Everything Everywhere All at Once: un film interculturale

Gaia Loconte

Vincitore di sette premi Oscar, Everything Everywhere All at Once (2022) è un film di The Daniels prodotto dai Fratelli Russo. Il film si è aggiudicato i premi più importanti della gran serata degli Oscar 2023 grazie alla sua originalità e alle tematiche trattate, tra cui il problema dell’immigrazione in America. 

 

1. Un film interdimensionale o interculturale?

2. Il tema della migrazione

3. Una prospettiva più multiculturale in Canada

4. Conclusione

5. Sitografia

 

1. Un film interdimensionale o interculturale?

Il film di primo acchito appare come una missione per salvare il multiverso, eppure grazie a questo escamotage, The Daniels hanno affrontato una serie di tematiche che lo rendono unico nel suo genere. La storia è incentrata su Evelyn Wang, una donna cinese emigrata negli Stati Uniti che gestisce una lavanderia a gettoni insieme a suo marito Waymond e sua figlia Joy.

Nel nuovo Paese la vita non va come se l’era immaginata: la sua attività e il suo matrimonio sono in crisi; a questo si aggiunge il rapporto complicato con sua figlia, dopo aver scoperto che è lesbica. 

Il titolo Everything Everywhere All at Once costituisce in realtà la triplice suddivisione di cui è composto il film. 

Nella prima parte si assiste alla rottura spazio-temporale: la realtà non è quella che appare. Infatti, Evelyn scopre ben presto che suo marito, all’apparenza timido, in realtà, è un agente proveniente da un altro universo: Alpha Verse. È proprio Alpha Waymond a spiegare alla protagonista che le diverse scelte fatte dalle persone originano una infinità di altri universi paralleli. Nell’Alpha Verse, infatti, Evelyn era una scienziata di successo che ha sviluppato un sistema tecnologico definito salta-verso. Questo consente alle persone di accedere alle abilità, ai ricordi e al corpo della propria controparte di un altro universo. 

Il multiverso però, è minacciato da Jobu Topaki, la versione di Joy dell’Alpha Verse, in grado di saltare da un universo all’altro a suo piacimento. Questo suo potere deriva dalla frattura della sua mente causata dalla volontà della madre di spingerla a dei ripetuti balzi tra universi: l’Alpha Joy può così risiedere contemporaneamente in qualsiasi universo e mutare la forma di ogni materia. Jobu Topaki, così, ha creato un buco nero, il grande Bagel, con l’obiettivo di distruggere l’intero universo.

everything everywhere all at once Gaia Loconte Canadausa

Nella prima sezione della narrazione, tra multiverso e grande ironia, i Fratelli Russo portano lo spettatore a riflettere sull’esistenza delle molteplici possibilità di scelta, concetto già presente nel film Marvel Doctor Strange (2016) o nelle serie tv Loki (2023) e Wanda Vision (2021).

Nella seconda parte del film vengono mostrati alcuni dei multiversi in cui Evelyn si proietta. In uno di questi, ad esempio, gli umani hanno sviluppato degli Hot Dog al posto delle dita e, nello stesso, Evelyn ha una relazione con Deirdre, l’esattrice fiscale che all’inizio del film ha minacciato la famiglia Wang di far chiudere la lavanderia a gettoni.

Tuttavia, è proprio in questa seconda parte del film che Jobu Topaki confessa di essere alla ricerca della madre, non per ucciderla, ma per trovare una prospettiva diversa e dare un senso alla sua vita. 

Quasi inghiottita dal grande Bagel, Alpha Waymond fa capire alla protagonista che siamo noi ad attribuire il potere a ciò che ci interessa sul serio e ognuno di noi affronta la vita in maniera diversa. Evelyn quindi realizza che per lei le uniche cose importanti sono sua figlia Joy e suo marito Waymond. Così, ogni evento del passato (l’essere diseredata dalla famiglia in Cina, la sua emigrazione negli Stati Uniti, l’investimento fallimentare sulla lavanderia a secco) inizia ad assumere una connotazione nuova: il passato diventa un’occasione per riscrivere la sua esistenza

Alla fine di questa seconda parte, in un universo parallelo, Evelyn riesce a riappacificarsi con sua figlia dopo aver affrontato suo padre (simbolo del suo passato e delle sue origini), mentre Waymond riesce a convincere l’esattrice fiscale a concedere una proroga nella consegna dei documenti necessari a tenere in piedi l’attività. Nel suo universo Evelyn riesce a salvare Jobu Tupaki dal grande Bagel grazie al potere della gentilezza: mamma e figlia possono finalmente abbracciarsi. 

Nell’ultima parte del film viene svelato il nocciolo simbolico di tutta la narrazione: siamo tutti interconnessi, anche le famiglie immigrate che hanno lasciato il proprio paese d’origine per un futuro migliore.

 

2. Il tema della migrazione

Everything, Everywhere All at Once è un film sorprendentemente ricco di spunti di riflessioni: in primis, il problema dell’immigrazione che ancora oggi è molto sentito in America.  

Il flusso migratorio ha caratterizzato la storia del Paese e il significato di essere americani. A sottolineare questo problema sono le diverse campagne politiche attuate in passato, come quella dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump

Migrazione America Gaia Loconte Canadausa

Durante il suo mandato presidenziale, Trump ha acceso la retorica razzista contro i migranti, ritenuti colpevoli di invadere il territorio a stelle e strisce. Incolpati i messicani di importare criminali, stupratori, spacciatori, Donald Trump aveva ben pensato di erigere un muro al confine meridionale del Paese con l’intento di bloccare questi flussi migratori dal Messico. La beniamina di Everything Everywhere All at Once, in quanto immigrata, sarebbe stata considerata dall’ex presidente degli Usa un veleno per l’America, per dirla con le stesse parole usate dal repubblicano durante un comizio in New Hampshire.

Inoltre, a incrementare la sfiducia e il razzismo nei confronti degli asiatici (e non) in America è stato il Covid-19.

Tuttavia il fenomeno migratorio è un tema da non sottovalutare. Il Pew Research Center ha evidenziato che gli Stati Uniti sono il Paese con più immigrati. Il Centro di studi ha previsto che nel 2065 il numero di sbarchi nel Paese sarà più del 40%. È stato stimato che la maggior parte degli immigrati proverrà dall’Asia, in particolare da Cina, India e Filippine.

 

3. Una prospettiva più multiculturale in Canada

Se il film fosse stato ambientato in Canada, Evelyn non avrebbe mai conosciuto l’Alpha Waymond e da lì a poco non sarebbe venuta a conoscenza di tutta la teoria del multiverso. 

Il Canada è noto per la sua politica a favore del multiculturalismo, del quale si è reso promotore dal 1938 con la pubblicazione di Canadian Mosaic: The Making of a Northern Nation, una forte critica contro gli americani che non accettavano un Paese culturalmente eterogeneo.

Il modello multiculturale proposto dal Canada è oggi uno dei più invidiati. Eppure sembra che le scelte politiche del presidente Justin Trudeau abbiano messo in crisi questo sistema straordinario. Il problema risiederebbe nel fatto che al maggior flusso migratorio verso il Paese, sia esplosa la corsa all’aumento dei prezzi sugli affitti. 

Per il Canada i timori non riguardano l’aumento drastico della popolazione entro il 2025, bensì l’ipotesi che il prossimo Premier possa essere un populista che porti al declino del potere multiculturale che tanto contraddistingue la nazione. 

 

4. Conclusioni 

Nonostante le paure della popolazione, il Canada resta un Paese aperto e accogliente a qualsiasi gruppo etnico, rispetto alla politica saggiata negli Usa soprattutto negli anni della presidenza di Donald Trump.
Quando nel 2017 Trump attuò la sua Travel Ban, ovvero una serie di azioni rivolte a limitare l’accesso negli Stati Uniti a più di sei Paesi per lo più di maggioranza mussulmana e di rifugiati politici, il Premier canadese dimostrò la sua vicinanza e sensibilità nei confronti di coloro a cui era stato negato asilo anche tramite i suoi canali social:

 

A tutti coloro che scappano dalle persecuzioni, dal terrore e dalla guerra, il Canada vi darà il benvenuto, indipendentemente dalla vostra fede. La diversità é la nostra forza"

 

Everything, Everywhere All at Once, prima ancora di essere un film incentrato sul multiverso, affronta la tematica del multiculturalismo. La scelta del cast non è certo casuale: la bellissima e talentuosa Michelle Yeoh e Ke Huy Quan rappresentano la rottura dello stereotipo asiatico nei film americani, spesso relegato a delle brutte caricature di impassibili e silenziosi maestri di arti marziali o a delle geishe. Everything, Everywhere all At once è un film rivoluzionario che rompe gli schemi razzisti, dimostrando che esistono più prospettive da cui vedere la verità.

 

5. Sitografia

Marvel Cinematic Universe: i supereroi di oggi e di domani, Canadausa.it (ultima consultazione 01/03/2024)

Donald Trump senza freni:”i migranti avvelenano il sangue degli Stati Uniti”, IlFattoquotidiano.it (ultima consultazione 01/03/2024)

Key Foundings about U.S. immigrants, PewResearchCenter (ultima consultazione 01/03/2024)

Diverse culture, un unico spazio: i modelli di Usa e Canada, Canadausa.it (ultima consultazione 01/03/2024)

Migranti, perché il modello Canada è fallito/torna ipotesi quote di immigrazione, IlSussidiario.net (ultima consultazione 01/03/2024)

Migranti, Canada, Trudeau: siete i benvenuti ma rispettate le regole, Redattoresociale (ultima consultazione 01/03/2024)

 

Foto 1 da Ilgiornale.it

Foto 2 da DINAMOpress.it