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Canevaro, A., 2017, Fuori dai margini. Superare la condizione di vittimismo e cambiare in modo consapevole, Trento, Erickson
Il volume, di impostazione pedagogica, analizza alcune delle questioni legate alla transizione delle persone con disabilità dal mondo della scuola a quello del lavoro, inteso nelle sue varie declinazioni. In prospettiva antropologica risulta particolarmente interessante l’attenzione che il testo, e in particolare il filmato ad esso allegato, riservano alle esperienze individuali e alla messa in discussione del concetto di marginalità, con l'intenzione di mettere in evidenza il carattere produttivo di questa categoria.
Canguilhem, G., 1998 (1966), Il normale e il patologico, Torino, Einaudi
Il testo è una delle prime opere che mettono organicamente in discussione il dualismo tra normalità e patologia, ponendosi, al tempo stesso, alla confluenza tra diverse discipline (filosofia, medicina, antropologia) e anticipando la messa in discussione di altri dualismi costitutivi del pensiero occidentale e della pratica biomedica come, ad esempio, quello tra mente e corpo. Inserirlo in una bibliografia come questa non è soltanto un rimando alla centralità della riflessione sull’ambiguo rapporto tra salute e malattia nell’ambito dell’antropologia della disabilità ma anche un modo per riconoscere l’importanza di questo volume per la riflessione teorica successiva.
Gardou, C., 2006, Diversità, vulnerabilità e handicap. Per una nuova cultura della disabilità, Trento, Erickson
Il volume tratta la disabilità come una lente attraverso la quale osservare e mettere in discussione gli assetti sociali, i sistemi educativi e le decisioni politiche più generali. Risulta interessante che per l’autore la disabilità, in quanto condizione potenzialmente universale, vada a costituire uno dei cardini di una nuova cultura che possa permeare tutta la sfera pubblica e, dunque, le vite dei singoli. La prospettiva declinata è interessante perché fornisce a chi legge la possibilità di uno sguardo non settoriale sulla disabilità e le sue implicazioni.
Medeghini, R., D’Alessio, S., Marra, A., Vadalà, G., Valtellina, E., 2013, Disability Studies. Emancipazione, inclusione scolastica e sociale, cittadinanza, Trento, Erickson
Questo volume collettivo è la prima pubblicazione in lingua italiana che si inserisce organicamente nel filone dei Disability Studies, cercando di restituire, al tempo stesso, un quadro generale sui problemi e gli snodi concettuali che caratterizzano quella corrente di studi adattandola al contesto italiano nel quale in precedenza questo genere di ricerche non aveva trovato particolare risonanza. La critica all’approccio alla disabilità imperniato sul modello biomedico, tuttora egemone in alcuni ambiti della società, è svolta attraverso l’elaborazione di un “modello sociale” della disabilità che viene applicato all’analisi critica del linguaggio, dei contesti educativi e giuridici e, più in generale, della sfera pubblica intesi come campi nei quali la disabilità emerge nel suo carattere costruito, relazionale e conflittuale.
Schianchi, M., 2009, La terza nazione del mondo. I disabili tra pregiudizio e realtà, Milano, Feltrinelli
Questo volume tenta di problematizzare gran parte delle convinzioni più diffuse in merito alla disabilità adottando uno sguardo critico soprattutto rispetto ai dispositivi di “integrazione”. Di questi ultimi viene, infattti, messo in luce il legame con una prospettiva stigmatizzante e assistenzialista che affonda le sue radici nel senso comune storicamente determinato. Tale approccio caratterizza, a giudizio dell'autore, l’approccio alla disabilità da parte delle istituzioni statali e, dunque, influenza in modo significativo le politiche pubbliche destinate alle persone con disabilità e le forme nelle quali i media costruiscono e restituiscono narrazioni in merito a questa condizione.
Schianchi, M., 2012, Storia della disabilità. Dal castigo degli dèi alla crisi del welfare, Roma, Carocci
L’autore, storico e persona con disabilità, ricostruisce un percorso che, attraverso snodi cronologici significativi che hanno portato alla modernità occidentale, propone una storia della disabilità che è anche una descrizione dello sguardo della “normalità” sulla disabilità nella storia. Il mondo greco-romano, la cristianità, il Medioevo e l’Età moderna e contemporanea vengono osservati attraverso la lente del rapporto con la disabilità e del loro sguardo su di essa, che diviene cartina di tornasole delle contraddizioni degli assetti sociali ed economici consolidati, di cui rappresenta il “rovescio”.
La disabilità come “modello sociale” e la critica alla medicalizzazione
Crews, D.E., Zavotka, S., 2006, “Aging, Disability and Frailty: Implications for Universal Design”, Journal of Physiological Anthropology, 25, 1, pp. 113-118
L’articolo, partendo dall’analisi di dati statistici sull’invecchiamento della popolazione, mette in evidenza il fatto che la disabilità si configura anche come condizione esistenziale ad esso connessa. Sebbene l’articolo utilizzi sostanzialmente un approccio quantitativo alla disabilità, che tende a non differenziare con sufficiente chiarezza le differenze che sottendono ai processi di invecchiamento, alla fragilità e alla disabilità, mette in evidenza anche la necessità di pensare gli spazi pubblici, l’architettura e l’organizzazione del welfare in modo inclusivo e “universale”, sviluppando una critica significativa, seppur largamente implicita, alla medicalizzazione della disabilità.
Davis, L.J., 2017 (5) (ed.), The Disability Studies Reader, London-New York, Routledge
Il volume costituisce una raccolta esaustiva di articoli che non solo introducono all’approccio teorico che caratterizza la corrente dei Disability Studies ma ne mostrano anche la multidisciplinarietà degli indirizzi di ricerca. I diversi saggi, a partire dalla constatazione del fatto che la disabilità sia una categoria prodotta socialmente alla luce della normalità, intesa essa stessa come prodotto di dinamiche sociali e di potere determinate, indagano da differenti angolazioni l’ambiguità di questo rapporto dal punto di vista storico, sociale e della costruzione dell’identità, aprendosi anche all’analisi critica di testi letterari e produzioni artistiche riguardanti la disabilità alla luce delle prospettive che animano la riflessione e l’opera della corrente.
Kasnitz, D., 2008, “Commentary: Collaborations from Anthropology, Occupational Therapy and Disability Studies”, Practicing Anthropology, 30, 3, pp. 28-31
L’articolo delinea brevemente il complesso e spesso difficile rapporto fra Antropologia Medica, Disability Studies e Terapia Occupazionale con particolare riferimento al contesto statunitense, evidenziando quanto un dialogo fra queste discipline, correnti teoriche e professionalità possa portare alla messa in discussione di paradigmi come quello dell’ “autonomia” intesa come obiettivo da raggiungere a tutti i costi o di dicotomie quali, ad esempio, quella tra l’approccio “professionale” alla disabilità (che caratterizzerebbe, nello specifico, i terapisti occupazionali) e l’approccio “paritario” (che caratterizzerebbe gli antropologi). L’obiettivo ideale di una collaborazione e di un dialogo fra discipline dovrebbe essere quello di raggiungere una visione più ampia della disabilità che favorisca un intervento più efficace ed efficiente su di essa.
Russell, M., 1998, Beyond Ramps. Disability at the End of the Social Contract, Monroe, Common Courage Press
L’autrice, disabile dalla nascita, riflette sulla condizione delle persone con disabilità alla luce dei mutamenti politici ed economici che le politiche neoliberali hanno indotto nel contesto statunitense. Russell considera la condizione delle persone con disabilità una cartina di tornasole dello “stato di salute” della società nel suo insieme, mettendo in discussione così le prospettive medicalizzanti che relegano la condizione di disabilità all’interno delle sue dimensioni biologiche, fisiche o persino psichiche e puntando, invece, su una prospettiva dalla quale la disabilità emerge come problema “politico” a tutto tondo. Questa visione risulta interessante soprattutto perché declina e restituisce in modo significativo la connessione fra la dimensione personale e quella collettiva che caratterizza la disabilità.
Shakespeare, T. (ed.), 1998, The Disability Reader. Social Science Perspectives, London, Cassell
Il volume raccoglie articoli che trattano differenti nodi tematici inerenti alla disabilità, alla luce della sua declinazione come “modello sociale” legata a doppio filo alle lotte dei movimenti di lotta per i diritti delle persone con disabilità, soprattutto nel mondo anglosassone. L’obiettivo della raccolta è illustrare il “modello sociale della disabilità”, fondato sulla differenziazione tra il concetto di “deficit” (condizione individuale e sostanzialmente privata) e quello di “disabilità” (condizione sociale e intrinsecamente collettiva) e sull’ipotesi che la disabilità sia una forma di oppressione. Attraverso i contributi raccolti emergono i punti di forza che caratterizzano questo approccio quale, ad esempio, la capacità di enfatizzare la dimensione politica e pubblica della disabilità, ma anche le debolezze che lo segnano, tra cui la principale è, a mio avviso, quella per cui l’oppressione delle persone con disabilità è, al tempo stesso, un punto di partenza su cui poggia la riflessione del gruppo e una conclusione alla quale questa riflessione giunge.
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