“Piccole Donne”: un grande cult in chiave moderna, firmato Gerwig

Gaia Loconte

Greta Gerwig, canadausa, Gaia Loconte

Greta Gerwig è una donna poliedrica: attrice, sceneggiatrice e regista; nominata ben tre volte agli Oscar, due volte per il suo film d’esordio Lady Bird (2018) e una volta ai Golden Globe nel 2014 come migliore attrice non protagonista in un musical. 

Oggi Greta Gerwig è considerata un’icona per il suo approccio femminista all’interno della narrazione cinematografica, ben evidente nelle sue fatiche sul grande schermo, da Lady Bird a Barbie (2023) fino alla sua prossima uscita Biancaneve (2025). Tutte le storie raccontate da Gerwig hanno come filo conduttore la volontà di raccontare storie femminili in maniera totalmente innovativa, senza rinunciare a un fondo di verità autobiografica. 

Una forte impronta è stata lasciata dalla sua trasposizione in chiave moderna di Piccole Donne (2019), celebre romanzo di formazione di Louisa May Alcott che, oltre ad aver fatto emozionare intere generazioni in passato, ancora oggi suona estremamente attuale. 

Il romanzo Piccole Donne (1868) appare come una parabola della vita della stessa autrice, che voleva mettere in luce la condizione, le restrizioni e gli obblighi delle donne nella sua epoca. Grazie alla luce moderna che Gerwig dona al testo trasponendolo in pellicola per il cinema, vengono sottolineate con ancora più vigore le tematiche del pieno femminismo contemporaneo che passano dall’ambizione e l’autorealizzazione, fino a toccare il rapporto donna-denaro. Queste sono tutte tematiche a cui la stessa Gerwig si sente vicina e che affronta attraverso una descrizione atemporale.

Quattro sorelle, quattro storie diverse, quattro piccole donne - appunto - che cercano il proprio ruolo nel mondo. Identificarsi con una delle sorelle March è molto facile.  La stessa Gerwig ha dichiarato che fin da bambina si è riconosciuta nel personaggio di Jo, la secondogenita dalla passione per la scrittura.  Il film ha visto come protagoniste Emma Watson nei panni di Meg, Saoirse Ronan in quelli di Jo, mentre Beth è stata interpretata da Eliza Scanlen e Amy da Florence Pugh. L’arco narrativo della pellicola abbraccia tanto la giovinezza delle protagoniste quanto l’età adulta, dettaglio che nella produzione di Alcott è visibile solo se consideriamo anche il sequel del romanzo, Piccole Donne Crescono (1869).

Piccole Donne, Gaia Loconte, Canadausa

Il film si apre con Jo che cerca di vendere i suoi racconti sotto pseudonimo a un editore, il quale accetta di pubblicarlo a patto che la storia (che ha come protagonista una donna) rispetti i canoni convenzionali dell’epoca. La giovane scrittrice ha circa vent’anni e, quando non scrive, insegna in una piccola pensione. Proprio lì incontra il professor Bhaer, suo coinquilino, sempre onesto nel criticare i racconti di Jo. Dopo un fraintendimento tra i due e un telegramma che informa Jo del peggioramento delle condizioni di salute della sorella Beth, la protagonista torna a casa, scoraggiata e senza fiducia. 

Questo è il turning point della storia. Da questo momento le avventure raccontate nel primo volume di Piccole Donne si presentano sotto forma di flashback, attraverso giochi di luce. Durante i flashback i colori sono nitidi, sgargianti, rispetto alle scene al presente in cui Greta Gerwig ha preferito adottare tonalità più cupe che portano lo spettatore a riflettere sulle scelte di vita fatte, tingendo tutto di nostalgia.

I flashback sono ambientati negli anni della guerra di secessione americana, anni in cui le quattro sorelle March devono fare i conti con l’adolescenza. A tenerle vive, ci sono sogni, speranze e giochi oltre che mamma Marmee. Il padre, invece, è cappellano volontario in guerra. Scopriamo così che Meg, la più grande, è un’ottima attrice, ma il suo sogno più grande è quello di trovare l’amore e, per questo, decide ben presto di sposarsi. Josephine, detta Jo, è la più scapestrata delle quattro sorelle. Ha un talento innato per la scrittura, spesso lavora come dama di compagnia per l’ereditiera zia March, non solo per aiutare la famiglia, ma con la speranza che un giorno questa la possa portare in Europa e possa studiare in una scuola prestigiosa. Beth è la sorella dal cuore grande, timida e dolce, con un grande amore per la musica e il pianoforte. La sua generosità è anche la sua fine: per aiutare la famiglia, si ammala e muore di scarlattina. La più piccola delle sorelle March è Amy, una ragazza esuberante che molto spesso, per gelosia, entra in contrasto con Jo. Anche lei ha una forte predisposizione per l’arte, in particolare per il disegno e le arti figurative

Le quattro sorelle, accompagnate dalle loro passioni, vengono portate in scena con uno dei capitoli più belli del romanzo di Alcott definito “il Natale senza regali”. Qui le sorelle March incontrano il nipote del loro vicino di casa, Theodore Laurence detto Laurie (ribattezzato “Teddy” da Jo). 

È Natale e le donne della famiglia March non vedono l’ora di festeggiarlo, quando però Marmee interrompe il loro entusiasmo per chiedergli di donare alle famiglie più povere tutto ciò che hanno a tavola. Di ritorno a casa, le sorelle rimangono incredule nel trovare la loro tavola imbandita di ogni delizia. Il benefattore è stato il loro vicino, il signor Laurence che, commosso dall’unione delle giovani nel mostrare solidarietà al prossimo, non è riuscito a trattenersi nell’esaudire il desiderio delle quattro March nel festeggiare il Natale. Da quel momento la casa di Laurence gioca un ruolo importante nella vita della quattro sorelle: il signor Laurence si affeziona alla piccola Beth e le regala un pianoforte nuovo; John Brooke, educatore di Laurie, sposa Meg, da cui avrà due gemelli. 

Laurie, Gaia Loconte, Canadusa

Louisa May Alcott tratta un femminismo inclusivo: nel romanzo, gli uomini aiutano le donne a raggiungere i propri obiettivi e viceversa. Greta Gerwig sottolinea un secondo aspetto di questo legame uomo-donna. In una scena del film, le sorelle, travestite da uomini, si riuniscono in un dibattito per accogliere il loro nuovo amico nel loro club esclusivamente al femminile; Teddy, che non desidera altro, viene così integrato nel gruppo delle quattro sorelle, dimostrandosi sostenitore dei diritti femminili e nello spezzare le catene imposte dalla società patriarcale.

Jo è il personaggio che più di tutti porta con sé i tratti autobiografici della regista. In un episodio che la vede protagonista insieme a zia March, Jo dice che un giorno riuscirà a farsi strada nel mondo da sola. A questo punto la zia la rimprovera, stanca e mal disposta verso il comportamento di Jo, poco consono ai canoni convenzionali femminili del tempo. Per una donna che non nasce in una famiglia ricca, l’unica strada per il successo passa dal matrimonio. Questo stesso discorso viene ripreso verso la fine del film da Amy. La donna, ormai matura, parla del matrimonio come una mera funzione economica, una possibilità concreta di uscire da una condizione di miseria e marginalità, senza alcun fronzolo emotivo o sentimentale tipico dei poeti:

 

“Io non sono un poeta, sono solo una donna. E in quanto donna, non posso guadagnarmi i miei soldi da sola. Non abbastanza per mantenermi da vivere o per sfamare la mia famiglia, e se avessi soldi miei, cosa che non ho, quei soldi apparterrebbero a mio marito nel momento in cui ci sposassimo. E se avessimo figli, sarebbero i suoi, non i miei. Sarebbero di sua proprietà, quindi non startene lì a dirmi che il matrimonio non è una questione economica, perché lo è. Potrebbe non essere per te, ma sicuramente lo è per me. ”

 

Se nel 1868 la visione di Amy è vista anti rivoluzionaria rispetto agli ideali proposti dalla libertina Jo, nella società contemporanea il suo coraggio è più apprezzato. D’altronde la piccola di casa March si è ritrovata sola a prendere le redini di una famiglia ormai sul lastrico dopo la morte di Beth, dopo il matrimonio mal riuscito di Meg e la fuga di Jo a New York. 

Greta Gerwig riscatta il personaggio di Amy, portandolo da antagonista della storia a eroina. La piccola di casa March infatti era stata considerata negativamente da intere generazioni per il suo ruolo da sorella viziata e permalosa, per i suoi discorsi superficiali, per aver bruciato il manoscritto di Jo per gelosia e, per aver sposato Laurie (rifiutato dalla stessa Jo). Oggi le parole di Gerwig inscenate da Florence Pugh commuovono lo spettatore che, così, si ritrova a patteggiare con la piccola di casa March: Amy, per amore della sua famiglia, rinuncia al suo sogno di diventare un’artista, a un passo dal suo traguardo.

Amy, Gaia Loconte, Canadusa

Il personaggio di Amy nel film di Greta Gerwig assume un nuovo spessore, forte tanto quanto Jo, che riesce a incarnare (e, al contempo, contrastare) ogni forma di stereotipo femminile.

Attraverso uno dei soliloqui finali di Jo, il film Piccole Donne anticipa un aspetto femminista che verrà ripreso nel monologo di America Ferrara in Barbie (2023). Scoperto il matrimonio tra Laurie e sua sorella Amy, Jo riflette sulla difficoltà di essere una donna e avere al contempo delle ambizioni. La donna ha intelletto, anima, è ambiziosa, ma il caro prezzo da pagare per perseguire i propri obiettivi è la rinuncia all’amore e all’idea di creare una famiglia. Infatti, il finale del film di Piccole Donne si configura come una porta aperta proprio al film successivo di Gerwig:  Barbie (2023). 

L.M. Alcott, presentata sotto le mentite spoglie di Jo March, riesce a pubblicare il suo primo romanzo con l’accordo però che la sua beniamina avrebbe trionfato anche attraverso il matrimonio - diversamente da quanto è accaduto nella vita privata all’autrice. Non solo, Jo eredita la villa di zia March oramai defunta e la trasforma in una casa di istruzione aperta a bambini e bambine in cui le sorelle fanno da insegnanti. 

Da Lady Bird a Piccole Donne, fino ad arrivare a Barbie, Greta Gerwig ha voluto coniugare fasi e temi diversi del femminismo, calandolo sempre in una chiave moderna. Gerwig ha dimostrato così come i classici e i loro temi, purtroppo, ancora oggi risuonano tristemente attuali. 


Fonti

Greta Gerwig, regista di Piccole Donne: “io sono Jo”, su Vanity Fair (data di ultima consultazione: 4/08/2024)

“Ora voglio essere Louisa May Alcott”: le Piccole Donne di Greta Gerwig, su IlLibraio.it (data di ultima consultazione: 4/08/2024)

Amy March: antagonista o eroina della storia di Piccole Donne?, su Leviagravia (data di ultima consultazione: 4/08/2024)

 

Foto 1 da Palomitademaiz.net (data di ultima consultazione: 4/08/2024)

Foto 2 da Hollywoodreporter.it (data di ultima consultazione: 4/08/2024)

Foto 3 da Beauty.Vogue.it (data di ultima consultazione: 4/08/2024)

Foto 4 da Rollingstone.it (data di ultima consultazione: 4/08/2024)