Contract Manager presso l'European Centre for Medium-Range Weather Forecasts, Giulia Bonetti è stata invitata a prendere parte all'evento che si è svolto nelle scorse settimane a Glasgow.
Pubblicato il 25 novembre 2021 | I nostri Alumni
Tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre di quest'anno si è tenuta a Glasgow la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021: COP26. L'evento non ha visto solo la partecipazione dei Leader di 120 Nazioni, ma anche una serie di incontri dedicati a quanto sta accadendo al nostro Pianeta e alle buone pratiche che possono essere messe in atto per sensibilizzare le coscienze su un tema di stringente attualità.
Ha partecipato alla manifestazione anche un'Alumna dell'Università di Bologna, Giulia Bonetti, qualche mese fa già intervistata dall'Associazione Almae Matris Alumni. Abbiamo parlato con lei di questa sua straordinaria esperienza.
Sei stata invitata alla COP26 per testimoniare il tuo impegno per la salvaguardia dell'ambiente e, in particolare, per la tua attività di volontaria delle Nazioni Unite. Ci racconti di questo tuo impegno?
Come volontaria da anni ormai collaboro con la Universal Versatile Society, un'organizzazione accreditata sotto il programma ambientale delle Nazioni Unite. Gestiamo un canale YouTube del quale io sono caporedattrice, il che significa gestire un team di oltre 40 volontari da tutto il mondo ed essere responsabili dello script finale che viene presentato ogni settimana. Il mio volontariato e il mio lavoro sono due aree separate ma complementari della mia vita, legate dal tema della mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, ma mentre al lavoro mi occupo di gestire contratti nell'ambito tecnico e scientifico, nel mio volontariato mi occupo di divulgare le notizie più recenti. Facciamo comunicazione su tutto ciò che riguarda il cambiamento climatico, anche le cose che impattano la sfera sociale o politica. Questo mi consente di arrotondare la mia visione sul tema e non avere solo un approccio tecnico, ma di esplorare tutte le conseguenze del cambiamento climatico a 360°.
Che sensazioni ti ha lasciato l'esperienza che hai vissuto alla COP26?
È stata fantastica e molto intensa. La cosa che mi ha stupito di più è stata la dimensione umana delle negoziazioni. Mi aspettavo che il focus fosse sulle soluzioni tecnologiche e scientifiche, mentre c'è stata una grande attenzione anche verso la "sostenibilità umana". Ho sentito spesso la parola "empatia" e penso che sia un enorme passo avanti non solo dal punto di vista culturale ma anche operativo perché assicurarsi che le soluzioni proposte siano a misura d'uomo sarà ciò che le renderà più facili da adottare. Anche mentre ero sul palco ed ascoltavo gli altri volontari facevo tantissime riflessioni sull'importanza di questo momento storico. Questa COP è diversa dalle precedenti perché è stata fatta una valutazione sui progressi fatti finora ed è emersa una forte presa di coscienza di fronte al fatto che tali progressi ad oggi non stati sufficienti per arginare il problema.
Nello specifico, il tuo intervento su quale tematica verteva?
Ho parlato di come comunicare il problema del cambiamento climatico al grande pubblico. In particolare, mi sono concentrata su come, secondo me e il mio team, un approccio minimalista nella narrazione del cambiamento climatico sia la scelta più costruttiva. Con approccio minimalista intendo che bisogna scegliere solo le notizie più importanti e direttamente legate al cambiamento climatico. Cerchiamo di prendere notizie estremamente tecniche, scientifiche o politiche di difficile comprensione per i non addetti ai lavori e le rendiamo fruibili a tutti. Siamo minimalisti anche nella nella scelta dei toni: ci vogliamo allontanare dalla drammatica narrazione che ha caratterizzato questo tema negli ultimi anni, perché pensiamo che abbia anestetizzato il pubblico, e ci impegniamo ad essere chiari, concisi e propositivi.
Alla luce della tua esperienza alla COP26, quali credi che siano i risultati fino ad ora raggiunti e quali quelli ancora da raggiungere per proteggere il nostro Pianeta?
Certamente il cambiamento climatico è un problema grande, urgente e penetrante e si ha sempre l'impressione di non riuscire a fare abbastanza, però questo non ci deve scoraggiare. Sicuramente il Patto di Glasgow, il documento nato da questa COP, rappresenta una svolta culturale sotto tanti punti di vita: al suo interno, ad esempio, è stato inserito il concetto di “giustizia climatica”, è stato espresso il ruolo fondamentale delle donne, certificato che ci saranno finanziamenti per i paesi più colpiti dalla crisi climatica a partire dal 2025. Non solo, dopo 6 anni è stato approvato l'articolo 6 dell'Accordo di Parigi sul mercato del carbonio ed è rimasto saldo il target di un aumento massimo di 1.5°. I prossimi passi spettano ai singoli Stati: sta infatti a loro trasformare in realtà questi obiettivi. Per quanto riguarda l'Italia, invece, posso dire che il nostro Paese in questi anni ha assunto un ruolo da leader nella lotta al cambiamento climatico. Nell'ultimo G20 che abbiamo ospitato uno dei temi che sono stati affrontati è stato quello relativo a Sostenibilità, Cambiamento Climatico e Ambiente. Inoltre, sempre l'Italia è stata partner del Regno Unito nell'organizzare di COP26.
Ringraziamo Giulia Bonetti per la sua disponibilità e le facciamo i complimenti a nome della Community Alumni dell'Università di Bologna.