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Il corso di antropologia dell’educazione svolto nell’anno accademico 2018/19, oltre a ripercorrere le fasi principali della disciplina antropologica al fine di promuovere una riflessione e un approfondimento sulle pratiche educative in diversi contesti sociali, ha inteso approfondire il fenomeno dell'apprendimento negli spazi educativi universitari, in un’ottica incentrata sulle interazioni sociali.
All’interno del dibattito sulla scuola, che coinvolge figure professionali provenienti da diversi ambiti, tra cui scienziati sociali ed educatori, il tema della progettazione delle aule svolge un ruolo centrale. Non così è stato sinora per le aule universitarie, sebbene gli spazi fisici dedicati alla didattica abbiano un impatto sulla qualità della relazione e dell’apprendimento in qualsivoglia contesto.
L'esperienza educativa sperimentata già a partire dall’aula ha previsto incontri con esperti esterni provenienti dal mondo dell'educazione mentre alcuni laboratori hanno contemplato la possibilità di svolgere lavori di gruppo, sia dentro sia fuori l’aula, per acquisire abilità attraverso l’applicazione di conoscenze apprese a lezione al fine di innovare e trasformare il contesto d’aula tradizionale in un vero e proprio setting di apprendimento.
Dall’indagine svolta in collaborazione con gli studenti emerge come, nei processi di apprendimento, non sia possibile facilitare alcuna trasformazione nell’ambito sociale e relazionale se, al contempo, non si attivano, già a partire dall’aula, esperienze concrete di dialogo e confronto, di osservazione e di ascolto.
Gli interrogativi posti nel corso sono stati i seguenti: Come si apprende a divenire ricercatori a partire dai luoghi relazionali della nostra vita quali la scuola, l’accademia e il mondo del lavoro, considerando che tale esperienza (dell’essere ricercatore) riguarda la vita di ogni individuo e non la specificità esclusiva di un particolare campo professionale quale quello antropologico?
E ancora, quali approcci teorici ed esperienziali in ambito antropologico possono risultare maggiormente dialoganti con quelli oggi diffusi in altri campi disciplinari? Come attivare processi di apprendimento reciproco (inerenti i linguaggi, i comportamenti, le pratiche), che coinvolgano le figure professionali che si trovano di volta in volta a contatto nel setting della ricerca?
Immagini: Lavoro di gruppo in aula. Corso LM di Antropologia dell'Educazione 2018/19. Foto di R. Bonetti
La ricchezza delle riflessioni elaborate dai partecipanti al corso ha convinto la docente a dare una forma testuale a questa esperienza. Si è così costituito un gruppo di scrittura collettivo formato da studenti che, su base volontaria, hanno intrapreso un ulteriore percorso di approfondimento delle tematiche emerse durante i primi confronti. Il lavoro, dalla durata complessiva di quasi due anni, ha alternato una parte di ricerca e scrittura ad una di revisione. Nella prima fase, gli studenti hanno identificato i macro-elementi caratterizzanti l’esperienza come l’influenza dello spazio dell’aula sulle relazioni, la centralità del corpo, l’importanza della fiducia tra pari, la flessibilità della didattica e il ruolo degli aspetti socio-emotivi nel liberare le potenzialità di apprendimento dell’individuo, dividendosi in piccoli gruppi in base all’argomento trattato. I saggi scritti in questa prima fase sono stati poi oggetto di commento e discussione all’interno del gruppo, andando ad alimentare la circolarità di conoscenze e pareri, creando un dialogo proficuo tra tutti gli autori. Infine, la revisione generale dell’intero testo da parte di alcuni studenti, è stata occasione per la produzione di un’ulteriore riflessione sul percorso intrapreso, sulle modalità di lavoro a distanza e soprattutto sulle capacità trasformative del conflitto.
Immagini: Lavoro di gruppo in aula. Corso LM di Antropologia dell'Educazione 2018/19. Foto di R. Bonetti
A partire dalle voci degli studenti e delle studentesse che hanno partecipato all’attività di ricerca durante il corso di Antropologia dell’Educazione (2018/2019) all’Università di Bologna, Far volare i banchi si interroga in quali modi delle relazioni opportunamente coltivate possano diventare matrice di cambiamento dello spazio universitario e, più in generale, scolastico.
Il volume intende offrirsi come strumento per la formazione dei docenti di tutte le classi di insegnamento, e accompagnare la costruzione di competenze di base, personali e sociali, per l’apprendimento e la gestione di metodologie per la didattica. Particolare attenzione è riservata all’organizzazione del lavoro e della relazione in aula, alla valutazione dell’apprendimento in un’ottica compartecipata e alla competenza interculturale.
Il volume si rivolge, quindi, agli insegnanti, agli educatori professionali ma anche agli studenti che aspirano a divenire tali. Senza voler porre obiettivi o offrire metodologie da applicare meccanicamente, Far volare i banchi si propone di aprire una conversazione tra più interlocutori interessati alla prassi educativa. Conversazione nella quale emergono bisogni, domande e riflessioni riguardanti il senso del lavoro educativo e delle possibilità offerte oggi dalla formazione d’aula.
È proprio l’aula, infatti, il primo campo di ricerca e di relazioni, luogo, per eccellenza, di incontro del sapere antropologico con un mondo fatto di infinite differenze. Un processo antropologico in grado di aprire costantemente all’immaginazione, nella ricerca di una via non tanto, e non solo, per pensare l’alterità ma per creare di continuo alterità.
Il volume è disponibile e scaricabile gratuitamente al seguente link:
https://buponline.com/prodotto/far-volare-i-banchi/