoi clienti. Fu allora che cominciò a comprendere l’impatto della religione sulla vita delle persone. Durante questo periodo, incontrò e sposò Carole Lansing, con cui ebbe la sua prima figlia, Karla Maritza, nel 1952. Tuttavia, il matrimonio finì qualche anno dopo, quando si innamorò di Diane Hegarty. Sebbene non sposò mai Diane, la loro relazione durò circa venticinque anni e, nel 1964, nacque la loro figlia, Zeena Galatea.
Nel 1956, LaVey acquistò una casa vittoriana a San Francisco, la dipinse di nero e da lì a poco sarebbe diventata la sede della Chiesa di Satana: la Black House. Qui, al costo di $2,50 a lezione, iniziò a tenere conferenze su temi oscuri come il vampirismo, il cannibalismo e la licantropia. Il “Magic Circle”, come si facevano chiamare i frequentatori abituali, divenne così un punto di riferimento per chi nutriva un profondo interesse per l’occulto e l’eccentrico. Tra i soci più noti figuravano personalità come lo scrittore di fantascienza Forrest J. Ackerman e il regista Kenneth Anger. Alcuni resoconti delle attività che si svolgevano nella Black House riportavano episodi particolarmente controversi, come il consumo di carne umana, cucinata dalla moglie Diane.
Con il sostegno dei suoi seguaci e avendo fatto frutto delle esperienze vissute, LaVey dichiarò la fondazione della Chiesa di Satana durante la simbolica notte di Valpurga nel 1966, proclamando questo come l’Anno Satanas, il primo anno dell’era di Satana. Questa scelta audace rappresentava un progetto più ampio: diffondere la sua filosofia e unire coloro che si identificavano con le sue idee. Così, LaVey venne considerato il “San Paolo del satanismo” (Lewis, 2002:5), avendo fondato la prima chiesa organizzata dedicata al principe delle tenebre.
L’attenzione mediatica verso la Black House divenne sempre più assidua, alimentata dall’eccentricità del “Papa Nero” e dall’aura di mistero che riuscì a creare attorno a sé. Da un lato, molti furono affascinati dal movimento. In primis, i media sensazionalistici, che vedevano nella Chiesa di Satana un’opportunità per raccontare storie provocatorie e scandalose, e le controculture, che vedevano il culto satanista come una sfida provocatoria all’autorità religiosa e morale. Per amplificare la notorietà della nuova filosofia satanista, LaVey organizzò numerosi eventi pubblici, tra cui rituali religiosi come matrimoni, funerali e persino battesimi. Quello di sua figlia Zeena fu il primo battesimo satanico al mondo, celebrato da lui stesso nel 1967 e registrato nel vinile The Satanic Mass (1968). Inoltre, per accentuare il suo carisma e attirare l’attenzione della stampa, acquistò un leone berbero con cui posava regolarmente per il giornalista Herb Caen. Questi accorgimenti mediatici gli garantirono una crescente fama e la consacrazione come uno dei personaggi più celebri della San Francisco dell’epoca. Tuttavia, dall’altro lato, la reazione popolare fu spesso condizionata dalle connotazioni negative tradizionalmente associate a Satana, che il Cristianesimo identificava come simbolo del male, della ribellione contro Dio e del caos. Molti, specialmente gruppi conservatori, vedevano la Chiesa di Satana come una minaccia morale e temevano che promuovesse una visione del mondo pericolosa e nichilista.
Nel 1969, tre anni dopo la fondazione della Chiesa di Satana, LaVey pubblicò il suo testo più celebre, La Bibbia di Satana (The Satanic Bible), in cui codificò i principi fondamentali del satanismo razionalista.
Anziché venerare Satana come una divinità, LaVey incentrò la sua filosofia in ciò che viene definito egoismo etico. Criticava aspramente le religioni teistiche tradizionali, accusandole per la loro ipocrisia e per la repressione dei desideri più profondi dell’essere umano, considerati vitali. LaVey sosteneva che queste religioni, attraverso la figura di un dio punitivo, imponevano una visione moralistica che reprimeva la vera natura umana e le sue passioni più intense. L’uomo doveva indulgere nei propri desideri, poiché la vita stessa è il valore supremo.
La controversa filosofia di Anton LaVey si ispirava al pensiero di Friedrich Nietzsche e Ayn Rand. Da Nietzsche, riprese la critica al Cristianesimo come “morale da schiavi” e adattò l'idea dell'oltreuomo come modello ideale, concentrato sul successo in questa vita anziché sulla redenzione spirituale. Da Rand, invece, trasse il concetto di interesse razionale, esaltando l’egoismo come una virtù e denunciando l’altruismo come un ostacolo alla vera felicità umana.
Nel satanismo laveyano, l’individuo è al centro del proprio mondo e sostituisce la figura divina. In questo modo, la volontà umana e la libertà personale diventano i pilastri della filosofia e conducono il satanista verso l’auto-deificazione.
Secondo Peter H. Gilmore, attuale Sommo Sacerdote della Chiesa di Satana, fare di se stessi il valore primario della propria vita significa considerarsi come il proprio Dio. Di conseguenza, tutto ciò che arreca danno viene percepito come malvagio. La responsabilità ricade interamente sull’individuo, poiché non può più attribuire il successo o il fallimento a una divinità o a un diavolo. Questo concetto è strettamente legato alla “spiritualità del sé” di Paul Heelas, che mirava a far riscoprire, potenziare e manifestare l’autentica natura interiore dell’uomo, spesso contaminata dalla socializzazione (Harvey, 2009:28-29).
I rituali che si svolgevano nella Black House avevano proprio lo scopo di condurre i satanisti all'autoaffermazione del proprio essere. Gli psicodrammi auto-trasformazionali (Greater Magic) sono considerati il tipo di rito satanico più adoperato, intesi come un mezzo per liberarsi dal bagaglio emotivo indesiderato che ostacola la ricerca quotidiana della gioia.
Per tradurre questi principi filosofici in azioni concrete, LaVey codificò una serie di regole e identificò comportamenti da evitare, delineando un percorso pratico per abbracciare pienamente il satanismo. Le Undici Regole Sataniche della Terra costituiscono le basi fondamentali per chi vuole affacciarsi al culto:
1. Non dare opinioni o consigli a meno che non ti siano richiesti.
2. Non raccontare i tuoi problemi agli altri a meno che tu non sia sicuro che vogliano ascoltarli.
3. Quando sei nel rifugio di un altro, mostragli rispetto o altrimenti non ci andare.
4. Se un ospite nel tuo rifugio ti infastidisce, trattalo con crudeltà e senza pietà.
5. Non fare avance sessuali a meno che non ti venga dato il segnale di accoppiamento.
6. Non prendere ciò che non ti appartiene a meno che non sia un peso per l'altra persona e questa ti implori di essere sollevata.
7. Riconosci il potere della magia se l'hai usata con successo per ottenere i tuoi desideri. Se neghi il potere della magia dopo averla invocata con successo, perderai tutto ciò che hai ottenuto.
8. Non lamentarti di nulla a cui non sei obbligato a sottoporti.
9. Non fare del male ai bambini piccoli.
10. Non uccidere animali non umani a meno che tu non sia attaccato o per il tuo cibo.
11. Quando cammini in un territorio aperto, non dare fastidio a nessuno. Se qualcuno ti infastidisce, chiedigli di smettere. Se non smette, distruggilo.
Il satanismo razionalista di LaVey implica la negazione di ogni forma di divinità, ponendo l’accento sul valore della realtà sensibile e dei piaceri sensoriali. Di conseguenza, l’uomo dovrebbe rifiutare le forme di ascetismo e, al contrario, celebrare l’indulgenza al piacere.
La figura di Satana, intesa non come una divinità, ma come un’allegoria, è rivalutata come simbolo di ribellione. Satana è, per eccellenza, la figura che sfida lo status quo (Lewis, 2001:2). Questa rivalutazione è stata in parte guidata dalla volontà di opporsi alla visione cristiana tradizionale, in particolare per quanto riguarda l’edonismo e la libertà personale.
Questo concetto è rappresentato anche nel simbolo della Chiesa di Satana, il Sigillo di Bafometto. L’emblema del satanismo – la testa di un capro all’interno di un pentagramma rovesciato – simboleggia la dualità dell’uomo (le corna del capro), in netto contrasto con l’aspetto spirituale della Trinità cristiana. Come affermava lo stesso LaVey, “Satana è per noi un simbolo rappresentativo, e quando vedi il tipo di liberazione che le persone provano dicendo qualcosa come ‘Ave, Satana’, beh, capisci quanto sia necessario. Odiare se stessi per essere umani non ha senso”. È fondamentale, quindi, definire che cosa rappresenti la figura di Satana per questo culto. LaVey lo spiega con le Nove Affermazioni Sataniche, elencate nel prologo a La Bibbia di Satana:
1. Satana rappresenta l’indulgenza invece dell’astinenza!
2. Satana rappresenta l’esistenza vitale invece dei sogni spirituali irrealizzabili!
3. Satana rappresenta la saggezza incontaminata invece dell’autoinganno ipocrita!
4. Satana rappresenta la gentilezza verso coloro che la meritano invece dell’amore sprecato sugli ingrati!
5. Satana rappresenta la vendetta invece di porgere l’altra guancia!
6. Satana rappresenta la responsabilità verso i responsabili invece della preoccupazione per i vampiri psichici!
7. Satana rappresenta l’uomo come un altro animale, talvolta migliore, più spesso peggiore di quelli che camminano a quattro zampe, che, a causa del suo “divino sviluppo spirituale e intellettuale”, è diventato l’animale più feroce di tutti!
8. Satana rappresenta tutti i cosiddetti peccati, poiché tutti conducono a una gratificazione fisica, mentale o emotiva!
9. Satana è stato il miglior amico che la Chiesa abbia mai avuto, poiché l’ha mantenuta in attività per tutti questi anni!
Queste affermazioni non solo delineano i valori fondamentali del satanismo laveyano, ma riflettono anche un ampio rifiuto del dogmatismo e delle credenze irrazionali.
Contrariamente alle principali religioni, la filosofia di LaVey privilegia un approccio razionale alla vita, basato sull’individualismo e sull’autonomia personale. Questa visione materialista si applica, ad esempio, alla concezione dell’etica, che non segue la tradizionale dicotomia tra bene e male, ma si fonda sulla forza decisionale del singolo individuo e sui benefici che può ottenere. In questo senso, il satanismo laveyano appoggia pienamente la giustizia personale, riprendendo il principio della legge del taglione, secondo cui chi arreca danno merita di subire lo stesso trattamento.
L’impatto dell’opera di LaVey e, in particolar modo, della sua iconografia, scatenarono reazioni molto contrastanti. Radicata nella tradizione occidentale, l’associazione di Satana con il male assoluto portò molti a interpretare il satanismo come una minaccia ai valori religiosi e morali consolidati. Nonostante la visione allegorica del culto, la scelta del nome stesso, “Chiesa di Satana”, evocava paure ancestrali, spingendo la massa a considerare il movimento come pericoloso e deviante.
Grazie all’atmosfera tetra e allo stesso tempo magnetica della Black House e alle storie che circolavano attorno alla figura enigmatica di Anton LaVey, negli anni ‘60 divenne una celebrità locale e non solo. Il suo carisma e l’alone di mistero che lo avvolgevano gli permisero di entrare nel panorama cinematografico. Tra i suoi seguaci si annoveravano attori come Jayne Mansfield e Sammy David Jr., e LaVey fu coinvolto, presumibilmente, come consulente in vari film horror hollywoodiani. Si vocifera che abbia partecipato anche al film Rosemary’s Baby (1968) del regista Roman Polanski, facendo una breve apparizione nel ruolo del diavolo.
Tuttavia, dopo un decennio di notorietà, il coinvolgimento pubblico di LaVey si ridusse drasticamente, e la Chiesa di Satana subì un forte declino. Uno dei principali fattori fu la decisione di Michael Aquino, tra i primi e più importanti seguaci della Chiesa, di prendere le distanze dal satanismo laveyano e di fondare, nel 1975, il Tempio di Set, un culto incentrato su una dimensione più spirituale, a seguito della percepita corruzione all’interno della Chiesa di Satana. Inoltre, soprattutto negli Stati Uniti si diffuse una paura collettiva nei confronti delle sette sataniche, accusate di commettere abusi durante dei rituali. Solo negli anni ‘90 LaVey riuscì a riguadagnare visibilità, in parte grazie all’impatto mediatico del suo rapporto con il controverso rocker Marilyn Manson, che divenne membro onorario del culto.
Anton LaVey morì il 29 ottobre del 1997 a causa di un attacco cardiaco, anche se, per ragioni sconosciute, il suo certificato di morte riportò la data del 31 ottobre, giorno di Halloween.
Oggi, il culto fondato da Anton LaVey ha generato un interesse diffuso e numerose controversie. La personalità eccentrica di LaVey e le sue convinzioni legate all’autoindulgenza hanno contribuito non solo a diffondere la sua filosofia a livello globale, ma anche a plasmare il genere horror come lo conosciamo. Le immagini e le tematiche sataniche, proprie della Chiesa di Satana, sono state ampiamente utilizzate per creare suspense e attrarre un pubblico sempre più affascinato dalle atmosfere cupe e inquietanti che caratterizzano molte opere di fiction contemporanea.
L’impatto del satanismo laveyano si è esteso anche alla musica, specialmente nell’ambito dell’heavy metal. Una delle figure più rappresentative di questa influenza è Marilyn Manson, che ha incorporato simboli satanici nella sua musica e nella sua immagine pubblica. Questo ha contribuito a rendere il satanismo parte integrante della cultura pop. Tuttavia, se da un lato la popolarità ha aumentato la visibilità della filosofia satanista, dall’altro ha avuto un effetto deleterio sulla sua percezione e portato a numerosi fraintendimenti. Il satanismo viene spesso associato al male, anziché essere riconosciuto come una filosofia che promuove l’autoaffermazione e la celebrazione di sé.
Il sensazionalismo mediatico, sin dagli anni della Black House, ha contribuito a diffondere visioni distorte del satanismo, con Anton LaVey spesso etichettato come “l’uomo più cattivo del mondo”. Queste interpretazioni riflettono i pregiudizi culturali condizionati dal retaggio cristiano che permea la società occidentale, nonché la tendenza umana a categorizzare il mondo in termini di bene e male assoluti.
Negli anni ‘80 e ‘90, il satanic panic (il panico morale legato al satanismo, ndr.) raggiunse livelli critici negli Stati Uniti. Si diffuse una massiccia ondata di accuse riguardanti pratiche perverse durante rituali satanici, accompagnate dall’idea che gruppi segreti praticassero riti occulti, abusando di bambini e animali. Il panico prese piede soprattutto tra gruppi cristiani conservatori che, preoccupati dal crescente secolarismo e dai cambiamenti sociali, iniziarono a vedere il satanismo come una minaccia diretta alle loro credenze e come simbolo della perdita del controllo morale sulla società. Spesso prive di prove concrete, le accuse includevano sacrifici umani, abuso sessuale e consumo rituale di sangue. Inoltre, casi come quello del McMartin Preschool, in cui un asilo fu accusato di essere il centro di un culto satanico, contribuirono ad alimentare questa paranoia collettiva, nonostante non siano state trovate prove tangibili. Episodi simili riflettevano le antiche paure legate alle sette che praticavano rituali notturni, simili a quelle viste nei processi alle streghe e agli eretici. Questa crescente inquietudine portò anche a forme di censura sociale, in cui opere, testi e materiali associati al satanismo, come La Bibbia di Satana, venivano rimossi da biblioteche e scuole.
A difesa del culto di LaVey, Peter Gilmore ha dichiarato che il satanismo, essendo una religione atea, aborrisce il sacrificio, poiché non crede nell’offrire vite a entità mitologiche. Ha spiegato che il concetto di sacrificare ritualmente esseri umani o animali, in qualsiasi fase della loro esistenza, è considerato totalmente inaccettabile.
Tuttavia, il terrore nei confronti del satanismo non tardò molto a riemergere. Nel contesto moderno, movimenti come QAnon hanno riportato alla ribalta queste paure, mescolandole con nuove teorie cospirazioniste. QAnon promuove l’idea che un’élite mondiale organizzi riti satanici per garantirsi longevità e potere, sostenendo una narrativa che polarizza la concezione del male e giustifica azioni estreme contro avversari percepiti come demoniaci.
Nato come una filosofia dell’autoindulgenza e della libertà individuale, il satanismo laveyano è stato spesso distorto dall’azione dei media e dai pregiudizi culturali. Infatti, la sua associazione con il male e il terrore ha dimostrato come paure antiche e moderne possano essere strumentalizzate per alimentare il panico morale.
Nonostante ciò, Anton LaVey rimane una figura che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura contemporanea e che continua a influenzare non solo le sottoculture, ma anche il modo in cui il pubblico percepisce e reagisce a ciò che è considerato un tabù.
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Foto 2 da Church of Satan
Foto 3 da HistoryNet
Foto in copertina da Orrore a 33 giri