Monografie

Le pubblicazioni che trovate in questa pagina sono legate ad alcuni dei progetti presenti sul sito.  
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Far volare i banchi_copertina

Far volare i banchi.

Ripensare l’apprendimento in un’aula universitaria

di Roberta Bonetti

Anno: 2020

Progetto: Far volare i banchi

A partire dalle voci degli studenti e delle studentesse che hanno partecipato all’attività di ricerca durante il corso di Antropologia dell’Educazione (2018/2019) all’Università di Bologna, Far volare i banchi si interroga in quali modi delle relazioni opportunamente coltivate possano diventare matrice di cambiamento dello spazio universitario e, più in generale, scolastico.
Il volume intende offrirsi come strumento per la formazione dei docenti di tutte le classi di insegnamento, e accompagnare la costruzione di competenze di base, personali e sociali, per l’apprendimento e la gestione di metodologie per la didattica. Particolare attenzione è riservata all’organizzazione del lavoro e della relazione in aula, alla valutazione dell’apprendimento in un’ottica compartecipata e alla competenza interculturale. Il volume si rivolge, quindi, agli insegnanti, agli educatori professionali ma anche agli studenti che aspirano a divenire tali. Senza voler porre obiettivi o offrire metodologie da applicare meccanicamente, Far volare i banchi si propone di aprire una conversazione tra più interlocutori interessati alla prassi educativa. Conversazione nella quale emergono bisogni, domande e riflessioni riguardanti il senso del lavoro educativo e delle possibilità offerte oggi dalla formazione d’aula.

Il volume è in formato open access, facilmente scaricabile qui.

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Etnografie in bottiglia. Apprendere per relazioni nei contesti educativi

Roberta Bonetti

 

Anno: 2019

Progetto: Sguardi Oltre

Il volume, attraverso un caso di ricerca-azione, illustra i temi dell’etnografia della scuola, dell’approccio interdisciplinare all’educazione alla complessità e allo sviluppo delle competenze individuali, e offre strumenti teorici e metodologici per affrontare le questioni della diversità e dei processi interculturali, così centrali nella scuola di oggi.

Io a loro ho cercato di spiegare che è una storia complicata la nostra_pubb

Io a loro ho cercato di spiegare che è una storia complicata la nostra. Voci, esperienze, testimonianze sulla disabilità all'Università di Bologna

a cura di Nicola Bardasi e Cristiana Natali

 

Anno: 2018

Progetto: Finestre sul mondo: disabilità ed esperienza.

Imbarazzo, incapacità di agire, timore di urtare la sensibilità di chi si ha di fronte: incontrare una persona con disabilità suscita spesso queste reazioni. Le testimonianze riunite in questo volume intendono portare un contributo al superamento di questa impasse, fornendo punti di vista nuovi e a volte sorprendenti. Il volume raccoglie le voci di persone con disabilità/DSA dell’Università di Bologna (studentesse, studenti, ex studentesse ed ex studenti, dottorandi, docenti, tirocinanti, tecnici, tutor) e il racconto di una studentessa che ha partecipato a un laboratorio per la sensibilizzazione al tema della disabilità.  Prestare ascolto a queste voci significa accrescere la propria consapevolezza e, grazie al contatto con la generosità di chi si offre di condividere le proprie esperienze, giungere ad un livello più profondo di comprensione.

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La trappola della normalità  

a cura di Roberta Bonetti 

 

Anno: 2014

Progetto: La trappola della normalità

La trappola della normalità (Seid, 2014), l’ultima fatica di Roberta Bonetti, docente di antropologia all’Università di Bologna, volume che raccoglie il lavoro di un gruppo di allievi nelle scuole italiane, che scelgono la via dell’etnografia, genere scientifico che implica un’esperienza di relazione e di scoperta della complessità che va oltre categorie, etichette e acronimi. Un esempio di antropologia attiva, che studia i fenomeni per proporre consapevolezza negli ambienti studiati, e la conseguente possibilità di un rimedio ai problemi.

Nel loro viaggio nelle scuole italiane, i giovani antropologi scoprono che troppo spesso per gli insegnanti come per i bambini la diagnosi del problema, disturbo, o dell’eventuale malattia di cui soffre “diventa il nome cui appellarsi per definire chi è il bambino”: la complessità della persona scompare dentro un’etichetta. Di più: il bambino  problematico sembra “nascere” e acquisire identità solo in presenza di una diagnosi – laddove questa tardi, si arriva al paradosso di insegnanti che affermano di “non sapere molto” del bambino che da mesi hanno di fronte. Ma soprattutto capiscono come il concetto di normalità non abbia tanto o solo una funzione descrittiva quanto piuttosto prescrittiva, sconfinante in una possibile normalizzazione, con buona pace della rispettosa accettazione dell’altro (C.G. Il Bo Live UniPD).