workshop, formazione, metodologie didattiche, antropologia dell'educazione, libro, public engagement, iniziative in corso, progetti di ricerca, aperte a collaborazioni
Il percorso di ricerca-azione Sguardi Oltre. Esperienze ai confini del quotidiano, rientra fra le azioni del Piano Educativo Zonale (PEZ) sostenuto dalla Regione Toscana nell’ambito della programmazione della Conferenza Zonale Educativa. Il lavoro, articolato su un biennio scolastico (2017-19), si basa su un approccio antropologico di conoscenza del sé e dell’altro e nasce in ottemperanza a una specifica richiesta della committenza, in questo caso dal Comune di Scandicci all’Associazione Mani Altri Sguardi, di cui Roberta Bonetti è responsabile scientifica, nel tentativo di dare risposte e trovare soluzioni adeguate a pregiudizi e stili di comportamento prosociale considerati a rischio.
Il percorso, per avere avvio, ha previsto la co-progettazione partecipata da parte di dirigenti, docenti e genitori di laboratori didattici, nella valorizzazione del curricolo verticale in continuità dal primo al secondo ciclo di istruzione, e come azione ponte fra gruppi eterogenei per fascia di età appartenenti a dodici classi di diverse scuole coinvolgendo circa 350 studenti e studentesse.
Attraverso l’ascolto dei principali protagonisti, in primis i ragazzi, le loro famiglie, il mondo della scuola, si è costruito nel tempo il progetto di ricerca, andando ad operare – con modalità di tipo antropologico – sui problemi riscontrati a livello territoriale.
Attraverso un caso di ricerca-azione, Sguardi Oltre illustra i temi dell’etnografia della scuola, dell’approccio interdisciplinare, dell’educazione alla complessità e allo sviluppo delle competenze individuali, e offre strumenti teorici e metodologici per affrontare la questione della diversità e dei processi interculturali nella scuola di oggi.
Attraverso metodi e strumenti quali il co-design, un approccio antropologico alla geografia e le nuove tecnologie, i partecipanti al progetto Sguardi Oltre hanno potuto considerare in modo nuovo e trasformativo il problema pressante e ubiquo delle discriminazioni multiple e del bullismo omofobico a scuola, e comprendere i processi relazionali, affettivi e socioculturali che li sottendono.
Benché il percorso di ricerca-azione sia stato commissionato per affrontare in via emergenziale alcuni problemi inerenti le discriminazioni multiple, posti sul tavolo da dirigenti scolastici, insegnanti e genitori, il progetto antropologico ha inteso affrontarli in modo obliquo, attraverso strumenti laterali (dalle geografie alle tecnologie), e tuttavia centrali per la risoluzione del problema. L’azione è stata efficace in quanto ha agito su altri piani permettendo ai “ragazzi – come ha riportato un’insegnante – di lavorare su tale ambito senza accorgersene, aggirando le resistenze”.
L’approccio laterale ha propiziato un nuovo modo di considerare il problema pressante dell’accoglienza e della convivenza tra persone, un bisogno che è emerso in tutte le classi. Se la prospettiva sulle geografie ha facilitato esperienze di decentramento e di complessità, la conoscenza concreta e critica delle tecnologie ha consentito ai ragazzi di contattare le proprie risorse personali per la risoluzione dei problemi sopra menzionati.
Nella ricerca sono emersi casi di autolesionismo, alcolismo e violenza oltre ad un generale e diffuso senso di paura e di malessere non ben definito. Nei social media tutto ciò trova sfogo, in assenza di spazi concreti di socializzazione, ma non certo soluzione. Se si eliminasse la tecnologia questi problemi, senza essere riconosciuti e risolti, riapparirebbero certamente altrove e in altre forme.
Come emerge dall’indagine etnografica, sono proprio i bambini e i ragazzi a manifestare forme di saturazione e di insoddisfazione crescenti nei confronti della relazionalità di rete, e rivendicano l’insostituibilità del rapporto diretto per esprimere i sentimenti più importanti in situazioni interpersonali e di gruppo: emozioni e comportamenti di cui la rete attenua l’espressione e ridimensiona la portata.
Da un punto di vista metodologico, l'esperienza apre spazio all’antropologia applicata e al co-design nei contesti educativi e, in ultima analisi, anche nella cosiddetta new economy. Il “ricercatore collettivo”, cittadino e abitante del mondo, dovrà sempre più apprendere ad essere creatore responsabile e artefice dei propri oggetti, progetti e servizi.
Il portato innovativo del progetto consiste nell’utilizzo di strumenti antropologici e interdisciplinari sintonizzati, di volta in volta, con i soggetti e gli ambienti che entrano a far parte del processo per una trasformazione sociale; nell’attenzione alla partecipazione della persona e alle variabili contestuali, nonché al potere delle azioni individuali pubblicamente espresse nella dinamica di gruppo.
Si è cercato di ribaltare un assunto implicito e molto diffuso nella scuola, dando enfasi alle risorse attive dei ragazzi anziché alla patologia e al disagio, alle azioni vissute in prima persona e nel quotidiano anziché al deficit nelle prestazioni scolastiche, e ciò è quanto di più difficile da realizzare – in termini di tempo da dedicare e di ascolto sensibile, di risorse finanziarie da allocare e di sostenibilità – ma è la via più efficace per attivare motivazioni e coinvolgimento, se la progettazione educativa è realmente interessata ai processi di apprendimento in ottica sistemica e relazionale.
In considerazione del forte coinvolgimento emotivo e dell’elevato numero dei partecipanti si è pensato di ricorrere a un rituale di chiusura dell'intera esperienza come restituzione e ringraziamento ai ragazzi per quanto avevano realizzato nel corso di Sguardi Oltre. Al teatro Aurora di Scandicci, abbiamo quindi messo in scena l’evento Voci dei ragazzi in bottiglia attraverso una performance teatrale. Abbiamo coinvolto, quanto più possibile, gli studenti protagonisti del progetto e i loro genitori, amici e parenti, compresi gli educatori e la cittadinanza in generale, anche per dare l’occasione a tutti di incontrarsi e di sperimentare il convergere dei contributi di ognuno in un’unica esperienza.
La performance della bottiglia è stata divisa in sei atti. Sul palco, in una posizione centrale ed elevata, era la riproduzione materiale e ingrandita della bottiglia digitale che ricreava per il pubblico l’esperienza vissuta dai ragazzi in classe. Ad ogni atto, entravano sul palco un gruppo di cinque studenti e studentesse di scuole ed età diverse, che si sedevano a terra e in cerchio, attorno alla capsula delle emozioni.
La bottiglia, una volta azionata, faceva sentire ad uno ad uno i pensieri che erano stati registrati con le voci di diversi lettori. Mentre il sonoro consentiva di ascoltare i pensieri, i ragazzi seduti sul palco si passavano la bottiglia originale di mano in mano (quella che era stata usata nelle classi). Ogni momento era accompagnato da una grafica dinamica che seguiva il sonoro, realizzata per l’occasione da Secil Ugur Yavuz. Lo stacco musicale tra un atto e l’altro era un brano scritto e cantato appositamente per l’evento finale dalla studentessa Sofia, a partire dall’esperienza di Sguardi Oltre.
Il percorso di ricerca-azione Sguardi Oltre. Esperienze ai confini del quotidiano, rientra fra le azioni del Piano Educativo Zonale (PEZ) sostenuto dalla Regione Toscana nell’ambito della programmazione della Conferenza Zonale Educativa.
Nell’ambito del P.E.Z. AWARD, il progetto Sguardi Oltre è stato premiato il 19 ottobre 2018, nel corso della fiera Didacta 2018 di Firenze (Fortezza da Basso), tra le best practices territoriali per il successo scolastico. Tra le motivazioni elencate e descritte nel Protocollo Regione Toscana del 15/09/2018 vi sono le seguenti:
"Si premia il progetto per l’originalità, per l’approccio antropologico alla conoscenza del sé e dell’altro, per la promozione delle competenze di ascolto attivo nelle dinamiche relazionali finalizzate alla decostruzione degli stereotipi e la prevenzione di comportamenti a rischio sociale. Un approccio che ha potenzialità trasversali praticamente su tutte le tematiche. L’elemento di innovazione del percorso è da rintracciare nel lavoro di co-progettazione partecipata dai diversi soggetti impegnati nel rapporto scuola-famiglia che ha avuto l’obiettivo di progettare laboratori didattici, in una prospettiva di curricolo verticale".
Sguardi Oltre sta continuando il suo percorso in diverse scuole italiane, dalla primaria alla secondaria di secondo grado al fine di fare nuove esperienze dell'approccio "apprendere per relazioni." Aderire all'iniziativa significa sperimentare, attraverso una ricerca-azione, uno degli approcci partecipativi che caratterizzano il percorso, dalle nuove geografie al percorso di conoscenza delle nuove tecnologie. Siamo disponibili a svolgere un percorso formativo per educatori e genitori.
Se sei interessato ad una nostra presentazione dell'iniziativa nella tua istituzione ti invitiamo a contattare Francesco VettorI
Regione Toscana; Sistema Integrato Regionale per il Diritto all'Apprendimento; Comune di Scandicci; Associazione Mani Altri Sguardi; Istituto d'Istruzione Superiore "Russell-Newton"; Istituto d'Istruzione Superiore "Sassetti-Peruzzi"; Istituti Comprensivi Rossella Casini, Altiero Spinelli, Vasco Pratolini.
Con il sostegno di:
Alma Mater Studiorum Università di Bologna DISCI - Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Unibz Facoltà di Design e Arti.
Con il patrocinio di:
Miur - Ministero dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca; Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana; SIAA - Società Italiana Antropologia Applicata; IRIS - Strumenti e Risorse per lo Sviluppo Locale.
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