Dall'Archivio Storico dell'Università di Bologna riemergono le storie drammatiche di alcuni studenti ebrei vittime delle persecuzioni nazifasciste.
Pubblicato il 25 gennaio 2023 | Anniversari
Istituito dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005, il Giorno della Memoria si celebra il 27 gennaio per non dimenticare una delle pagine più buie della storia dell'Umanità. Anche quest'anno l'Università di Bologna ricorda i suoi studenti vittime della violenza nazifascista promuovendo diverse iniziative che avranno luogo a partire dal 26 gennaio.
Contestualmente Unibo Magazine ha pubblicato una serie di articoli che ripercorrono la storia di alcuni Alumni dell'Alma Mater che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma dell'Olocausto grazie al contributo dell'Archivio Storico del nostro Ateneo.
Storie di ragazze e di ragazzi deportati nei campi di concentramento e della loro esperienza a Bologna in anni in cui era ancora lecito sognare una vita diversa rispetto a quella che il destino li avrebbe - crudelmente - riservato. Storie molto diverse tra loro ma profondamente (e dolorosamente) simili.
Nel 1932 si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Bologna uno studente romeno, David Moldauer. Nonostante le difficoltà dei primi anni in Italia, imputabili presumibilmente alla scarsa conoscenza della lingua italiana e a problemi di natura economica, David si laureò nel 1937 discutendo una tesi sulla biologia generale dei tumori maligni. Concluso il suo percorso di studi tornò in patria, esercitando la professione medica presso l'ospedale di Cernăuți. Sulla sua deportazione abbiamo poche informazioni, così come sulla sua morte, avvenuta con ogni probabilità tra il 1943 e il 1945 a Wiener Neustadt, un campo satellite di Mauthausen.
Nel 1957 l'Università di Bologna ricevette una lettera da una cittadina polacca, Marian Flattau, che chiedeva la fotografia del fratello scomparso a Varsavia alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Motek Flattau, studente a Bologna dal dicembre del 1937 al luglio del 1938, dove si laureò in Medicina con una tesi dal titolo Trauma ed osteomielite nell'adolescenza. Nel suo fascicolo universitario però non venne rinvenuta alcuna foto. Di Motek sappiamo poche cose: successivamente alla laurea tornò in patria per lavorare presso l'ospedale di Varsavia. Sulla sua sorte non ci sono certezze, ma è stata confermata la sua detenzione nel carcere della Gestapo nella capitale polacca.
Szloma e Hodel-Fejga Markus furono due fratelli polacchi nati rispettivamente nel 1910 e nel 1911. Entrambi studiarono medicina all'Università di Carolina di Praga, proseguendo poi gli studi a partire dal 1936 in Italia. Si iscrissero dapprima a Padova, mentre successivamente si trasferirono a Bologna. Nel 1936 Hodel-Fejga si laureò discutendo la tesi L'ulcera del diverticolo di Meckel, mentre nel 1937 fu la volta di Szloma che presentò alla commissione di laurea la sua tesi L'osteomielite piogenica cronica sin dall'inizio. Tornati in Polonia esercitarono la professione medica fino all'occupazione tedesca. Hodel-Fejga venne rinchiusa insieme alla famiglia ne ghetto di Wołkowysk, sua città natale, e lì perse la vita; Szloma fu invece segregato nel ghetto di Dyatlovo e muore, stando alla testimonianza di una nipote, a Nowogrodek nel 1942.
Quest'anno il Museo Ebraico di Bologna celebrerà la Giornata della Memoria promuovendo una mostra dedicata a Mario Finzi, pianista e Alumnus dell'Università di Bologna (dove si laureò in Giurisprudenza nel 1933, a soli vent'anni), che spese gran parte della sua giovane vita ad aiutare i cittadini di origine ebraica a sfuggire alla persecuzione nazifascista. Dopo gli studi iniziò la la carriera legislativa, che dovette però abbandonare nel 1938 a seguito della promulgazione delle Leggi Razziali. Nel 1940, divenne delegato per l'Emilia Romagna della Delegazione assistenza emigrati ebrei - Delasem. Arrestato una prima volta nel 1943, fu nuovamente imprigionato nel 1944. Venne successivamente deportato ad Aushwitz, dove morì il 27 febbraio 1945, a mese di distanza dalla liberazione del campo.