Recensione agli Statuti di Brisighella, a cura di B. Borghi e G. Piva

Recensione al volume Statuta Brasichellae et Vallis Hamoniae. Aneliti di autonomia della comunità di Brisighella nel XV secolo, a cura di Beatrice Borghi e Giulia Piva, con un saggio introduttivo di Rolando Dondarini, Pàtron editore, Bologna 2014, pp. 190.

a cura di SANDRO NOTARI

Un saggio introduttivo di Rolando Dondarini (Gli statuti dei centri minori), un ampio inquadramento della storia quattrocentesca del castrum romagnolo scritto da Beatrice Borghi (Brisighella e la valle d’Amone nel Quattrocento) e un’accurata analisi dei codici manoscritti compiuta da questa stessa autrice con Giulia Piva (Introduzione alla trascrizione integrale degli Statuta Brasichellae et Vallis Hamoniae), precedono in questo volume l’edizione degli statuti di Brisighella. Gli statuta, scritti in latino e promulgati tra 1410 e 1413, sono articolati in quattro libri: nel L. I sono disciplinati gli istituti del governo locale, sono determinati i criteri per ottenere il ristoro dei “danni dati”, sono regolate alcune attività economiche e la materia fiscale; nel L. II sono disciplinati i profili processuali civili, nel L. III i profili processuali penali; nel L. IV, infine, sono contenute varie disposizioni spurie, i cosiddetti extraordinaria. Questa organica ed originale statuizione normativa, che consta di 120 capitoli o rubriche, si inscrive all’interno dell’intensa attività legislativa che contraddistinse la breve signoria di Gian Galeazzo Manfredi, vicario papale a Faenza e titolare della contea di Brisighella e Valle d’Amone. La forma di governo, come descritta nel I libro dello statuto, vede al vertice del castrum il vicario del conte, affiancato dal Consiglio dei quaranta bonorum virorum. Sotto l’apparenza di un regime duale, l’azione del vicario appare tuttavia fortemente limitata dalle ampie prerogative riconosciute al largo organo rappresentativo della comunità. Contesa da diversi soggetti politici e istituzionali per la sua posizione strategica di corridoio naturale tra Toscana e Romagna, Brisighella (con la sua Valle) conseguì grazie all’erezione a  contea un ampio grado di autonomia, soprattutto nei riguardi della invisa districtio faentina. In questo contesto, la redazione degli statuti costituisce probabilmente la più significativa espressione della soggettività istituzionale conquistata dalla comunità. Le due curatrici hanno condotto con acribia la “trascrizione” del testo, svolgendo con scrupolo e competenza quanto serve a qualificare il loro operato come una vera e propria edizione diplomatica del testo: hanno consultato e descritto codicologicamente 8 manoscritti; hanno segnalato in un ampio apparato di note filologiche le divergenze tra i due codici più antichi (dopo aver individuato con sicurezza il canone); hanno adottato criteri scientifici per la trascrizione. Merita di essere segnalato l’elenco di Annotazioni marginali, che le due studiose hanno posto in Appendice al testo dello statuto: in esso sono riportate le note d’uso vergate sul codice negli anni successivi alla redazione. La soluzione ecdotica adottata appare di particolare efficacia: consente infatti di studiare la normativa statutaria in modo dinamico, ossia nel divenire dei lunghi anni della vigenza del testo. I marginalia dello statuto di Brisighella evidenziano chiaramente l’interazione tra le norme statutarie locali e gli altri sistemi di fonti legislative co-vigenti, appartenenti ad altri ordinamenti. Con rara puntualità, gli ignoti annotatori dello statuto rinviano infatti alla disciplina delle Costituzioni provinciali egidiane e ad altre statuizioni territoriali generali, in caso di lacuna. Frequenti sono anche i rinvii, con finalità in questo caso esplicativa/dichiarativa del testo, ad opere della scientia iuris. Dunque, anche sotto il profilo della teoria generale delle fonti normative, questi statuti destano particolare interesse: le note marginali mettono plasticamente in evidenza il nesso per deroga che legava le normative particolari con l’ordinamento del principe e con l’ordine giuridico romano comune. Il volume si chiude con l’indicazione delle fonti e della bibliografia, e un prezioso indice dei nomi e dei luoghi.

La pubblicazione degli statuti di Brisighella è stata patrocinata dalla Biblioteca del Senato della Repubblica. L’iniziativa rientra tra le attività promosse dal Comitato Italiano per gli Studi e le Edizioni delle Fonti Normative (CISEFN), con sede presso la stessa Biblioteca di Palazzo della Minerva. Alle iniziative congiunte tra Biblioteca e Comitato si ascrive anche la presentazione del volume de quo, che si è svolta il 2 aprile 2015 nella splendida cornice della sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. In questa circostanza è stato presentato anche il volume Falegnami e muratoria Bologna nel Medioevo: statuti e matricole (1248-1377), a cura di Elisa Erioli (Pàtron editore, Bologna 2014).

 

SANDRO NOTARI