"Il Sole 24 Ore" ha pubblicato un articolo sull'importanza del brand dell'Università nella scelta delle Lauree Magistrali da parte degli studenti.
Pubblicato il 16 giugno 2022 | Ateneo
Da quando ormai vent'anni fa la maggior parte dei percorsi universitari sono stati rivoluzionati dalla struttura "3+2", tanti studenti, dopo il conseguimento della Laurea Triennale, si sono posti la fatidica domanda: «Proseguo i miei studi presso la stessa Università o cambio Ateneo?». Riguardo le motivazioni che incidono maggiormente su questa scelta si sono interrogati, sulle pagine de Il Sole 24 Ore (edizione del 13 giugno, p. 11), i professori dell'Università di Bergamo Michele Meoli e Stefano Paleari.
I due docenti hanno presentato i primi risultati di una ricerca volta a definire il rapporto tra gli studenti iscritti alle Lauree Magistrale e alle Lauree Triennali negli Atenei italiani, comparando i dati dell'a.a. 2012/2013 a quelli dell'a.a. 2020/2021. Quanto si deduce dalla ricerca di Meoli e Paleari è in particolare il ruolo decisivo del "brand" dell'Università nella scelta della Laurea Magistrale da parte degli studenti neolaureati.
Se infatti le Lauree Triennali funzionano meglio in ambito locale, quando uno studente si accinge a proseguire gli studi, presumibilmente conscio dell'imminente confronto con il mondo del lavoro, il suo primo pensiero è quello di aggiornare il proprio curriculum con un titolo di studio ottenuto in un Ateneo di prestigio e soprattutto di forte appeal per le aziende.
Da questo punto di vista, l'Università di Bologna si attesta in Italia tra le prime tre Università a vocazione Magistrale (insieme ai Politecnici di Milano e Torino). Un segnale inequivocabile del forte richiamo dell'Ateneo, oltretutto già evidenziato dagli Alumni che sono stati intervistati nei negli mesi scorsi dalla nostra Associazione.
Già nel marzo del 2021, Andrea Degli Innocenti, startupper inserito dalla rivista Forbes tra i 100 talenti Under 30 italiani, così spiegava la sua scelta di trasferirsi a Bologna per proseguire i suoi studi: «Sono stato spinto da una volontà di crescita personale (...). Avevo fatto il test d'ingresso per la Magistrale, oltre che a Bologna anche in un'altra Università italiana (...), ma alla fine ho scelto Bologna sia per il suo prestigio, sia perché ho sempre avuto la sensazione che fosse l'Università adatta a me. E devo dire che il tempo mi ha fatto capire di aver fatto la scelta giusta».
Una scelta non dissimile rispetto a quella fatta da Giuseppe Sposato, recentemente vincitore del Premio America Giovani della Fondazione Italia USA, che, dopo essersi laureato in Scienze Politiche presso l'Università della Calabria, ha scelto di trasferirsi a Bologna e proseguire i suoi studi presso l'Alma Mater perché «i laureati Unibo sono attrattivi nel mondo del lavoro».
Un'attrattiva che valica i confini nazionali, come ci ha confidato Giulia Bosi, rappresentante dell'Italia al G7 Youth Summit del 2021. Iscrittasi all'Università di Bologna perché emiliana, Giulia ha ammesso: «Mi sono davvero resa conto di quanto solida sia stata la formazione che ho ricevuto all’Alma Mater, e di quanto quest’ultima sia considerata a livello internazionale. Ogni volta che dicevo di aver studiato alla "University of Bologna", alle persone si illuminavano gli occhi e mi facevano domande su come fosse stato studiare lì. E sono convinta che tutto ciò che ho fatto finora, l’ho fatto perché l’Università di Bologna mi ha dato le basi e le opportunità per farlo».
Una ricerca, dunque, quella condotta da Michele Meoli e Stefano Paleari, che, indirettamente, ha messo ancora una volta in evidenza la forza del brand dell'Università di Bologna.